sabato 11 maggio 2024

Quella Santa Visita a Marianella , dell'anno 1542.... condotta dall'arciv. Francesco Carafa

Come già pubblicato per la chiesa del SS. Salvatore in Piscinola, riportiamo anche per la chiesa di San Giovanni Battista di Marianella il rapporto redatto dai Signori Commissari, durante la Santa Visita arcivescovile condotta dall'Arciv. di Napoli, Francesco Carafa, nell'anno 1542.
Da notare che la chiesa all'epoca era una "Cappellania", ovvero retta da un governo di Maestri laici (Maestria), che nominava il cappellano, officiante le funzioni sacre e i sacramenti.
Particolarmente interessante è la descrizione riservata ad una cappella esistente all'interno della stessa chiesa di Marianella, dedicata a Maria SS. Annunziata, retta anch'essa con lo status di "cappellania", ma autonoma rispetto alla chiesa principale di Marianella e, anche per essa, con la presenza di un cappellano, nominato però dalla famiglia Iodice, sulla cui cappella esercitava il patronato.

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     Marianella

Chiesa di San Giovanni Battista.


Nello stesso giorno.


I suddetti signori commissari giunsero nella parrocchia sotto l'invocazione di San Giovanni Battista costruita nel Villaggio chiamato Marianella. Trovandosi all'interno di detta chiesa, con l'intenzione di visitarla, e fatta un'accurata indagine, si è scoperto che detta chiesa è retta da quattro maestri laici nominati per ora dall'Università di detta città (Marianella) ed i quali nominano e assegnano il mandato a un cappellano rimovibile,  per la celebrazione, per la detta chiesa, delle messe e l'amministrazione dei sacramenti ecclesiastici, e al quale cappellano pagano ducati dodici ogni anno. Per ora il venerabile cappellano è don Giacomo Sarnataro di detta città (Marianella); e che i sacerdoti Edbomandari della Chiesa maggiore di Napoli (riferito forse alla Cattedrale di Napoli oppure alla chiesa di San Giovanni Maggiore n.d.r.) solevano (venire) nei tempi presenti, nel giorno della festa di S. Giovanni Battista, per celebrare la messa cantata e i Vestri nella detta chiesa, come membri della Congregazione. Ma sono passati quattro anni da quando sono venuti a festeggiare l’ultima volta.
I suddetti signori Commissari si sono recati nel luogo dove è custodito il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e alla fonte battesimale; la quale essendo stata ben vista e rivista, deliberarono che nella detta fontana si mettesse una tazza o un coperchio. 

Il resto era stato improvvisato (...)

Nella detta chiesa furono accertati e censiti i detti beni: due calici, con le coppe e le patene d'argento e con i piedi di rame; una pianeta di seta nera; un'altra di seta rossa; un’altra di velluto leoninato; tre camici e ammitti, due stole e due manipoli; un messale di stampa; ventisei teli di lino per l'altare.

Il suddetto don Giacomo fu esaminato sulla sua idoneità e fu approvato per la celebrazione e l'amministrazione dei sacramenti ecclesiastici, oltre che per l'ascolto delle confessioni.

 

Cappella di Santa Maria Annunziata.

