"Finalmente
raggiungemmo la pianura di Capua … Nel pomeriggio ci si aprì innanzi una
bella campagna tutta in piano…. I pioppi sono piantati in fila nei campi, e sui
rami bene sviluppati si arrampicano le viti…. Le viti sono d’un vigore e
d’un’altezza straordinaria, i pampini ondeggiano come una rete fra pioppo e
pioppo.”
J. W. Goethe |
Con questo
autorevole commento del celebre scrittore e poeta tedesco, dedicato alla nostra Campania Felix, introduciamo l’argomento di
questo post, che è dedicato a due essenze botaniche illustri, possiamo dire
autoctone del territorio, in quanto già esistenti ai tempi degli Etruschi e poi, degli Osci, dei Greci,
dei Romani, dei Goti, dei Bizantini, dei Longobardi e, via dicendo, fino al
secolo scorso: parliamo del Pioppo e del Salice Rosso, appartenenti alla famiglia delle Salicaceae.
Il termine botanico del Pioppo è Populus, che vorrebbe significare, secondo alcuni: “Popolo dei fiumi”, e deriverebbe dal fatto che esso predilige i luoghi umidi e trova il suo habitat naturale lungo i corsi dei fiumi, dove nasce spontaneo o viene intensamente coltivato, come in Pianura Padana.
Per un’essenza antica, ovviamente, non
potevano mancare delle leggende mitologiche ad essa legate.
Il termine botanico del Pioppo è Populus, che vorrebbe significare, secondo alcuni: “Popolo dei fiumi”, e deriverebbe dal fatto che esso predilige i luoghi umidi e trova il suo habitat naturale lungo i corsi dei fiumi, dove nasce spontaneo o viene intensamente coltivato, come in Pianura Padana.
Veduta di Napoli dalle colline, di Kiep, amico di viaggio di Goethe, 1787 |
Per il Pioppo Nero: Fetonte, figlio del
Sole e dell'oceanina Climene, chiese al padre di poter utilizzare il carro
solare. Purtroppo avendone perso il controllo, tanto da rischiare la
distruzione della Terra, il padre celeste fu costretto a colpirlo, facendolo
precipitare nel fiume Eridiano. Le sorelle, le Eliadi, disperate furono
trasformate in funerei Pioppi Neri, da cui colano lacrime che si induriscono al
sole, l'ambra. Per tal motivo, il Pioppo Nero fu sempre considerato un albero
funerario, sacro alla Madre Terra.
In epoca storica "Gaia" era
ancora consultata a Egira, in Acaia, toponimo che significava “il luogo dei
neri pioppi“. Qui le sacerdotesse bevevano sangue di toro, veleno letale per
tutti gli altri mortali. Ulisse nei corso del suo viaggio nell'Aldilà si
imbatte nei Pioppi Neri del bosco di Persefone, insieme con i salici, ad
indicare la soglia che divide i vivi dai morti.
Veduta dall'alto di Piscinola, con diversi appezzamenti coltivati a vigneti e pioppi, anno 1943 ca. |
Il Pioppo Bianco, invece, è ricordato nel mondo ellenistico con il termine di Leuke. Leuke, era una meravigliosa ninfa, per sfuggire ad Ade, perdutamente innamorato di lei, tanto che la voleva per sé, si trasformò in un Pioppo bianco, che il "Signore dell’Oltretomba" portò nel suo mondo e pose accanto alla magica fonte Mnemosine, ovvero la Fonte della Memoria, la cui acqua poteva far accedere i degni defunti all’immortalità (gli eroi).
Filari di viti maritate a Pioppi, in una campagna di Piscinola, 1991 |
Originario dell’emisfero
occidentale, il genere “Populus”
comprende un discreto numero di sottospecie, tutte relativamente
frequenti nei boschi di pianura, ma anche in quota; tra queste: Pioppo Nero (Populus nigra), Pioppo Bianco (Populus
alba), Pioppo Trémolo (Populus
tremula), Pioppo Gatterino (Populus
canescens); per alcune di queste, oltre a raggiungere importanti altezze della
chioma (fino a 20 metri), possono vegetare fino e oltre i 200 anni.
