domenica 7 dicembre 2025

Quinta parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule... la storia della chiesa del SS. Salvatore in Piscinola (quinta parte)

 (segue dalla quarta parte)

L’oratorio parrocchiale

L'oratorio parrocchiale comprende un teatro, un campo di basket, un campo di calcetto, il campo di bocce e lo spazio per il tavolo da ping pong. Il piazzale a contorno dei campi è curato con alberi, cespugli e aiuole con fiori. Sono inoltre presenti un locale bar/snack e i servizi igienici. In un lato è presente un piccolo e singolare ricovero antiaereo, costruito fuori terra, in cemento armato, e puo ospitare al massimo due persone. Esso fu fatto realizzare dai precedenti proprietari del terreno, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. L’oratorio comprende diversi altri locali coperti, dislocati nei diversi piani dei vari corpi di fabbrica che si ergono attorno ad un ampio cortile carrabile, con accesso diretto da piazza B. Tafuri. 
L'acquisione degli immobili e la costruzione dell’oratorio parrocchiale furono resi possibili grazie all'operato del parroco don Francesco Bianco, al sostegno economico dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento in Piscinola e alle donazioni dei fedeli.
Sempre riguardo agli spazi dell'oratorio, nel lato sinistro dell’ingresso principale della chiesa, si accede ai locali che un tempo furono sede dell’Associazione Cattolica”, gli ambienti ricavati durante gli interventi degli anni '60, sono composti da due sale sovrastanti e comunicanti tra loro, attraverso una scala di ferro. Il locale inferiore presenta un’apertura che si apre direttamente sulla piazza B. Tafuri. 

L’archivio storico parrocchiale ante tridentino

L’Archivio Storico Parrocchiale, conservato nella chiesa del SS. Salvatore, contiene una vasta raccolta di manoscritti, detti Tomi o Registri, di cui il più vecchio risultava redatto a partire dall’anno 1524. Questo libro rappresentava, quindi, il più antico registro dei nati e dei morti conservato nelle parrocchie dei Casali napoletani; infatti, fu istituito ben quaranta anni prima del Concilio di Trento. Fu il Concilio, infatti, a sancire l’obbligo di adottare questo tipo di scrittura nell’ambito della Chiesa Cattolica universale.
L’Archivio parrocchiale comprende ben sessantacinque Tomi o Registri e, oltre al registro ante-Tridentino, contiene (l'inventario è riferito all'anno 1989):

- n.25 registri dei Battesimi;

- n.25 registri dei Matrimoni;

- n.14 registri dei Defunti.

In questi documenti sono registrati, oltre ai battesimi, ai matrimoni e ai funerali, anche delle importanti disposizioni arcivescovili, insieme ad altre notizie secondarie. Si leggono, ad esempio, i pagamenti delle pigioni, le spese di manutenzione e di consumo, le elemosine fatte per la chiesa e per il Casale di Piscinola. Sono in essi contenute, poi, le descrizioni minuziose degli avvenimenti più importanti della comunità, come le epidemie, le eruzioni del Vesuvio, i terremoti, ma anche notizie di feste collettive e familiari, come i matrimoni e i battesimi.
In questi “registri” sono ricorrenti i nomi delle famiglie residenti, tra cui quelle considerate originarie del luogo, come: De Lisa, Danese, Sarnataro, Sica, Cuozzo, Fioretto, Palladino De Dominico... e a partire dal 1650: Della Corte, Bonaguro, Mele, Maiorano, Bocchetto, Giordano e Marono.
Purtroppo, il libro più antico, risalente al XVI secolo (1524-1613), considerato un unicum nel suo genere, perché redatto già da alcuni anni prima delle disposizioni obbligatorie dettate dal Concilio di Trento, è stato disperso alcuni anni fa.

Lasciti e donazioni fatti alla chiesa del SS. Salvatore

Il celebre pittore napoletano, Francesco De Mura, dispose nel suo testamento, redatto nel 1780 presso il notaio Valenzia (il notaio aveva la sede nel casale di Piscinola), un aiuto concreto per la riattazione della chiesa del Salvatore, intimando il suo erede, il Pio Monte della Misericordia, a provvedere secondo le necessità dell'edificio sacro, attraverso il suo regio sovrintendente: “Dippiù io suddetto D. Francesco, codicillando, voglio, ordino e comando che, occorrendo al detto avvocato Sig.r  D. Gio: Battista Gallotti, mio carissimo Amico e  Compadre, soccorso per provederealli bisogni della parocchiale chiesa del Casale di Piscinola, debba il detto Sacro Monte mio Erede somministrarcelo, secondo ne farà Le Istanze e richieste il detto Avvocato Sig.r D. Gio: Battista Gallotti, per lo quale soccorsomi le rimetto alla coscienza del medesimo…”.

Processione conclusiva della Santa Missione con il Crocefisso, 
organizzata dal gesuita padre Juè, anni '50
Il barone avvocato G. B. Gallotti è stato il Regio Sovrintendente della chiesa, a lui abbiamo dedicato un post alcuni anni fa.

