Carta degli Itinerarj militari da Bologna fino a tutto il Regno di Napoli, inizi '800 |
Con l'occupazione francese del regno di Napoli (1806-1815) e la nomina di Gioacchino Murat a Re di Napoli (fu incoronato da Napoleone che era anche suo cognato), ebbero inizio importanti riforme del nuovo Regno, ritenute necessarie dai francesi, in particolare, fu eseguita la riforma della macchina amministrativa, su modello di quanto organizzato in Francia a valle della Rivoluzione Francese (Legge 28 Piovoso, dell'anno VIII), che prevedeva l'abolizione della feudalità e la chiamata delle persone del popolo a coprire le cariche organizzative dello Stato, soprattutto della borghesia e del ceto medio. Fu quindi eseguito un vero e proprio accentramento delle funzioni dello Stato, secondo una conformazione "piramidale", che prevedeva alla sommità il controllo da parte dei vari ministeri e del Re; tale struttura rimarrà in vigore, seppur con piccole modifiche, anche nella successiva Restaurazione Borbonica, fino all'Unificazione dell'Italia.
I Francesi suddivisero il Regno di Napoli (la Sicilia fu esclusa perché rimasta in mano borbonica) in 14 Province (Napoli, i 3 Abruzzi [Ulteriore I, Ulteriore II e Citerione], Terra di Lavoro, Principato Citerione, Principato Ulteriore, Contado di Molise, la Capitanata, la Terra di Bari, la Terra d'Otranto, Basilicata, la Calabria Citerione e la Calabria Ulteriore).
La Provincia di Napoli, che venne istituita l'8 agosto 1806, fu suddivisa inizialmente in 3 Distretti (Napoli, Pozzuoli e Castellammare di Stabia), ed era amministrata principalmente da due organismi elettivi: da un "Consiglio Provinciale" e da un "Consiglio di Intendenza".
Dal 1809 i Distretti della Provincia di Napoli passarono a quattro, infatti fu aggiunto il Distretto di Casoria, secondo una legge emanata dal Re, Giocchino Murat.
Il Distretto di Casoria era formato da 9 "Mandamenti": Casoria, Pomigliano d'Arco, Afragola, Frattamaggiore, Arzano, Sant'Antimo, Caivano, Mugnano e Giugliano. Ogni "Mandamento" aveva giurisdizione su un certo numero di Comuni confinanti. Il "Mandamento di Mugnano" amministrava 4 Comuni, ossia: Mugnano, Melito, Calvizzano e Piscinola.
Il “Comune di Piscinola”, come del resto tutti gli altri comuni, era amministrato da un Sindaco, assistito da due eletti e dal Decurionato;
quest’ultimo, in sostanza, corrispondeva a quello che noi oggi chiamiamo il “Consiglio
Comunale”.
Gioacchino Murat, re di Napoli |
Al Decurionato spettava il compito di
curare gli interessi del Comune e nominava il Sindaco ed i due Eletti, fornendo una terna di nomi per ogni carica all'Intendente della Provincia, che poi sceglieva in base alle informazioni ricevute. Di essi,
il primo reggeva la Polizia Municipale, mentre il secondo aiutava il Sindaco
nell’esercizio delle funzioni amministrative.
Inizialmente i membri del Decurionato erano
scelti tra i capi famiglia inseriti negli elenchi dei contribuenti. Nell’ottobre
del 1806, tale norma fu modificata istituendo l’elettorato “attivo” e “passivo”
su base censitaria.
La nuova norma, infatti, prevedeva che i Decurioni fossero nominati,
ovvero tratti a sorte, tra coloro che erano possessori di una rendita fondiaria annua
non inferiore a ventiquattro ducati, per i Comuni comprendenti fino a tremila anime (come
per il Comune di Piscinola), oppure del doppio per quelli fino a seimila
abitanti e del quadruplo per i Comuni da seimila abitanti in poi.
L'Albero della Libertà in un dipinto dell''800 |
L’età minima per essere eletti Decurione era
di ventuno anni. Nel 1808 le norme elettive furono ulteriormente riformate, inserendo la possibilità di eleggere tra le cariche (decurionati, sindaco e due eletti) anche rappresentanti delle arti e dei mestieri.
Il numero dei Decurioni dipendeva dalla densità della popolazione del Comune. Nei Comuni con meno di tremila abitanti, come
Piscinola, potevano essere eletti fino a dieci Decurioni. Si arrivava fino a un
massimo di trenta membri, per quei Comuni con più di 10.000 abitanti (infatti
la norma prevedeva tre membri eletti ogni 1000 abitanti).
Un’altra condizione che sanciva la validità
del Decurionato era quella che un terzo del numero dei Decurioni sapesse
leggere e scrivere.
La sessione ordinaria del Decurionato
cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale assemblea si eleggevano gli
amministratori e i deputati della “Revisione dei Conti Consuntivi” e si formava
lo “Stato discusso” delle entrate e delle spese, ossia quello che oggi
chiamiamo “Bilancio”.
