sabato 5 agosto 2023

Piscinola è sempre la Terra del Salvatore, una mostra in dedica...

Anche quest'anno ho allestito la mostra, ed è la quarta volta, che è dedicata a Piscinola e alla festa del Salvatore, suo protettore storico (le precedenti sono quelle del 2016, 2017 e 2018).
Quest'anno la mostra si intitola: "Piscinola..., è la terra del Salvatore" ed è stata allestita negli ambienti dell'oratorio della Parrocchia del SS. Salvatore in Piscinola, è precisamente nella sala teatrale. La mostra è imponente, con oltre 300 foto storiche esposte, in formato prevalentemente A3 e A4, con aggiunta di mappe, cartine, cimeli, dipinti, il plastico della Stazione di Piscinola della Ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife, la divisa della banda musicale di Piscinola, gli strumenti musicali, gli spartiti musicali d'epoca, i diplomi originali dei premi conferiti durante la gara pirotecnica, e perfino una coppia di sedie in legno d'epoca per gli avventori della famosa zuppa di cozze... Insomma ne abbiamo per tutti i gusti e per gli estimatori delle tradizioni.
Ecco i due scritti: di introduzione alla mostra e quello delle conclusioni con i ringraziamenti, che si leggono all'inizio e alla fine del percorso espositivo.
Buona lettura e vi aspettiamo a visitare la mostra, che resterà aperta fino a domani, ore 21:00.

"Introduzione alla MostraPiscinola… è la terra del Salvatore!


Il titolo della mostra, "Piscinola... è la terra del Salvatore", non è uno slogan scelto a caso, ma una frase pregna di significati e di valori, che concentra in se i tre cardini che contraddistinguono da sempre la Comunità di Piscinola; esso è un concentrato di valori che ciascun piscinolese porta nel proprio DNA e che sono,

- Piscinola: un Borgo di origine medioevale, i cui abitanti hanno sempre considerato alla base della vita comunitaria la propria indipendenza identitaria;

- la Terra: per ciascun piscinolese l'essenza della propria vita e del proprio essere è stata sempre legata alla terra, considerata come una madre, una sposa, una figlia…, che fornisce sostentamento e benessere;

- del Salvatore: il SS. Salvatore rappresenta il "cuore della comunità", che risiede nel Suo Tempio, ovvero nella "Casa comune” cara a tutti, che è la Chiesa parrocchiale. Gli antichi piscinolesi non hanno scelto come santo Patrono un santo o una santa qualsiasi, ma Gesù in persona, nella manifestazione della Sua mirabile Trasfigurazione: questa caratteristica di Piscinola rappresenta un fatto straordinario nella Chiesa napoletana. Il titolo del SS. Salvatore, infatti, era considerato fino a pochi anni fa un titolo esclusivo riservato solo per Piscinola, ovvero alla sede parrocchiale più antica di tutta l'Archidiocesi di Napoli, nella parte fuori le mura.

Le considerazioni sopraesposte indicano, quindi, quanto siano radicate e profonde le nostre radici e quanto sono preziosi i valori comunitari di questo antico Borgo, posto a settentrione di Napoli.

Il percorso espositivo della mostra rievocherà questi caratteri, esplicitando oltre i valori storico religiosi anche quelli antropologici e di folclore.
                                    Il curatore della mostra

 

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Conclusioni e ringraziamenti

Abbiamo cercato di racchiudere in questo percorso espositivo i caratteri storici e antropologici del quartiere di Piscinola, che vedono al centro della sua vita comunitaria l’evento più importante dell’anno, legato alla ricorrenza della festa patronale del SS. Salvatore.

Le tante foto esposte, come si nota, mostrano una comunità sempre vivace, partecipativa, a cui piaceva divertirsi e stare insieme, non trascurando la cura del corpo e dell’anima: praticando i vari sport, seguendo le funzioni religiose e militando in diversi complessi musicali, strutturati o amatoriali. Poi c’era la “madre terra”, benigna e feconda che questi abitanti portavano sempre cara nel proprio cuore.
Piscinola è stata sempre una comunità viva, i cui abitanti hanno contribuito alla crescita culturale del territorio e gli effetti di questa crescita perdurano anche a distanza di tanto tempo, nelle generazioni che si sono succedute fino ad oggi. 

