sabato 6 dicembre 2025

Quarta Parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule... la storia della chiesa del SS. Salvatore in Piscinola (quarta parte)

  (segue dalla terza parte)

I dipinti sotto la volta della navata

Sotto la volta della chiesa sono dipinti, in quattro scomparti, gli evangelisti Marco, Giovanni, Matteo e Luca. I santi sono raffigurati con i loro simboli iconografici, che sono: per Giovanni, un’aquila; per Marco, un leone; per Matteo, un angelo e per Luca, un toro alato. Come già è stato scritto, questi affreschi furono dipinti dal pittore Luigi Russo nel 1950. Probabilmente queste opere hanno coperto altri affreschi sottostanti, più antichi.
Nei pinnacoli laterali, che si alternano assieme ai finestroni, sono dipinte delle allegorie, che sono (partendo dal lato sinistro dell'ingresso della chiesa): l’arca di Noè, due angeli con corona, due pecore che si abbeverano ad una fontana, due angeli che sorreggono dei festoni, l’allegoria di un libro del Vangelo coperto da una stola di sacerdote e da un giglio bianco. Nel lato destro, invece, troviamo: i pani e i pesci, due angeli che sollevano un calice e delle spighe di grano, una pecora che abbraccia un vessillo simbolo della resurrezione di Gesù, due angeli che sorreggono dei festoni, un’allegoria dell’Eucarestia (calice, grappoli di uva e spighe di grano). Non conosciamo purtroppo l’autore di questi dipinti, purtuttavia potrebbe essere lo stesso Luigi Russo.
Sulla volta sovrastante l’altare maggiore è raffigurata la scena della Trasfigurazione, con l’"Eterno Padre" circondato da una schiera di angeli e di putti; nella scena viene mostrato un nastro, che contiene la scritta biblica: “Questo è il mio figliolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo”. Nella volta sovrastante alla cantoria, invece, è raffigurata la scena di angeli in volo, intenti a suonare degli strumenti musicali.

L'intera superticie del soffitto della navata è ricca decorazioni, composte da stucchi dorati, con frasche e fiori intrecciati, mentre nella parte centrale della navata fa bella mostra di se, una grossa stella realizzata in stucco dorato, i cui molteplici raggi (creati in altorilievo), sono circondati da una grande corona di foglie di alloro, sulla quale si alternano una serie di frasche e grappoli d’uva, anch'essi dorati.

Il battistero rubato

Gruppo scultoreo del "Battesimo di Gesù" 
simile a quello scomparso a Piscinola 

Il battistero (vasca battesimale, risalente al XVII) secolo, era collocato nel lato sinistro dell’altare maggiore ed era realizzato con una vasca in marmo bianco di Carrara, sorretta da un piedistallo decorato dello stesso tipo di marmo. Sopra la vasca erano poste delle lastre di marmo intarsiate, disposte a forma di tronco di piramide a base esagonale. Due di esse erano conformate come delle portelle, che si aprivano e consentivano di attingere l’acqua santa che era conservata all’interno della vasca. Alla sommità del battistero era presente un piccolo gruppo scultorio in terracotta dipinta, raffigurante la scena del battesimo, con San Giovanni Battista e Gesù. Il battistero fu trafugato verso la metà degli anni ’80. Le portelle e le altre lastre di marmo furono però risparmiate dai ladri. Esse furono successivamente utilizzate per decorare i paliotti dei quattro altari laterali che erano stati privati dei paliotti di marmo intarsiati, anch’essi trafugati dai ladri.

Il pulpito demolito

Il pulpito nella chiesa antica
Il pulpito era addossato nel lato destro della navata, a pochissima distanza dalla nicchia di Sant’Alfonso. Realizzato in legno con decorazioni dorate, il pulpito era di fattura settecentesca. Non è assurdo immaginare che sopra di esso abbiano predicato i vari santi che hanno organizzato, 
nei secoli passati, le Sante Missioni popolari a Piscinola, come: Sant’Alfonso Maria del Liguori, Beato Maria Sarnelli e San Gaetano Errico. Come si è già detto il pulpito è stato miseramente demolito durante gli interventi degli anni ’60.


Il tetto

Il tetto della chiesa è realizzato con una capriata in legno, a due falde coperta con tegole del tipo “Marsigliese”. Sotto di esso si trova una struttura in legno che sostiene, tramite tiranti, il sottotetto realizzato in listelli di legno raccolti in mazzetti e rivestiti di intonaco, con le decorazioni in stucco e gli affreschi. La capriata e la copertura del tetto furono ristrutturati nei primi anni di questo secolo, quando era parroco don Francesco Bianco. 

Il campanile

La capriata di legno sottostante il tetto della chiesa
L’antico campanile della chiesa risalirebbe al XVII-XVIII secolo e realizzato in due ordini di finestre e sovrasta per altezza tutto l’abitato di Piscinola. Esso contiene tre campane, oltre alle due campane dell’orologioI rintocchi di queste ultime campane segnano il passaggio delle ore e dei quarti d'ora. Alla sommità della torre campanaria si accede con una scala a più rampe. Il campanile è stato utilizzato in passato anche come torre civica, come risulterebbe dalle attenzioni poste dai rappresentanti comunali sul suo stato di conservazione, quando Piscinola era un Casale e anche dopo, quando divenne un Comune autonomo. Un tempo alla sua base era posta una edicola con un grande crocifisso, alla cui base era collocata una lapide in marmo che ricordava la Santa Missione Popolare tenuta nella chiesa dai padri missionari. 
Questa edicola fu rimossa quando fu eseguito l’allineamento della facciata al campanile. 

La facciata, la meridiana e l’orologio
Come già si è detto la facciata è stata realizzata tra il 1959 e il 1960 ed è in stile neoclassico. Essa presenta un alto timpano centrale, con colonne, lesene e cornici, che simulano il marmo travertino. L’ingresso alla chiesa è unico ed è delimitato da un portone in legno massiccio. Domina la scena della parte centrale della facciata la statua del SS. Salvatore, realizzata in marmo travertino, che benedice l’abitato di Piscinola.