Il barone G.B. Gallotti, soprintendente della Chiesa del SS. Salvatore

La baronessa Chiara Ciampitelli lasciò alla parrocchia di Piscinola, a mezzo di istrumento rogato nell’anno 1880, una rendita annua di 722,50 lire.
Nell’anno 1923, Aniello Capasso donò alla parrocchia “due vani terranei e due stanze superiori situate a Piscinola" (Decreto regio di autor. del 16 maggio 1923); questi dovrebbero essere i locali parrocchiali che un tempo costituivano l’oratorio parrocchiale situato in via V. Emanuele a Piscinola.
Nell’anno 1937 la parrocchia ricevette (nelle mani del reggente parrocchiale, tale don Francesco de Simone), la somma di 49.100 lire nominali, in titoli di rendita pubblica, dall’avv. Giovanni Casilli.

Le cerimonie e gli eventi sontuosi e solenni celebrati in questa chiesa

Nella chiesa del Salvatore sono stati celebrati nei secoli scorsi diversi eventi sontuosi e solenni legati alla vita privata delle famiglie nobili che avevano nei secoli passati la loro residenza a Piscinola, come i matrimoni e i battesimi tenuti dai membri delle casate, tra i quali: i de Luna di Aragona, i Liguori e i conti di Trivento e altri.  Tra questi ricordiamo le fastose nozze del cavaliere Ercole de Liguori (figlio di Antonio), con Donna Maria Gusmana Sambiase, dei principi di Campana, avvenuto il 27 maggio 1668. Ercole Liguori era un trisavolo di Sant'Alfonso M. de Liguori, infatti era nato nel 1630. 
Alcuni matrimoni furono così imponenti e partecipati dalla comunità, tanto che nei diari dei matrimoni della Chiesa vennero registrati dal parroco sottolineando la partecipazione "dell'intera Università"..., come avvenne il 6 agosto del 1578, festa del Salvatore, quando furono celebrate le nozze di Pietro Angelo di Palma e di Pordemia di Domenico. Lo stesso capitò il 24 gennaio del 1580, al matrimonio di Mimico (Domenico) de Lisa e Rosa Danese, quando i testimoni furono don Giovanni Luigi de Luna e il sig. Giulio Mandano. 
Per quanto concerne i battesimi dei discendenti delle famiglie nobili dimoranti a Piscinola, ricordiamo quello di Giovanni Francesco, figlio di Don Marco d'Afflitto, conte di Trivento e di donna Beatrice Carafa, celebrato nella chiesa di Piscinola, il 17 settembre del 1574. 
Un'altra notizia interessante (che risulta riportata, assieme alle altre citate in questo paragrafo degli eventi solenni, nel libro: "Viaggio nella mia terra" di F. B. Sica, tratte dal registro purtroppo disperso, del 1524), è la dichiarazione resa al parroco di Piscinola, il giorno 27 agosto 1611, con la quale don Cesare Carmignano dichiara di sapere che Michele Sarnetaro è figlio di Sabbatino e di Aurelia Rossella di Piscinola. Tale notizia viene confermata anche dal nobile don Antonio de Luna, figlio di Geronimo. La cosa interessante è quella che don Cesare Carmignano dovrebbe essere il capostipite della nobile famiglia dei Carmignano, divenuto celebre nella storia di Napoli per essere stato il costruttore dell'Acquedotto napoletano del XVII secolo (detto appunto "Acquedotto del Carmignano"), che progettò e realizzò a proprie spese e poi donò alla città di Napoli. La sua presenza a Piscinola diventerà un futuro campo di ricerca...

Le leggende…

Il “Cippo” sotto al campanile

Fino agli anni Sessanta, quando fu avanzato il corpo della facciata della chiesa, alla base del campanile che era conformata con una alta volta a sesto intero, era conservata una grossa pietra di marmo bianco, che ha alimentato diverse leggende e cunti tra gli abitanti di Piscinola. Molti anziani riferiscono che essa sia stata un avanzo di un grosso capitello, forse di epoca romana o di un altare paleocristiano, mentre altri asseriscono che sia stata solo una grossa pietra scalfita e logorata dal tempo, senza particolari forme. 
Tra le leggende più raccontate legate a questo misterioso reperto, c’è quella detta del “cippo sotto al campanaro, ovvero una grossa e antica pietra che conteneva un prezioso tesoro (di monete di “Merenghi“ d’oro) che fu rubato dai ladri insieme a una pisside d’oro. Questa pietra risulterebbe stata inglobata nel corpo di fabbrica, durante gli interventi alla facciata degli anni ’60. L'intero racconto è contenuto in un post che abbiamo pubblicato diversi anni fa.

"La leggenda del cippo sotto al campanaro" 

Il furto della statua d’argento del Salvatore… una leggenda o storia vera?

