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E' proprio vero che questa volta la nostra storia si
perde nella notte dei tempi..., d'altra parte il sito ecclesiale di Piscinola, su cui si erge la chiesa parrocchiale del SS. Salvatore, conta ben 1000 anni di storia! Vedremo che per ricostruire le vicende storiche che ci interessano, dobbiamo attraversare buona parte della storia di Napoli, fino a lambire le origini del cristianesimo in
città...!
Ma procediamo per gradi, e con calma...
Piscinola è la "terra del Salvatore"...:
Nella summenzionata carta, celebrata nel
1323, sono descritti i confini di un appezzamento di terreno detenuto da un
certo Pietro di Fiore, detto l’Amalfitano, dato in fitto dal
monastero di San Pietro a Castello; in particolare questo terreno era situato nella Villa di Piscinola e confinante con la "Terra del S.
Salvatore"… Ecco l'estratto del testo, in latino:“l’Udex
Petrum de Flore dictus Amalfitanus tenet a Monasterio S. Petri ad Castellum
quamdam terram modiorum trium, fitam in Villa Piscinule pertinentie
Neapolis, cujus fines hii, cum terra Sancti Salvatoris de predicto loco
Piscinule & cum terra...”.
Facciata della cattedrale angioina, prima della trasformazione ottocentesca |
Nella carta celebrata nell'anno 941, per
mano del "curiale" (era figura di notaio dell'epoca) Anastasio, si legge:
“Die 20 m. augusti ind. XIX Neapoli (Anno 941) Imperante d.n. Costantino m.i.
an. 33 et Romano m.i. an. 20. Gregorius filius d. Sergii vendit et tradit
d. Ihoanni cognato suo, filio d. Andreae quatur pectias de terra positas in
loco nominatur Piscinulae, qui est in marzano Massa belenzanense,
quartum una que vocatur Custaneu, coheret cum terra dicti Iohannis, cum terra
de illi Langubardi, cum terra dicti Iohannis Rannusi; alia terra que vocatur ad
illum Felicem coheret cum terra Iohannis Toccatocca, cum terra Iohannis
filii Gaudiosi Vicedomini, cum terra Drose uxoris Pituli, alia terra que
nominatur Fracta coheret cum terra monasterii Insule Salvatori et cum
terra d. Gregorii Sparharii; alia terra que dicitur Marilianum coheret
cum terra de illu Langubardi, cum terra ecclesie S. Severini, et ab uno capite
est paludis…; pro pretio auri taren sex et pena controventionis statuta est in
auri solidos sex bizanzios.
Actum
per Anastasium culialem et testes subscripti sunt omnes caractere greco.” [...].
Questo documento risulta essere
il più antico (al momento conosciuto) che menziona la villa di Piscinola e con essa una terra posseduta dal monastero del Salvatore; la pergamena viene denominata Notam istrum. S. Gregori, n. 297.
In sintesi esso sancisce una compravendita
eseguita tra un certo Gregorio, figlio di Sergio e Giovanni,
suo cognato, riguardante quattro appezzamenti di terreno situati nella villa
di Piscinola, nella località antica, chiamata Marzano Massa Belanzanese.
Sono quindi descritte le quattro parti. La "terza parte" di terreno venduta viene chiamata “Fratta” e confina con la terra dei Longobardi, con i Toccatocca, con la terra del Monastero del Salvatore, e con Gregorio
Spataro.
Si deduce che nel X secolo (941), dei monaci del monastero del Salvatore possedevano una “grancia” di terreno, ovvero un appezzamento di terreno coltivato, nella Villa (o Vicus) di Piscinula.
Basiliche di Santa Restituta e della Stefania, stampa contenuta in un libro |
Si deduce che nel X secolo (941), dei monaci del monastero del Salvatore possedevano una “grancia” di terreno, ovvero un appezzamento di terreno coltivato, nella Villa (o Vicus) di Piscinula.
