Premessa: L'idea di utilizzare un "inviato immaginario" per sondare determinati periodi storici, eventi remoti, ma anche ambienti piccolissimi, come le arterie o gli organi del corpo umano e farli narrare come un resoconto di un viaggio compiuto, non è nuova e riserva un fascino non indifferente, anche per l'effetto suggestivo che compie sulla nostra immaginazione. Questa tecnica l'abbiamo vista spesso utilizzare anche in televisione, nei documentari scientifici e ultimamente anche dal "duo
Angela", Pietro e Alberto, nelle loro trasmissioni di "Quark", dove l'utilizzano assieme alla moderna tecnologia digitale. Angoli di
città, scene di vita ambientate in case romane, panorami preistorici,
eruzioni del Vesuvio, ma anche parte di organi interni del corpo umano,
tutto viene utilizzato come modello divulgativo, scientifico o storico.
Dopo il rinvenimento di alcuni annali d'epoca, che descrivono, con minuzia certosina, lo stato di strade e di piazze dei quartieri di Napoli e dei suoi Villaggi (in particolare l'Annario Detken di "Detken&Rocholl", degli anni 1913-1914), abbiamo deciso di applicare questa tecnica anche al nostro settore di ricerca, ossia nella narrazione della storia locale, ovviamente lo faremo solo attraverso la forma narrativa.
Dopo il rinvenimento di alcuni annali d'epoca, che descrivono, con minuzia certosina, lo stato di strade e di piazze dei quartieri di Napoli e dei suoi Villaggi (in particolare l'Annario Detken di "Detken&Rocholl", degli anni 1913-1914), abbiamo deciso di applicare questa tecnica anche al nostro settore di ricerca, ossia nella narrazione della storia locale, ovviamente lo faremo solo attraverso la forma narrativa.
Ci siamo chiesti: "Perché dunque non mandare un "inviato", dentro una speciale navicella del tempo, che ritorni indietro nei decenni passati, fino all'anno 1913, e ripercorra le strade dei tre quartieri, per i quali più è concentrato l'interesse di Piscinolablog? Ed ecco fatto!
Il nostro "inviato" ha anche un nome, si chiama "Vicus", ed è ben felice di intraprendere questo viaggio esplorativo per noi. Inutile dire che attendiamo con ansia l'esito delle sue osservazioni e scoperte... che, alla ricezione, qui pubblicheremo...
Inizieremo con il "Villaggio di Piscinola", in omaggio alla sede che ci ospita e all'intestazione data al blog di "Piscinolablog".
Prima del racconto c'è da fare una premessa storica, per capire il contesto storico e la situazione che troveremo. Abbiamo scelto l'anno 1913, e precisamente 5 aprile (sabato), non a caso. Primo, perchè l'anno 1913 segna l'inaugurazione della ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife" (30 marzo), possiamo dire l'avvento del progresso anche qui da noi e, secondo, perchè il periodo coincide con la primavera, ovvero, la massima espressione paesaggistica mostrata dal nostro territorio. Sì ricorda il lettore, che all'epoca dei fatti via Antonio Campano, Via Nuova dietro la Vigna e l'edificio della Scuola "Torquato Tasso", non esistevano ancora e l'arrivo del Tram navetta: "Piscinola-Miano" era ancora un miraggio. L'odierna "Piazza G. Bernardino Tafuri" era chiamata "Piazza Municipio". Quella che sarà via Vittorio Veneto, era ancora un cantiere in fase di completamento e Piscinola conservava in gran parte il suo impianto urbanistico, rimasto invariato da diversi secoli.
Durante la narrazione, alcuni nostri commenti saranno ineriti in parentesi preceduti dall'acronimo "ndr". Si precisa che sono state omesse per questione di spazio, le zone esterne del villaggio, ossia: Scampia, Frullone e San Rocco.
Durante la narrazione, alcuni nostri commenti saranno ineriti in parentesi preceduti dall'acronimo "ndr". Si precisa che sono state omesse per questione di spazio, le zone esterne del villaggio, ossia: Scampia, Frullone e San Rocco.