Si racconta che molto tempo fa, nella chiesa di Piscinola esisteva una statua d’argento del SS. Salvatore. Una notte vennero i ladri e la portarono via su un carro, trainato da cavalli molto veloci. A metà strada, però, i cavalli si fermarono e non volevano più proseguire la corsa, forse per il peso del carico aumentato miracolosamente a dismisura…. Uno dei ladri, dopo varie insistenze, non riuscendo a riprendere la corsa, si rivolse verso la statua ed esclamò: “Ma sì Santo ‘o sì diavule…?” (Sei un Santo oppure sei un demonio?), al ché i cavalli subito ripresero velocemente la fuga, raggiungendo la meta prefissata dai ladri. Si dice che poco tempo dopo il bandito blasfemo morì dannato, dopo aver molto patito…!
Questo racconto, pervenuto attraverso i racconti degli anziani (che appresero a loro volta dai loro avi), ha il sapore di leggenda; tuttavia, potrebbe essere un fatto realmente accaduto, perché come si è detto tra i beni posseduti dalla chiesa, catalogati nella “Santa Visita” del cardinale Pignatelli, sono annoverate due “statue dorate” del SS. Salvatore. Inoltre, c'è da considerare che la maggior parte delle parrocchie che si trovano confinanti con Piscinola conservano, ancora oggi, nelle rispettive chiese, una statua d’argento del loro santo protettore, come Miano, Secondigliano e Chiaiano ed è quindi lecito pensare che anche Piscinola conservasse nei secoli passati una statua d’argento del Suo Protettore, poi scomparsa in circostanze ignote oppure sottratta dai ladri. È anche lecito pensare che essa possa essere stata requisita durante il Decennio Francese, oppure durante la Restaurazione Borbonica, come avvenne in altre realtà cittadine. Purtroppo, mancano testimonianze certe a tal riguardo.

La leggenda del furto della statua d'argento del Salvatore 

Conclusioni e ringraziamenti

Siamo giunti così alla conclusione di questo primo documento sull'antica chiesa del SS. Salvatore, scritto per tracciare un primo compendio storico interamente dedicato all'antica ecclesia piscinolese. Come è stato scritto nella premessa, esso vuole rappresentare una "prima pietra" posata per un futuro saggio ancora più approfondito. Volutamente non sono state riportate le fonti storiche dalle quali abbiamo attinte molte notizie utilizzate in questo lavoro, a causa del ridotto spazio disponibile nel blog. 

Si ringraziano tutte le persone che hanno contribuito negli anni a fornire foto, aneddoti e informazioni sulla chiesa. Si ringrazia lo storico dott. Franco B. Sica, autore del saggio "Viaggio nella mia terra", dal quale abbiamo tratto, come riportato, diverse notizie. Si ringraziano, infine, il sig. Antonio Manna e il parroco della chiesa del SS. Salvatore, don Angelo Guarino, per la disponibilità e l'aiuto da essi fornito. 

Salvatore Fioretto 



sabato 6 dicembre 2025

Quarta Parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule... la storia della chiesa del SS. Salvatore in Piscinola (quarta parte)

  (segue dalla terza parte)

I dipinti sotto la volta della navata

Sotto la volta della chiesa sono dipinti, in quattro scomparti, gli evangelisti Marco, Giovanni, Matteo e Luca. I santi sono raffigurati con i loro simboli iconografici, che sono: per Giovanni, un’aquila; per Marco, un leone; per Matteo, un angelo e per Luca, un toro alato. Come già è stato scritto, questi affreschi furono dipinti dal pittore Luigi Russo nel 1950. Probabilmente queste opere hanno coperto altri affreschi sottostanti, più antichi.
Nei pinnacoli laterali, che si alternano assieme ai finestroni, sono dipinte delle allegorie, che sono (partendo dal lato sinistro dell'ingresso della chiesa): l’arca di Noè, due angeli con corona, due pecore che si abbeverano ad una fontana, due angeli che sorreggono dei festoni, l’allegoria di un libro del Vangelo coperto da una stola di sacerdote e da un giglio bianco. Nel lato destro, invece, troviamo: i pani e i pesci, due angeli che sollevano un calice e delle spighe di grano, una pecora che abbraccia un vessillo simbolo della resurrezione di Gesù, due angeli che sorreggono dei festoni, un’allegoria dell’Eucarestia (calice, grappoli di uva e spighe di grano). Non conosciamo purtroppo l’autore di questi dipinti, purtuttavia potrebbe essere lo stesso Luigi Russo.
Sulla volta sovrastante l’altare maggiore è raffigurata la scena della Trasfigurazione, con l’"Eterno Padre" circondato da una schiera di angeli e di putti; nella scena viene mostrato un nastro, che contiene la scritta biblica: “Questo è il mio figliolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo”. Nella volta sovrastante alla cantoria, invece, è raffigurata la scena di angeli in volo, intenti a suonare degli strumenti musicali.

L'intera superticie del soffitto della navata è ricca decorazioni, composte da stucchi dorati, con frasche e fiori intrecciati, mentre nella parte centrale della navata fa bella mostra di se, una grossa stella realizzata in stucco dorato, i cui molteplici raggi (creati in altorilievo), sono circondati da una grande corona di foglie di alloro, sulla quale si alternano una serie di frasche e grappoli d’uva, anch'essi dorati.

Il battistero rubato

Gruppo scultoreo del "Battesimo di Gesù" 
simile a quello scomparso a Piscinola 

Il battistero (vasca battesimale, risalente al XVII) secolo, era collocato nel lato sinistro dell’altare maggiore ed era realizzato con una vasca in marmo bianco di Carrara, sorretta da un piedistallo decorato dello stesso tipo di marmo. Sopra la vasca erano poste delle lastre di marmo intarsiate, disposte a forma di tronco di piramide a base esagonale. Due di esse erano conformate come delle portelle, che si aprivano e consentivano di attingere l’acqua santa che era conservata all’interno della vasca. Alla sommità del battistero era presente un piccolo gruppo scultorio in terracotta dipinta, raffigurante la scena del battesimo, con San Giovanni Battista e Gesù. Il battistero fu trafugato verso la metà degli anni ’80. Le portelle e le altre lastre di marmo furono però risparmiate dai ladri. Esse furono successivamente utilizzate per decorare i paliotti dei quattro altari laterali che erano stati privati dei paliotti di marmo intarsiati, anch’essi trafugati dai ladri.