All’epoca erano numerosi i monasteri di
Napoli che avevano in dote terreni nei territori suburbani alla città, come il
citato monastero di S. Severino.
Questa zona di Piscinola, posseduta dal monastero
del Salvatore, prenderà con tempo il nome dei proprietari. Lo storico dott.
Franco Biagio Sica, nel suo libro, "Viaggio nella mia terra"
(tip. Cortese, 1989), sostiene che "la Terra del Salvatore",
rappresenta un appellativo “Prediale”, ovvero un toponimo che la gente userà
per indicare il luogo, attraverso i proprietari del terreno che erano, appunto, i monaci del monastero del
Salvatore.
Forse su questo appezzamento di terreno era già presente o sorgerà da lì a qualche decennio dopo, una primitiva edicola o cappella e, poi, una chiesetta dedicata al SS. Salvatore, che potrebbe essere stata l'antesignana struttura dell'attuale chiesa parrocchiale. Probabilmente il continuo contatto dei monaci del Salvatore con gli abitanti del posto, e la loro continua opera missionaria, avrebbero condizionato e favorito la nascita del culto verso Gesù Salvatore. Di queste evoluzioni storiche, purtroppo, non abbiamo ancora la certezza documentale, ma possiamo solo presentarle come deduzioni, risultanti però alquanto fondate...almeno come una delle ipotesi possibili.
Forse su questo appezzamento di terreno era già presente o sorgerà da lì a qualche decennio dopo, una primitiva edicola o cappella e, poi, una chiesetta dedicata al SS. Salvatore, che potrebbe essere stata l'antesignana struttura dell'attuale chiesa parrocchiale. Probabilmente il continuo contatto dei monaci del Salvatore con gli abitanti del posto, e la loro continua opera missionaria, avrebbero condizionato e favorito la nascita del culto verso Gesù Salvatore. Di queste evoluzioni storiche, purtroppo, non abbiamo ancora la certezza documentale, ma possiamo solo presentarle come deduzioni, risultanti però alquanto fondate...almeno come una delle ipotesi possibili.
Affresco del Cristo Pantocratore, altare magg. basilica di S.Restituta. Il tondo con testa del Cristo è in legno ed è il più antico |
Il monastero di cui parliamo si ergeva sull'isola del Salvatore, fondato in quel luogo almeno fin dal VI-VII secolo. L’"Isola del Salvatore" (o insula Sancti Salvatoris), era la denominazione medioevale che identificava l’isola di Megaride: l'attuale sito del Castel dell'Ovo.
Su questa isola esisteva in epoca romana la lussuosa e vasta villa di Lucio Lucullo, da cui prese il nome e, poi, anche un castrum (luogo fortificato), nel quale fu rinchiuso
prigioniero e vi morì (intorno al 476), l'ultimo
imperatore romano d'occidente, il povero Flavio Romolo Augusto, chiamato
Augustolo. In tale periodo l'isola prese il nome di “Castrum Lucullianum”, e
andava trasformandosi gradualmente in fortezza.
Altare maggiore della basilica di S. Restituta (Basilica del Salvatore) |
I monaci basiliani ricavarono le loro celle nelle cavità naturali di tufo presenti nell'isola e poi adattarono alcuni ambienti superstiti della villa di Lucullo, come ad esempio il refettorio, utilizzando la cosiddetta sala delle colonne. Con il tempo questi monaci intrapresero anche intensi scambi commerciali con la terraferma. Organizzarono una biblioteca, forse in parte derivata da quella sopravvissuta dalla villa di Lucullio ed esercitarono l'arte amanuense, per la duplicazione dei testi antichi e rari. L'isola nei secoli fu chiamata anche "Insula Maris".
Non si sa bene il periodo preciso in cui all'isola di Megaride fu dato l'appellativo di Isola del Salvatore (insula Sancti Salvatoris).