Infine, è palpabile lo stato emotivo della popolazione... fumi di guerra sono all'orizzonte e presto le case di Piscinola saranno svuotate di molti ragazzi e poi di uomini, che partiranno per il fronte di guerra...! Una guerra che porterà tante sofferenze e distruzioni morali e materiali anche qui da noi.
Data: 5 aprile 1913 (Sabato)
Inviato: Vicus
Ora inizio: 10:00
Luogo di Atterraggio: Piazza Municipio a Piscinola
Condizioni climatiche: Temp. 18°C, cielo limpido e sereno, assenza di vento.
Atterraggio avvenuto regolarmente senza problemi.
Mi trovo in una piazzetta contornata da storici edifici. Di fronte a me, al civico "6", c'è una chiesa, che è intitolata al protettore del Villaggio, il Santissimo Salvatore, la cui immagine è raffigurata in un bel affresco colorato, disegnato sulla facciata. L'aspetto antico della chiesa fanno datare la sua edificazione almeno al Seicento. Il campanile, con un grosso arco alla base, si trova alquanto avanzato rispetto al portale d'ingresso del tempio. Alla chiesa si accede attraverso due scalinate e un ballatoio intermedio, delimitato da una cancellata in ghisa. Il tetto è composto da una capriata di legno con tegolato.
Al lato destro, al civico "14", c'è un edificio comunale, a due piani, con fattezze molto semplici, è stato la sede dell'ex Municipio. Ha ospitato, fino a 48 anni fa, il sindaco e il Comune di Piscinola.
Oggi Piscinola non è più Comune autonomo, ma è diventato un Villaggio del quartiere di San Carlo All'Arena. Nelle stanze del palazzo civico hanno sede gli uffici dell'anagrafe, e la scuola comunale (ndr. promiscua). Dietro al Municipio, come un solo corpo di fabbrica, c'è un'altra chiesa, mi dicono che è una Congrega settecentesca dedicata al SS. Sacramento.
Oggi Piscinola non è più Comune autonomo, ma è diventato un Villaggio del quartiere di San Carlo All'Arena. Nelle stanze del palazzo civico hanno sede gli uffici dell'anagrafe, e la scuola comunale (ndr. promiscua). Dietro al Municipio, come un solo corpo di fabbrica, c'è un'altra chiesa, mi dicono che è una Congrega settecentesca dedicata al SS. Sacramento.
Nel lato opposto al Municipio c'è un grosso edificio che ha le sembianze di un palazzo nobiliare del Cinquecento, mi dicono gli abitanti che è soprannominato "Grammatico" (ndr. nome che ricorda la celebre famiglia di giureconsulti, originaria di Aversa...). Al piano terra del palazzo che si affaccia alla piazza ci sono dei negozi. Al civico "10" c'è un Salone (Barbiere), al numero "11" una Beccheria, e al "12" un Caffè (Bar), poi una cantina. Più lontano da me, al civico "1", scorgo l'insegna della farmacia del Dott. Nardi Vincenzo. A fianco, al civico "2", sicuramente è una trattoria. Qui la pavimentazione stradale è tutta realizzata in pietrame di basalto vesuviano, ben squadrato, anche i pochi marciapiedi lo sono. Ci sono un sufficiente numero di fontanine pubbliche, mentre l'illuminazione stradale è stata da poco tempo resa elettrica, pur utilizzando le stesse mensole di ghisa dei vecchi lampioni a gas. Per strada incontro solo carri trainati da asini o da muli e alcuni calessini trainati da cavalli. C'è anche un servizio di vetture pubbliche che collegano il Villaggio al centro di Napoli.
Dirigendomi verso il fronte sinistro del palazzo Grammatico, a lato della sacrestia della chiesa, imbocco la stradina che si chiama "via del Salvatore". Al civico "8" c'è un altro Salone, al "12", la bottega di Cascella Donato (impianti), al civico "40" la proprietà di Santolo Tomo, mentre al civico "45" troviamo la "villa Cocle", (ndr. ipotizziamo un possibile collegamento con il celebre cardinale Cocle, confessore di re Ferdinando I). Sul lato destro della strada insiste un terrapieno, contenuto da un alto muro in tufo che delimita il "giardino delle delizie" del palazzo Grammatico.