Foto della chiesa e della piazza antistante
 durante la nevicata del 2018
Sul lato sinistro della facciata, contrapposta in maniera simmetrica all’orologio, è collocata la Meridiana tonda, realizzata in marmo bianco. I numeri della meridiana sono in carattere romano, evidenziati con "nero di piombo". Purtroppo, lo gnomone, che era in bronzo, è caduto negli ultimi anni e forse è andato perdurato, anche se confidiamo che esso possa esser caduto su una delle cornici della facciata.
L’orologio è stato realizzato dal maestro Pasquale Flò ed è stato inaugurato nell’anno 1924, come si legge inciso sul marmo. Il maestro Pasquale Flo’ è stato un noto maestro orologiaio napoletano che realizzò diversi orologi da parete, molti dei quali sono conservati nel Museo degli orologi da torre, di San Marco dei Cavoti. L’orologio più antico, precedente a questo, risulterebbe essere stato di proprietà del Comune di Piscinola, questa notizia è riportata nel libro, già citato: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra il cinque e settecento”, dove è scritto che il Comune di Piscinola era chiamato continuamente a provvedere alla sua manutenzione e ai controlli periodici. L’orologio è stato ultimamente restaurato nell’anno 2007.

Le opere d’arte trafugate o disperse

Libro dei nati e dei morti dal 1524 al 1613 (foto dell'anno 2004)
La chiesa ha subito pensanti sottrazioni nel corso degli ultimi decenni. Sono stati sottratti tutti i paliotti e i marmi dei quattro altari laterali. Manca il bambinello che un tempo componeva la statua di Sant’Antonio di Padova. Sono scomparsi gli angeli e le decorazioni di legno dorato che un tempo abbellivano la parte frontale della cassa dell’organo. È stato rubato il battistero in marmo bianco di Carrara. Mancano i marmi intarsiati che coprivano la parte superiore della mensa appartenente all’altare maggiore, come pure le due volute in marmo che erano contrapposte tra loro e poste ai lati dello stesso altare.
E' andata perduta una statua dell’Immacolata Concezione, che un tempo era collocata nella quinta cappella a destra della chiesa. La statua rispecchiava l’iconografia della immagine apparsa a Lourdes, a Santa Bernadette. Sono scomparsi i reliquari della Santa Croce, e di san Donato che risultano conservati in questa chiesa. 
Il bambinello della statua di S. Antonio
Come pure sono scomparse le tre acquasantiere originarie in marmo: una grande attaccata alla parete destra, nell’atrio principale di ingresso alla chiesa; mentre le altre due erano poste ai lati delle due porte piccole di accesso alla chiesa, dal lato della sacrestia.
Sono state disperse le tele dipinte risalenti tra il XVII e il XIX secolo, che un tempo erano presenti sulla parete dell’altare maggiore e su quelle degli altari secondari, come pure è stato disperso il primo libro dei nati e dei morti del 1524, un tempo conservato nell’archivio parrocchiale. Manca, infine, la statuentta in bronzo di "San Pietro in cattedra", copia in miniatura dell'opera contenuta in Vaticano, che un tempo si trovava collocata sulla parete destra della porta secondaria.

Le spoliazioni e le modifiche

La facciata antica della chiesa con l'affresco del Salvatore
Come già è stato riportato nel testo, le modifiche principali furono eseguite durante gli interventi degli anni ’50, quando era parroco Don Angelo Ferrillo. In tale circostanza furono eliminati definitivamente: il pulpito in legno, la balaustra di marmo e il suo cancelletto di ottone dorato che racchiudevano un tempo l’altare maggiore. Altre modifiche furono eseguite alla facciata della chiesa seicentesca, come abbiamo già scritto, eliminando definitivamente l'affresco centrale con l'immagine del Salvatore.

Il restauro del 2005

Nell'anno 2005 la chiesa del Salvatore fu coinvolta in imponenti lavori di ristrutturazione e di restauri.

La tela della "Sacra Famiglia" sull'Altare maggiore, foto anni '30
Fu ristrutturata la capriata del tetto. Fu ridipinta tutta la navata della chiesa e gli altari. I candelabri e tutte le parti metalliche furono indorati. Le panche furono sostituite con altre nuove in legno massello di ottima qualità. È stato aggiunto un confessionale a cabina, sempre in legno massello. Alla base della scalinata d’ingresso alla chiesa è stata realizzata un‘imponente cancellata di ferro massiccio. 
L’impianto di illuminazione e quello fonico sono stati sostituiti. Il secondo accesso laterale dalla chiesa dal lato della sacrestia è stato abolito, mentre uno nuovo è stato realizzato sotto alla nicchia di Sant’Alfonso. Nello spazio del vecchio accesso è stata realizzata una nuova scala di acciaio per accedere ai locali dell’oratorio sovrastanti alla sacrestia.

Il restauro del soffitto e dei dipinti della navata del 2025

Gli interventi di restauro del 2025
Nel corso del 2025 è stato eseguita la prima fase degli interventi di ripristino e di restauro del ciclo pittorico e delle decorazioni situati sotto la volta della navata, che erano stati danneggiati a causa del distacco e della caduta dell’intonaco, avvenuti nell'anno 2014. I lavori sono stati promossi dall’attuale parroco di Piscinola, don Angelo Guarino, grazie all’aiuto e al sostegno economico dei fedeli piscinolesi.

La sacrestia


L’ambiente presenta una sala rettangolare molto alta, a cui si accede attraverso un ingresso secondario che si apre sulla pubblica via del Salvatore. L’opera che sovrasta la parete frontale della sacrestia raffigura l’ultima cena di Gesù con gli apostoli; il grande dipinto è stato realizzato dal prof. Antonio Quinterno, nei primi anni del XXI secolo e donato alla parrocchia.

Sacrestia: dipinto dell'ultima cena, opera del prof. A. Quinterno
Alle pareti della sacrestia sono addossati gli armadi in legno massello, realizzati durante gli anni in cui fu parroco don Francesco Bianco, e contengono gli abiti e altri oggetti liturgici. Ai lati della sacrestia sono presenti l’ufficio parrocchiale e altri piccoli locali. 
Dalla sacrestia si accede al teatrino parrocchiale, ai  locali dell’oratorio e alla scala che porta ai piani superiori degli ambienti parrocchiali.            