Partiamo col dire che non sempre la
ricostruzione storica e l'identificazione dell'isola del Salvatore fu
precisa e immediata... Purtroppo nel corso dei secoli, soprattutto nel XVIII
secolo, si è fatta una certa confusione tra gli storici per la sua identificazione, i quali male interpretarono i documenti e le testimonianze antiche che menzionano l'isola e il suo cenobio. Si
è spesso confuso l'isola di Megaride con quella di Nisida, per una
serie di errori banali d’interpretazione...
Fu lo storico Alessio Simmaco Mazzocchi
(conosciuto con l'appellativo di "Canonico Mazzocchi") a
indentificare tra i primi, ma erroneamente, l’isola, confondendola con
Nisida. La fonte di riferimento, da cui partiva Mazzocchi per
l'identificazione dell'isola, fu la cronaca che descriveva la traslazione del corpo di S. Attanasio, uno dei primi vescovi
della chiesa di Napoli. Nella testimonianza scritta si parla di "Insula Maior",
distante dalla sede episcopale napoletana, XII stadia; quest'isola fu poi affidata
dall'imperatore Costantino il Grande, all’Episcopio di Napoli, ovvero all'antica
basilica edificata grazie al suo intervento, chiamata "Sanctis Salvatoris" (odierna basilica di Santa
Restituta).
La citata testimonianza è contenuta nel Liber Pontificalis. E' da precisare che questa cattedrale costantiniana fu dedicata inizialmente (IV-V secolo) al SS. Salvatore e agli apostoli, e solo verso l'inizio nel IX secolo cambiò nome in Santa Restituta d'Africa, quando vi furono traslate le reliquie di questa Santa. Anche la primitiva denominazione dell'antica cattedrale costantiniania, dedicata al Salvatore, potrebbe aver esercitato una certa influenza sull'attribuzione del nome dato all'isola del Salvatore e quindi al cenobio di cui parliamo...
Quindi il Canonico Mazzocchi, nella sua opera che descrive la cattedrale di Napoli, affermò, senza riserve, che l'isola Maior, ovvero l'isola del Salvatore, era l'isola di Nisida.
Ma in realtà l’Insula Maior (isola maggiore), contrariamente alle sue più ridotte dimensioni rispetto all'isola di Nisida, era identificabile correttamente nell'isola di Megaride, come poi dimostrato dallo storico Antonio Chiarito, il quale ebbe modo di smentire pubblicamente il Canonico Mazzocchi per l’errore commesso, nei capitoli del già citato compendio: "Commento Istorico-critico-diplomatico sulla costituzione de Istrumentis conficiendis per curiales dell’imperador Federico II”, nel 1772.
Più recenti opere e testimonianze hanno fatto chiarezza anche sull’appellativo di "Isola Maggiore" (Insula Maior) conferita a Megaride, deducendo che esso derivi dalla maggiore estensione dell'isola rispetto al vicino isolotto (non più esistente) chiamato Isola di San Vincenzo, sul quale pure sorse un cenobio di monaci.
Nisida, prima della costruzione del collegamento alla terraferma |
La citata testimonianza è contenuta nel Liber Pontificalis. E' da precisare che questa cattedrale costantiniana fu dedicata inizialmente (IV-V secolo) al SS. Salvatore e agli apostoli, e solo verso l'inizio nel IX secolo cambiò nome in Santa Restituta d'Africa, quando vi furono traslate le reliquie di questa Santa. Anche la primitiva denominazione dell'antica cattedrale costantiniania, dedicata al Salvatore, potrebbe aver esercitato una certa influenza sull'attribuzione del nome dato all'isola del Salvatore e quindi al cenobio di cui parliamo...
