Dopo il voto fatto a San Gennaro dagli "Eletti della Città", nel 1527, per salvare Napoli dai tre mali che l'attanagliavano in quel momento: "Guerra, Pestilenza e Vesuvio", passarono diversi decenni affinché si iniziasse l'opera della nuova Cappella del Tesoro. Il 5 febbraio del 1601, gli "Eletti della Città" nominarono una commissione laica di dodici membri, denominata "Deputazione", composta da due rappresentanti per ognuno dei Seggi cittadini (Sedili) ed a cui venne affidato il compito di promuovere e curare la costruzione e la decorazione della nuova cappella di San Gennaro.
Il finanziamento dell'opera inizialmente prevedeva lo stanziamento di 10.000 scudi; tuttavia il fondo raggiunse, a conclusione dell'opera, la cifra di oltre 480.000 ducati...! Questa Deputazione ha avuto una storia molto articolata e per descriverla abbiamo consultato il bel libro: “Saggio di
storia civile del Municipio Napolitano, dal tempo delle colonie greche
ai nostri giorni. Per Roberto Guiscardi, avvocato presso la Corte
d’appello in Napoli, dedicato all’Eccellentissima città di Napoli -
Napoli tipografia F. Vitale – anno 1862”, dal quale estrapoliamo e riportiamo la parte d'interesse.
Precisiamo, per coloro che non lo sapessero, che gli "Eletti" erano i rappresentanti del "Tribunale di San Lorenzo" (paragonabile a un odierno consiglio comunale), composti da 7 deputati e da un presidente chiamato "Grassiere". Gli Eletti erano nominati dai 6 Sedili (Montagna, Nido, Capuana, Porto, Portanova e Popolo), un eletto per ciascun Sedile, eccetto Montagna che ne nominava due (per l'inglobamento del vecchio sedile di Forcella, tuttavia questi due deputati potevano esprimere un solo voto nell'assemblea di S. Lorenzo).
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[...] "Accennammo in fine del Capitolo XIII che il Sindaco di Napoli ai poteri giurisdizionali aggiungeva quello di essere di diritto Presidente della Deputazione del Tesoro di S. Gennaro, e come subbietto tutto speciale riserbammo ragionarne in questo Capitolo XV, dedicato alle specialità del nostro Municipio.
Specialissimo argomento costituisce questo Tesoro di S. Gennaro, e che secondo particolari vedute ha meritato l’attenzione de’ Napolitani e degli stranieri. Noi ne ragioneremo solo per quanto può riguardare il Municipio. Lasciamo agli archeologi e ai cultori delle belle arti la descrizione della singolare Cappella del Duomo, che la Città di Napoli nel 13 gennaio 1527 votava a S. Gennaro suo principale Patrono, e della quale fu cominciata la fabbrica nel 1608.
Nulla diremo delle immense spese fattevi, e della straordinaria ricchezza delle suppellettili, e de’ sacri arredi arricchiti di tali e, tante gemme, che questa cappella meritamente per antonomasia dicesi il Tesoro. Venne sostituita a quella ove anticamente si conservavano le dette reliquie. E che esisteva nella torre quadrata presso la porta minore della facciata principale dal lato del battistero, cappella oggi data alla congregazione de’ Neri di S. Restituta, e per tal cause chiamata il Tesoro vecchio. Fondata dalla città di Napoli questa cappella è di suo patronato (ossia la proprietà è della città di Napoli - n.d.r.).
L’istromento d fondazione stipulato il 13 gennaio 1527 dal notaio Vincenzo de Bossis presenta il voto fatto dalla Città di Napoli di edificare al Santo una cappella, erogandovi la spesa di ducati diecimila, oltre il dono di mille ducati mille in oro per un ciborio. Nello istromento dicesi che la città era travagliata da pestilenza; ma sul frontone della cappella si legge:
Divo Januario
E fame peste bello
Ac Vesevi igne
Miri opre sanguinis
Erepta Neapolis
Civi patrono vindici.
("A San Gennaro, al cittadino, al protettore e al salvatore della patria, Napoli salvata
dalla fame, dalla guerra, dalla peste e dal fuoco del Vesuvio, per virtù
del suo sangue miracoloso, consacra" n.d.r.)
Il voto della Città con una speciale pompa descritto nell’istromento medesimo, fu presentato dagli eletti di quel tempo, cioè Mario Tomacelli pel sedile di Capuana, Galeazzo Cicinelli e Antonio Sanfelice per Montagna, Francesco d’Alagni per Nido, Antonio d’Alessandro per Porto, Alberico de Liguoro per Portanova, e Paolo Calamazza pel Fedelissimo Popolo.
