All'approssimarsi della festa del SS. Salvatore, protettore di Piscinola, sono tanti i ricordi che affiorano nella mia mente dal passato, quando i festeggiamenti duravano una settimana e per noi bambini era il periodo più bello dell'anno. Le luminarie, montate sui pali di legno di colore azzurro, venivano poste in tutte le strade del quartiere, davanti alla chiesa veniva allestita “la porta”, che consisteva in una scena sacra interamente fatta di lampadine colorate, e nel centro della piazza veniva montato il palco per il “concertino” che vedeva esibirsi cantanti anche di livello nazionale. Spesso veniva fatta anche una gara di “voci nuove”. In una di queste, credo intorno al 1960, vinse un ragazzino piscinolese che faceva il giovane di barbiere da don Mimì, che aveva il suo salone/abitazione nel palazzo “dello Staviano” (palazzo in via Plebiscito a Piscinola). Il bambino aveva una decina di anni, si chiamava Antonio Buonomo e vinse interpretando magnificamente un successo dell'epoca di Nunzio Gallo, dal titolo “ 'Sti 'mmane”. Antonio, col quale quando mi incontro rievochiamo i vecchi tempi, in particolare quando ci scambiavamo i giornaletti, di cui eravamo entrambi gran divoratori, è rimasto molto legato alle sue origini piscinolesi. Ha avuto una buona carriera sia canora che teatrale, partecipando anche ad alcuni film e sceneggiati televisivi.
Ma tornando alla festa, il culmine era la serata finale, quando si effettuava la cosiddetta “'a venneta” che altro non era che un'asta svolta in piazza, dove venivano messi in vendita i prodotti che venivano offerti dai contadini e dai commercianti locali. Ad ogni rilancio il battitore lanciava una sigaretta con una precisione estrema a chi aveva rilanciato il prezzo. Spesso il costo superava di gran lunga il valore dell'oggetto in palio, la qual cosa accadeva quando a sfidarsi erano due contendenti che non intendevano darla vinta al rivale.
Ma la buona riuscita della “venneta” era dovuta soprattutto al "battitore d'asta" che era il mitico “Eugenio cu 'e lente”, al secolo Don Eugenio Pragliola da Giugliano. Oggi si chiamerebbe “one-man-show”: i suoi lazzi, le sue battute, le sue filastrocche, completamente improvvisate, riuscivano a divertire il pubblico per diverse ore.
Al suo personaggio si ispirò il grande Antonio Casagrande, attore Eduardiano, papà di Maurizio, col suo “Don Liborio Occhialoni”. Alla fine della “venneta” c'era lo spettacolo pirotecnico, che rappresentava la chiusura dei festeggiamenti. Io ricordo che assieme a mio padre, tornavamo a casa per goderci lo spettacolo dal lastrico dell'abitazione di un nostro vicino, che ci ospitava con grande apprensione di mia madre, che diceva “statte accorto 'o criaturo”, perché bisognava arrampicarsi su un altissimo e stretto scalino di legno, il cosiddetto “scalillo”, quello che i contadini usavano per raccogliere l'uva sulle alte vigne nelle nostre campagne. Generalmente si esibivano vari “fuochisti”, con la gente che faceva il tifo di volta in volta per l'uno o per l'altro.
I migliori fuochisti venivano da Mugnano, ma noi piscinolesi facevamo il tifo per un nostro compaesano, il Cav. Piccolo, di cui purtroppo non ricordo il nome di battesimo, ma mi ricordo benissimo dei suoi fratelli e di tutta la sua famiglia, perché abitava proprio nel vico Primo Plebiscito, dove abitavo io. La sua purtroppo non fu una storia a lieto fine. Sua madre, Donna Livietta, era una signora austera, che incuteva rispetto solo a guardarla.
Spesso redarguiva noi ragazzi che facevamo chiasso davanti alla sua abitazione, dove c'era un cartello di una qualche autorità sanitaria o comunale, che vietava di fare chiasso, perché in quella abitazione viveva un grande invalido. Don Gennaro, il capofamiglia, era un vecchietto dai capelli bianchissimi, sempre vestito in giacca e cravatta, che spesso si intratteneva a parlare con Don Vicienzo 'o Popolo; quest'ultimo una specie di ciabattino filosofo, cui questo blog ha già dedicato qualche pagina. Don Gennaro era un grande invalido, probabilmente della prima Guerra Mondiale; “Uagliù, ca nun putimmmo pazzià, chi la sente a Donna Livietta!”, ci dicevamo tra di noi e ci spostavamo in altri spazi...
Il Cav. Piccolo aveva una sorella più piccola, di nome Assuntina e due fratelli, Enzuccio e Giruzzo, che erano esattamente l'opposto l'uno dell'altro. Per quanto Giruzzo fosse introverso e solitario, così tanto era estroverso e giocherellone Enzuccio. Un vero “sfuttitore” che non lasciava in pace nessuno. Aveva un cane inseparabile dal pelo nero e lucidissimo, che lui aveva chiamato “Blak”. Enzuccio era un vero capobanda per noi scugnizzi dell'epoca, anche perché ci permetteva di giocare col suo cagnolone che lui diceva essere talmente furbo da essere sfuggito, con un suo comando, al cappio dei “cangiarioti” (cosi chiamati gli accalappiacani comunali). Una famiglia modesta, ma perfetta, come ce ne erano tante a Piscinola. Ma il triste destino era purtroppo in agguato. Un giorno si diffuse la notizia che la fabbrica di fuochi (che non si trovava a Piscinola), dove lavoravano sia il Cav. Piccolo che il fratello Enzuccio, era andata a fuoco e che due dei tre fratelli erano morti nell'incidente!
Forse anche il povero Blak seguì la sorte del suo padroncino, perché noi ragazzi lo cercammo a lungo, ma non riuscimmo mai a trovarlo. La povera mamma non si riprese mai più da quel dolore, perse tutta la sua autorevolezza di colpo, e il povero Don Gennaro, credo di non averlo visto mai più intrattenersi a parlare piacevolmente con Don Vicienzo 'o Popolo. La sorella Assuntina, nei miei ricordi è rimasta per sempre vestita di nero. Il fratello sopravvissuto, Giruzzo, si chiuse ancora di più nel suo mutismo, tanto che credo di non averne mai più sentito la sua voce. Forse qualche persona anziana che leggerà queste righe si ricorderà di questo tragico episodio accaduto verso la metà degli anni '60, che non tutti i piscinolesi oggi ricordano. Anche perché mi farebbe piacere che qualcuno mi ricordasse e si ricordasse il nome di battesimo del Cav. Piccolo. Purtroppo questo episodio rappresenta un velo che ha un po' ingrigito i miei bei ricordi d'infanzia dei fuochi e della festa per il SS. Salvatore a Piscinola.
Pasquale Di Fenzo
Ringraziamo il carissimo amico Pasquale di Fenzo per averci deliziato con quest'altro bellissimo racconto pieno di ricordi della festa per il SS. Salvatore, celebrati a Piscinola, negli "anni d'oro". La parte struggente di racconto, riguardante i fratelli Piccolo, ci ha profondamente commossi per la sua umanità... Storia che purtroppo non conoscevamo.
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