Nisida, prima della costruzione del collegamento alla terraferma |
Ma in realtà l’Insula Maior (isola maggiore), contrariamente alle sue più ridotte dimensioni rispetto all'isola di Nisida, era identificabile correttamente nell'isola di Megaride, come poi dimostrato dallo storico Antonio Chiarito, il quale ebbe modo di smentire pubblicamente il Canonico Mazzocchi per l’errore commesso, nei capitoli del già citato compendio: "Commento Istorico-critico-diplomatico sulla costituzione de Istrumentis conficiendis per curiales dell’imperador Federico II”, nel 1772.
Più recenti opere e testimonianze hanno fatto chiarezza anche sull’appellativo di "Isola Maggiore" (Insula Maior) conferita a Megaride, deducendo che esso derivi dalla maggiore estensione dell'isola rispetto al vicino isolotto (non più esistente) chiamato Isola di San Vincenzo, sul quale pure sorse un cenobio di monaci.
Ecco due brevi passaggi estratti delle conclusioni del Chiarito:
"Che l'istessa Isola
(Megaride) detta ancora si fosse: Insula maris domini, et Salvatori nostri
Iesu Xpi, apparisce da un copiosissimo numero di carte, [...].
"Si conchiude, che l'Isola
di Megari detta si fosse del Salvadore, a cagion del Monistero quivi
esistente sotto detto titolo - A lumi recati finora ben si deduce, che punto
non regga ciocchè si è scritto dal Signor Canonico, che labente XII seculo
Salvatori, nomenetiam Megaridi tributunn reperiri (2), poichè abbiam fatto
vedere che non solo l'isola di Megari ne' mezzi tempi chiamata si fosse del
Salvadore, a cagion del Monistero ivi eretto dedicato al SS. Salvadore,
e che questo in una tal Isola stato fosse fin dal tempo della venuta di S. Patrizia
ne' nostri lidi; ma ben anche, che il Monistero sotto l'istesso titolo, che il
Signor Canonico lo vuole nell'Isola di Nisida, sia una pura sua
immaginazione, non avendosene veruna memoria. Per l'opposto del vero ed
effettivo Monistero del Salvadore in Megari se ne han da ogni dove
certissime ed indubitate notizie assai prima del labente XII. seculo, [...]
Castel dell'Ovo, in un dipinto |
Castel dell'Ovo (particolare da una stampa dell''800) |
Nel 1140, con l'arrivo dei Normanni, tutta la cittadella dell'Arce dell'isola del Salvatore divenne residenza fortificata ad uso di re Ruggiero e dalla sua corte: nasce quindi il celebre Castel dell'Ovo.
Ritornando all'etimologia dell'isola del Salvatore e del monastero dei monaci del Salvatore, possiamo avanzare al momento solo due ipotesi: o i monaci basiliani giunti a Napoli, importarono il culto del Salvatore dall'Oriente, dove esso era fiorente già dal IV-V secolo, e intitolarono il loro cenobio sull'isola, dedicandolo al Gesù Trasfigurato e per tale dedica anch'essa verrà chiamata Isola del Salvatore oppure, a seguito della citata donazione dell'isola di Megaride, fatta dall'imperatore Costantino alla chiesa cattedrale di Napoli (basilica chiamata del Salvatore), l'isola e il monastero prenderanno lo stesso titolo della basilica proprietaria, ovvero Sancti Salvatoris.
Al momento non siamo in grado di indirizzare il lettore verso l'esatta verità storica su questo punto, ma una delle due deduzioni potrebbe essere quella corretta...
Sala delle Colonne, interna al Castel dell'Ovo |
Attanasio, vescovo di Napoli, intorno all’anno 850, edificò nel cenobio dell'isola, la chiesa di S. Salvatore in “Castro Luculliano” e concesse
il culto quotidiano ai monaci di San Benedetto.
Nell'anno 861 lo stesso Vescovo Attanasio
qui si rifugiò, con tutto il clero napoletano, venendo perseguitato dal nipote Sergio III (duca di Napoli),
che produsse dei tumulti contro di lui, e promosse l'assedio con dei Saraceni
che teneva assoldati.