Nel nostro territorio hanno trovato vita fertile due specie molto longeve: il Pioppo Gatterino, utilizzato per produrre steli e pali di sostegno e il Pioppo Nero, usato per produrre i legacci per fissare i tralci delle Viti; quest’ultimo si è evoluto nei secoli in una varietà tutta locale, che verrebbe identificato con il termine di Pioppo Campano.
Nel nostro territorio hanno trovato vita fertile due specie molto longeve: il Pioppo Gatterino, utilizzato per produrre steli e pali di sostegno e il Pioppo Nero, usato per produrre i legacci per fissare i tralci delle Viti; quest’ultimo si è evoluto nei secoli in una varietà tutta locale, che verrebbe identificato con il termine di Pioppo Campano.
Pioppo secolare (Gatterino) in una campagna di Piscinola, foto anno 1987 |
La tecnica agricola
di sostegno della Vite al Pioppo risale al periodo etrusco e viene detta "Vite Maritata al Pioppo". La disposizione dei pioppi in
fila, chiamata in gergo tecnico “Piantata”, era realizzata impiantando
alberi di Pioppo in maniera alternata a dei sostegni a palo provenienti dalla
potatura delle sue chiome (Spalatrune);
questi ultimi venivano sostituiti ogni paio d'anni. Le viti venivano piantate a gruppo di 5-6
per postazione e portate alte, raggiungendo altezze considerevoli, fino e oltre 10 metri...
I tralci delle viti, tesi tra due Pioppi contigui, erano disposti “a filare”, ossia a pettine oppure, come nell’aversano, "a ventaglio" (Uva Asprinio). Questa disposizione (ne abbiamo parlato più diffusamente nel post dedicato al Piedirosso), favoriva la coltivazione intensiva del fondo, sia con impianto di alberi da frutta (pesco, albicocco e pruno) e sia con la semina di cereali ed ortaggi ad uso domestico, dato che la distanza di due filari adiacenti era di almeno 10 metri.
I tralci delle viti, tesi tra due Pioppi contigui, erano disposti “a filare”, ossia a pettine oppure, come nell’aversano, "a ventaglio" (Uva Asprinio). Questa disposizione (ne abbiamo parlato più diffusamente nel post dedicato al Piedirosso), favoriva la coltivazione intensiva del fondo, sia con impianto di alberi da frutta (pesco, albicocco e pruno) e sia con la semina di cereali ed ortaggi ad uso domestico, dato che la distanza di due filari adiacenti era di almeno 10 metri.
Pioppo secolare (Nero) in una campagna di Piscinola, foto anno 1987 |
I Pioppi, trascorsa una
decade dall’impianto, iniziavano a produrre gli steli comunemente utilizzati
dagli antichi contadini come sostegni ai tralci di Vite oppure, come pali da
recinzione o semplicemente come legna da ardere. I rami più piccoli
(furcine) erano utilizzati
sostenere il bucato messo ad asciugare su corde, nel bel mezzo delle aie dei cortili e delle masserie. Il taglio dei rami veniva
fatto con una specie di macete, che si chiamava “curtellaccio”.
Praticamente per il Pioppo succedeva un po’ come il maiale, non si buttava via niente...
Praticamente per il Pioppo succedeva un po’ come il maiale, non si buttava via niente...
Particolare legatura della Vite al Pioppo con giunco di Salice (foto repertorio) |
Gli assi piccoli diventavano manici di attrezzi agricoli, piccoli e grandi. Per rendere il legno più forte e resistente agli insetti e alla umidità, si eseguiva un trattamento particolare, ma molto semplice. Dopo la potatura, nella fase di Luna crescente (int’‘a criscenza), si scorzavano per bene i tronchi e si lasciavano asciugare al sole. Diventavano durissimi, più leggeri e durevoli per parecchi anni.