L’amministrazione delle cose temporali e spirituali fu riservata agli Eletti, ai quali spettava il diritto di presentare e nominare i cappellani, ed anco rimoverli; liberi ed esenti da ogni superiore giurisdizione, anche ordinaria.
Prima però che nel dì 8 gennaio 1608 si fosse gettata la prima pietra da Fabio Maranta vescovo di Calvi, in nome di Ottavio Acquaviva Cardinale arcivescovo, i Napolitani nel parlamento generale tenuto nel 1591, essendo Vicerè il Conte de Miranda, con la grazia 6^, fra le altre, chiesero istituirsi un ordine cavalleresco nazionale col titolo di S. Gennaro, e con la stessa regola dell’ordine spagnuolo di S. Giacomo circa i quattro lati di nobiltà da provarsi da coloro, che vi si volessero ascrivere, sborsando centomila ducati, da impiegarsi in compra di annue entrate sopra i Fiscali per formarsene delle commende.
Rispose il re: Sua Majestatis, re mature pensata, curabit supplicationi justissimae petitionis satisfacere. Ma nulla fu praticato all’uopo; e solo dopo circa un secolo e mezzo a 3 luglio 1738 fu soddisfatto il desiderio della Città, essendosi allora istituito l’insigne Real Ordine di S. Gennaro, unico nazionale in quel tempo.
La Città esercitava il suo patronato sulla Cappella del Tesoro per mezzo della Deputazione del Tesoro di S. Gennaro; la quale in antico era composta di dodici Deputati; due di ciascuna Piazza nobile, e due della Piazza del Popolo. I dieci Deputati nobili errano eletti dalle rispettive piazze per un biennio; mutandosene uno ogni anno, affinché si trovasse sempre uno antico dell’anno precedente, ed uno nuovo; se eleggevano ne’ mesi di febbraio, aprile, ottobre e dicembre. I deputati della piazza popolare duravano nell’uffizio a piacere dell’Eletto del Popolo che li nominava (l'"Eletto del Popolo" era nominato dai 29 "Capitani di Strada", eletti a loro volta dalle 29 "Ottine" (ovvero 29 contrade) con le quali era all'epoca era divisa la città Napoli - n.d.r.).
Le Reliquie del Santo si custodivano (come tuttora si costuma) in due appositi armadii, serrati con doppie e differenti chiavi; due per ciascuno. Due di esse, una di ciascun armadio, si conservano dall’arcivescovo, e le altre due dai Deputati per giro; cioè dal Deputato di maggiore età fra i due di quel sedile, nel quale (come diremo) si doveva recare la processione delle Reliquie nel primo sabato di ciascun maggio Quante volte questo Deputato per particolari ragioni avesse dovuto lasciare l’uffizio passava le chiavi all’altro Deputato, che diventava anziano per nomina rispetto a quello che i creava in sostituzione del primo. Le chiavi si custodivano da un primo sabato di maggio all’altro sabato del seguente anno; e nella sera di passavano al Deputato del Sedile cui spettava per giro.
Così passavano le chiavi da Deputato a Deputato, e da Sedile a Sedile. Questi patti furono stipulati con l’istromento del 2 maggio 1648, dopo grandissime dispute suscitate dall’Arcivescovo in occasione della processione di queste Reliquie, fatta a 5 maggio 1646, e di cui ragioneremo più innanzi. Tra le Piazza e l’Arcivescovo dovette interporsi l’autorità di Innocenzo X; ragione per la quale fra i sottoscritti a questo istromento vedesi il Nunzio apostolico. Lo sottoscrissero - Ascanio Filomarino arcivescovo di Napoli – Emilio Altieri (poi papa Clemente X) vescovo di Camerino, Nunzio apostolico – E i Deputati della cappella e tesoro di S. Gennaro – Annibale Capuano e Antonio Gattola per Portanova – Fabrizio Capece Bozzuto Tomaso Caracciolo per Capuana – Fabrizio Macedonio e Giovanni F. D’Alessandro per Porto – Giovan Battista Spinello principe di S. Giorgio per Nido – Carlo Rocco principe di Torre di Padula per Montagna – Andrea Nauclerio per lo Fedelissimo Popolo. Un Segretario-razionale ed un Cerimoniere -archiviario erano e sono addetti agli uffizii della Deputazione.
Costituitosi il Governo Repubblicano nel 1799, abolita la nobiltà, e come di conseguenza aboliti i Sedili, i Deputati del Tesoro non potevano più essere scelti fra i patrizii ascritti ai Sedili; tutto doveva essere Popolo; e invece di dodici, si ebbero sei Deputati. Furono essi i cittadini - Luigi Galeota – Pietro di Transo – Vincenzo Spinelli – Giuseppe Colonna - Vincenzo Severino – Giovanni Mastrillo.