(segue nella quinta parte)

Salvatore Fioretto 

mercoledì 3 dicembre 2025

Terza parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule...

 (segue dalla seconda parte) 
La chiesa attuale
La chiesa attuale comprende una unica ampia navata con brevi cappelle laterali; cinque poste nel lato destro e cinque poste in quello di sinistra, all'interno delle quali sono collocate le nicchie con i santi. Solo quattro di esse contengono gli altari realizzati in marmi policromi intarsiati, risalenti al XVII-XVIII secolo, tre nel lato sinistro e uno solo nel lato destro. 
La struttura portante è realizzata in tufo, mentre il tetto è costruito con una capriata di legno, a due falde, coperte con tegole. 
La lunghezza della chiesa (compreso il corpo avanzato nel lato di ingresso), è di 35 metri circa, mentre la larghezza è di 13 metri circa. La sacrestia è un corpo attiguo a quello della chiesa ed è larga 6 metri e lunga 10 metri circa. Nel lato sinistro della chiesa sono presenti due locali sovrapposti e comunicanti tra loro, un tempo sede dell'Associazione cattolica e utilizzati per lo svolgimento degli incontri di preghiera e per le attività ludiche e sportive.
Il campanile è stato realizzato a pianta quadrata, avente i lati che misurano (alla base) sette metri circa, mentre l'altezza complessiva della torre è di circa 20 metri, a partire dal piano stradale.

Il gruppo scultoreo dei santi

Come si è detto, nel corso degli interventi degli anni ’50 del secolo scorso furono eliminate le tele con i dipinti antichi e furono ricavate le nicchie per ospitare le statue dei santi. Delle statue conservate nella chiesa del Salvatore purtroppo non si conoscono i nomi degli autori e nemmeno l’anno di realizzazione. Per la datazione, invece, è stata fatta una stima di massima, che potrebbe essere oggetto di successiva correzione.

I Santi del lato destro:

Sant’Anna (cappella nel lato destro della controfacciata)

Statua attribuita a Sant’Aspreno (Prima cappella a destra)

Il Santo è scolpito in legno e raffigurato a mezzo busto, con gli abiti vescovili. Abbiamo fondate testimonianze, sia orali che scritte, che si tratterebbe della statua del vescovo san Donato da Arezzo e non di S. Aspreno, primo vescovo di Napoli, come invece viene riportato nella targhetta identificativa apposta alla base della nicchia. Nel testo già citato: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento”, è scritto che nella chiesa di Piscinola era conservata una reliquia di san Donato e che nel giorno della sua ricorrenza liturgica veniva portata in processione per le strade di Piscinola. 

Non è assurdo pensare che sia la stessa statua attuale a contenere un piccolo scomparto interno dove veniva inserita questa reliquia, come avveniva nei tempi antichi per altre statue di santi (vedi le statue dei santi compatroni della cappella del Tesoro di San Gennaro). Nei secoli passati Sant’Aspreno era invocato contro il male dell’emicrania, mentre san Donato, per proteggere le persone dagli attacchi di epilessia. L’iconografia di san Donato trova corrispondenza a come è raffigurato in santo nella statua: con la mitra e il libro del Vangelo, tenuti in una mano.  C’è da aggiungere che in passato a Piscinola il culto di San Donato era molto sentito dagli abitanti, lo dimostrerebbe i tanti piscinolesi che portano il nome di “Donato”, mentre, di contro, non risultano abitanti del quartiere, anche nel recente passato, che abbiano avuto il nome di battesimo di “Aspreno”. Probabilmente il pastorale doveva essere presente fin dalle origini della costruzione della statua e sia stato perduto nel corso del tempo o forse sia stato anch’esso oggetto di furto.

Sant’Antonio di Padova, con altare (seconda cappella a destra)


La statua di sant’Antonio di Padova è risalente al XVIII secolo, ed è interamente realizzata in legno scolpito e verniciato. Purtroppo, il bel bambinello che la statua portava in braccio, sopra a un libro, è stato rubato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. Conserviamo però una foto tratta da una pubblicazione di opere d’arte che mostra la statua originale. 
Prima degli anni ’50 in questa cappella era conservata la statua dell’Addolorata, mentre ai lati della nicchia erano state affisse due lastre marmoree riportanti i nomi dei soldati caduti nella Prima Guerra mondiale. Tali lastre, negli anni ’30, furono poi collocate in piazza B. Tafuri, sulla parete addossata al Municipio di Piscinola. 
In passato la statua di sant’Antonio era conservata in uno scarabattolo di legno, posta sul lato sinistro dell’altare maggiore (come appare in una rara foto d’epoca, giunta fino a noi). In base a delle testimonianze orali, pervenute dagli anziani, risulta che 
in passato, alla base di questo altare, era collocata la statua di un Cristo morto.

Sant’Alfonso M. De Liguori (Terza cappella a destra)

La statua ha la testa, le mani in gesso, o di terracotta, mentre il busto è un supporto in legno e canapa, coperto da un abito vescovile e mostra in una mano il crocefisso, nell’atto di predicare. 
Per quanto concerne le origini della statua e della nicchia di collocazione, apprendiamo dal libro: “Ultimi Uffizi resi alla veneranda memoria di monsignore D. Celestino M. Cocle della congregazione del SS. Redentore….” 1857, che esse furono fatte realizzare dal mons. Celestino Cocle, quando era Superiore Generale dei Redendoristi…; infatti si legge: “
Ne’ meno tenera fu la devozione che egli ebbe pel suo fondatore S. Alfonso M. de Liguori; e ne saranno monumenti oltre la cappella che con tanta sollecitudine e dispendio da Rettore di S. Michele in Pagani fece così costruire ricca di marmi ed ornati costruire; i Legati stabiliti ai nostri collegi di Napoli e Pagani; l’altare eretto con devota statua nella Parrocchia di Piscinola, dove tutti gli anni faceva solennizzare la festa
…”.
Mons. Cocle nacque a San Giovanni Rotondo, nell'anno 1783  e morì a Napoli, il 3 marzo 1857. Fu Superiore Generale dei Redentoristi dal 1824 al 1831. 
Si può desumere che le due opere siano state eseguite tra il 1824 e il 1831, ma certamente prima del 1857, anno della scomparsa del porporato. Sicuramente mons. Cocle è stato più volte a Piscinola e, molto probabilmente, un suo familiare abitava in un caseggiato di via del Salvatore .

