Avevo allora 20 anni e stavo studiando per i "concorsi di assunzione", dopo aver conseguito il diploma di maturità.
Era da tempo che non frequentavo più la Parrocchia. Non ricordo bene come accadde, ma fu una persona che conoscevo ad invitarmi a partecipare ai "Vespri" che si recitavano il pomeriggio nella Chiesa del Salvatore; anche una mia zia mi spronò, dicendo, "Vacci pure tu, fanno tante cose belle i giovani in parrocchia!". Non me lo feci ripetere due volte!
Mi recai un pomeriggio in chiesa e presi posto
negli scanni del locale dell'Azione Cattolica, che si trova ancora oggi a
sinistra, dopo il portone d'ingresso. Fui subito colpito dall'accoglienza
festevole che mi fecero tanti giovani, gran parte miei coetanei, ma anche più
piccoli e più grandi di me, i quali, senza conoscermi, mi salutarono
fraternamente, come se stavano ad aspettarmi, chissà da quanti anni... Ma
ancora di più fui colpito quando nella sala entrò, in modo silenzioso e
discreto, come per passare inosservato, una figura di sacerdote, alto e snello,
con un aspetto apparentemente severo. Vestiva con un abito normale, ma di
colore scuro... Era proprio Padre Bianco, allora viceparroco della Chiesa del
Salvatore! Di quel primo incontro ne fui subito colpito. Da un lato ero quasi
intimorito dal suo aspetto, un po' severo, ma di contro ero però affascinato
dal personaggio singolare, specialmente dal modo con cui subito dopo egli si
aprì all'assemblea dei ragazzi, dal commento che fece alle scritture del giorno
e dal tono paterno che usò con tutti.
Tutti restarono in silenzio, assorti ad
ascoltare le sue parole. Aveva un modo tutto suo di parlare, solenne da un
lato, ma molto semplice e chiaro dall'altro. Non cercava parole complesse per
arricchire quel che diceva. Lui era semplice, essenziale, sempre chiaro e
diretto. Poi gli fui presentato. Non ricordo cosa dicemmo, ma non posso
dimenticare il commento che fece in quell'istante una ragazzina dell'ACR di 6-7
anni, che sedeva sullo stesso scanno a fianco del Padre, che subito esclamò con
gioia: "Padre Bianco... è arrivato un altro fratellino!". Continuai
da allora a frequentare il pomeriggio la Parrocchia e, presto, divenni anch'io
un giovane "seguace" di Padre Bianco...!
Ricordo quella volta
quando l'accompagnammo per celebrare la messa alla masseria, detta
"Ciucciaro", dove abitavano dei suoi parenti; percorremmo con lui, a
piedi, la stretta e polverosa strada, detta "Cupa del Perillo". Fu
quello come un corteo festoso, dove si rideva e si scherzava tutti insieme,
come in una bella e grande famiglia... Sembrava come rivivere l'"Oratorio
di don Bosco", quando il buon salesiano conduceva i suoi ragazzi in giro
per le contrade torinesi. La messa fu celebrata nell'aia della masseria, su un
tavolo apparecchiato per l'occasione e noi si occupammo di eseguire i canti
previsti nella celebrazione.
Dopo la messa ci fu una bella festa, perché tutti
gli abitanti della masseria ci offrirono dolci di ogni genere, cotti nel forno
a legna: non posso dimenticare le buonissime e fragranti "mmuniache"
piscinolesi! Oggi, a distanza di tempo, rievocando questi ricordi, ho la bella
sensazione di aver vissuto quel periodo della mia giovinezza con grande
spensieratezza e serenità.
Qualche mese dopo
ebbi modo di partecipare a un ritiro ad Eboli, e poi, ancora, nei mesi seguenti
ad altre celebrazioni ed incontri comunitari, come alla Veglia di Fine Anno,
che lui organizzava ogni anno in chiesa. Furono per me delle belle esperienze
che ricordo ancora oggi con gran affetto.
Devo dire che più di
tutto allora mi affascinava ascoltare i discorsi che teneva Padre Bianco e il
suo modo di porsi ai giovani. Un modo non comune a quell'epoca, perché avveniva
fuori dagli schemi. Aveva una maniera tutta nuova di fare il sacerdote, che
molti però non comprendevano appieno e devo confessare che anch'io certe volte,
non l'ho capito fino in fondo.
Chiesa SS. Salvatore. Convegno dedicato alla figura di Padre Bianco, ottobre 2014 (foto Fabio Sasso) |
Padre Bianco viveva
per i suoi ragazzi. I giovani erano il suo sale, la sua energia, lo scopo della
sua vita. Quando stava insieme ai noi giovani, abbandonava quell'aspetto
apparentemente severo e burbero e diventava estremamente gioviale, allegro e
scherzoso. E' stato una guida spirituale esemplare. Ricordo una sera, mentre
sostavo in raccoglimento in chiesa, egli si sedette al mio fianco e mi sussurrò
queste parole: "Salvatore, fai bene, il Signore ti apprezza molto quando
vieni a trovarlo, cerca di farlo spesso..."
Credo che i miei
comportamenti non sempre siano stati rispondenti alle aspettative che egli
forse nutriva nella mia persona e sicuramente l'avrò deluso, anche perché negli
anni seguenti non fui costante nel frequentare la comunità, come pure non ho
mai partecipato agli incontri sul Taburno e nemmeno a quelli a Rimini e a volte
non condividevo alcune iniziative comunitarie. Purtroppo solo con la maturità
ho capito appieno il vero messaggio di vita divulgato da Padre Bianco: che era
quello di essere essenziali, semplici e diretti in tutto...!
Nel 1986, da
neoassunto, dovetti abbandonare Napoli per lavoro. Fui spedito nella
"grigia" Piacenza e da quel momento dovetti dedicarmi a tempo pieno
alla nuova esperienza di vita, che si prospettava attraverso il mio primo
importante impegno lavorativo; cosa che continuai a fare ritornando a Napoli.
Da allora mi allontanai dalla Parrocchia e non frequentai più la comunità a
tempo pieno.
Dopo molti anni, a
seguito di un lutto in famiglia, mi ritrovai a incontrare padre Bianco per
organizzare le funzioni di rito. Egli mi accolse come un figliol prodigo. Non
ha mai fatto pesare le mie mancanze, mai un cenno. E quando un giorno gli
chiesi: "Padre Bianco mi avete perdonato?" Lui mi rispose: "Ma
io non mi ricordo nemmeno tu che mi hai fatto...!" Capì che volutamente
aveva nascosto il suo rammarico e mi aveva perdonato veramente. Mi sentii in
quel momento come sollevato e leggero.
Continuai da allora a frequentarlo. Ogni
tanto, la sera era piacevole per me fare una tappa in chiesa, per salutarlo.
L'ho fatto per quasi cinque anni. Lo trovavo sempre seduto, al solito posto,
dietro una piccola scrivania, con un orologio che sgranocchiava tra le dita.
Spesso prendeva in giro i ragazzi dell'oratorio, che in tanti passavano a
salutarlo, commentando con loro qualche partita del Napoli, di cui era un
accesissimo tifoso.
Ai suoi funerali, c'era tantissima gente. Non ho mai visto tanta gente assieparsi in chiesa come in quell'occasione. Una folla indescrivibile, che colmava anche nella piazza antistante alla chiesa. Tante persone che non avevo mai visto, tutte raccolte in silenzio, con gli occhi lucidi, attente a partecipare alla messa.
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