Lungo la strada si notano "venelle" (ndr. in uso locale per indicare i vicoli) e case "a corte", edificate in maniera confusa, in un dedalo di viuzze. Incontro anche dei piccoli negozietti di genere alimentari e varie mercerie.
Lungo la strada si notano "venelle" (ndr. in uso locale per indicare i vicoli) e case "a corte", edificate in maniera confusa, in un dedalo di viuzze. Incontro anche dei piccoli negozietti di genere alimentari e varie mercerie.
Ambientazione della Piazza di Piscinola all'anno 1913 (comp. S. Fioretto) |
Alla fine di via Napoli, sul lato sinistro, c'è una piccola edicola, stradale contenente un quadro antico della Madonna delle Grazie. Mi riferisce un abitante del luogo che qui esisteva, già nel Seicento, una piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, della quale si sono perse le tracce nel corso dei secoli. Dopo l'edicola sacra, la strada prende il nome di Via Madonna delle Grazie, inutile dire che tutta la zona è una lussureggiante campagna. Lungo la strada, al numero "11", c'è la residenza della famiglia Campolongo: il dott. Almerindo e il barone Giovanni.
Il ramo di strada che volge a meridione, è l'antica strada che un tempo, prima della costruzione di via Santa Maria a Cubito e via Miano, collegava i Villaggi di Piscinola e di Marianella, con il centro cittadino, attraversando il vecchio ponte di San Rocco. Sul lato sinistro c'è un'antica masseria, più avanti a destra, in una diramazione che conduce al Villaggio di Marianella, c'è la masseria "San Giovanni".
Proseguendo per via Marianella, trovo l'incrocio con via Vittorio Emanuele. Mi spiega un altro abitante che fino a pochi anni fa la strada era intitolata "via Risorgimento".
Ad angolo della strada, sul lato sinistro, si erge un bel palazzo del Seicento, con una cappella privata: sono le proprietà del conte Piscicelli, ma un tempo erano i beni dei principi De Luna d'Aragona. Il palazzo ha il suo "giardino delle delizie", anch'esso delimitato con alte mura. L'accesso si trova sulla strada, per mezzo di un cancello con due pilastri sormontati da due specie di sfingi, che gli abitanti chiamano in maniera dispregiativa: "'e mamozi". Tra i civici "26" e "42" si apre la piccola piazza Vittorio Emanuele, con al centro il palazzo Don Carlos, sempre risalente al Seicento. Nell'edificio trova ospitalità anche un piccolo convento di suore. Nessuno mi ha saputo spiegare chi era questo "don Carlos" a cui è dedicato il palazzo...
Ad angolo della strada, sul lato sinistro, si erge un bel palazzo del Seicento, con una cappella privata: sono le proprietà del conte Piscicelli, ma un tempo erano i beni dei principi De Luna d'Aragona. Il palazzo ha il suo "giardino delle delizie", anch'esso delimitato con alte mura. L'accesso si trova sulla strada, per mezzo di un cancello con due pilastri sormontati da due specie di sfingi, che gli abitanti chiamano in maniera dispregiativa: "'e mamozi". Tra i civici "26" e "42" si apre la piccola piazza Vittorio Emanuele, con al centro il palazzo Don Carlos, sempre risalente al Seicento. Nell'edificio trova ospitalità anche un piccolo convento di suore. Nessuno mi ha saputo spiegare chi era questo "don Carlos" a cui è dedicato il palazzo...
Proseguo per via Vittorio Emanuele, strada anch'essa delimitata da un alto muro di contenimento del giardino Grammatico. E' la parte più popolare e più densamente abitata del villaggio. Anche qui un misto di "venelle" e case
"a corte", edificate in maniera confusa con la presenza sulla strada di piccoli negozietti di generi alimentari e varie mercerie. Predominano nell'architettura le strutture murarie ad arco, i terrazzi a pergolato con tegole e le scale di muratura esterne, poggianti su ampi archi rampanti. Si incontrano, lungo la via, due vichi (ndr. qui detti "venelle"), denominati: Vico I e Vico II Risorgimento. Il primo vico non è comunicante.
Nel Vico II Risorgimento: nello stabile di proprietà di Della Corte Gennaro, al civico "28", c'è l'abitazione della signora Maiorano Teresa, levatrice condotta del Villaggio.