Fino alla fine degli anni ’90, alla base di questa statua era collocato un quadro contenente alcune lettere originali scritte da Sant’Alfonso; queste lettere erano indirizzate al parroco di Piscinola. Le stesse lettere oggi sono conservate nella casa museo di Sant’Alfonso a Marianella, come risulta dalla didascalia esposta nella bacheca, nella quale è scritto che esse furono donate dal Parroco, don Angelo Ferrillo, ai padri Redentoristi di Marianella.

San Gerardo Maiella (quarta cappella a destra)

La statua di San Gerardo, che si trova nella terza cappella di sinistra, è databile ai primi anni del XX secolo e ha la testa e le mani in gesso. Il busto è un simulacro realizzato con elementi di legno e di canapa e indossa il talare tipico dei padri redentoristi, mentre in una mano mostra un crocefisso di legno.

Immacolata Concezione (Quinta cappella a destra)

La statua dell’Immacolata è forse la più bella e la più preziosa opera d’arte che si conservi in questa chiesa ed è risalente al XVII secolo. Per fattura e costruzione, è stata attribuita a un componente della famosa famiglia di scultori pugliesi, chiamata Verzella. La statua è stata realizzata in un unico blocco ligneo, scolpito e dipinto. Essa mostra un panneggio (molto mosso), di colore azzurro e rosa e poggia un piede su un emisfero, colorato di blu, mentre con l'altro piede calpesta un "demone". Alcuni anni fa essa è stata sottoposta ad una operazione di restauro, con rifacimento ex novo della base lignea sulla quale essa poggia, mentre è stato sostituito lo “stellario”, con uno nuovo di metallo dorato, completo di illuminazione elettrica.
C’è da aggiungere che questa opera non è originaria della chiesa di Piscinola, ma è proveniente dai depositi della Curia, all’epoca situati presso la Basilica di Capodimonte. Essa fu affidata alla Chiesa del Salvatore, alla fine del secolo scorso, grazie anche all’interessamento del parroco don Francesco Bianco e del diacono dott. Franco Biagio Sica.

I Santi del lato sinistro:

San Biagio (cappella nel lato sinistro della controfacciata)

La statua si trova posta in una nicchia, sotto alla cantoria dell’organo. Essa è realizzata in legno scolpito, con gli occhi di vetro. È un’opera attribuibile al secolo XVIII. Il santo vescovo mostra, secondo l'iconografia, un bambino che accarezza con la mano destra.

Sant’Antonio Abate (Prima cappella a sinistra)

La statua di Sant'Antonio è stata realizzata in legno intarsiato e dipinto. Essa reca i simboli dell’iconografia del Santo, che sono il bastone nella mano destra e un libro aperto del Vangelo nella mano sinistra, sulle cui pagine appare una fiamma, mentre ai lati della figura appare un piccolo maiale (Il Santo è considerato il protettore degli animali e dei malati di Herpes; questa malattia è appunto chiamata "Fuoco di Sant'Antonio"). Essa è una delle statue più antiche conservate nella chiesa di Piscinola, la sua datazione dovrebbe essere compresa tra il XVII e il XVIII secolo. Il bastone con la campanella, un tempo sicuramente presente, è andato perduto nel corso dei secoli.

 
Sacro Cuore di Gesù, con altare (Seconda cappella a sinistra)

La statua del Cuore di Gesù è realizzata in cartapesta (oppure a strati sovrapposti di canapa e gesso); la testa e le mani sono realizzati in gesso, mentre gli occhi sono di vetro. La datazione della statua dovrebbe  attestarsi nell’ultimo decennio dell’’800, come risulterebbe da alcune notizie apprese dal periodico mensile: "La voce del Cuore di Gesù"

Madonna Addolorata, con altare (Terza cappella a sinistra)

La statua dell’Addolorata dovrebbe essere di fattura settecentesca e presenta la testa e le mani di terracotta o di gesso, mentre il busto è realizzato con simulacro di legno e canapa (manichino) rivestito con l'abito e il manto nero, con ricami di argento dorato. L’allegoria delle “sette spade” e la corona che cinge sul capo, sono opere realizzate in argento cesellato. 
Gli abitanti di via del Salvatore (luogo detto Sott'’a Chiesa) erano in passato particolarmente devoti a questa statua; si racconta, infatti, che ogni anno venivano da questi organizzati solenni festeggiamenti in suo onore e che per questa statua avrebbero commissionati due abiti neri, con le stesse decorazioni di argento dorato. Gli abiti venivano scambiati ogni anno, prima che iniziasse la processione e duravano per l'intero anno, fino alla festa seguente…
Prima che si modificasse l’altare maggiore della chiesa del Salvatore, con lo smontaggio della grande tela raffigurante la "Sacra Famiglia", in questa cappella era sistemata la statua del SS. Salvatore. 
Questa sistemazione è confermata dalla particolare conformazione dell’altare, che presenta le stesse decorazioni della cantoria dell’organo (uguale anche al vecchio pulpito demolito), con aggiunta dei simboli della passione di Gesù; anche il bassorilievo  cesellato e dorato, che si trova collocato sulla portella del tabernacolo dell’altare, riporta l’immagine di Gesù Salvatore; tuttavia questa immagine non corrisponderebbe all’attuale statua del Salvatore, e forse raffigurerebbe la “statua dorata” menzionata nel diario di “Santa Visita”, del cardinale Pignatelli, del quale si è già fatto cenno.