Lo scopo principale della mostra, aldilà del semplice ricordo nostalgico di un passato sereno e fecondo, è quello di divulgare la storia del Quartiere e rinsaldare le proprie radici comunitarie. Il messaggio è rivolto principalmente alle nuove generazioni, affinché possano riappropriarsi delle proprie origini, riscoprendole e cercando di rievocare nel futuro alcune di queste tradizioni, anche se con forme nuove e moderne... Ci speriamo vivamente!
Ringraziamo: la Chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore, per aver collaborato all’esposizione, l’Associazione del SS. Salvatore e l’Associazione “Virtus Piscinola”, per i cimeli e le foto storiche gentilmente fornite; ringraziamo, infine, tutte le persone che hanno contribuito con le loro donazioni a rendere corposa e significativa questa raccolta fotografica.  

Salvatore Fioretto


 

sabato 8 luglio 2023

Scrittore, poeta, musicista, pittore, avvocato, non basta...! Alfonso dei Liguori fu anche un valente conoscitore di architettura!

Per descrivere anche questo campo dell'arte e della tecnica nel quale pure il nostro Santo si destreggiò, ovvero nell'Architettura, dimostrando conoscenze e competenze non da meno degli altri ambiti artistici che sono noti a tutti (musica, scrittura, morale, teologia, pittura, giurisprudenza), abbiamo preso in prestito l'intero l'articolo pubblicato sul sito alfonsiano "Sant'Alfonso e dintorni", nel quale si dimostra, con alcune fonti alla mano, alcune azioni intraprese da Alfonso volte a correggere, a suggerire e anche ad intervenire, con i suoi pareri, durante la costruzioni di alcune case della Congregazione del Santissimo Redentore. Ovviamente in questo post non si vuole dimostrare che Alfonso esercitasse a tempo pieno la professione di architetto, ma che riusciva a interloquire con i tecnici del campo, alla pari per conoscenze e prespicacia. Ecco il testo:

"Un umanista del ‘700 italiano – Alfonso Maria de Liguori
3. S. Alfonso architetto