Riferisco sulle cose notabili incontrate lungo la strada: ai civici "40-41" (vico I Risorgimento), trovo la proprietà del principe Ferdinando Piscicelli, al civico "68" c'è il locale della "Società Cattolica del SS. Sacramento", e una bella edicola sacra raffigurante il "Cristo risorto", ai civici "70", "80" e "93" ben tre negozi di "Salone" (barbieri), al civico "81", si trova l'abitazione del prof. Cimaduomo Raffaele, insegnante della scuola locale, nonché la proprietà del sig. Orazio Cuozzo. Al civico "92", c'è la sede della "Società Maria SS. Addolorata". Infine, al civico "95", si incontra un esercizio di "Sale e tabacchi", del titolare Miniero Emilio.
Arrivati in Piazza Municipio, al civico "2" c'è un calzolaio, mentre al civico "3" il locale della "Pia Unione del SS. Salvatore e S. Giuseppe". Dimenticavo di dire che chiedendo ad alcuni abitanti il nome della strada, mi hanno stranamente risposto: "Cape 'e coppe"! Considerando la quota di giacenza della strada, nel tratto iniziale da me percorso, leggermente più alta rispetto al contesto del Villaggio, si capisce chiaramente il motivo.
Mi porto ora in via del Plebiscito, la strada che porta fuori dal Villaggio, in direzione dei comuni di Mugnano e di Melito. Via Plebiscito è intersecata da diverse stradine e da "venelle". La prima strada a destra, dopo una chiesetta intitolata alla Madonna della Pietà, si chiama via Cupa Acquarola: è una stradina di campagna che si sviluppa per diversi chilometri, in leggero declivio, fino a raggiungere il Comune e la barriera doganale di Melito. Anche qui domina una sterminata campagna, piena di alberi da frutta e costellata di pagliai: il luogo viene chiamato "'o Scampagnato" o semplicemente "Scampia". La strada è delimitata per l'intero suo sviluppo da alti alberi di noce. All'inizio della cupa incontro un ponte di mattoni rossi, con l'arco alquanto basso, è il ponte di attraversamento della ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife": la ferrovia è stata inaugurata la scorsa domenica!
Ritorno in via Plebiscito. A destra, al civico "26", c'è un importante palazzotto, che è la sede della scuola comunale femminile. Poco prima un altro interessante palazzo del Seicento. Continuando: al civico "8" c'è il negozio di un calzolaio, al civico "11", un esercizio di generi commestibili, al civico "12", un Salone (Vico II Plebiscito) e, al civico "25", la proprietà "Del Forno". Alla proprietà "Del Forno" si accede attraverso un curioso portale d'ingresso, a due ordini di archi. All'interno trovano ubicazione una masseria e un ampio fondo agricolo. Il fondo è famoso per il suo cultivar e per la selezione di varietà pregiate di pesche, conosciute a livello nazionale. Infine, al civico "27", c'è l'esercizio di un vinaio.
Nel vico I Plebiscito trovano sede alcuni locali, di proprietà del signor Marano Pasquale, che sono adibiti alla lavorazione della Canapa. Alcuni abitanti intervistati mi riferiscono che la strada viene da loro indicata con il nome di "Cape 'a Chianca", ma nessuno mi ha saputo spiegare bene l'origine del termine. Forse è stata la presenza perenne di una bottega di macellaio a caratterizzare il nome di questo posto, fin dal periodo dell'antico Casale; "Chianca", infatti, è il termine con cui i popolani indicano il negozio di vendita delle carni, ma questo non lo posso confermare con certezza...
Pervade per la strada, e qui in modo particolarmente forte, il profumo inebriante del pane, che è in cottura nei tanti forni dei cortili e, in maniera sparsa, anche l'odore fragrante di tortani, pastiere, pizze ripiene, pizze al pomodoro e taralli alla sugna.... Una goduria dell'olfatto!
Altra strada che si dirama da via del Plebiscito è via Vigna a Piscinola; strada, anch'essa di campagna, che collega il Villaggio di Piscinola al Villaggio di Marianella, congiungendosi anche con vico II Risorgimento.