Madonna del Rosario di Pompei, con altare (Quarta cappella a sinistra)

La cappella è realizzata con marmi intarsiati del XVIII secolo, tuttavia la parte superiore, che comprende l'immagine della Madonna, è di fattura ottocentesca. Il quadro è una copia di dimensioni ridotte dell’immagine della Madonna del Rosario venerata nella basilica di Pompei. Nello spazio circostante al quadro sono disposti quindici medaglioni, contenenti le immagini delle stazioni della Via Crucis. La foto di questa cappella è stata inserita su una cartolina postale pubblicata negli anni ’50.

San Giuseppe (Quinta cappella a sinistra)

La statua di San Giuseppe è risalente al XVIII secolo ed è realizzata in legno scolpito e verniciato. Anche questa statua, a giudicare i suoi particolari, risulterebbe (a nostro parere), attribuibile alla mano di un componente della famiglia Verzella. Purtroppo, il bastone ed i gigli che un tempo adornavano la statua, sono andati dispersi oppure trafugati dai ladri nei decenni scorsi. In antico tempo questa statua doveva essere collocata nella nicchia dove attualmente si trova la statua del Cuore di Gesù, lo dimostra il fatto che sulla portella del tabernacolo del corrispondente altare è riportato un bassorilievo con sopra incisa l’immagine del Santo uguale a come è raffigurato nella statua.

La statua del Salvatore e la nicchia dell'Altare maggiore

La scultura del Salvatore è stata recentemente datata e risulta risalente al XVIII secolo. Essa è realizzata in un unico blocco di legno. Gli occhi sono in vetro. L’aureola e la piccola croce posta sulla sommità della sfera azzurra (che rappresenta il mondo), sono in bronzo dorato. L’immagine è stata recentemente ristrutturata e ridipinta.
Sulla parete attorno alla nicchia, dove è collocata la statua del Salvatore, sono raffigurati una schiera di angeli e di putti in stucco, mentre in primo piano, ai due lati, appaiono tre angeli realizzati in altorilievo sempre in stucco, che pregano a mani congiunte e mostrano alcuni simboli cristologici (calice, ecc.). 
Nella parte inferiore, della nicchia, sono presenti altri due angeli, che sono però a figura intera (un tempo essi sorreggevano i due candelabri che illuminavano la parte alta dell’altare). La scena è abbellita con un drappeggio e una grande conchiglia, che insieme racchiudono, come in un’allegoria, l’affresco medioevale della Madonna della Misericordia. Ai lati della nicchia sono collocate quattro alte colonne a intero spessore (due per lato), con capitelli dorati in stile corinzio. Le colonne reggono una ampia volta decorata, con cornici dorate e allegorie composte con foglie di acanto.

Il Crocefisso (ingresso, lato sinistro)

Il crocefisso risulterebbe realizzato in terracotta ed è databile ai primi decenni del secolo XIX. E’ stato concepito e realizzato per essere una "macchina da festa", infatti dispone di braccia mobili, che si possono accostare ai lati del busto. Sicuramente è stato utilizzato in passato per svolgere le funzioni del Venerdì Santo e la processione del Cristo morto.
Secondo la testimonianza di Giovanna Altamura, insegnante della scuola Tasso di Piscinola, riportata nel suo libro di novelle, questo crocifisso presenterebbe anche la testa rimovibile, che  poteva essere reclinata sulla spalla, attraverso una cordicella, durante la funzione che si svolgeva in chiesa nel giorno del Venerdì Santo.
Questo crocefisso veniva portato in processione durante la festa che era organizzata dagli abitanti di via del Plebiscito (‘o capo 'a Chianca), nei primi giorni di maggio e anche durante la processione generale che si svolgeva a termine delle "Sante Missioni" popolari, come quelle che furono organizzate negli anni ’50, per interessamento del sacerdote gesuita chiamato padre Juè.                                                                       
Due di questi altari descritti ricevettero l'Indulgenza nell'anno 1903: quello di San Giuseppe e quello della Beata Vergine". 

Ecce Homo (locali dell’oratorio)

È una statua realizzata "a mezzo busto" in cartapesta, che è stata recentemente donata alla chiesa di Piscinola. L’epoca di costruzione della statua è stimabile nella seconda metà del XX secolo. Dopo essere stata riposta per alcuni anni nella quinta cappella di sinistra, e stata poi collocata nei locali dell’oratorio interno della chiesa.

Nel secolo scorso, alcune di queste statue venivano portate in processione per le strade del quartiere, specialmente quando i diversi “sobborghi” di Piscinola festeggiavano il loro santo compatrono. Tra questi: l’Addolorata (via del Salvatore), Sant’Antonio (via Vittorio Veneto) e il Crocifisso (via Plebiscito). Nel corso dell’Anno Santo 1950, il parroco don Angelo Ferrillo decise di ammettere alla processione del SS. Salvatore tutte le statue contenute della chiesa, per poi far cessare definitivamente il proseguimento di questa tradizione negli anni seguenti.

 (segue nella quarta parte)

Salvatore Fioretto 




martedì 2 dicembre 2025

Seconda parte - La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule...

(segue dalla prima parte)

Funzione civica della chiesa del Salvatore

Affresco della Trasfigurazione (XVII sec.), rinvenuto 
dietro all'organo  (foto di M. Vitagliano, 2008)

Sappiamo che nei secoli passati gli ambienti della chiesa del Salvatore sono stati utilizzati per lo svolgimento delle assemblee dei rappresentanti delle famiglie che gestivano gli affari dell’antico Casale di Piscinola, così fu anche nel seguito, quando si ebbe la nascita dell'"Università", ossia i primordi del "Comune". Successivamente, prima il Decurionato Francese e, poi, il Comune di Piscinola ebbero una sede propria, costruita davanti al largo che si affaccia alla Chiesa; sede che accolse nei vari periodi storici, il Sindaco e il Consiglio comunale, fino alla soppressione dello stesso Comune, avvenuta nell'anno 1865
Come avveniva anche per gli altri Casali, lo spazio antistante alla chiesa fu utilizzato per lo svolgimento delle assemblee pubbliche, a cui i cittadini erano chiamati a partecipare, attraverso le campane della chiesa suonate "a distesa". Le assemblee venivano indette per dirimere le faccende rilevanti della comunità e per prendere delle decisioni di estrema importanza.
 