La distruzione de’ Registri dell’Archivio di questa Deputazione circa il 1799, lascia ignoto, come e da chi fossero stati nominati all’uffizio questi Deputati; ed io non potrei spiegare, come in tempi eminentemente democratici, i sei Deputati del Tesoro fossero tutti nobili; almeno congetturando dai loro cognomi.
Gli stemmi dei Sedili affissi al Campanile di S. Lorenzo Maggiore |
Il volume delle Conclusioni apparentemente completo è stato mutilato e rilegato novellamente; lo indica la qualità, e lo stato della carta. Abbiamo tratto questa notizia circa il numero e i nomi de’ Deputati dal volume del Cerimoniale da 1793 al 1802. Fol. 47. Ove con la data 4 maggio 1799 si descrive l’ordine della processione delle Reliquie, di cui diremo in appresso.
Abolita la nobiltà, aboliti i Sedili, non pare possibile, che si fossero nominati sei deputati in memoria delle cinque Piazze nobili e della Piazza popolare; sebbene in quell’epoca di universale democrazia non mancò il malvezzo di scriversi ex Duca, ex Principe, ex Cavaliere. Credo piuttosto, che si ebbero sei Deputati, quali fossero stati nominati dalli sei Cantoni, nei quali fu divisa la Città di Napoli, come dicemmo altrove. E chi sa che nol furono? La distruzione delle carte non permette una certezza.
Caduta la Repubblica, con Ordine del 13 luglio 1799, fu istituita una Regia Deputazione provvisoria, preposta all’annona, sostituendola a tutti gli uffizi del Tribunale di S. Lorenzo, e delle Deputazioni. I componenti di essa nel riunirsi la prima volta il 17 luglio divisero fra loro tutti gli incarichi municipali; e il Duca d’Atri Girolamo Acquaviva Presidente di questa Deputazione provvisoria s’incaricò della Deputazione del Tesoro.
Interno cupola della Cappella del Tesoro, "Paradiso" di Lanfranco |
Poscia con l’Editto del 25 aprile 1800 istituito il Regio Senato per la parte municipale, e contemporaneamente il Supremo Tribunale Conservatore della Nobiltà, con dispaccio del 30 dicembre detto anno questo Tribunale fu incaricato supplire all’abolita Deputazione del Tesoro.
Nel 1809 fu abolito il Tribunale Conservatore della Nobiltà, e vi fu sostituito il Consiglio de’ Majoraschi. A questo Consiglio non venne affidata la Deputazione del Tesoro, come si era praticato pel Tribunale Conservatore; però i già componenti di questi Tribunale continuarono di fatto nell’uffizio di Deputati del Tesoro, che con ordine del 14 ottobre 1806 si era determinato fossero cinque; poi accresciuto a sette.
Nel proseguo il decreto del 23 gennaio 1811 dispose che il Sindaco di Napoli fosse di diritto Presidente della Deputazione del Tesoro. Il re si riserbò di approvare egli spesso lo stato discusso di questa Deputazione, che per maggiore dignità fu messa alla dipendenza del Ministero degli affari esteri; come stette anche dopo la restaurazione del 1815, essendosi con decreto del 29 agosto di questo anno, soltanto riportato a nove il numero dei Deputati, che era stato ridotto a sette.
Istituito poi col decreto del 15 ottobre 1822 il Ministero della Presidenza, per grado superiore a quello degli affari esteri, la deputazione del Tesoro passò alla dipendenza di quel Ministero.
Preseduta dal Sindaco, e con nove Deputati del Libro d’oro, si è retta la Deputazione fino ai nostri giorni; allorché il Luogotenente di Re Vittorio Emmanuele, col decreto del 5 gennaio 1861, credette poter riportare le cose alla loro primitiva istituzione.
Al Sindaco fu conservata la presidenza della Deputazione; ed a questa furono nominati dodici Deputati; dieci nobili, e due del popolo, cioè un avvocato e un negoziante. Ma con questa arbitraria creazione non fu restituito al Popolo il diritto di nomina, che molto meno di poteva restituire alla nobiltà, dopo l’abolizione dei Sedili. Che nel tempo antico si avevano dieci Deputati nobili e de del Popolo, allora non vi era presidente di sorta alcuna: e siccome il Municipio rappresenta oggi esclusivamente il Popolo, (non essendovi altro che il Popolo), si avrebbe due deputati ed il presidente tolti dal Popolo istesso. E che il Municipio oggi rappresentati Nobiltà e Popolo in siffatte materie lo rileviamo nella processione del Corpus (l'annuale e solenne processione del Corpus Domini cittadina all'epoca svolta - n.d.r.), nella quale gli Eletti portano le sei aste del baldacchino, che per lo innanzi erano portate, una dall’Eletto del Popolo e cinque dai cavalieri de’ Sedili.
