(segue dalla quarta parte)
L’oratorio parrocchiale
L'oratorio parrocchiale comprende un teatro, un campo di
basket, un campo di calcetto, il campo di bocce e lo spazio per il tavolo da
ping pong. Il piazzale a contorno dei campi è curato con alberi, cespugli e aiuole con
fiori. Sono inoltre presenti un locale bar/snack e i servizi igienici. In un lato è presente un piccolo e singolare ricovero antiaereo,
costruito fuori terra, in cemento armato, e puo ospitare al massimo due persone. Esso fu fatto realizzare dai precedenti
proprietari del terreno, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. L’oratorio
comprende diversi altri locali coperti, dislocati nei diversi piani dei vari corpi
di fabbrica che si ergono attorno ad un ampio cortile carrabile, con accesso
diretto da piazza B. Tafuri.
L'acquisione degli immobili e la costruzione dell’oratorio parrocchiale furono resi possibili grazie all'operato del parroco don Francesco Bianco, al
sostegno economico dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento in Piscinola e
alle donazioni dei fedeli.
Sempre riguardo agli spazi dell'oratorio, nel lato sinistro dell’ingresso principale della
chiesa, si accede ai locali che un tempo furono sede dell’Associazione
Cattolica”, gli ambienti ricavati durante gli interventi degli anni '60, sono composti da due sale sovrastanti e comunicanti tra loro, attraverso una scala
di ferro. Il locale inferiore presenta un’apertura che si apre direttamente sulla
piazza B. Tafuri.
L’archivio storico parrocchiale ante tridentino
- n.25 registri dei Battesimi;
- n.25 registri dei Matrimoni;
- n.14 registri dei Defunti.
In questi documenti sono
registrati, oltre ai battesimi, ai matrimoni e ai funerali, anche delle importanti
disposizioni arcivescovili, insieme ad altre notizie secondarie. Si leggono, ad
esempio, i pagamenti delle pigioni, le spese di manutenzione e di consumo, le
elemosine fatte per la chiesa e per il Casale di Piscinola. Sono in essi
contenute, poi, le descrizioni minuziose degli avvenimenti più importanti della
comunità, come le epidemie, le eruzioni del Vesuvio, i terremoti, ma anche
notizie di feste collettive e familiari, come i matrimoni e i battesimi.
In questi “registri” sono
ricorrenti i nomi delle famiglie residenti, tra cui quelle considerate
originarie del luogo, come: De Lisa, Danese, Sarnataro, Sica, Cuozzo, Fioretto,
Palladino De Dominico... e a partire dal 1650: Della Corte, Bonaguro, Mele,
Maiorano, Bocchetto, Giordano e Marono.
Purtroppo, il libro più antico,
risalente al XVI secolo (1524-1613), considerato un unicum nel suo genere, perché redatto già da alcuni
anni prima delle disposizioni obbligatorie dettate dal Concilio di Trento, è stato
disperso alcuni anni fa.
Lasciti e donazioni fatti alla chiesa del SS. Salvatore
Il celebre pittore napoletano, Francesco De Mura, dispose nel suo testamento, redatto nel 1780 presso il notaio Valenzia (il notaio aveva la sede nel casale di Piscinola), un aiuto concreto per la riattazione della chiesa del Salvatore, intimando il suo erede, il Pio Monte della Misericordia, a provvedere secondo le necessità dell'edificio sacro, attraverso il suo regio sovrintendente: “Dippiù io suddetto D. Francesco, codicillando, voglio, ordino e comando che, occorrendo al detto avvocato Sig.r D. Gio: Battista Gallotti, mio carissimo Amico e Compadre, soccorso per provederealli bisogni della parocchiale chiesa del Casale di Piscinola, debba il detto Sacro Monte mio Erede somministrarcelo, secondo ne farà Le Istanze e richieste il detto Avvocato Sig.r D. Gio: Battista Gallotti, per lo quale soccorsomi le rimetto alla coscienza del medesimo…”.
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| Processione conclusiva della Santa Missione con il Crocefisso, organizzata dal gesuita padre Juè, anni '50 |
Il barone G.B. Gallotti, soprintendente della Chiesa del SS. Salvatore
Nella chiesa del Salvatore sono
stati celebrati nei secoli scorsi diversi eventi sontuosi e solenni legati alla
vita privata delle famiglie nobili che avevano nei secoli passati la loro
residenza a Piscinola, come i matrimoni e i battesimi tenuti dai membri delle casate, tra i quali: i de Luna di Aragona, i Liguori e i conti di
Trivento e altri. Tra questi ricordiamo le fastose nozze del cavaliere Ercole de Liguori (figlio di Antonio), con Donna Maria Gusmana Sambiase, dei principi di Campana, avvenuto il 27 maggio 1668. Ercole Liguori era un trisavolo di Sant'Alfonso M. de Liguori, infatti era nato nel 1630.
Alcuni matrimoni furono così imponenti e partecipati dalla comunità, tanto che nei diari dei matrimoni della Chiesa vennero registrati dal parroco sottolineando la partecipazione "dell'intera Università"..., come avvenne il 6 agosto del 1578, festa del Salvatore, quando furono celebrate le nozze di Pietro Angelo di Palma e di Pordemia di Domenico. Lo stesso capitò il 24 gennaio del 1580, al matrimonio di Mimico (Domenico) de Lisa e Rosa Danese, quando i testimoni furono don Giovanni Luigi de Luna e il sig. Giulio Mandano.