Anche architetto?
Scrive sempre il Tannoia: «Anche da ragazzo se li destinarono in casa maestri per lo disegno così in pittura, che in architettura… Non fu meno perito nell’architettura. I disegni delle nuove case, anche da lui si delineavano; o perdo meno gli architetti, che avevano le commissioni, sottometter dovevano alla sua censura quanto da essi era stato ideato» (1).
Al di là della testimonianza e di altri rari accenni del suo primo biografo — che oltre a far parte della stessa congregazione, gli era anche contemporaneo — non abbiamo nessun documento sull’attività di sant’Alfonso nelle vesti di architetto. Solo per tradizione — o per deduzione da alcune affermazioni di p. A. Tannoia — possiamo supporre che la casa di Ciorani e quella di Pagani siano state disegnate da lui.
Per la costruzione di Ciorani infatti lo storico alfonsiano è categorico nell’affermare che non c’è stato un architetto né un ingegnere responsabile della fabbrica: «Determinato il sito, si videro uomini e donne di ogni condizione impegnati con gran fervore, chi al trasporto delle pietre, chi dell’arena, chi affannato in formar fornaci, e chi al taglio e al trasporto delle fascine; ed alla rinfusa col popolo anche i medesimi figli del barone, i preti col parroco, e far capo a tutti Alfonso col p. Rossi e Mazzini, e con altri compagni che acquistato aveva. A momenti la fabbrica vedevasi andare innanzi; ma ciò che faceva maraviglia si è che tanti e tanti, senza essere stati discepoli, millantavansi maestri in quell’arte, e dar legge agli altri di pendolo e di livello; voglio dire che tutti fabbricavano, ancorché non atti a quel mestiere» (2).
Al riguardo abbiamo un’interessante osservazione dell’avvocato Cesare Sportelli, prete nel medesimo istituto, morto una diecina d’anni dopo la costruzione di quella casa, e oggi venerato come servo di Dio. Conoscendo com’era stata tirata su, ogni volta che ci passava davanti, con ammirazione mormorava: «Il miracolo si è che (la casa) non rovina e si mantiene».
Abbiamo rintracciato la piantina, delineata personalmente dal de Liguori, del convento e della chiesa di S. Maria della Consolazione di Deliceto (3).
Nessuno si illuda di trovarsi davanti al disegno tecnico di un architetto di professione. Esso però, unito a un paio. di manoscritti autografi, ci dà un’idea di ciò che Alfonso esigeva dagli architetti, quando di essi non si poteva fare a meno, e del controllo minuzioso sul loro lavoro: le case, prima di tutto, dovevano essere estremamente funzionali e adatte ad accogliere un congruo numero di confratelli, ma anche, eventualmente, di ospiti, che di solito erano i partecipanti ai corsi di esercizi spirituali; poi, dovevano essere fabbricate secondo un rigoroso disegno, precisato antecedentemente, che rispecchiasse le disposizioni del Governo; il quale, puntigliosamente contrario a nuove fondazioni di istituti religiosi, nelle costruzioni non doveva trovare nessun motivo per contrastarle o addirittura per sopprimere quelle esistenti (4).
Riguardo alla prima esigenza, proprio sul convento di S. Maria della Consolazione, egli stesso scrive: «In questa Casa poi da noi si (è) accresciuto un altro Corridore dalla parte di Foggia con… stanze; ed altre stanze altrove. Si è anche accresciuta la vigna. S’è fatto il Coro della Chiesa, allargandola. Ivi ora da più anni si danno diverse mute d’Esercizj ogni anno ad Ordinandi, a’ Sacerdoti, e Secolari, che sono arrivati sino al numero di 40, in circa» (5).
Nella piantina si legge chiaramente: «Quarto nuovo cominciato». E a volerlo, è stato proprio lui, come appare dalla citazione precedente, secondo le finalità della fondazione.