E similmente in detta chiesa è presente un certo altare sotto l'invocazione di Santa Maria Annunziata, il quale è di diritto di patronato della casa di Iodice di detta Villa (Marianella), nella quale è istituita una cappellania perpetua, retta dal sacerdote Guadagno, che inizialmente non era presente alla detta visita; pertanto non era stato possibile ottenere informazioni sulla qualità dei materiali annessi a corredo del suddetto altare.
Ed ecco che apparve il suddetto venerabile don Domenico Guadagno, cappellano della cappella sotto l'invocazione di S. Maria Annunziata, costruita all'interno del suddetta chiesa, che esibisce le lettere di provvedimento per sé stesso da parte del b. m. (beato monsignor (?)) Donato, vescovo di Ischia e vicario Napoletano, dal quale si evince che la nomina era provvisoria perchè la detta cappella era allora vacante, per la morte di don Sabatino de Iodice, con presentazione di Paolo de Iodice, Sebastiano e Andrea de lodice,
Valentino de Iodice, Morgana de Iodice e Medea de lodice, patroni di detta cappella, che trovandosi in potere di presentare il cappellano o i cappellani ogni volta che ne ricorresse l'occasione di chiamata. Lo confermano le stesse lettere firmate di mano del notaio Giovanni Antonio de Angrisani, sotto il sigillo di detta Corte, sotto l'atto di nomina datato ultimo giorno del mese di settembre,  VI Indizione, anno 1532. Lo stesso sacerdote ha detto che è tenuto a celebrare due messe ogni settimana. E ha anche detto che aveva un pigione annuo di trentadue carlini, che Susanna de Sardis, moglie di Ferdinando Brancaccio, pagava per una certa casa sita nel medesimo paese, presso la strada di detto paese, prossima alle strade pubbliche e limitrofe e ad altri confini.

 

Riportiamo il testo originale scritto in latino.


MARIANELLA

 ECCLESIA SANCTI IO. BAPTISTE

 Eodem die.


Prefati dd. commissarii accesserunt ad parrocchialem sub invocatione Sancti Io. Baptiste, constructam intus dictam villam Marianelle. Ex existentes intus dictam ecclesiam, animo illam visitandi, et facta diligent inquisitione, repertum fuit quod ditta ecclesia regitur per quatuor magistros laycos protempore deputatos per universitatem dicte ville et quo deputant capellanum amovibilem ad eorum nutum in dicta ecclesia pro  celebratione missarum  et administratione ecclesiasticorum sacramentorum, cui cappellano solvunt ducatos duodecim anno colibet. Et ad present est deputatus cappelanus venerabilis d. Iacobus Sarnitanus de ditta villa; et quod ebdomadarii mayoris ecclesie Neapolitane (venire) solebant temporibus presentibus, in die festivitatis sancti lo. Baptiste, ad celebrandum mjssam cantatam et vesperas in dicta ecclesia, tamquam membrum eorum congregationis. Et sunt quatuor anni elapsi quod non venerunt ad celebrandum, ut solebant.

Prefati dd. commissarii accesserunt ad locum in quo reconditur sacratissimum sacramentum Eucharistie et ad fontem baptismalem; quibus bene visis et revisis, decreverunt quod accomodetur cuppa seu coperimentum dicte fontis. Cetera repenta fuerunt. (…).

In dicta ecclesia repenta fuerunt subscripta bona: dui calici con le coppe et patene de argento et li pedi de rame; una pianeta de saya negra; un altra de saya rossa; un altra de velluto lionato; tre cammisi et ammicti; doe stole et dui manipoli; uno messale de stampa; vintisei tovaglie de tela de altare.

Supradictus d. Iacobus fuit examinatus super eius idoneitate  et approbatus quoad celebrationem misse et administrationem e ecclesiasticorum sacramentorum, preterquam confessiones audire.

 

 

Capella Sancte Marie Annunciate.

 

Et similiter in dicta ecclesia est quoddam altare sub invocatione Sancte Marie Annunciate, quod est de iure patronatus de domo de Iudice de dicta villa, in quo est perpetua capellania, quam poxidet (per) presbyter Guadagno, qui aliter non comparuit in dicta visitation; propterea non potuit haberi notitia de qualitate et introytibus dicti altaris.

Et deinde comparuit prefatus venerabilis d. Dominicus Guadagno, capellallanus capelle sub  invocatione Sancte Marie Annuntiate, construtte intus dicte ecclesiam, qui productis literas provisionis sibi fatte per b. m. Donatum, episcopum Hysclanum et vicarium Neapolitanum, per quem provisum fuit de dicta capella vacante tunc per obitum d. Sabatini de Iudice, ad presentationes Pauli de Iudice, Sebastiani et Andree de Iudice, Valentini de Iudice, Morgane de Iudice, Medee de Iudice, patronorum dicte capelle et existentium in poxessione  presentandi capellanum et capellanos totiens quotiens casus vocationis occurrerit. Constat per easdem literas subscriptas manu notarii Jo. Antonii de Angrisanis, sigillo dicte curie impendente munitas, sub die ultimo mensis septembris VI indictionis, 1532.

