(segue dalla seconda parte)
La chiesa attuale
La chiesa attuale comprende una unica ampia navata con brevi cappelle laterali; cinque poste nel lato destro e cinque poste in quello di sinistra, all'interno delle quali sono collocate le nicchie con i santi. Solo quattro di esse contengono gli altari realizzati in marmi policromi intarsiati, risalenti al XVII-XVIII secolo, tre nel lato sinistro e uno solo nel lato destro. La struttura portante è realizzata in tufo, mentre il tetto è costruito con una capriata di legno, a due falde, coperte con tegole. La lunghezza della chiesa (compreso il corpo avanzato nel lato di ingresso), è di 35 metri circa, mentre la larghezza è di 13 metri circa. La sacrestia è un corpo attiguo a quello della chiesa ed è larga 6 metri e lunga 10 metri circa. Nel lato sinistro della chiesa sono presenti due locali sovrapposti e comunicanti tra loro, un tempo sede dell'Associazione cattolica e utilizzati per lo svolgimento degli incontri di preghiera e per le attività ludiche e sportive.
Il campanile è stato realizzato a pianta quadrata, avente i lati che misurano (alla base) sette metri circa, mentre l'altezza complessiva della torre è di circa 20 metri, a partire dal piano stradale. Il gruppo scultoreo dei santi
Come si è detto, nel corso degli interventi
degli anni ’50 del secolo scorso furono eliminate le tele con i dipinti antichi e furono ricavate le
nicchie per ospitare le statue dei santi. Delle statue conservate nella chiesa
del Salvatore purtroppo non si conoscono i nomi degli autori e nemmeno l’anno
di realizzazione. Per la datazione, invece, è stata fatta una stima di
massima, che potrebbe essere oggetto di successiva correzione.
I Santi del lato destro:
Sant’Anna (cappella nel lato
destro della controfacciata)
Statua attribuita a
Sant’Aspreno (Prima cappella a destra)
Il Santo è scolpito in legno e raffigurato a mezzo busto, con gli abiti vescovili. Abbiamo fondate testimonianze, sia orali
che scritte, che si tratterebbe della statua del vescovo san Donato da Arezzo e
non di S. Aspreno, primo vescovo di Napoli, come invece viene riportato nella
targhetta identificativa apposta alla base della nicchia. Nel testo già citato:
“Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento”, è scritto che nella chiesa di Piscinola era conservata una reliquia di
san Donato e che nel giorno della sua ricorrenza liturgica veniva portata in
processione per le strade di Piscinola.

Non è assurdo pensare che sia la stessa statua attuale a contenere un piccolo scomparto interno dove veniva inserita questa reliquia, come avveniva nei tempi antichi per altre statue di santi (vedi le statue dei santi compatroni della cappella del Tesoro di San Gennaro). Nei secoli passati Sant’Aspreno era invocato contro il male dell’emicrania, mentre san Donato, per proteggere le persone dagli attacchi di epilessia. L’iconografia di san
Donato trova corrispondenza a come è raffigurato in santo nella statua: con la mitra e il libro del Vangelo, tenuti in una mano. C’è da aggiungere che in passato a Piscinola il culto
di San Donato era molto sentito dagli abitanti, lo dimostrerebbe i
tanti piscinolesi che portano il nome di “Donato”, mentre, di contro, non risultano abitanti del quartiere, anche nel recente passato, che abbiano avuto il
nome di battesimo di “Aspreno”. Probabilmente il pastorale doveva essere
presente fin dalle origini della costruzione della statua e sia stato perduto nel corso del tempo o forse sia stato anch’esso oggetto di furto.
Sant’Antonio di Padova, con
altare (seconda cappella a destra)
La statua di sant’Antonio di Padova
è risalente al XVIII secolo, ed è interamente realizzata in legno scolpito e verniciato.
Purtroppo, il bel bambinello che la statua portava in braccio, sopra a un
libro, è stato rubato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Conserviamo
però una foto tratta da una pubblicazione di opere d’arte che mostra la statua originale.
Prima degli anni ’50
in questa cappella era conservata la statua dell’Addolorata, mentre ai lati
della nicchia erano state affisse due lastre marmoree riportanti i nomi dei
soldati caduti nella Prima Guerra mondiale. Tali lastre, negli anni ’30, furono
poi collocate in piazza B. Tafuri, sulla parete addossata al Municipio di
Piscinola.