Pure per l’altra esigenza, scrupolosamente controllata dal Santo, abbiamo un documento molto eloquente. Si riferisce alla costruzione della casa di Pagani. A causa di essa, il de Liguori fu avvertito dell’uscita di un «dispaccio da S.M. col quale si notificava che su di un esposto di alcuni secolari dell’Università di Pagani, con cui si rappresentava a S.M., d’essersi da’ miei compagni nella costruzione della casa di Nocera ecceduto i limiti dell’Assenso Reale, per essersi fatta a forma di monastero».
La risposta di Alfonso, rimessa al Governatore di Nocera, fu immediata, rispettosa ma decisa. Ne parla lui stesso in una lettera, firmata il 12 marzo 1745, al marchese Gaetano M. Brancone, segretario di Stato per gli Affari ecclesiastici, uomo di gran peso politico negli ambienti governativi e, fortunatamente, sincero amico del p. de Liguori.
In essa, tra l’altro, scrive: «Per non trattenere l’esecuzione degli Ordini Reali ò stimato bene di fare inteso il Sig.re Governatore con una mia di quanto occorreva per la dilucidazione di detto affare, e specificamente l’ò scritto, ch’io non ò mai stimato che quella casa sia fabbricata a forma di Monastero; conforme han similmente stimato tutti: Ingegneri, Religiosi, ed Avvocati. Mentre i Monasterj si specificano da’ Chiostri, chiamati da’ sacri Canoni septa; et in quella casa non vi è neppure ombra di Chiostro.
La divisione poi delle stanze, è certo, che non ha forma di Monastero, poicché queste si fanno per mero commodo de’ soggetti, che vi abitano, conforme si vedono mille case de’ secolari fatte similmente colle stanze divise, e col passetto per entrarvi. Questo è quello, che in sostanza ò notificato al. Sig.re Governatore, e l’istesso ò voluto notificare a V. Eccellenza, acciocché possa liberarci da questa sfacciatissima calunnia de’ nostri contrarj» (6).
Da quanto esposto si deduce che la possibilità di immaginarsi sant’Alfonso Maria de Liguori in uno studio d’architetto, magari in camice da lavoro, fra righe, squadre, ciclografi, parallele, archipenzoli, regoli calcolatori, pantografi, è molto più che fantasiosa! Che poi, frequentemente, egli abbia dovuto affiancare l’opera degli architetti e talvolta, anche se molto raramente, perfino sostituirli per motivi contingenti, è segno di quella sua straordinaria capacità, naturale e acquisita, di orientarsi adeguatamente in tante attività dell’intelligenza umana.
“Si faccia quel che dice l’ingegnere”
«Don Andrea mio, circa la casa d’Iliceto sento che vi sono diverse cose da considerare.
La prima cosa da considerare è, che non conviene dare questo gran rammarico a D. Pietro [Cimafonte], dopo che ci ha con tanto incomodo favorito, e gratis per tanti anni. D. Pietro si è dichiarato che, se in questa cosa non si fa come dice esso, la piglierebbe per aggravio e smacco.
Sento di più che il P. Fiocchi, il P. Cimino e specialmente il P. Mazzini aderiscono a D. Pietro; ed io, in ogni qualunque dubbio minimo che ci sia, dico, come ho detto sempre, che si faccia quel che dice l’ingegnere, e non quel che dicono i nostri Padri, i quali sanno di Morale, ma non di queste cose.
In quanto alli tre cameroni, dicono gl’ingegneri, come sento, che hanno preso la mira che possano dividersi in camere, se vogliamo farle camere.
In quanto alla grada [scalinata], dico già che per ora non si ha da partire; in quanto ad alzare il quarto, sento che anche per ora si ha da scendere qualche grado. Basta: io non sto inteso appieno delle cose, ma affatto non stimo bene che si fabbrichi contro quel che dice D. Pietro. Onde bisognerà almeno che V. R. vada in Napoli prima di fare altrimenti di quel che dice egli, e parli con lui; e dopo si risolverà. Ma io so che D. Pietro è uomo capace e sta inteso delle nostre miserie; onde non credo che voglia ostinarsi a farci fare spese inutili, o incompatibili alle nostre forze…
In quanto a Cimafonte, io non so che rispondergli. Le ragioni che m’avete mandate a dire servirebbero per farlo più impestare; onde ho pensato esser meglio non rispondergli».
Fratello Alfonso (7).