Et dixit quod tenetur ad celebrandum missas duas (cum dimidio) qualibet ebdomada.

Et dixit habere annuum redditum carlenorum triginta duorum, quem solvit Susanna de Sardis, uxor condam Ferdinandi Brancatii, ratione cuiusdam casalene site in eadem villa, iuxta plateam dicte ville, iuxta viam puplicam et vicinalem et alios confines.

 

L'importanza data nel documento, alla presenza della cappella dedicata all'Annunziata, riservandone un paragrafo dedicato, aprirebbe, a nostro avviso, a un nuovo capitolo di ricerca sulla storia locale, infatti non è assurdo ipotizzare che il toponimo di "Marianella", che come è noto potrebbe essere derivato dalla particolare devozione mariana mostrata dagli antichi abitanti del luogo, potrebbe avere avuto origine o rafforzamento proprio dall'esistenza di questa primitiva cappella, e per essere stata forse il primitivo nucleo del culto cristiano nel luogo. Poi, con il trascorrere dei secoli, sarebbe stata quindi edificata, in aderenza, l'attuale chiesa grande dedicata al Battista, inglobando tra le sue mura questa struttura; tuttavia la primitiva cappella, seppur ammodernata e inglobata, avrebbe conservato, in qualche modo, una certa autonomia di gestione, sotto il patronato della famiglia Iodice.
Il tempo permetterà di fare altre scoperte...
 
Salvatore Fioretto

 

Il testo della relazione di Santa Visita è stato tratto dal libro "Il Liber Visitationis", di Francesco Carafa nella Diocesi di Napoli, 1542-1543", pubblicato a cura di mons. Antonio Illibato, nell'anno 1983 (Roma, Ediz. Storia e Letteratura), già direttore responsabile dell'Archivio Diocesano di Napoli, recentemente scomparso.



mercoledì 8 maggio 2024

Dolci occhi di ragazze...! di Domenico de Luca

Domenico de Luca, insigne scrittore di Chiaiano, studioso e ricercatore della storia degli Osci Campani, ha scritto anche diversi componimenti poetici, come l'Ode intitolata "I ragazzi del Turriciello", nel quale, con eleganza di stile, ha immortalato scorci di vita dei tempi passati. Così pure ricordiamo tra gli altri componimenti scritti, quello che s'intitola "Dolci occhi di ragazze", nel quale il poeta, oltre a descrivere un territorio, quello di Mugnano e delle zone circostanti  ad esso (Chiaiano, Marano, Scampia, Piscinola, Calvizzano, Villaricca...), pregno di storia millenaria, ricorda gli abitanti, i ragazzi e, soprattutto, le dolci e belle ragazze di un'epoca ormai scomparsa...
La "Munianum" citata, è l'antico toponimo di Mugnano di Napoli, "Cannito" è una località stituata a confine tra Mugnano e Piscinola antica, "Torricelli" e "Paparelle" sono delle località corrispondenti alle omonime masserie o tenimenti agricoli siti a Mugnano, mentre "Scampagnìa", un tempo piana agricola di Piscinola,
è l'odierna Scampia.

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La libertà



[…] C’è chi ricorda quei lunghi tortuosi
cunicoli di terra, quella volta
che dirupò un muro riarso di spine
nella viarella vivaio di canapa,
e uscito subito un teschio osco di guardia
insigne come preistorica roccia

contro l’opinione del pur celebre
Lombroso che non amava il Sud d’Italia,
dove i racconti dei seri ragazzi
apparivano foschi e per timore,
sotto il cielo di tutti tra gli alberi


per i frammenti di creta cruda e grigia,
apparsi intorno ai relitti di vita.
Ricordano pianure in fiamme, a notte,
per puro gioco dei grandi a disfare
memorie arcane, legittime e mute,
acuto fischio del treno campano
lunghissimo e forte, che portava
negli occhi dei ragazzi e sulle case
leggende e viaggi lontani: stavano

con mani  e gli occhi fissi per sentire
a frotte, e fermi, alle siepi di fiori
come spauriti angeli della terra.
La strada della libertà dischiusa
più dei cieli illimitati e profondi
lungo quel fischio penetrante e teso
che ognuno stringe come viatico.