Funghi di Pioppo (foto di repertorio) |
Salice Rosso innestato sulla chioma di un Pioppo. Piscinola, anno 2009 |
Una nota merita anche il Salice rosso (Salix Purpurea), utilizzato per la produzione di legacci, per il fissaggio dei tralci delle viti ai tutori. Spesso i Salici erano innestati sulla sommità dei Pioppi, con due vantaggi: la produzione annua di legacci e il contenimento dello sviluppo del tronco e delle radici del Pioppo e, quindi, la minore interferenza alle viti impiantate alla base del tronco.
Era bello osservare il paesaggio del territorio in inverno, sovente dai finestrini del treno della Piedimonte, durante i suoi viaggi..., si era particolarmente colpiti dalla presenza dei Salici Rossi che, con il loro bel coloro giallo oro, si distinguevano, a macchia di leopardo, nel paesaggio brullo, sterminato, tra Pioppi e Viti, disseminato qua e là di piccole masserie...
Campagna nella provincia di Napoli con pioppi secolari, foto sulla copertina dell'LP del complesso "Napoli Centrale" |
Il Pioppo è intimamente legato alle sorti di questa terra, nel bene e nel male, come lo consideravano gli antichi: l'impersonificazione della Madre Terra e lo spartiacque tra il bene e il male, il passaggio tra il passato ed il futuro, per donare la conoscenza attraverso il passaggio generazionale... !
Salvatore Fioretto
Le foto inserite in questo post sono in parte personali dell'autore, mentre altre sono state tratte da alcuni siti Internet e liberamente pubblicate in questo blog, senza scopo di lucro, ma solo per la libera diffusione della cultura. E' vietata la riproduzione e la pubblicazione, senza le necessarie autorizzazioni.
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è sempre un piacere leggerti, a tratti sei poetico
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaComplimenti e grazie per l’ottimo articolo. Il migliore che ho trovato in rete sia per poetica, sia per la conoscenza agraria e botanica dell’argomento. Mi ha fatto ritornare al periodo della mia infanzia (anni 80’) e la mia terra ora un po’ lontana (vivo nelle Marche). Ricordo sempre la bellezza e la verticalità delle alberate ancora frequenti in quegli anni che insieme alle lunghe file di noci sugli “stradoni” differenziavano il paesaggio un po’ monotono della pianura e divenivano riferimenti e “stelle polari” per il ritorno se ci allontanavamo troppo nelle nostre scorribande tra i campi. Ricordo anche il particolare odore delle gemme del pioppo quando si schiudevano a marzo e le essudazioni appiccicose della linfa ma soprattutto le vertigini e la paura quando ci toccava dover raggiungere le “scafonge” più alte ( da noi si chiamano “carafocciole”) per raccogliere i funghi oppure per ripulire le capitozzature dei pioppi, delle vere e proprie sfide con se stessi, tuttavia tra il rischio probabile di cadere e la certezza di una scarica di calci nel sedere in caso di disobbedienza (...ah, i padri di una volta)si preferiva la prima opzione.Io personalmente anziché usare lo scalillo preferivo raggiungere le cime attraverso il tronco e le liane della vite . Oggi il paesaggio agrario dell’agro aversano e molto cambiato, pioppi e noci ombriferi sono rari, gli stradoni più aridi e polverosi e troppo spesso disseminati di discariche. I contadini per viltà o disinteresse non hanno saputo difendere il loro tesoro e ciò è imperdonabile. Grazie di nuovo.
RispondiEliminaGrazie caro lettore, seguici ancora. p.s. Le foto che hai notato nel post sono i miei pioppi, direttamente curati e sistemati da me nell'età della giovinezza, oggi dolce ricordo.
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