Percorro interamente via del Plebiscito e incontro un altro ponte della ferrovia, questa volta leggermente più alto rispetto al precedente. La strada cambia nome e si chiama via Cupa della Filanda. Giunti davanti alla masseria "Splendore", la strada percorsa si biforca in due vie: la prima, a destra, raggiunge Melito e la sua barriera doganale, passando davanti a un rudere in opus reticolatum, che deve essere sicuramente un residuato romano; la seconda via, a sinistra, dopo la masseria Filanda, si biforca ancora in due strade. La prima strada, a destra, raggiunge Mugnano e la sua barriera doganale, attraversando almeno tre masserie, mentre, la seconda, a sinistra, raggiunge il fondo "Nicolino" e porta anch'essa al comune di Mugnano, lambendo il territorio del Villaggio di Marianella. Anche qui ho visto diverse masserie, con stalle piene di bestiame.
Ritornando in piazza Municipio, esploro ora il lato est del Villaggio, quello che si affaccia al Villaggio di Miano.
Via Miano inizia nel punto dove si trova la farmacia del dott. Nardi, a lato del grande palazzo di proprietà Chiarolanza. Al civico "14" c'è la bottega del calzolaio Carluccio Gennaro, segue, al civico "18", la proprietà del sig. Gravino Gabriele, mentre al civico "25", c'è la proprietà del sig. Vincenzo Di Febbraro.
Proseguendo verso il Villaggio di Miano, la strada cambia nome e diventa via Miano Piscinola. Dopo aver costeggiato la proprietà Montelungo, contraddistinta anch'essa da un alto e continuo muro di tufo, incontro, al civico "6", la villa Gentile, dove abita il dott. Algesiro Gentile. Anche in questa strada incontro molti caseggiati "a corte" e diverse antiche masserie, con i loro fondi agricoli. Le masserie sono tutte munite di stalle, cantine, forni, ampie aie, depositi per le derrate e capienti cisterne, che qui tutti chiamano "piscine". Forse c'è un collegamento storico tra il nome del Villaggio e la presenza qui particolarmente diffusa di queste "piscine"...
La strada è stata da me percorsa per intero, fino ai confini con Miano. A un certo punto essa si biforca: un lato, a destra, si impenna, passando davanti a una masseria (ndr: gli abitanti chiamano il luogo "ncoppa 'a massaria"), mentre il lato sinistro conduce verso due ponti, quello della Piedimonte e quello che sottopassa la via Miano e porta al cimitero comunale. Anche queste strade sono delimitate da una cortina di noci.
Per tornare indietro, salgo sul ponte della nuova ferrovia, prestando attenzione al treno che potrebbe sopraggiungere da un momento all'altro. Mi colpisce subito il colore bianchissimo delle brecce della massicciata e l'armamento dei binari e dei tralicci, tutti nuovi di zecca! I poderi attraversati dalla linea ferrata non sono recintati, e ogni tanto si incontra qualche attraversamento pedonale, contraddistinti da quattro blocchi di pietra calcarea bianca e da catene. Sto per giungere in stazione, quando sento il fischio del treno che sopraggiunge alle mie spalle, che mi invita a posizionarmi di lato ai binari, per lasciare libera la via. Non lo faccio ripetere due volte...
Ed ecco che passa davanti a me, sferragliando, il convoglio del treno composto da una motrice e da due rimorchiate piene di viaggiatori. Alcuni adulti, ma anche bimbi, che sono affacciati ai finestrini, mi salutano con allegria. Il treno è in livrea verde scuro ed ha le casse dei vagoni in legno. E' nuovissimo, e luccicante... ed ha ancora sul frontale le bandierine tricolori messe per l'ìnaugurazione di domenica scorsa...!
Continuo il mio percorso a piedi, calcando brecce e traversine; intanto ammiro i campi seminati a grano, in fase di germoglio e le sterminate piantagioni di pesche, prugne e ciliege, che ora sono tutte in fiore. E' come osservare un dipinto della natura! Sono stupito dal contrasto che si crea tra i colori bianco e rosa dei fiori, l'azzurro terso del cielo e il nero scuro della terra e, in alcuni punti, anche con il giallo e il verde delle rape in fiore. Qualche contadino che incontro mi saluta con molto garbo e anche sorridente.