In mezzo ai loro poderi i ragazzi
del Turriciello fuori dai palazzi,
amano la libertà, nella vita,
difficile arte e rara. I fischi acuti


della Piedimonte anch’essa scomparsa,
i loro sensi raffina la mente
di più dell’ansia d’essere ragazzi
di vani inganni di nuvole grigie.
Tanti di loro, ragazzi cresciuti
per forza della piccola celeste
patria di terra, un isola, bell’isola,
ma or stanno per il mondo sempre soli
col loro segno rurale nel cuore:
patria di terra e di sangue e di pietra.
piccola patria, nei loro occhi torna,
pura terra solitaria  a sentirla
nella leggenda di viaggi e di voli.  […]

 

"Dolci occhi di ragazze"
[...] Al Crocevia, a Cannito, oggi assolato,
allora pieno di lota e polvere,
distrussero romane tombe, larghe,
a camera: a Scampagnìa, nelle terre
del nonno osco di due metri, i tuoi fiori,
di storia uccisi come rossa rosa
che si spetala, uno per uno, a forza,
senza lasciare un seme vivo e forte.
Così tu, Munianum, non hai dato più semi
di terra di canapa, lino e grano.
Oggi Munianum anche tu sei scomparsa
di muri antichi, per un pugno di soldi,
e pietre, quando, se non ne cadeva
una, non si metteva l'altra, a taglio.
Perciò le tue ragazze non corrono
più per campi di grano, canapa e lino
e archi di tela, e per sogni e libertà,

ma anche per bar e profumi e porti e piazze.
Non sanno oggi la storia degli Osci
alle Paparelle, letto di tombe,
immenso, né quelle al Turriciello
né quelle a Senzafegato ai Quarto,
né la Baseleca dei Castagneto,
oltre il Bosco, scomparse sotto case.
La terra intera del popolo è chiusa
tra Chiaiano, Villaricca, Melito,
tra Napoli e Marano, Calvizzano
e Giugliano, in cui bravi quei Cirino
a tessere canapa in casa, soli,
e Giugliano a nord, distratta al sole.
 
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Quando la Santa Maria Accubito
non aveva ancora solcato le falde 
delle pendici sacre alle ciliege
dei Camaldoli e quindi, non ne aveva
la terra dei Caracciolo spezzata,
né il predium Scondito, né la cupa
dei Cani, antichi tratturi locali,
che la legavano a Napoli, a Capua,
ad Atella urbs Oscorsum con la via Antica 
di Chiaiano, tratturo millenario,
con le Cupe Cannito per Melito,
noi non eravamo ancora nati in città.
Su queste sono state rinvenute,
sempre, saccheggiate, tombe romane,
osche e umane, a centinaia, ora distrutte.
Tra rare  grandi masserie che già
nel Catasto Ottocento, si perdono.
Ragazzi del Turriciello più svegli
delle api, si svegliavano col fischio

della Piedimonte, pregni di terra
negli occhi, fino ai piedi la camicia
lunga dei padri, fino ai piedi, come
un saio francescano che gli serviva.
Ma laggiù i dolci occhi delle ragazze,
di domenica, lente si svegliavano
nei Luoghi, nelle masserie, nei bassi,
scappavano a san Biagio, in frotte, svelte,
per ritrovarsi, contro, altri occhi dolci,
che oggi, pur essendo più vivaci e vispe
li ignorano voluttuosi nel tempo.
Mugnano non ha più la sua memoria
e identità, perciò il senso di vuoto
di tutti e dei giovani del paese.


Domenico de Luca