In passato la statua di sant’Antonio era conservata in uno scarabattolo di legno, posta sul lato sinistro dell’altare maggiore (come appare in una rara foto
d’epoca, giunta fino a noi). In base a delle testimonianze
orali, pervenute dagli anziani, risulta che in passato, alla base di questo altare, era collocata la statua di un Cristo morto.
Sant’Alfonso M. De Liguori
(Terza cappella a destra)
La statua ha la testa, le mani in
gesso, o di terracotta, mentre il busto è un supporto in legno e canapa, coperto
da un abito vescovile e mostra in una mano il crocefisso, nell’atto di
predicare.
Per quanto concerne le origini della statua e della nicchia di
collocazione, apprendiamo dal libro: “Ultimi Uffizi resi alla veneranda memoria
di monsignore D. Celestino M. Cocle della congregazione del SS. Redentore….”
1857, che esse furono fatte realizzare dal mons. Celestino Cocle, quando era Superiore
Generale dei Redendoristi…; infatti si
legge: “
Ne’ meno tenera fu la devozione
che egli ebbe pel suo fondatore S. Alfonso M. de Liguori; e ne saranno
monumenti oltre la cappella che con tanta sollecitudine e dispendio da Rettore
di S. Michele in Pagani fece così costruire ricca di marmi ed ornati costruire;
i Legati stabiliti ai nostri collegi di Napoli e Pagani; l’altare eretto con
devota statua nella Parrocchia di Piscinola, dove tutti gli anni faceva
solennizzare la festa…”.
Mons. Cocle nacque a San Giovanni Rotondo, nell'anno 1783 e morì a Napoli, il 3 marzo 1857. Fu Superiore
Generale dei Redentoristi dal 1824 al 1831.
Si può desumere che le due opere siano state eseguite tra il 1824 e il 1831, ma certamente prima del 1857,
anno della scomparsa del porporato. Sicuramente mons. Cocle è stato più volte a Piscinola e, molto probabilmente, un suo familiare abitava in un caseggiato di via del Salvatore .

Fino alla fine degli anni ’90, alla base di questa statua era collocato un quadro
contenente alcune lettere originali scritte da Sant’Alfonso; queste lettere erano indirizzate al parroco di Piscinola. Le stesse lettere oggi sono conservate
nella casa museo di Sant’Alfonso a Marianella, come risulta dalla didascalia
esposta nella bacheca, nella quale è scritto che esse furono donate dal Parroco, don Angelo Ferrillo, ai padri Redentoristi di Marianella.
San Gerardo Maiella (quarta
cappella a destra)
La statua di San Gerardo, che si
trova nella terza cappella di sinistra, è databile ai primi anni del XX secolo e ha la testa e le mani in gesso. Il busto è un simulacro realizzato
con elementi di legno e di canapa e indossa il talare tipico dei padri
redentoristi, mentre in una mano mostra un crocefisso di legno.
Immacolata Concezione (Quinta
cappella a destra)
La statua dell’Immacolata è forse
la più bella e la più preziosa opera d’arte che si conservi in questa chiesa ed è risalente al XVII secolo. Per fattura e costruzione, è stata attribuita a un componente della
famosa famiglia di scultori pugliesi,
chiamata Verzella. La statua è stata
realizzata in un unico blocco ligneo, scolpito e dipinto. Essa mostra un panneggio (molto mosso), di colore azzurro e rosa e poggia un piede su un emisfero, colorato di
blu, mentre con l'altro piede calpesta un "demone". Alcuni anni fa essa è
stata sottoposta ad una operazione di restauro, con rifacimento ex novo della base lignea sulla quale essa poggia, mentre è stato sostituito lo “stellario”,
con uno nuovo di metallo dorato, completo di illuminazione elettrica.
C’è da aggiungere che questa opera
non è originaria della chiesa di Piscinola, ma è proveniente dai depositi della Curia,
all’epoca situati presso la Basilica di Capodimonte. Essa fu affidata alla
Chiesa del Salvatore, alla fine del secolo scorso, grazie anche
all’interessamento del parroco don Francesco Bianco e del diacono dott. Franco Biagio
Sica.