Giungo in stazione. Fa subito bella mostra di sé l'elegante e semplice stazioncina della ferrovia, dipinta color giallo ocra, con il tetto in tegole marsigliesi rosse e la scritta di porcellana, blu lapislazzulo: "Piscinola", mentre sul lato dell'ingresso si legge: "Ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife".
Incontro qualche viaggiatore, ansimante per la corsa, che impreca la sorte per la perdita del treno; adesso dovrà attendere almeno un'ora per prendere la prossima corsa... Altre persone, in attesa del treno, sono dedite a chiacchierare sulla banchina della stazione, un signore distinto chiede al capostazione alcune notizie di esercizio. Qualche bimbo corre e saltella sui binari, inseguito dalle impazienti loro mamme...
Ritorno finalmente in piazza Municipio, attraversando la stradina che costeggia il profumato giardino della stazione, pieno di rose e di fiori. Mi dicono che viene curato nei minimi dettagli dalla famiglia del capostazione; e si vede...!
Prima di prepararmi per il viaggio di rientro, faccio tappa, alcuni minuti, al Caffè della piazzetta, per gustare un rosolio e una fragrante fettina di pastiera. Sono due prelibatezze preparate dal proprietario dell'esercizio. Presentandomi, la signora alla cassa mi ha invitato a ritornare per la prossima festa patronale del SS. Salvatore che, a suo dire, come ogni anno, farà parlare di sé tutto il circondario, per le belle luminarie artistiche e per i caratteristici fuochi pirotecnici, non senza assaggiare la succulente "zuppa di cozze", come loro sanno sapientemente preparare.... Ringrazio con riconoscenza la signora e saluto tutti.
Ore 13, termine della missione.
Viaggio di rientro in sede, nell'anno 2018, eseguito regolarmente, senza note particolari.
p.s.: Non aggiungo commenti di confronto con l'attualità, ma quel contesto bucolico l'ho apprezzato tanto...!
Firmato: "Inviato Vicus" .
Una scolaresca della vecchia scuola comunale di Piscinola (foto di V. Tomo) |
Riferisco sulle cose notabili incontrate lungo la strada: ai civici "40-41" (vico I Risorgimento), trovo la proprietà del principe Ferdinando Piscicelli, al civico "68" c'è il locale della "Società Cattolica del SS. Sacramento", e una bella edicola sacra raffigurante il "Cristo risorto", ai civici "70", "80" e "93" ben tre negozi di "Salone" (barbieri), al civico "81", si trova l'abitazione del prof. Cimaduomo Raffaele, insegnante della scuola locale, nonché la proprietà del sig. Orazio Cuozzo. Al civico "92", c'è la sede della "Società Maria SS. Addolorata". Infine, al civico "95", si incontra un esercizio di "Sale e tabacchi", del titolare Miniero Emilio.
Arrivati in Piazza Municipio, al civico "2" c'è un calzolaio, mentre al civico "3" il locale della "Pia Unione del SS. Salvatore e S. Giuseppe". Dimenticavo di dire che chiedendo ad alcuni abitanti il nome della strada, mi hanno stranamente risposto: "Cape 'e coppe"! Considerando la quota di giacenza della strada, nel tratto iniziale da me percorso, leggermente più alta rispetto al contesto del Villaggio, si capisce chiaramente il motivo.
Mi porto ora in via del Plebiscito, la strada che porta fuori dal Villaggio, in direzione dei comuni di Mugnano e di Melito. Via Plebiscito è intersecata da diverse stradine e da "venelle". La prima strada a destra, dopo una chiesetta intitolata alla Madonna della Pietà, si chiama via Cupa Acquarola: è una stradina di campagna che si sviluppa per diversi chilometri, in leggero declivio, fino a raggiungere il Comune e la barriera doganale di Melito. Anche qui domina una sterminata campagna, piena di alberi da frutta e costellata di pagliai: il luogo viene chiamato "'o Scampagnato" o semplicemente "Scampia". La strada è delimitata per l'intero suo sviluppo da alti alberi di noce. All'inizio della cupa incontro un ponte di mattoni rossi, con l'arco alquanto basso, è il ponte di attraversamento della ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife": la ferrovia è stata inaugurata la scorsa domenica!