Per quanto concerne i battesimi dei discendenti delle famiglie nobili dimoranti a Piscinola, ricordiamo quello di Giovanni Francesco, figlio di Don Marco d'Afflitto, conte di Trivento e di donna Beatrice Carafa, celebrato nella chiesa di Piscinola, il 17 settembre del 1574.
Un'altra notizia interessante (che risulta riportata, assieme alle altre citate in questo paragrafo degli eventi solenni, nel libro: "Viaggio nella mia terra" di F. B. Sica, tratte dal registro purtroppo disperso, del 1524), è la dichiarazione resa al parroco di Piscinola, il giorno 27 agosto 1611, con la quale don Cesare Carmignano dichiara di sapere che Michele Sarnetaro è figlio di Sabbatino e di Aurelia Rossella di Piscinola. Tale notizia viene confermata anche dal nobile don Antonio de Luna, figlio di Geronimo. La cosa interessante è quella che don Cesare Carmignano dovrebbe essere il capostipite della nobile famiglia dei Carmignano, divenuto celebre nella storia di Napoli per essere stato il costruttore dell'Acquedotto napoletano del XVII secolo (detto appunto "Acquedotto del Carmignano"), che progettò e realizzò a proprie spese e poi donò alla città di Napoli. La sua presenza a Piscinola diventerà un futuro campo di ricerca...
Le leggende…
Fino agli anni Sessanta, quando
fu avanzato il corpo della facciata della chiesa, alla base del campanile che era
conformata con una alta volta a sesto intero, era conservata una grossa pietra di marmo
bianco, che ha alimentato diverse leggende e cunti tra gli abitanti di
Piscinola. Molti anziani riferiscono che essa sia stata un avanzo di un grosso
capitello, forse di epoca romana o di un altare paleocristiano, mentre altri
asseriscono che sia stata solo una grossa pietra scalfita e logorata dal tempo,
senza particolari forme.
Tra le leggende più raccontate legate a questo misterioso reperto, c’è quella detta del
“cippo sotto al campanaro, ovvero una grossa e antica pietra che conteneva un
prezioso tesoro (di monete di “Merenghi“ d’oro) che fu rubato dai ladri insieme
a una pisside d’oro. Questa pietra risulterebbe stata inglobata nel corpo di
fabbrica, durante gli interventi alla facciata degli anni ’60. L'intero racconto è contenuto in un post che abbiamo pubblicato diversi anni fa.
"La leggenda del cippo sotto al campanaro"
Il furto della statua d’argento del Salvatore… una leggenda o storia vera?
Si racconta che molto tempo fa,
nella chiesa di Piscinola esisteva una statua d’argento del SS. Salvatore. Una
notte vennero i ladri e la portarono via su un carro, trainato da cavalli molto
veloci. A metà strada, però, i cavalli si fermarono e non volevano più
proseguire la corsa, forse per il peso del carico aumentato miracolosamente a
dismisura…. Uno dei ladri, dopo varie insistenze, non riuscendo a riprendere la
corsa, si rivolse verso la statua ed esclamò: “Ma sì Santo ‘o sì diavule…?”
(Sei un Santo oppure sei un demonio?),
al ché i cavalli subito ripresero velocemente la fuga, raggiungendo la meta
prefissata dai ladri. Si dice che poco tempo dopo il bandito blasfemo morì
dannato, dopo aver molto patito…!
Questo racconto, pervenuto
attraverso i racconti degli anziani (che appresero a loro volta dai loro avi), ha
il sapore di leggenda; tuttavia, potrebbe essere un fatto realmente accaduto,
perché come si è detto tra i beni posseduti dalla chiesa, catalogati nella “Santa
Visita” del cardinale Pignatelli, sono annoverate due “statue dorate” del SS.
Salvatore. Inoltre, c'è da considerare che la maggior parte delle parrocchie che si trovano confinanti
con Piscinola conservano, ancora oggi, nelle rispettive chiese, una statua d’argento del loro
santo protettore, come Miano, Secondigliano e Chiaiano ed è quindi lecito
pensare che anche Piscinola conservasse nei secoli passati una statua d’argento
del Suo Protettore, poi scomparsa in circostanze ignote oppure sottratta dai
ladri. È anche lecito pensare che essa possa essere stata requisita durante il
Decennio Francese, oppure durante la Restaurazione Borbonica, come avvenne in
altre realtà cittadine. Purtroppo, mancano testimonianze certe a tal riguardo.
La leggenda del furto della statua d'argento del Salvatore
Conclusioni e ringraziamenti
Si ringraziano tutte le persone che hanno contribuito negli anni a fornire foto, aneddoti e informazioni sulla chiesa. Si ringrazia lo storico dott. Franco B. Sica, autore del saggio "Viaggio nella mia terra", dal quale abbiamo tratto, come riportato, diverse notizie. Si ringraziano, infine, il sig. Antonio Manna e il parroco della chiesa del SS. Salvatore, don Angelo Guarino, per la disponibilità e l'aiuto da essi fornito.
Salvatore Fioretto