Sala delle Colonne, interna al Castel dell'Ovo |
Tutte queste vicende storiche, quindi,
potrebbero aver caratterizzato nei secoli il toponimo di una parte del territorio di Piscinola che fu,
come si è detto, chiamato “La terra del Salvatore”. Come già asserito, non sappiamo con
certezza se tale "terra" sia identificabile con quella che poi sarà sede della
costruzione della primitiva cappella o della chiesa dedicata al Santissimo Salvatore
e il periodo nel quale questo avvenne, ma sicuramente tutto ciò dovrà essere avvenuto
gradualmente e molto lentamente nei secoli lontani.
Dalla descrizioni dei confini dei terreni e delle proprietà contenute nelle carte antiche menzionate, sembra che gli appezzamenti o "grance" citate, siano state tutte vicinissime tra loro, ma in realtà bisogna considerare che all'epoca le proprietà terriere erano poche e molto estese, e le abitazioni stanziali non erano molto diffuse nel territorio, quindi c'era anche difficoltà da parte nei "curiali" di trovare dei punti di riferimento fissi e inequivocabili per descrivere i confini e, quindi, anche se oggi le zone appaiono lontane, in quell'epoca dovevano essere tra loro confinanti.
Come pure non sappiamo se la chiesa di Piscinola nacque per volere dei monaci
proprietari terrieri oppure furono gli abitanti stessi dell'epoca ad accogliere e ad accrescere
nella loro primitiva comunità il culto verso Gesù Salvatore, tanto da dedicargli
la chiesa che divenne sempre più grande, fino a essere quella principale del Villaggio.
Sicuramente, come è facile dedurre, il continuo contatto di questi
monaci con gli abitanti, forse anche con opere missionarie e di carità, avrebbero potuto stimolare il culto.
Dalla descrizioni dei confini dei terreni e delle proprietà contenute nelle carte antiche menzionate, sembra che gli appezzamenti o "grance" citate, siano state tutte vicinissime tra loro, ma in realtà bisogna considerare che all'epoca le proprietà terriere erano poche e molto estese, e le abitazioni stanziali non erano molto diffuse nel territorio, quindi c'era anche difficoltà da parte nei "curiali" di trovare dei punti di riferimento fissi e inequivocabili per descrivere i confini e, quindi, anche se oggi le zone appaiono lontane, in quell'epoca dovevano essere tra loro confinanti.
Carta de Evirnos de la Ville de Naples, anno 1778 |
Partic. mappa, con indicazione della chiesa del SS. Salvatore |
L'altra chiesa esistente a Piscinola era la chiesa dedicata a San Sossio diacono, anch'essa citata nelle carte antiche, fin dal X secolo, era però situata in un luogo
decentrato rispetto all’attuale centro del quartiere, verso la zona dello Scampia.
La chiesa del SS. Salvatore in Piscinola:
La chiesa del SS. Salvatore in Piscinola:
Di sicuro nell’anno 1033 la chiesa del
Salvatore in Piscinola era già stata edificata ed era officiata, perché è menzionata in un altro documento
rogato, da parte del curiale Sergio; nel quale si sancisce che il presbitero Martino
custode della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, vende a Stefano Ferrario,
chiamato Bonisculo, un appezzamento di terreno detto at Nipititum, sito
presso S. Sossio a Piscinola, e che questa terra confina con la terra di
Pietro Presbitero detto Patrizio, con la terra di quella ”estaurita
plevis” chiamata S. Sossio, con la terra di Leone Luppari e con la
terra che appartenne a Maria Russo di Donna Agata, dove sorge la “Staurita
plevis” chiamata chiesa del Salvatore in Piscinola.