Le Confraternite ospitate nella chiesa antica

Con la nascita delle Confraternite, avvenuto nel XVI secolo, anche Piscinola divenne la sede di questi sodalizi composti da laici impegnati. Nella chiesa del SS. Salvatore di Piscinola furono ospitate almeno tre di esse. la Confraternita che aveva il titolo del “SS. Sacramento”, la Confraternita del SS. Rosario e la Confraternita chiamata del “SS. Salvatore”. La Confraternita del SS. Sacramento fu istituita nell’anno 1598 ed era governata da maestri laici e da alcuni padri gesuiti. Non si conosce invece la data di fondazione di quella del SS. Salvatore, ma si conosce che essa fu abolita a seguito di contrasti avvenuti con la Curia, e che i confratelli di questo sodalizio furono invitati ad iscriversi alla Confraternita del SS. Sacramento. Quest’ultima Confraternita realizzò, dapprima un oratorio, nel 1609 e, successivamente, una propria chiesa, rendendosi indipendente dalla Parrocchia del SS. Salvatore ed è quella che è arrivata fino ai nostri giorni. La Confraternita del SS. Sacramento fu poi sciolta nel 1751, con reale dispaccio del re Ferdinando IV, a causa di incomprensioni sorte tra il Re e i padri Gesuiti. Nel libro del dott. F. B. Sica, si descrive che il motivo della chiusura sia da attribuire ai contrasti ("ripicche") sorti tra i Maestri della Arciconfraternita e il parroco di Piscinola, senza conoscere le cause con precisione.
Il giorno 
18 maggio 1777, la Confraternita del SS. Sacramento fu rifondata con nuove regole, che ebbero il Real assenso da parte del Re dell’epoca e fu dichiarata dalla Curia di Napoli, “Real Arciconfraternita”, ovvero con i privilegi della corona reale. 
La terza Confraternita che conosciamo aveva il titolo del SS. Rosario; di essa sappiamo solo che si riuniva nella cappella 
della chiesa, antica, dove era conservato il dipinto della Madonna del Rosario.

La chiesa del SS. Salvatore prima del 1688


La sistemazione della chiesa del SS. Salvatore, come si presentava alcuni mesi prima al catastrofico terremoto del 1688, è dettagliatamente descritta dal Cardinale Antonio Pignatelli, nel resoconto della “Santa Visita”, svolta nel Casale di Piscinola (Archivio Storico Diocesano di Napoli, “Fondo Sante Visite”, Santa Visita del Cardinale Antonio Pignatelli, anno 1688 - Rep. 60. Vol. II pagine da 177 a 194). In questo diario si legge: “La chiesa parrocchiale del Casale di Piscinola sotto il titolo del SS. Salvatore, siccome mi viene riferito, sta situata nel mezzo del Casale… con otto finestre e vitriate… stanno detta chiesa tre porte… La porta della mano di mezzo vi è la figura del SS. Salvatore pittata a muro et dirimpetto di detta porta vi è la figura di S. Cristofano pittata sopra à tela, e dentre di essa chiesa vi sono l’…altari. Sopra l’altare maggiore nel quale vi sta la custodia co’ il SS. Sacramento riposso in due pisside, una grande tutta d’argento ed un’altra co’ la coppa d’argento e il piede di ottone indorato co’cappitelle di broccato. Sopra di esso vi è una zona co’ diverse figure et immagine dei santi, nel mezzo di essa vi è l’immagine della B. V. della Misericordia pittata a muro, e dall’uno  e dall’altro lato di detto altare vi sono due quadri delli gloriosi apostoli Pietro e Paolo e sopra di esso vi è il baldacchino, e avanti a detto altare vi è la balaustra sopra della quale vi è un panno verde e una tovagliola bianca a uso e decenza quando vi si comunicano le genti, ed al lato destro di detto altare vi è una finestrella di noce co’ chiave e mascatura e dentro di essa vi sta riposto l’oglio della Santa Estrema Unzione, et a lato destro e sinistro di detto altare vi sono due crate di confessioni. Dal lato destro di detto altare maggiore vi è la cappella del SS. Sacramento, sopra della quale vi è una zona co’ immagini del SS.mo e delli Santi… della chiesa e sotto di essa una statua indorata del SS. Salvatore titolo di detta chiesa, e sopra di esso altare vi è una custodietta piccola e dal lato destro vi è una statua del Crocifisso co’ altre pitture intorno, et sopra di essa cappella vi è la cupola et a latere di ess cappella vi è una finestra con ferriate e vitrate.”. Da questa descrizione si apprendono almeno quattro cose interessanti; la prima, è quella che sull'altare maggiore vi era ancora elementi della chiesa medioevale, come l'affresco della Madonna della Misericordia, la seconda, che nel lato destro della chiesa vi era una cappella con una cupola, dove era esposto un Crocefisso; la quarta, che si possedevano due statue del SS. Salvatore "dorate", poste una sopra e una sotto la chiesa; la prima di esse era riposta in una cappella interna alla chiesa. Da una fonte storica attendibile risulta che nel 1582 l'altare con il dipinto di Maria SS. Annunziata era sotto il patronato della famiglia Sarnetano (forse antenati dei "Sarnataro")

La chiesa Tardo Barocca, dopo il 1688

Vista della chiesa prima dell'avanzamento della facciata, 1956
Considerando i reperti rinvenuti nel recente passato, possiamo ritenere che le attuali mura perimetrali della Chiesa del SS. Salvatore sono in gran parte quelle sopravvissute al tragico terremoto del 1688, che avrebbe quindi causato solo il crollo del tetto a capriata e del soffitto ligneo sottostante. Ovviamente ci saranno state lesioni e crepe alla struttura e forse anche qualche crollo parziale. Ad avvalorare questa tesi è innanzitutto la presenza dell'affresco della "Trasfigurazione", che fu rinvenuto, come si dirà nel seguito, nella parete retrostante all'organo e, poi, il ciclo degli affreschi che sono ancora visibili nella zona sottostante la capriata, lungo le pareti laterali della chiesa. In questa zona sono anche presenti dei reperti lignei appartenuti all’antico soffitto barocco, che crollò a causa del terremoto del 1688. Dalla conformazione di questi elementi si deduce che il vecchio soffitto  era piano e non a volta, come quello attuale. Questa conservazione è stata resa possibile perché il soffitto attuale è stato realizzato almeno un metro al di sotto del vecchio soffitto caduto nel 1688. 