Il pulpito demolito

Il pulpito nella chiesa antica
Il pulpito era addossato nel lato destro della navata, a pochissima distanza dalla nicchia di Sant’Alfonso. Realizzato in legno con decorazioni dorate, il pulpito era di fattura settecentesca. Non è assurdo immaginare che sopra di esso abbiano predicato i vari santi che hanno organizzato, 
nei secoli passati, le Sante Missioni popolari a Piscinola, come: Sant’Alfonso Maria del Liguori, Beato Maria Sarnelli e San Gaetano Errico. Come si è già detto il pulpito è stato miseramente demolito durante gli interventi degli anni ’60.


Il tetto

Il tetto della chiesa è realizzato con una capriata in legno, a due falde coperta con tegole del tipo “Marsigliese”. Sotto di esso si trova una struttura in legno che sostiene, tramite tiranti, il sottotetto realizzato in listelli di legno raccolti in mazzetti e rivestiti di intonaco, con le decorazioni in stucco e gli affreschi. La capriata e la copertura del tetto furono ristrutturati nei primi anni di questo secolo, quando era parroco don Francesco Bianco. 

Il campanile

La capriata di legno sottostante il tetto della chiesa
L’antico campanile della chiesa risalirebbe al XVII-XVIII secolo e realizzato in due ordini di finestre e sovrasta per altezza tutto l’abitato di Piscinola. Esso contiene tre campane, oltre alle due campane dell’orologioI rintocchi di queste ultime campane segnano il passaggio delle ore e dei quarti d'ora. Alla sommità della torre campanaria si accede con una scala a più rampe. Il campanile è stato utilizzato in passato anche come torre civica, come risulterebbe dalle attenzioni poste dai rappresentanti comunali sul suo stato di conservazione, quando Piscinola era un Casale e anche dopo, quando divenne un Comune autonomo. Un tempo alla sua base era posta una edicola con un grande crocifisso, alla cui base era collocata una lapide in marmo che ricordava la Santa Missione Popolare tenuta nella chiesa dai padri missionari. 
Questa edicola fu rimossa quando fu eseguito l’allineamento della facciata al campanile. 

La facciata, la meridiana e l’orologio
Come già si è detto la facciata è stata realizzata tra il 1959 e il 1960 ed è in stile neoclassico. Essa presenta un alto timpano centrale, con colonne, lesene e cornici, che simulano il marmo travertino. L’ingresso alla chiesa è unico ed è delimitato da un portone in legno massiccio. Domina la scena della parte centrale della facciata la statua del SS. Salvatore, realizzata in marmo travertino, che benedice l’abitato di Piscinola.


Foto della chiesa e della piazza antistante
 durante la nevicata del 2018
Sul lato sinistro della facciata, contrapposta in maniera simmetrica all’orologio, è collocata la Meridiana tonda, realizzata in marmo bianco. I numeri della meridiana sono in carattere romano, evidenziati con "nero di piombo". Purtroppo, lo gnomone, che era in bronzo, è caduto negli ultimi anni e forse è andato perdurato, anche se confidiamo che esso possa esser caduto su una delle cornici della facciata.
L’orologio è stato realizzato dal maestro Pasquale Flò ed è stato inaugurato nell’anno 1924, come si legge inciso sul marmo. Il maestro Pasquale Flo’ è stato un noto maestro orologiaio napoletano che realizzò diversi orologi da parete, molti dei quali sono conservati nel Museo degli orologi da torre, di San Marco dei Cavoti. L’orologio più antico, precedente a questo, risulterebbe essere stato di proprietà del Comune di Piscinola, questa notizia è riportata nel libro, già citato: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra il cinque e settecento”, dove è scritto che il Comune di Piscinola era chiamato continuamente a provvedere alla sua manutenzione e ai controlli periodici. L’orologio è stato ultimamente restaurato nell’anno 2007.