Ritorno in via Plebiscito. A destra, al civico "26", c'è un importante palazzotto, che è la sede della scuola comunale femminile. Poco prima un altro interessante palazzo del Seicento. Continuando: al civico "8" c'è il negozio di un calzolaio, al civico "11", un esercizio di generi commestibili, al civico "12", un Salone (Vico II Plebiscito) e, al civico "25", la proprietà "Del Forno". Alla proprietà "Del Forno" si accede attraverso un curioso portale d'ingresso, a due ordini di archi. All'interno trovano ubicazione una masseria e un ampio fondo agricolo. Il fondo è famoso per il suo cultivar e per la selezione di varietà pregiate di pesche, conosciute a livello nazionale. Infine, al civico "27", c'è l'esercizio di un vinaio.
Nel vico I Plebiscito trovano sede alcuni locali, di proprietà del signor Marano Pasquale, che sono adibiti alla lavorazione della Canapa. Alcuni abitanti intervistati mi riferiscono che la strada viene da loro indicata con il nome di "Cape 'a Chianca", ma nessuno mi ha saputo spiegare bene l'origine del termine. Forse è stata la presenza perenne di una bottega di macellaio a caratterizzare il nome di questo posto, fin dal periodo dell'antico Casale; "Chianca", infatti, è il termine con cui i popolani indicano il negozio di vendita delle carni, ma questo non lo posso confermare con certezza...
Pervade per la strada, e qui in modo particolarmente forte, il profumo inebriante del pane, che è in cottura nei tanti forni dei cortili e, in maniera sparsa, anche l'odore fragrante di tortani, pastiere, pizze ripiene, pizze al pomodoro e taralli alla sugna.... Una goduria dell'olfatto!
Altra strada che si dirama da via del Plebiscito è via Vigna a Piscinola; strada, anch'essa di campagna, che collega il Villaggio di Piscinola al Villaggio di Marianella, congiungendosi anche con vico II Risorgimento.
Percorro interamente via del Plebiscito e incontro un altro ponte della ferrovia, questa volta leggermente più alto rispetto al precedente. La strada cambia nome e si chiama via Cupa della Filanda. Giunti davanti alla masseria "Splendore", la strada percorsa si biforca in due vie: la prima, a destra, raggiunge Melito e la sua barriera doganale, passando davanti a un rudere in opus reticolatum, che deve essere sicuramente un residuato romano; la seconda via, a sinistra, dopo la masseria Filanda, si biforca ancora in due strade. La prima strada, a destra, raggiunge Mugnano e la sua barriera doganale, attraversando almeno tre masserie, mentre, la seconda, a sinistra, raggiunge il fondo "Nicolino" e porta anch'essa al comune di Mugnano, lambendo il territorio del Villaggio di Marianella. Anche qui ho visto diverse masserie, con stalle piene di bestiame.
Ritornando in piazza Municipio, esploro ora il lato est del Villaggio, quello che si affaccia al Villaggio di Miano.
Via Miano inizia nel punto dove si trova la farmacia del dott. Nardi, a lato del grande palazzo di proprietà Chiarolanza. Al civico "14" c'è la bottega del calzolaio Carluccio Gennaro, segue, al civico "18", la proprietà del sig. Gravino Gabriele, mentre al civico "25", c'è la proprietà del sig. Vincenzo Di Febbraro.
Proseguendo verso il Villaggio di Miano, la strada cambia nome e diventa via Miano Piscinola. Dopo aver costeggiato la proprietà Montelungo, contraddistinta anch'essa da un alto e continuo muro di tufo, incontro, al civico "6", la villa Gentile, dove abita il dott. Algesiro Gentile. Anche in questa strada incontro molti caseggiati "a corte" e diverse antiche masserie, con i loro fondi agricoli. Le masserie sono tutte munite di stalle, cantine, forni, ampie aie, depositi per le derrate e capienti cisterne, che qui tutti chiamano "piscine". Forse c'è un collegamento storico tra il nome del Villaggio e la presenza qui particolarmente diffusa di queste "piscine"...