La sistemazione dopo il 1881

Interno della chiesa prima dei lavori degli anni '60

Fino al 1881 il pavimento della chiesa era realizzato in battuto di lapillo e sulle pareti del tempio, dove oggi troviamo gli altari, non c’erano le nicchie dei santi, ma le tele dipinte risalenti al 1600/1700, raffiguranti: la B. V. del Rosario, la Madonna del Carmine, l’Annunziata, S. Michele, la Sacra Famiglia e forse qualche altra immagine, mentre sulla parete dell’altare maggiore c’era una grande tela raffigurante la Sacra Famiglia.
Evidentemente esse andarono distrutte nel crollo della chiesa e furono quindi sostituite, nella chiesa ricostruita alcuni anni dopo, e sono quelle ancora esistenti al tempo del parroco Russo, e da questo menzionate nel diario parrocchiale come si dirà nel seguito.
Nell’anno 1881, il parroco don Luigi Russo fece ripavimentare la chiesa con mattonelle di argilla rossa. La notizia è riportata nel libro dei matrimoni della chiesa di Piscinola (Libro II del 1865): infatti si trova scritto: “Addì 18 marzo 1881 fu terminato il nuovo pavimento della chiesa “.
Altra distruzione del soffitto della chiesa avvenne nel 1882. Infatti, dallo stesso libro dei matrimoni del 1865, si legge: “Addì 20 marzo 1882 se ne cadde l’intero soffitto di questa chiesa…”; tale notizia si riferirebbe probabilmente solo alla volta del soffitto sovrastante la navata, realizzata in “incannucciato”. Dell’evento si riporta anche l’ora: le 12,30…. E si trova poi aggiunto questo commento: “…e nel dolore e nella ruina della catastrofe fu opera della Divina Provvidenza, che non si ebbe a deplorare alcuna vittima; alcuni scarabattoli, il pergamo, a cattedra, i banchi tutti, e tutte le sedie furono ridotti in frantumi”.
Il nuovo soffitto fu terminato nell’anno 1883: l’organo rovinato per la caduta del soffitto fu rinnovato nel 1884 ed è quello attuale.

Le modifiche avvenute dopo il 1890/1900

Partic. della mappa del littorale di Napoli, di A. R. Zannoni, 1793

Negli anni intorno al 1890/1900 furono rimosse dalle due pareti laterali della chiesa (ed opportunamente conservate…), le tele pittoriche, peraltro alquanto deteriorate e al loro poste furono ricavate le attuali nicchie per accogliere le statue dei Santi.
Queste tele sono quelle che furono ricollocate nel periodo successivo alla caduta del tetto del 1688, ma non sappiamo se alcune di esse fossero antecedenti, appartenute alla vecchia chiesa. La statua del Salvatore era all’epoca collocata nella nicchia presente nella terza cappella di sinistra, quella che oggi contiene la statua dell’Addolorata, mentre nella parete frontale della chiesa, sopra l’altare maggiore, fu lasciata la grande tela raffigurante la "Sacra Famiglia", com’era collocata nei tempi antichi.

Il rifacimento degli anni ‘50

Negli anni 1949/1950, fu reso necessario, per motivi vari, una più vasta ristrutturazione della chiesa e proprio a causa di questi lavori ci furono delle importantissime scoperte, che confermarono le antiche origini della chiesa di Piscinola.
Questi lavori furono fatti eseguire dal parroco dell’epoca, don Angelo Ferrillo, il quale fu coadiuvato da un gruppo di laici piscinolesi, costituitosi in “Comitato per i restauri”. L’elenco dei nomi delle persone partecipanti a questo comitato e quelli di tutti i benefattori che fornirono le risorse economiche necessarie al restauro, furono trascritti sulle tre lastre marmoree, che si trovano ancora oggi collocate sulla parete destra, in corrispondenza dell’ingresso della chiesa.