Timbro utilizzato dai francesi nel Decennio |
Quest’ultimo andava trasmesso all’Intendente della
Provincia che poteva approvarlo o sanzionarlo. Le entrate erano costituite per
lo più da rendite patrimoniali derivate dall’affitto di beni patrimoniali o demaniali.
I Comuni che non riuscivano a finanziarsi
attraverso le rendite patrimoniali potevano ricorrere ai “proventi
giurisdizionali”, ai “dazi di consumo”, ai “grani addizionali” e alle “privative”.
I “proventi giurisdizionali” erano le multe applicate dalla polizia municipale
e rurale, ma anche i diritti dei posti fissi nelle strade del Comune e i
diritti dei “pesi e misure”.
Timbro del Comune di Piscinola nel Decennio Francese |
I “dazi di consumo” erano le imposte indirette sui
consumi, riscosse durante la circolazione di un bene da un Comune all’altro,
mentre, i “grani addizionali” erano le sovraimposte aggiunte su imposte già
riscosse.
Le “privative” erano le concessioni date a un singolo soggetto per l’esclusiva
vendita di un dato bene. Le spese erano divise in ordinarie e
straordinarie.
Le prime, di quantificazione certa, riguardavano gli stipendi
dei dipendenti, il mantenimento delle scuole comunali, la manutenzione delle
proprietà e delle opere pubbliche, i pubblici servizi e altro.
Timbro del Comune di Piscinola con la Restaurazione |
Il Sindaco era la principale autorità del Comune,
che amministrava l’Ente insieme ai due Eletti e al Decurionato. Egli poteva
disporre della forza interna o militare che possedeva il Comune, ma era
comunque subordinato al “Sotto Intendente” (del Distretto di competenza), suo superiore diretto.
Nei Comuni
dove non c’erano agenti dell’amministrazione militare, il Sindaco era anche
Commissario di Guerra. Era, inoltre, “Membro
nato” delle Commissioni e dei Consigli di Amministrazione degli
stabilimenti pubblici; presidiava il Decurionato e ne faceva eseguire le
deliberazioni, dopo che avevano ottenuto “La superiore approvazione”.
Lapide toponomastica posta all'ingresso di Mugnano, che riporta le antiche ripartizioni |
La validità delle assemblee decurionali era confermata con la presenza di almeno 2/3 dei suoi componenti. Il Sindaco rimaneva in carica 2 anni (per i comuni fino a 6000 abitanti) oppure 3, per quelli con maggior numero di abitanti. La sua elezione avveniva nella prima settimana di settembre, durante la riunione del Decurionato, sempre proponendo una rosa di tre nomi.
In caso di assenza o suo impedimento, il Sindaco era
sostituito dal Secondo Eletto.
Abbiamo trovato il nome dei sindaci eletti nel Comune di Piscinola, dal 1809 al 1865, ecco l'elenco suddivisi per periodi:
"Periodo del Decennio Francese":
-dal 1809 al 1811 Carmine Danese,
-dal 1812 al 1813 Gennaro Cuozzo,
-dal 1814 al 1815 Francesco Antonio Piccirillo.
"Periodo della Restaurazione Borbonica":
Con
la restaurazione borbonica avvenuta nel 1816, la suddivisione
amministrativa non fu modificata, anche se i Borboni abolirono
definitivamente i Sedili di Napoli, organi che amministravano la
Capitale, prima dell'invasione francese.
-dal 1816 al 1823 Donato Danese,
-dal 1824 al 1826 Nicola Mele,
-dal 1827 al 1833 Luigi Salzano,-dal 1834 al 1840 Nicola Mele,
-dal 1841 al 1844 Raffaele Basso,
-dal 1845 al 1849 Luigi Salzano,
-dal 1850 al 1855 Gennaro Cuozzo,
-dal 1856 al 1860 Vincenzo Cuozzo.
Sappiamo che nell'anno 1834, il "secondo eletto" del Comune di Piscinola era il sig. Felice Cuozzo.
"Periodo post Unificazione dell'Italia":
Conosciamo inoltre anche i nomi dei "Cancellieri" comunali:
Dal 1809 al 1841: sig. Natale Buonaurio,
Dal 1842 al 1846: sig. Francesco De Curtis,
Dal 1847 al 1865: sig. Giovanni Buonaurio.
A partire dal 1 gennaio 1866, il Comune di Piscinola fu abolito, come sancito dalle disposizioni contenute nel Regio Decreto n. 2650, del 29 novembre 1865. Il suo territorio fu denominato "Villaggio di Napoli" e annesso al Comune di Napoli. La sua collocazione amministrativa fu inserita nell'ambito delle competenze del quartiere San Carlo all'Arena. Al quartiere di San Carlo All'arena erano stati già assegnati, fin dal 1809, i Villaggi di Miano, Mianella e Marianella, poi confermati con editto del 1851. Erano a quell'epoca "Villaggi di Napoli" anche: Capodimonte, Arenella, Posillipo, Antignano, Capodichino,....
Salvatore Fioretto
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