Allorquando si erigeva la cappella, Paolo V vi destinò sei canonici della cattedrale per celebrarvi i divini uffici. Poi Urbano VIII a 10 marzo 1645 vi concesse dodici cappellani, uno dei quali tesoriere, capo e prefetto, da nominarsi dalle sei Piazze, incluvasi la popolare. La città assegnava ad essi, ed a quattro chierici ducati 1614. Ciascuna cappellania era in origine di ducati dieci al mese; poscia fu stabilito a ducati ventiquattro; ed al tesoriere si fissarono prima ducati quindici, poi trenta.
Cappella di S. Gennaro, altare maggiore, paliotto d'argento e Imbusto |
Vacando una piazza di cappellano fra quelle che appartenevano ai Sedili nobili si doveva coprire da un prete dello stesso Sedile; in mancanza si sceglieva nel Sedile, che secondo l’ordine indicati seguiva. Aboliti i Sedili, e sostituitovi il Libro d’oro, il re nominava i cappellani di suo arbitrio sopra terne fra gli ascritti a quel registro di nobiltà. Ma come talvolta le Piazze non sempre serbavano nelle nomine l’ordine di precedenza fra esse, così una volta si vide nominato cappellano per vacanza di Piazza nobile, uno che tale non era.
Per decreto del 5 ottobre 1808 i cappellani del Tesoro vennero costituiti in dignità di Capitolo, arricchiti di una badìa di ducati duemilaseicento annui, oltre gli antichi assegnamenti, e decorati di una medaglia d’oro con cinque raggi, da portarsi sospesa al collo con nastro scarlatto orlato di azzurro. La medaglia da una parte presenta la protome del Santo fra le palme del martirio con la leggenda: Pater et custos patriae; nel rovescio fra due rami d’alloro la iscrizione – Tutela religionis suscepta; nel giro Jochinus Napoleo Siciliarum Rex; e nell’esergo Die nona octobris 1808. La nomina era fatta sulla proposta del Tribunale Conservatore della nobiltà come incaricato della Deputazione: e poi dalla Deputazione istessa, perché come detto al Consiglio dei Majoraschi, successore del Tribunale Conservatore, non venne affidata la Deputazione. (Segue nel testo la descrizione dell’organizzazione della festa della traslazione delle reliquie nelle varie Piazze dei Sedili della città di Napoli - n.d.r.)."
Come si osserva dalla lettura del testo storico, la storia della Deputazione del Tesoro di San Gennaro ha seguito un po' tutte le vicende del Regno e del Viceregno di Napoli, attraversando il Decennio Francese, la Restaurazione Borbonica e fino all'Unificazione d'Italia, variando il suo ordinamento più volte, a seconda del sistema politico vigente, sia come composizione dei membri e sia come criterio della loro designazione. Dal 1862 a oggi la storia d'Italia (e quella della città di Napoli) ha avuto ancora altre metamorfosi: l'Italia è una Repubblica, molti comuni autonomi che circondavano la città di Napoli (Piscinola, Secondigliano, Chiaiano, ecc.) sono diventati parte integrante della Municipalità (Municipio), i Sedili continuano a essere aboliti, come pure è stato abolito il riconoscimento della "nobiltà", il sindaco di Napoli è anche presidente della Città Metropolitana... Tuttavia la designazione della Deputazione avviene ancora secondo un regolamento molto prossimo a quello antico (12 deputati, di cui 10 attinti dalle famiglie originarie, appartenenti ai 5 Sedili nobili e 2 del Popolo). Sarebbe opportuno iniziare a intraprendere un percorso di revisione del sistema di designazione dell'Organismo cinquecentesco, per attualizzarlo alla realtà di oggi e renderlo "specchio" della Città. Come pure è necessario dare la possibilità ai cittadini napoletani interessati, vuoi per passione e amore verso San Gennaro e vuoi per attaccamento alle tradizioni napoletane, di esprimere la propria candidatura, liberamente, sperando di essere valutati e designati. Noi lo chiediamo, semplicemente nel nostro piccolo, con la speranza che una semplice richiesta a volte possa diventare, come per un seme, un elemento di crescita della nostra bella Città.
Salvatore Fioretto
Ponte della Maddalena, Edicola con statua di S. Gennaro, rivolta verso il Vesuvio in segno di protezione della città |
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