[...] coherente sivi ab uno latere terra
qui fuit domini petri presbyteri qui nominatur patricii: seum et terra de illa
staurita plevi memorata ecclesia sancti sossii et terra domini leoni
luppari: sicuti inter se sepis exfinat: et de alio latere coheret terra qui
fuit memorati domini petri parametiomeno: sicuti inter se sepis exfinat: et de
uno capite coheret terra qui fuit domina maria russa de domina aghathe que modo
detinet stauritas plevis ecclesie salvatoris nostri ihesu christi de
memorato loco piscinule sicuti inter se sepis exfinat et de alio capite
terra heredes quondam domini sergii cognomento gruccaanima [...]
Altare maggiore, e pulpito a lato, prima delle modifiche, foto cartolina, anni '50 |
[...] comparatio de memoratis iugalibus
genitoribus nostris continet in presentis aput vos remisi pro vestra vestrisque
posteris et de memorata ecclesia salbatione: Coherente sibi ab uno latere terra
qui fui quondam domini petri patricii et presbyteri seu et terra staurita
plevis memorate ecclesie sancti sossii et terra domini leoni iuppori:
sicuti inter se sepis exfinat: et de alio latere coheret terra qui fuit de
domino petro parametiomino sicuti iterum sepis exfinat: de uno capite coheret
terra qui fuit domina maria russa de domine agathe quem detinet staurita plevis
ecclesie domini et salvatoris nostri ihesu christi de memorato loco
piscinule sicuti sepis exfinat: et de alio capite terra heredum quondam
domini sergii gruccianima sicuti iterum sepis exfinat [...].
Calvizzano, chiesa di S. Giacomo Apostolo |
Quindi la chiesa di Piscinola, per semplice deduzione, dovrebbe essere stata fondata almeno del decennio 930-940… Ma qui il condizionale è fortemente d’obbligo!
Altare della chiesa del SS. Salvatore, durante i festeggiamenti, anni '50 |
Immagine del SS. Salvatore donata alla chiesta in India, anni '50 |
Si può dire che, fino a pochi decenni fa, la
secolare chiesa parrocchiale di Piscinola sia stata l’unica chiesa parrocchiale dell'Archidiocesi
di Napoli ad avere la titolarità del suo nome, del SS. Salvatore. Infatti dopo
le antichissime basiliche di S. Restituta e della Stefania, solo la cinquecentesca chiesa dell’Abazia dei Camaldoli
di Napoli, che non è mai stata una parrocchia, è dedicata al SS. Salvatore; quest'ultima fu costruita nel 1585, sulle vestigia della più antica cappella ivi presente, intitolata: San Salvatore al Prospetto, che secondo alcuni fu fondata dal vescovo di Bitinia, san Gaudioso, intorno al V secolo. Quest'ultimo aspetto storico, alquanto vicino geograficamente a noi, è un altro tassello che pure dovrebbe essere considerato per la nostra ricerca...
Non sappiamo in quale periodo fu
ufficialmente affidato il patronato del Casale di Piscinola al Santissimo
Salvatore. Forse non c’è mai stato un atto solenne, come avvenuto in
altre comunità, ma sarà stato un processo lento e graduale.
Sicuramente nel periodo in cui
scrisse il Chiarito, ossia nella seconda metà del XVIII secolo, il SS. Salvatore era già considerato il "patrono" di Piscinola, vista l’enfasi con cui il Chiarito scrive il suo commento.
Chiesa SS. Salvatore prima del restauro, anni '50 (foto R. P.alladino) |
Nel XIII-XIV secolo la nostra chiesa avrà avuto le fattezze di un tempio in stile Gotico, come dimostrerebbe l'unico suo reperto sopravvissuto, che è il frammento di un affresco della Madonna della Misericordia, oggi incastonato sopra l’altare maggiore. L'immagine del volto della Madonna è realizzata con uno stile pittorico, definito: "giottesco napoletano", perché eseguito da qualche allievo o seguace del grande maestro (Giotto fu attivo a Napoli diversi anni).