Le opere d’arte trafugate o disperse

Libro dei nati e dei morti dal 1524 al 1613 (foto dell'anno 2004)
La chiesa ha subito pensanti sottrazioni nel corso degli ultimi decenni. Sono stati sottratti tutti i paliotti e i marmi dei quattro altari laterali. Manca il bambinello che un tempo componeva la statua di Sant’Antonio di Padova. Sono scomparsi gli angeli e le decorazioni di legno dorato che un tempo abbellivano la parte frontale della cassa dell’organo. È stato rubato il battistero in marmo bianco di Carrara. Mancano i marmi intarsiati che coprivano la parte superiore della mensa appartenente all’altare maggiore, come pure le due volute in marmo che erano contrapposte tra loro e poste ai lati dello stesso altare.
E' andata perduta una statua dell’Immacolata Concezione, che un tempo era collocata nella quinta cappella a destra della chiesa. La statua rispecchiava l’iconografia della immagine apparsa a Lourdes, a Santa Bernadette. Sono scomparsi i reliquari della Santa Croce, e di san Donato che risultano conservati in questa chiesa. 
Il bambinello della statua di S. Antonio
Come pure sono scomparse le tre acquasantiere originarie in marmo: una grande attaccata alla parete destra, nell’atrio principale di ingresso alla chiesa; mentre le altre due erano poste ai lati delle due porte piccole di accesso alla chiesa, dal lato della sacrestia.
Sono state disperse le tele dipinte risalenti tra il XVII e il XIX secolo, che un tempo erano presenti sulla parete dell’altare maggiore e su quelle degli altari secondari, come pure è stato disperso il primo libro dei nati e dei morti del 1524, un tempo conservato nell’archivio parrocchiale. Manca, infine, la statuentta in bronzo di "San Pietro in cattedra", copia in miniatura dell'opera contenuta in Vaticano, che un tempo si trovava collocata sulla parete destra della porta secondaria.

Le spoliazioni e le modifiche

La facciata antica della chiesa con l'affresco del Salvatore
Come già è stato riportato nel testo, le modifiche principali furono eseguite durante gli interventi degli anni ’50, quando era parroco Don Angelo Ferrillo. In tale circostanza furono eliminati definitivamente: il pulpito in legno, la balaustra di marmo e il suo cancelletto di ottone dorato che racchiudevano un tempo l’altare maggiore. Altre modifiche furono eseguite alla facciata della chiesa seicentesca, come abbiamo già scritto, eliminando definitivamente l'affresco centrale con l'immagine del Salvatore.

Il restauro del 2005

Nell'anno 2005 la chiesa del Salvatore fu coinvolta in imponenti lavori di ristrutturazione e di restauri.

La tela della "Sacra Famiglia" sull'Altare maggiore, foto anni '30
Fu ristrutturata la capriata del tetto. Fu ridipinta tutta la navata della chiesa e gli altari. I candelabri e tutte le parti metalliche furono indorati. Le panche furono sostituite con altre nuove in legno massello di ottima qualità. È stato aggiunto un confessionale a cabina, sempre in legno massello. Alla base della scalinata d’ingresso alla chiesa è stata realizzata un‘imponente cancellata di ferro massiccio. 
L’impianto di illuminazione e quello fonico sono stati sostituiti. Il secondo accesso laterale dalla chiesa dal lato della sacrestia è stato abolito, mentre uno nuovo è stato realizzato sotto alla nicchia di Sant’Alfonso. Nello spazio del vecchio accesso è stata realizzata una nuova scala di acciaio per accedere ai locali dell’oratorio sovrastanti alla sacrestia.

Il restauro del soffitto e dei dipinti della navata del 2025

Gli interventi di restauro del 2025
Nel corso del 2025 è stato eseguita la prima fase degli interventi di ripristino e di restauro del ciclo pittorico e delle decorazioni situati sotto la volta della navata, che erano stati danneggiati a causa del distacco e della caduta dell’intonaco, avvenuti nell'anno 2014. I lavori sono stati promossi dall’attuale parroco di Piscinola, don Angelo Guarino, grazie all’aiuto e al sostegno economico dei fedeli piscinolesi.

La sacrestia


L’ambiente presenta una sala rettangolare molto alta, a cui si accede attraverso un ingresso secondario che si apre sulla pubblica via del Salvatore. L’opera che sovrasta la parete frontale della sacrestia raffigura l’ultima cena di Gesù con gli apostoli; il grande dipinto è stato realizzato dal prof. Antonio Quinterno, nei primi anni del XXI secolo e donato alla parrocchia.

Sacrestia: dipinto dell'ultima cena, opera del prof. A. Quinterno
Alle pareti della sacrestia sono addossati gli armadi in legno massello, realizzati durante gli anni in cui fu parroco don Francesco Bianco, e contengono gli abiti e altri oggetti liturgici. Ai lati della sacrestia sono presenti l’ufficio parrocchiale e altri piccoli locali. 
Dalla sacrestia si accede al teatrino parrocchiale, ai  locali dell’oratorio e alla scala che porta ai piani superiori degli ambienti parrocchiali.            

(segue nella quinta parte)

Salvatore Fioretto 

mercoledì 3 dicembre 2025

Terza parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule...

 (segue dalla seconda parte) 
La chiesa attuale
La chiesa attuale comprende una unica ampia navata con brevi cappelle laterali; cinque poste nel lato destro e cinque poste in quello di sinistra, all'interno delle quali sono collocate le nicchie con i santi. Solo quattro di esse contengono gli altari realizzati in marmi policromi intarsiati, risalenti al XVII-XVIII secolo, tre nel lato sinistro e uno solo nel lato destro. 
La struttura portante è realizzata in tufo, mentre il tetto è costruito con una capriata di legno, a due falde, coperte con tegole. 
La lunghezza della chiesa (compreso il corpo avanzato nel lato di ingresso), è di 35 metri circa, mentre la larghezza è di 13 metri circa. La sacrestia è un corpo attiguo a quello della chiesa ed è larga 6 metri e lunga 10 metri circa. Nel lato sinistro della chiesa sono presenti due locali sovrapposti e comunicanti tra loro, un tempo sede dell'Associazione cattolica e utilizzati per lo svolgimento degli incontri di preghiera e per le attività ludiche e sportive.
Il campanile è stato realizzato a pianta quadrata, avente i lati che misurano (alla base) sette metri circa, mentre l'altezza complessiva della torre è di circa 20 metri, a partire dal piano stradale.