Cartolina postale, con parziale veduta della chiesa antica, anni '50
In quella occasione furono rifatti il tetto e il pavimento della chiesa, furono definitivamente chiusi gli accessi agli ipogei cimiteriali. Fu poi ricavata nella parete frontale, sopra l’altare maggiore, l’attuale nicchia per ospitare la statua del Salvatore e fu completamente ridipinto l’interno della chiesa. Durante la costruzione del nuovo altare fu accertata l’antichità del muro costituente l’abside della chiesa, almeno fino alla parte mediana di esso, probabilmente perché non completamente distrutto nel crollo del 1688. In questa zona fu ritrovato un antico affresco raffigurante l’immagine della Madonna della Misericordia, che fu giudicato di stile “giottesco napoletano” e di buona fattura di pittura. In questo affresco la Vergine era raffigurata a figura intera, con le braccia allargate, nell’atto di accogliere i fedeli, forse per questo l'immagine fu chiamata "Madonna della Misericordia". 
Rileggendo la relazione di Santa Visita del Card. Pignatelli, risulta essere la stessa immagine che fu osservata dal porporato. L’affresco si presentava però in cattivo stato conservativo, con un largo e profondo squarcio nella parte mediana della figura. L’intonaco sottostante alle braccia e alle mani si presentava variamente lesionato e in parte staccato, con il disegno delle mani e delle braccia assai deteriorato e frantumato.
Si procedette al suo recupero con grande precauzione, per la parte che fu possibile distaccare (con le tecniche e i mezzi dell'epoca), limitatamente alla testa dell’affresco, che poi era l’unica parte rimasta integra. L’affresco fu fissato al di sotto della nuova nicchia del Salvatore, dove ancora oggi si ammira. Durante il lavoro di “strappo” dell’affresco si ebbe un’altra importante scoperta.
Primo saggio storico di U. Scandone, 1950
Sotto l’intonaco, infatti, fu rinvenuto un altro dipinto, giudicato di stile pompeiano, tuttavia non si riuscì a decifrare le immagini apparse, considerato l’eccessivo deterioramento, anche perché la superficie risultava picconata per applicare l’intonaco sovrastante. 
Nel corso di questi interventi di rifacimento della chiesa fu poi realizzato il ciclo pittorico che comprende: il soffitto, le due volte e i "pennacchi a unghia". Gli affreschi contengono le immagini dei quattro evangelisti e furono firmati dal maestro Luigi Russo (infatti prima della caduta dell'intonaco del soffitto si poteva leggere il nome del pittore e l'anno di realizzazione 1950).
Durante i lavori di rifacimento del pavimento della navata della chiesa, sotto alle piastrelle di argilla rossa, a pochi metri dall’ingresso centrale (dove si trova la nicchia con la statua di Sant’Anna), fu rinvenuta una piccola botola con la dicitura “Anno MDCXXXXI” (1641). Questa botola consentiva l’accesso all’ipogeo cimiteriale, che si estendeva sotto la sacrestia, dove venivano sepolti i bambini defunti . Sul marmo erano incise le figure in ginocchio di alcuni bambini in preghiera, con il rosario tra le mani. Questa lastra fu collocata sulla parete sinistra della chiesa, sotto la cappella di Sant’Antonio abate.
L’altra botola fu trovata davanti alla cappella che contiene la statua di Sant’Alfonso, e rappresentava l’accesso dell'altro ipogeo destinato ad accogliere i defunti adulti. Entrambi gli ingressi furono definitivamente chiusi. Nell’ispezione, svolta prima della loro chiusura, fu constatato che alle pareti di entrambi gli ipogei erano collocati dei piccoli altari, allo stato grezzo.

Le ulteriori modifiche avvenute degli anni ‘60


Bozzetto realizzato per la nuova facciata, metà anni '60
Negli anni 1965/1966, infine, sempre per interessamento del parroco don Angelo Ferrillo, fu necessario eseguire altri interventi di restauro e diverse modifiche.
Fu demolita l’inferriata delimitante l'ampio ballatoio di accesso alla chiesa, fu avanzato l’intero corpo della chiesa dal lato della facciata seicentesca, inglobando lo spazio che prima si trovava nella parte ad essa antistante. Nel nuovo volume di fabbrica furono realizzati alcuni locali della casa canonica. Fu anche costruita una nuova scalinata in muratura all'interno del campanile, che permetteva di accedere agevolmente ai nuovi locali, alla cantoria e al campanile stesso. La nuova facciata, che si trovava così allineata all’antico campanile, fu architettonicamente abbellita in stile neoclassico, comprendente due grandi colonne con capitelli in stile corinzio e delle lesene, oltre a due piccole balconate, due finestroni e una balaustra sommitale in marmo travertino. Al centro della facciata, sopra alla trabeazione, fu inserita la bella statua del SS. Salvatore, nell’atto di benedire l’abitato di Piscinola. 
Questa operazione ha 
però causato la scomparsa della facciata della chiesa, che doveva essere quella del XVII secolo e con essa l'affresco del Salvatore, che era collocato al centro, sopra l'ingresso principale. E' molto probabile che esso sia stato solo murato e non demolito...
All’interno della chiesa fu demolito il pulpito in legno, che era ubicato sul lato destro, nei pressi della nicchia di Sant’Alfonso; la balaustra con i cancelletti di ottone dorati, che un tempo delimitavano l’altare maggiore furono rimossi e i marmi della balaustra furono addossati alle due pareti laterali; il battistero fu rimosso e sistemato sul lato sinistro dell’altare maggiore, mentre fu realizzato il nuovo altare-mensa al centro dello spazio presbiterale.

L’organo della cantoria

Organo della chiesa, foto di M. Vitagliano, 2008
L’organo della chiesa si trova collocato sopra alla cantoria che sovrasta l’ingresso della navata. Non si conosce il nome del costruttore, ma sicuramente è di scuola napoletana, con diverse stratificazioni che partono dal XVIII secolo, fino ad arrivare al XX secolo, come è stato descritto dal maestro organaro Marco Vitagliano, al termine dell'ultimo restauro avvento nel anno 2008. Nel corso di questo restauro, è stato accertato che buona parte delle canne, la conformazione fonica e con ogni probabilità anche il "somiere maggiore" dell’organo, risalirebbero alla fine del secolo XVII. La pedaliera e la tastiera sono recenti, così come il mantice. Sulle parti interne della struttura in legno sono stati trovati delle scritte apposte durante gli interventi di riparazione o ristrutturazione avvenuti nei secoli precedenti, con indicazione degli anni degli interventi (1713, 1714, 1799, 1852, 1922 e 1950) e con i nomi dei mastri organari (Mattia Pompa, Tommaso Alvano, Favorito e Petrillo).

Sulla parete retrostante all’organo è stato rinvenuto un consistente frammento di affresco, risalente al XVII secolo, raffigurante Gesù Cristo nella scena della Trasfigurazione; l’affresco mostra sul lato sinistro alla figura del Salvatore, la testa di un vecchio, che probabilmente risulterebbe essere uno degli apostoli (Pietro o Giovanni o Giacomo), oppure uno dei profeti (Elia o Mosè).
La cassa lignea esterna, che contiene le canne, risulta essere di fattura ottocentesca ed è decorata con fregi e stucchi dorati in campo bianco. Mancano diverse decorazioni e soprattutto i putti dorati, un tempo collocati nella parte centrale dell’organo, al di sopra le cornici che sostengono le canne; purtroppo, questi sono stati sottratti nel corso dei diversi furti subiti. Alla cantoria e all’organo si accede attraverso la scala che conduce al campanile.

                                                                                                    (segue nella terza parte)
Salvatore Fioretto