I Santi del lato sinistro:
San Biagio (cappella nel lato
sinistro della controfacciata)
La statua
si trova posta in una nicchia, sotto alla cantoria dell’organo. Essa è realizzata in legno scolpito, con gli occhi
di vetro. È un’opera attribuibile al secolo XVIII. Il santo vescovo mostra, secondo l'iconografia, un
bambino che accarezza con la mano destra.
Sant’Antonio Abate (Prima
cappella a sinistra)
La statua di Sant'Antonio è stata
realizzata in legno intarsiato e dipinto. Essa reca i simboli dell’iconografia del
Santo, che sono il bastone nella mano destra e un libro aperto del Vangelo
nella mano sinistra, sulle cui pagine appare una fiamma, mentre ai lati della
figura appare un piccolo maiale (Il Santo è considerato il protettore degli
animali e dei malati di Herpes; questa malattia è appunto chiamata "Fuoco di Sant'Antonio"
). Essa è una delle statue più antiche conservate nella
chiesa di Piscinola, la sua datazione dovrebbe essere compresa tra il XVII e
il XVIII secolo. Il bastone con la campanella, un tempo sicuramente presente, è
andato perduto nel corso dei secoli.
Sacro Cuore di Gesù, con altare (Seconda cappella a
sinistra)
La statua del Cuore di Gesù è realizzata
in cartapesta (oppure a strati sovrapposti di canapa e gesso); la testa e le mani sono realizzati in gesso, mentre gli occhi sono di
vetro. La datazione della statua dovrebbe attestarsi nell’ultimo decennio
dell’’800, come risulterebbe da alcune notizie apprese dal periodico mensile: "La voce del Cuore di Gesù".
Madonna Addolorata, con altare
(Terza cappella a sinistra)
La statua dell’Addolorata
dovrebbe essere di fattura settecentesca e presenta la testa e le mani di terracotta o
di gesso, mentre il busto è realizzato con simulacro di legno e canapa (manichino) rivestito
con l'abito e il manto nero, con ricami di argento dorato. L’allegoria delle
“sette spade” e la corona che cinge sul capo, sono opere realizzate in
argento cesellato.
Gli abitanti di via del
Salvatore (luogo detto Sott'’a Chiesa) erano in passato particolarmente devoti a questa statua; si racconta, infatti,
che ogni anno venivano da
questi organizzati solenni festeggiamenti in suo onore e che per questa statua avrebbero commissionati due abiti neri, con le stesse decorazioni di
argento dorato. Gli abiti venivano scambiati ogni anno, prima che iniziasse la
processione e duravano per l'intero anno, fino alla festa seguente…
Prima che si
modificasse l’altare maggiore della chiesa del Salvatore, con lo smontaggio della grande tela raffigurante
la "Sacra Famiglia", in questa cappella era sistemata la statua del SS. Salvatore.
Questa sistemazione è confermata dalla particolare conformazione dell’altare,
che presenta le stesse decorazioni della cantoria dell’organo (uguale anche al
vecchio pulpito demolito), con aggiunta dei simboli della passione di Gesù;
anche il bassorilievo cesellato e dorato, che si trova collocato sulla portella del tabernacolo dell’altare, riporta l’immagine di Gesù Salvatore; tuttavia questa immagine non corrisponderebbe all’attuale statua del Salvatore, e forse raffigurerebbe la “statua
dorata” menzionata nel diario di “Santa Visita”, del cardinale
Pignatelli, del quale si è già fatto cenno.
Madonna del Rosario di Pompei,
con altare (Quarta cappella a sinistra)
La cappella è realizzata con
marmi intarsiati del XVIII secolo, tuttavia la parte superiore, che comprende l'immagine della Madonna, è di fattura ottocentesca. Il quadro è una copia di
dimensioni ridotte dell’immagine della Madonna del Rosario venerata nella
basilica di Pompei. Nello spazio circostante al quadro sono disposti quindici medaglioni, contenenti le immagini delle stazioni della Via Crucis. La foto di questa
cappella è stata inserita su una cartolina postale pubblicata negli anni ’50.