Il gruppo scultoreo dei santi

Come si è detto, nel corso degli interventi degli anni ’50 del secolo scorso furono eliminate le tele con i dipinti antichi e furono ricavate le nicchie per ospitare le statue dei santi. Delle statue conservate nella chiesa del Salvatore purtroppo non si conoscono i nomi degli autori e nemmeno l’anno di realizzazione. Per la datazione, invece, è stata fatta una stima di massima, che potrebbe essere oggetto di successiva correzione.

I Santi del lato destro:

Sant’Anna (cappella nel lato destro della controfacciata)

Statua attribuita a Sant’Aspreno (Prima cappella a destra)

Il Santo è scolpito in legno e raffigurato a mezzo busto, con gli abiti vescovili. Abbiamo fondate testimonianze, sia orali che scritte, che si tratterebbe della statua del vescovo san Donato da Arezzo e non di S. Aspreno, primo vescovo di Napoli, come invece viene riportato nella targhetta identificativa apposta alla base della nicchia. Nel testo già citato: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento”, è scritto che nella chiesa di Piscinola era conservata una reliquia di san Donato e che nel giorno della sua ricorrenza liturgica veniva portata in processione per le strade di Piscinola. 

Non è assurdo pensare che sia la stessa statua attuale a contenere un piccolo scomparto interno dove veniva inserita questa reliquia, come avveniva nei tempi antichi per altre statue di santi (vedi le statue dei santi compatroni della cappella del Tesoro di San Gennaro). Nei secoli passati Sant’Aspreno era invocato contro il male dell’emicrania, mentre san Donato, per proteggere le persone dagli attacchi di epilessia. L’iconografia di san Donato trova corrispondenza a come è raffigurato in santo nella statua: con la mitra e il libro del Vangelo, tenuti in una mano.  C’è da aggiungere che in passato a Piscinola il culto di San Donato era molto sentito dagli abitanti, lo dimostrerebbe i tanti piscinolesi che portano il nome di “Donato”, mentre, di contro, non risultano abitanti del quartiere, anche nel recente passato, che abbiano avuto il nome di battesimo di “Aspreno”. Probabilmente il pastorale doveva essere presente fin dalle origini della costruzione della statua e sia stato perduto nel corso del tempo o forse sia stato anch’esso oggetto di furto.

Sant’Antonio di Padova, con altare (seconda cappella a destra)


La statua di sant’Antonio di Padova è risalente al XVIII secolo, ed è interamente realizzata in legno scolpito e verniciato. Purtroppo, il bel bambinello che la statua portava in braccio, sopra a un libro, è stato rubato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Conserviamo però una foto tratta da una pubblicazione di opere d’arte che mostra la statua originale. 
Prima degli anni ’50 in questa cappella era conservata la statua dell’Addolorata, mentre ai lati della nicchia erano state affisse due lastre marmoree riportanti i nomi dei soldati caduti nella Prima Guerra mondiale. Tali lastre, negli anni ’30, furono poi collocate in piazza B. Tafuri, sulla parete addossata al Municipio di Piscinola. 
In passato la statua di sant’Antonio era conservata in uno scarabattolo di legno, posta sul lato sinistro dell’altare maggiore (come appare in una rara foto d’epoca, giunta fino a noi). In base a delle testimonianze orali, pervenute dagli anziani, risulta che 
in passato, alla base di questo altare, era collocata la statua di un Cristo morto.

Sant’Alfonso M. De Liguori (Terza cappella a destra)

La statua ha la testa, le mani in gesso, o di terracotta, mentre il busto è un supporto in legno e canapa, coperto da un abito vescovile e mostra in una mano il crocefisso, nell’atto di predicare. 
Per quanto concerne le origini della statua e della nicchia di collocazione, apprendiamo dal libro: “Ultimi Uffizi resi alla veneranda memoria di monsignore D. Celestino M. Cocle della congregazione del SS. Redentore….” 1857, che esse furono fatte realizzare dal mons. Celestino Cocle, quando era Superiore Generale dei Redendoristi…; infatti si legge: “
Ne’ meno tenera fu la devozione che egli ebbe pel suo fondatore S. Alfonso M. de Liguori; e ne saranno monumenti oltre la cappella che con tanta sollecitudine e dispendio da Rettore di S. Michele in Pagani fece così costruire ricca di marmi ed ornati costruire; i Legati stabiliti ai nostri collegi di Napoli e Pagani; l’altare eretto con devota statua nella Parrocchia di Piscinola, dove tutti gli anni faceva solennizzare la festa
…”.
Mons. Cocle nacque a San Giovanni Rotondo, nell'anno 1783  e morì a Napoli, il 3 marzo 1857. Fu Superiore Generale dei Redentoristi dal 1824 al 1831. 
Si può desumere che le due opere siano state eseguite tra il 1824 e il 1831, ma certamente prima del 1857, anno della scomparsa del porporato. Sicuramente mons. Cocle è stato più volte a Piscinola e, molto probabilmente, un suo familiare abitava in un caseggiato di via del Salvatore .