Nei secoli seguenti avvenne la trasformazione della chiesa nello stile Barocco; sicuramente questo avvenne prima dell'anno 1688, perchè sappiamo dai diari della parrocchia che in quell'anno un violento terremoto distrusse il tetto della chiesa barocca. L'unica testimonianza pittorica sopravvissuta della chiesa barocca, di autore ignoto, è un frammento della scena della Trasfigurazione, che si trova ancora conservato nella parete retrostante l’antico organo della chiesa.
L'attuale immagine in legno del Salvatore
risalirebbe al XIX secolo. Un tempo, quando sopra l’altare maggiore della
chiesa era collocata la tela della Sacra Famiglia (opera perduta), la statua
del SS. Salvatore era esposta, come ci testimoniano gli anziani,
nella nicchia dell’altarino, situato sul lato sinistro della chiesa, dove oggi è collocata la statua
dell’Addolorata.
La chiesa conserva anche alcune statue settecentesche e ottocentesche, appartenenti ai santi compatroni, l'organo del settecento e quello che resta degli altari laterali e di quello maggiore, che pure sono antichi.
Della presenza di una statua in argento del SS. Salvatore posseduta dalla chiesa nei secoli scorsi, abbiamo ricevuto solo testimonianze lacunose e quasi leggendarie, raccolte dai racconti degli anziani piscinolesi. Purtroppo non abbiamo trovato testimonianze scritte di questa opera in argento e non sappiamo come questa, a un certo punto, scomparve dalla scena... Su questo aspetto la leggenda fa ovviamente la sua parte...
Tuttavia ipotizzare che in passato, anche nella nostra chiesa esisteva un’immagine del Santo Patrono cesellato in argento, non sarebbe un fatto tanto azzardato, considerando che sia Miano e sia Chiaiano hanno oggi le statue argentee dei rispettivi santi patroni. Confidiamo sulla futura ricerca storica...
Processione del SS. Salvatore, in via del Plebiscito a Piscinola, foto anni '50 |
Della presenza di una statua in argento del SS. Salvatore posseduta dalla chiesa nei secoli scorsi, abbiamo ricevuto solo testimonianze lacunose e quasi leggendarie, raccolte dai racconti degli anziani piscinolesi. Purtroppo non abbiamo trovato testimonianze scritte di questa opera in argento e non sappiamo come questa, a un certo punto, scomparve dalla scena... Su questo aspetto la leggenda fa ovviamente la sua parte...
Tuttavia ipotizzare che in passato, anche nella nostra chiesa esisteva un’immagine del Santo Patrono cesellato in argento, non sarebbe un fatto tanto azzardato, considerando che sia Miano e sia Chiaiano hanno oggi le statue argentee dei rispettivi santi patroni. Confidiamo sulla futura ricerca storica...
Postfazione:
Immagine su locandina di festa, 1968 |
Il culto per il SS. Salvatore, per
"Gesù Trasfigurato", che ha singolarmente attecchito nell'antico borgo di Piscinola,
circa 1000 anni fa, perviene dai primi secoli della cristianità, per una serie di collegamenti
storici e di coincidenze logistico-temporali, che potrebbero essere:
1) dalla possibile donazione al clero dell'Episcopio napoletano, intitolato al Salvatore,
del possedimento dell'Isola di Megaride e di un castrum, che per questo forse prenderà il nome di
"Isola del Salvatore", diffondendone il nome ai cespiti ed opere collegate;
2) dalla venuta dall'oriente, di un gruppo di monaci basiliani, i quali probabilmente importeranno a Napoli il culto di Gesù Salvatore (VI-VII secolo) e lo diffonderanno a Napoli;
2) dalla venuta dall'oriente, di un gruppo di monaci basiliani, i quali probabilmente importeranno a Napoli il culto di Gesù Salvatore (VI-VII secolo) e lo diffonderanno a Napoli;
3) dalla realizzazione sull'isola di Megaride di una chiesa dedicata al Salvatore, all'interno del cenobio retto da un gruppo di monaci, che già si chiamavano "Monaci del Salvatore" e il convento intitolato "Monastero
del Salvatore". Il convento e la chiesa saranno successivamente affidati ai monaci Benedettini,
4) dalla presenza di un appezzamento di
terreno (grancia) posseduto a Piscinola dal "Monastero del Salvatore",
che per tal motivo, esso fu chiamato: "Terra del Salvatore",
5) dall'azione missionaria che
probabilmente ebbero a svolgere i monaci nella villa (borgo) di Piscinola,
portando all'edificazione di una primitiva cappella o chiesa dedicata al SS. Salvatore e
promuovendone il Suo culto tra gli abitanti.