San Giuseppe (Quinta cappella
a sinistra)
La statua di San Giuseppe è
risalente al XVIII secolo ed è realizzata in legno scolpito e verniciato. Anche
questa statua, a giudicare i suoi particolari, risulterebbe (a nostro parere), attribuibile alla mano di un componente della famiglia Verzella. Purtroppo, il bastone
ed i gigli che un tempo adornavano la statua, sono andati dispersi oppure trafugati dai ladri nei decenni
scorsi. In antico tempo questa statua doveva essere collocata nella
nicchia dove attualmente si trova la statua del Cuore di Gesù, lo dimostra il
fatto che sulla portella del tabernacolo del corrispondente altare è riportato un
bassorilievo con sopra incisa l’immagine del Santo uguale a come è raffigurato nella statua.
La statua del Salvatore e la nicchia dell'Altare maggiore
La scultura del Salvatore è stata recentemente
datata e risulta risalente al XVIII secolo. Essa è realizzata in un unico blocco
di legno. Gli occhi sono in vetro. L’aureola e la piccola croce posta sulla
sommità della sfera azzurra (che rappresenta il mondo), sono in bronzo dorato.
L’immagine è stata recentemente ristrutturata e ridipinta.
Sulla parete attorno alla nicchia,
dove è collocata la statua del Salvatore, sono raffigurati una schiera di angeli e di putti in stucco, mentre in primo piano, ai due lati, appaiono tre angeli
realizzati in altorilievo sempre in stucco, che pregano a mani congiunte e mostrano
alcuni simboli cristologici (calice, ecc.). Nella parte inferiore, della
nicchia, sono presenti altri due angeli, che sono però a figura intera (un
tempo essi sorreggevano i due candelabri che illuminavano la parte alta dell’altare). La
scena è abbellita con un drappeggio e una grande conchiglia, che insieme racchiudono, come in un’allegoria, l’affresco medioevale della Madonna della
Misericordia. Ai lati della nicchia sono collocate quattro alte colonne a intero spessore (due per lato), con capitelli dorati in stile corinzio. Le colonne reggono una ampia volta decorata, con cornici dorate e allegorie composte con foglie di acanto.
Il Crocefisso (ingresso, lato
sinistro)
Il crocefisso risulterebbe
realizzato in terracotta ed è databile ai primi decenni del secolo
XIX. E’ stato concepito e realizzato per essere una "macchina da festa", infatti
dispone di braccia mobili, che si possono accostare ai lati del busto.
Sicuramente è stato utilizzato in passato per svolgere le funzioni del Venerdì
Santo e la processione del Cristo morto.Secondo la testimonianza di Giovanna
Altamura, insegnante della scuola Tasso di Piscinola, riportata nel suo libro
di novelle, questo crocifisso presenterebbe anche la testa rimovibile, che poteva essere reclinata sulla spalla, attraverso
una cordicella, durante la funzione che si
svolgeva in chiesa nel giorno del Venerdì Santo.
Questo crocefisso veniva portato in
processione durante la festa che era organizzata dagli abitanti di via del
Plebiscito (‘o capo 'a Chianca), nei primi giorni di maggio e anche durante la
processione generale che si svolgeva a termine delle "Sante Missioni" popolari, come
quelle che furono organizzate negli anni ’50, per interessamento del sacerdote
gesuita chiamato padre Juè. Due di questi altari descritti ricevettero l'Indulgenza nell'anno 1903: quello di San Giuseppe e quello della Beata Vergine".
Ecce Homo (locali dell’oratorio)
È una statua realizzata "a mezzo busto" in
cartapesta, che è stata recentemente donata alla chiesa di Piscinola. L’epoca
di costruzione della statua è stimabile nella seconda metà del XX secolo. Dopo
essere stata riposta per alcuni anni nella quinta cappella di sinistra, e stata
poi collocata nei locali dell’oratorio interno della chiesa.
Nel secolo
scorso, alcune di queste statue venivano portate in processione per le strade del quartiere, specialmente quando i diversi “sobborghi” di Piscinola festeggiavano il
loro santo compatrono. Tra questi: l’Addolorata (via del Salvatore),
Sant’Antonio (via Vittorio Veneto) e il Crocifisso (via Plebiscito). Nel corso
dell’Anno Santo 1950, il parroco don Angelo Ferrillo decise di ammettere alla
processione del SS. Salvatore tutte le statue contenute della chiesa, per poi
far cessare definitivamente il proseguimento di questa tradizione negli anni
seguenti.
(segue nella quarta parte)
Salvatore Fioretto