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Note
(1) A. Tannoia, op. ,cit., I, p. 8.
(2) A. Tannoia, op. cit., II, p. 109.
(3) Archivio Generale C. SS. R., 050105, SAM 309. Che la cartina sia stata delineata da sant’Alfonso lo afferma il primo biografo del Santo, p. Tannoia (cfr. Spicilegium Historicum C. SS. R., V, 1957, p. 301).
(4) In una lettera scritta dal marchese Gaetano M. Brancone a sant’Alfonso. si trova una delle condizioni per ottenere dal re l’assenso a nuove costruzioni: «che il detto edificio non avesse a tener forma di convento, ma di casa secolaresca per commodo solamente e ritiro de detti Preti, i quali dovessero in tutto e per tutto esser sottoposti a’ Vescovi del luogo come sono i Preti che vivono nelle proprie case» (Spic. Hist., V, 1957, p. 291).
(5) Spicilegium Historicum C. SS. R.,. V, 1957, p. 299.
(6) Analecta C. SS. R., XVII, 1938, pp. 272-273.
(7) S. Alfonso, Lettere, op. cit., I, pp. 579-580.


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Come è solito fare ogni anno a questa parte, la redazione di Piscinolablog ha dedicato questo post straordinario, durante la pausa estiva, per omaggiare il grande Concittadino e Santo: Alfonso Maria de Liguori, il quale tanto lustro, onore e vanto reca alla sua terra natia: Marianella, e anche a Piscinola, a Chiaiano e a Scampia.
Auguri a Marianella, a tutto il territorio della VIII Municipalità e a tutti i lettori che hanno il nome di "Alfonso".
Auguri a Tutti!

Salvatore Fioretto 



domenica 25 giugno 2023

La devozione alla Madonna delle Grazie. Un culto antico e diffuso!

Vico Equense

Nel descrivere la storia del culto legato alla Madonna delle Grazie, iniziamo col dire che non esiste una solennità specifica prevista nel calendario liturgico, anche se la ricorrenza della "Madonna delle Grazie" o di "Maria SS. delle Grazie" è molto sentita dal popolo dei fedeli, soprattutto quelli dell'Italia centro-meridionale e nelle due isole maggiori. In passato la ricorrenza era abbinata al Lunedì in Albis, successivamente è stata fatta coincidere con la solennità della "Visitazione di Maria SS. a S. Elisabetta" (31 maggio). Tuttavia oggi, in gran parte dei luoghi, nei quali è particolarmente sentito questo culto per la Madonna, la festa resta fissata il 2 luglio. Esistono anche delle realtà locali che festeggiano la ricorrenza mariana nel mese di maggio (9 o 31 maggio). In altre, ancora, la terza domenica dopo la Pentecoste.

Piscinola (Napoli)
Duplice è il significato del titolo conferito alla Madonna "delle Grazie". Il primo è la sua maternità divina, quindi per aver generato la "Divina Grazia", ossia: il Redentore; mentre il secondo, è quello che, per i suoi meriti e per la sua divina maternità, la Vergine costituisce il principale e il potente mezzo di intercessione per ottenere le "Grazie", che i fedeli Le chiedono. La Vergine viene rappresentata con dipinti, affreschi o statue, prevalentemente nell'atto di allattare il bambino Gesù.
Procida

La Madonna delle Grazie è stata dichiarata patrona di tutti gli sciatori, da papa Pio XII, nel 7 gennaio 1955. Viene considerata loro protettrice dai pescatori di Roccella Ionica e di Augusta.
Risulta essere patrona delle seguenti città (l'elenco non esaustivo): Nuoro, Sassari, Faenza, Città di Castello, Benevento, Modica, Verbicaro, Brisighella, Cerreto Sannita, Castelvetere, Velletri, Nettuno, Spezzano, Ferrara, Porto Venere, Minturno, Ravenna, Ascoli Piceno, Grosseto, Augusta, Pesaro, Spezzano, Salza Irpinia, Finale
Casoria
Emilia, Pisticci, Lamezia Terme, Collepasso, Seano, Cambiano, Marconia, Petrosino, Chieri, Casalvecchio, ecc..

Inoltre è stata dichiarata patrona della Toscana, del Sannio e delle Diocesi di Tarquinia-Civitavecchia e di Ferrara-Comacchio.
C'è da aggingere che il culto per la Madonna delle Grazie si è particolarmente intensificato nei secoli passati, in coincidenza delle epidemie pubbliche (peste, colera, ecc.), durante le quali i fedeli accorrevano nei vari santuari a chiedere la liberazione dal morbo; mentre, per ringraziamento, dopo l'epidemia, edificavano chiese e cappelle dedicate alla Vergine.

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Per quanto concerne il culto locale, oltre alla nostra chiesetta di Piscinola, dedicata alla Madonna delle Grazie fin dall'inizio del XVII secolo (a cui in passato questo blog ha dedicato numerosi post storici e di folklore), troviamo le seguenti chiese e cappelle ad essa dedicate, a Napoli, nella Città Metropolitana e in Campania:

Nella città di Napoli:

Giugliano

- A Caponapoli

- A Toledo

- A Porta Piccola (Capodimonte)

- A Soccavo

- Agli Astroni (Agnano)

- All’Arenella (Vomero)

- A Foria (Piazza Cavour)