Fino alla fine degli anni ’90, alla base di questa statua era collocato un quadro contenente alcune lettere originali scritte da Sant’Alfonso; queste lettere erano indirizzate al parroco di Piscinola. Le stesse lettere oggi sono conservate nella casa museo di Sant’Alfonso a Marianella, come risulta dalla didascalia esposta nella bacheca, nella quale è scritto che esse furono donate dal Parroco, don Angelo Ferrillo, ai padri Redentoristi di Marianella.

San Gerardo Maiella (quarta cappella a destra)

La statua di San Gerardo, che si trova nella terza cappella di sinistra, è databile ai primi anni del XX secolo e ha la testa e le mani in gesso. Il busto è un simulacro realizzato con elementi di legno e di canapa e indossa il talare tipico dei padri redentoristi, mentre in una mano mostra un crocefisso di legno.

Immacolata Concezione (Quinta cappella a destra)

La statua dell’Immacolata è forse la più bella e la più preziosa opera d’arte che si conservi in questa chiesa ed è risalente al XVII secolo. Per fattura e costruzione, è stata attribuita a un componente della famosa famiglia di scultori pugliesi, chiamata Verzella. La statua è stata realizzata in un unico blocco ligneo, scolpito e dipinto. Essa mostra un panneggio (molto mosso), di colore azzurro e rosa e poggia un piede su un emisfero, colorato di blu, mentre con l'altro piede calpesta un "demone". Alcuni anni fa essa è stata sottoposta ad una operazione di restauro, con rifacimento ex novo della base lignea sulla quale essa poggia, mentre è stato sostituito lo “stellario”, con uno nuovo di metallo dorato, completo di illuminazione elettrica.
C’è da aggiungere che questa opera non è originaria della chiesa di Piscinola, ma è proveniente dai depositi della Curia, all’epoca situati presso la Basilica di Capodimonte. Essa fu affidata alla Chiesa del Salvatore, alla fine del secolo scorso, grazie anche all’interessamento del parroco don Francesco Bianco e del diacono dott. Franco Biagio Sica.

I Santi del lato sinistro:

San Biagio (cappella nel lato sinistro della controfacciata)

La statua si trova posta in una nicchia, sotto alla cantoria dell’organo. Essa è realizzata in legno scolpito, con gli occhi di vetro. È un’opera attribuibile al secolo XVIII. Il santo vescovo mostra, secondo l'iconografia, un bambino che accarezza con la mano destra.

Sant’Antonio Abate (Prima cappella a sinistra)

La statua di Sant'Antonio è stata realizzata in legno intarsiato e dipinto. Essa reca i simboli dell’iconografia del Santo, che sono il bastone nella mano destra e un libro aperto del Vangelo nella mano sinistra, sulle cui pagine appare una fiamma, mentre ai lati della figura appare un piccolo maiale (Il Santo è considerato il protettore degli animali e dei malati di Herpes; questa malattia è appunto chiamata "Fuoco di Sant'Antonio"). Essa è una delle statue più antiche conservate nella chiesa di Piscinola, la sua datazione dovrebbe essere compresa tra il XVII e il XVIII secolo. Il bastone con la campanella, un tempo sicuramente presente, è andato perduto nel corso dei secoli.

 
Sacro Cuore di Gesù, con altare (Seconda cappella a sinistra)

La statua del Cuore di Gesù è realizzata in cartapesta (oppure a strati sovrapposti di canapa e gesso); la testa e le mani sono realizzati in gesso, mentre gli occhi sono di vetro. La datazione della statua dovrebbe  attestarsi nell’ultimo decennio dell’’800, come risulterebbe da alcune notizie apprese dal periodico mensile: "La voce del Cuore di Gesù"

Madonna Addolorata, con altare (Terza cappella a sinistra)

La statua dell’Addolorata dovrebbe essere di fattura settecentesca e presenta la testa e le mani di terracotta o di gesso, mentre il busto è realizzato con simulacro di legno e canapa (manichino) rivestito con l'abito e il manto nero, con ricami di argento dorato. L’allegoria delle “sette spade” e la corona che cinge sul capo, sono opere realizzate in argento cesellato. 
Gli abitanti di via del Salvatore (luogo detto Sott'’a Chiesa) erano in passato particolarmente devoti a questa statua; si racconta, infatti, che ogni anno venivano da questi organizzati solenni festeggiamenti in suo onore e che per questa statua avrebbero commissionati due abiti neri, con le stesse decorazioni di argento dorato. Gli abiti venivano scambiati ogni anno, prima che iniziasse la processione e duravano per l'intero anno, fino alla festa seguente…
Prima che si modificasse l’altare maggiore della chiesa del Salvatore, con lo smontaggio della grande tela raffigurante la "Sacra Famiglia", in questa cappella era sistemata la statua del SS. Salvatore. 
Questa sistemazione è confermata dalla particolare conformazione dell’altare, che presenta le stesse decorazioni della cantoria dell’organo (uguale anche al vecchio pulpito demolito), con aggiunta dei simboli della passione di Gesù; anche il bassorilievo  cesellato e dorato, che si trova collocato sulla portella del tabernacolo dell’altare, riporta l’immagine di Gesù Salvatore; tuttavia questa immagine non corrisponderebbe all’attuale statua del Salvatore, e forse raffigurerebbe la “statua dorata” menzionata nel diario di “Santa Visita”, del cardinale Pignatelli, del quale si è già fatto cenno.