6) da una possibile altra motivazione o influenza, al momento a noi ancora ignota, ma da tener conto nelle future ricerche, che potrebbe far risalire la nascita del culto del Salvatore a Piscinola ad un periodo ancora più indietro nei secoli (come il riferimento alla vita di S. Gaudioso, V secolo).
6) da una possibile altra motivazione o influenza, al momento a noi ancora ignota, ma da tener conto nelle future ricerche, che potrebbe far risalire la nascita del culto del Salvatore a Piscinola ad un periodo ancora più indietro nei secoli (come il riferimento alla vita di S. Gaudioso, V secolo).
Successivamente, nei secoli più recenti, al
SS. Salvatore è stato affidato il patronato della comunità parrocchiale di Piscinola,
mentre la chiesa è stata riedificata diverse volte e quindi ingrandita, diventando parrocchia. Almeno
fin dal XVII secolo, al SS. Salvatore è stato affidato anche il patrocinio civico
dell'Università e del successivo Comune di Piscinola.
Speriamo in futuro di raccogliere altre notizie e conferme di quanto qui assunto, e di chiarire con fonti affidabili quegli argomenti avvolti ancora nel velo dell'incertezza e della leggenda.
Dedica:
Con questo post abbiamo voluto omaggiare
Piscinola e i suoi abitanti, in occasione della prossima festa patronale. Dedichiamo questo lavoro di ricerca alla "presenza" storica millenaria del Santissimo Salvatore che, come dimostrato, è
"venerato" e adorato a Piscinola, almeno fin dal IX-X secolo.
L'abbiamo scritto con umiltà e con la
consapevolezza di affrontare un argomento gravoso e ricco di insidie. Alcune
fonti sono lacunose e poi mancano ancora delle testimonianze più precise sull'edificazione e sulle varie trasformazioni subite dalla chiesa parrocchiale, oltre le relative tracce monumentali e archeologiche, il cui rinvenimento potrebbero chiarire diversi dubbi e aspetti. Lo
abbiamo scritto con la volontà e la passione, e con lo scopo principale di
diffondere, soprattutto tra i giovani di oggi, la grandezza della nostra storia
e la profondità della nostra cultura, affinchè questi possano raccogliere il
"testimone" (e lo speriamo vivamente), possano appropriarsi della
loro storia e possano promuovere ulteriori indagini storiche e opere di
divulgazione: perché queste testimonianze rappresentano le radici fondamentali
del nostro essere cittadini di oggi..., del nostro essere piscinolesi del terzo
millennio!
Auguri Piscinola, e auguri a tutti i lettori che si chiamano "Salvatore"!
Viva Gesù Salvatore, protettore di Piscinola!
Auguri Piscinola, e auguri a tutti i lettori che si chiamano "Salvatore"!
Viva Gesù Salvatore, protettore di Piscinola!
Salvatore Fioretto
Il presente approfondimento storico è da considerarsi una
integrazione di ricerca al capitolo contenuto del libro "Piscinola, la
terra del Salvatore", in merito all'identificazione dell'"Isola del
Salvatore" e sulle origini del culto a Piscinola per il SS. Salvatore.
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