La strada è stata da me percorsa per intero, fino ai confini con Miano. A un certo punto essa si biforca: un lato, a destra, si impenna, passando davanti a una masseria (ndr: gli abitanti chiamano il luogo "ncoppa 'a massaria"), mentre il lato sinistro conduce verso due ponti, quello della Piedimonte e quello che sottopassa la via Miano e porta al cimitero comunale. Anche queste strade sono delimitate da una cortina di noci.
Per tornare indietro, salgo sul ponte della nuova ferrovia, prestando attenzione al treno che potrebbe sopraggiungere da un momento all'altro. Mi colpisce subito il colore bianchissimo delle brecce della massicciata e l'armamento dei binari e dei tralicci, tutti nuovi di zecca! I poderi attraversati dalla linea ferrata non sono recintati, e ogni tanto si incontra qualche attraversamento pedonale, contraddistinti da quattro blocchi di pietra calcarea bianca e da catene. Sto per giungere in stazione, quando sento il fischio del treno che sopraggiunge alle mie spalle, che mi invita a posizionarmi di lato ai binari, per lasciare libera la via. Non lo faccio ripetere due volte...
Ed ecco che passa davanti a me, sferragliando, il convoglio del treno composto da una motrice e da due rimorchiate piene di viaggiatori. Alcuni adulti, ma anche bimbi, che sono affacciati ai finestrini, mi salutano con allegria. Il treno è in livrea verde scuro ed ha le casse dei vagoni in legno. E' nuovissimo, e luccicante... ed ha ancora sul frontale le bandierine tricolori messe per l'ìnaugurazione di domenica scorsa...!
Continuo il mio percorso a piedi, calcando brecce e traversine; intanto ammiro i campi seminati a grano, in fase di germoglio e le sterminate piantagioni di pesche, prugne e ciliege, che ora sono tutte in fiore. E' come osservare un dipinto della natura! Sono stupito dal contrasto che si crea tra i colori bianco e rosa dei fiori, l'azzurro terso del cielo e il nero scuro della terra e, in alcuni punti, anche con il giallo e il verde delle rape in fiore. Qualche contadino che incontro mi saluta con molto garbo e anche sorridente.
Giungo in stazione. Fa subito bella mostra di sé l'elegante e semplice stazioncina della ferrovia, dipinta color giallo ocra, con il tetto in tegole marsigliesi rosse e la scritta di porcellana, blu lapislazzulo: "Piscinola", mentre sul lato dell'ingresso si legge: "Ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife".
Incontro qualche viaggiatore, ansimante per la corsa, che impreca la sorte per la perdita del treno; adesso dovrà attendere almeno un'ora per prendere la prossima corsa... Altre persone, in attesa del treno, sono dedite a chiacchierare sulla banchina della stazione, un signore distinto chiede al capostazione alcune notizie di esercizio. Qualche bimbo corre e saltella sui binari, inseguito dalle impazienti loro mamme...
Ritorno finalmente in piazza Municipio, attraversando la stradina che costeggia il profumato giardino della stazione, pieno di rose e di fiori. Mi dicono che viene curato nei minimi dettagli dalla famiglia del capostazione; e si vede...!
Prima di prepararmi per il viaggio di rientro, faccio tappa, alcuni minuti, al Caffè della piazzetta, per gustare un rosolio e una fragrante fettina di pastiera. Sono due prelibatezze preparate dal proprietario dell'esercizio. Presentandomi, la signora alla cassa mi ha invitato a ritornare per la prossima festa patronale del SS. Salvatore che, a suo dire, come ogni anno, farà parlare di sé tutto il circondario, per le belle luminarie artistiche e per i caratteristici fuochi pirotecnici, non senza assaggiare la succulente "zuppa di cozze", come loro sanno sapientemente preparare.... Ringrazio con riconoscenza la signora e saluto tutti.
Ore 13, termine della missione.
Viaggio di rientro in sede, nell'anno 2018, eseguito regolarmente, senza note particolari.
p.s.: Non aggiungo commenti di confronto con l'attualità, ma quel contesto bucolico l'ho apprezzato tanto...!
Firmato: "Inviato Vicus" .
Salvatore Fioretto
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