Madonna del Rosario di Pompei, con altare (Quarta cappella a sinistra)

La cappella è realizzata con marmi intarsiati del XVIII secolo, tuttavia la parte superiore, che comprende l'immagine della Madonna, è di fattura ottocentesca. Il quadro è una copia di dimensioni ridotte dell’immagine della Madonna del Rosario venerata nella basilica di Pompei. Nello spazio circostante al quadro sono disposti quindici medaglioni, contenenti le immagini delle stazioni della Via Crucis. La foto di questa cappella è stata inserita su una cartolina postale pubblicata negli anni ’50.

San Giuseppe (Quinta cappella a sinistra)

La statua di San Giuseppe è risalente al XVIII secolo ed è realizzata in legno scolpito e verniciato. Anche questa statua, a giudicare i suoi particolari, risulterebbe (a nostro parere), attribuibile alla mano di un componente della famiglia Verzella. Purtroppo, il bastone ed i gigli che un tempo adornavano la statua, sono andati dispersi oppure trafugati dai ladri nei decenni scorsi. In antico tempo questa statua doveva essere collocata nella nicchia dove attualmente si trova la statua del Cuore di Gesù, lo dimostra il fatto che sulla portella del tabernacolo del corrispondente altare è riportato un bassorilievo con sopra incisa l’immagine del Santo uguale a come è raffigurato nella statua.

La statua del Salvatore e la nicchia dell'Altare maggiore

La scultura del Salvatore è stata recentemente datata e risulta risalente al XVIII secolo. Essa è realizzata in un unico blocco di legno. Gli occhi sono in vetro. L’aureola e la piccola croce posta sulla sommità della sfera azzurra (che rappresenta il mondo), sono in bronzo dorato. L’immagine è stata recentemente ristrutturata e ridipinta.
Sulla parete attorno alla nicchia, dove è collocata la statua del Salvatore, sono raffigurati una schiera di angeli e di putti in stucco, mentre in primo piano, ai due lati, appaiono tre angeli realizzati in altorilievo sempre in stucco, che pregano a mani congiunte e mostrano alcuni simboli cristologici (calice, ecc.). 
Nella parte inferiore, della nicchia, sono presenti altri due angeli, che sono però a figura intera (un tempo essi sorreggevano i due candelabri che illuminavano la parte alta dell’altare). La scena è abbellita con un drappeggio e una grande conchiglia, che insieme racchiudono, come in un’allegoria, l’affresco medioevale della Madonna della Misericordia. Ai lati della nicchia sono collocate quattro alte colonne a intero spessore (due per lato), con capitelli dorati in stile corinzio. Le colonne reggono una ampia volta decorata, con cornici dorate e allegorie composte con foglie di acanto.

Il Crocefisso (ingresso, lato sinistro)

Il crocefisso risulterebbe realizzato in terracotta ed è databile ai primi decenni del secolo XIX. E’ stato concepito e realizzato per essere una "macchina da festa", infatti dispone di braccia mobili, che si possono accostare ai lati del busto. Sicuramente è stato utilizzato in passato per svolgere le funzioni del Venerdì Santo e la processione del Cristo morto.
Secondo la testimonianza di Giovanna Altamura, insegnante della scuola Tasso di Piscinola, riportata nel suo libro di novelle, questo crocifisso presenterebbe anche la testa rimovibile, che  poteva essere reclinata sulla spalla, attraverso una cordicella, durante la funzione che si svolgeva in chiesa nel giorno del Venerdì Santo.
Questo crocefisso veniva portato in processione durante la festa che era organizzata dagli abitanti di via del Plebiscito (‘o capo 'a Chianca), nei primi giorni di maggio e anche durante la processione generale che si svolgeva a termine delle "Sante Missioni" popolari, come quelle che furono organizzate negli anni ’50, per interessamento del sacerdote gesuita chiamato padre Juè.                                                                       
Due di questi altari descritti ricevettero l'Indulgenza nell'anno 1903: quello di San Giuseppe e quello della Beata Vergine". 

Ecce Homo (locali dell’oratorio)

È una statua realizzata "a mezzo busto" in cartapesta, che è stata recentemente donata alla chiesa di Piscinola. L’epoca di costruzione della statua è stimabile nella seconda metà del XX secolo. Dopo essere stata riposta per alcuni anni nella quinta cappella di sinistra, e stata poi collocata nei locali dell’oratorio interno della chiesa.

Nel secolo scorso, alcune di queste statue venivano portate in processione per le strade del quartiere, specialmente quando i diversi “sobborghi” di Piscinola festeggiavano il loro santo compatrono. Tra questi: l’Addolorata (via del Salvatore), Sant’Antonio (via Vittorio Veneto) e il Crocifisso (via Plebiscito). Nel corso dell’Anno Santo 1950, il parroco don Angelo Ferrillo decise di ammettere alla processione del SS. Salvatore tutte le statue contenute della chiesa, per poi far cessare definitivamente il proseguimento di questa tradizione negli anni seguenti.

 (segue nella quarta parte)

Salvatore Fioretto