Pala d'Altare, chiesa di Melito

- Al Boscariello (Chiesetta)

- Al Moiariello (Capodimonte)

- A piazzetta Mondragone

- dei Pescivendoli (via Saverio Baldacchini)

- via S. Atanasio

- Secondigliano (Chiesetta)


Nella Città Metropolitana di Napoli (l'elenco non è esaustivo):

Calvizzano

- Melito

- Afragola

- San Sebastiano al Vesuvio

- Giugliano

- Casoria (2 chiese)

- Portici

- Procida

S. Maria delle Grazie a Foria (Napoli)

- Cardito

- Ischia

- Pozzuoli

- Casalnuovo

- Cercola

- Calvizzano

- Vico Equense

- Torre del Greco

- Massa Lubrense

- Bacoli

- Casola di Napoli

Ischia

- Sorrento

- Trecase

- Agerola

- Pomigliano d’Arco


In Campania (l'elenco non è esaustivo):

- Capua

- Avellino (2 chiese)

- Contursi Terme

Melito

- Macerata Campania

- Cerreto Sannita

- Eboli

- Amalfi

- Maiori

- S. Prisco di Caserta

- Palma Campania

- Nusco

Pozzuoli

- Conca della Campania

- Castelvetere sul Calore

- Carinola

- Alife

- S. Maria Capua V.

- Vietri sul Mare

- Mondragone.

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M. SS. delle Grazie in S. Pietro Martire (Na)

A termine di questo post dedicato alla ricorrenza annuale della Madonna delle Grazie, ci piace raccontare la leggenda legata all'antico dipinto del ‘400, conservato a Napoli, nella chiesa universitaria di San Pietro Martire (Cappella interna), in Piazza Ruggero Bonghi, che riprendiamo dal sito web dedicato: “La prodigiosa immagine di Maria SS.ma delle Grazie originariamente apparteneva ad una pia donna di Vico Equense. Un giorno a questa parve udire dall'Immagine l'invito a portarla in una Chiesa di Napoli, dove avrebbe elargito più numerose grazie. Così, il 23 dicembre 1442, col quadro e le masserizie si trasferì in barca a Napoli e approdò a Porta di Massa. Non conoscendo la Chiesa prescelta dalla Vergine, caricò tutto su un carro e lasciò che i buoi che lo trainavano andassero da soli. Essi si fermarono dinanzi alla Chiesa di S. Pietro Martire, appartenente ai Frati Domenicani. La donna raccontò l'ispirazione avuta e l'immagine fu solennemente accolta nel tempio. Da 5 secoli la devozione dei napoletani non è venuta meno e la Vergine ha elargito numerose grazie.
Il 26 settembre 1802 l'immagine fu solennemente incoronata dal Capitolo Vaticano. Durante l'ultima guerra una bomba quasi distrusse la cappella dov'era esposta l'immagine, ma questa fu trovata intatta tra le macerie.

Un'altra leggenda, sempre legata a questa immagine sacra, narra che essa fu riprodotta in copia da un affresco, che fu scoperto in maniera prodigiosa, su un antico muro abbandonato. La scoperta fu resa possibile grazie a un fascio di luce che fu notato da alcune persone, proveniente dall'oscurità dell'anfratto, dove esso era nascosto. Grazie a questa scoperta, alla riproduzione su tavola e al suo trasferimento nella chiesa di S. Pietro a Napoli, l'icona della Madonna fu oggetto di numerosi prodigi, tanto da essere nominata dal papa Urbano VIII, in un suo scritto, soprattutto per l'intenso pellegrinaggio dei devoti.

Con questo post, unico pubblicato nel mese di luglio, ricordiamo il decennale di pubblicazioni di "Piscinolablog". Il primo post inaugurale fu infatti pubblicato il 4 luglio 2013 primo post inaugurale 2013 . Auguri a tutta la redazione e a tutti i lettori di "Piscinolablog".

Salvatore Fioretto 

S. Maria delle Grazie a Caponapoli (Napoli)