Sono in pochi a ricordarlo, eppure non è trascorso
moltissimo tempo, appena 23 anni, da quel pomeriggio di sabato, 10 novembre del
1990, quando l'area nord di Napoli si svegliò per un attimo dal decennale torpore e dalla
rassegnazione, come per un sussulto e si ripopolò a dismisura, per l'affluenza
di tantissima gente, accorsa da ogni caseggiato, piccolo e grande, da ogni quartiere, vicino e lontano, tra sentimenti di stupore e commozione generale... Mai quelle strade
e quei lunghi e solitari vialoni avevano registrato tanta gente accalcata e festante...!!
Nemmeno in altre occasioni solenni, che seguirono quell'evento epocale.
Il popolare e amato Pontefice, il polacco Karol Wojtyla, dopo aver attraversato le tante nazioni del pianeta e visitato i popoli più disparati sparsi nei 5 continenti, metteva piede nella martoriata terra di Scampia, attraversando (o lambendo) in quel giorno anche i vari quartieri circonvicini (Capodimonte, Frullone, San Rocco, Marianella e Piscinola), in un abbraccio di popolo e alla presenza di autorità civili e militari. Numerosi erano i foto-reporter e giornalisti accreditati, italiani e stranieri.
Il popolare e amato Pontefice, il polacco Karol Wojtyla, dopo aver attraversato le tante nazioni del pianeta e visitato i popoli più disparati sparsi nei 5 continenti, metteva piede nella martoriata terra di Scampia, attraversando (o lambendo) in quel giorno anche i vari quartieri circonvicini (Capodimonte, Frullone, San Rocco, Marianella e Piscinola), in un abbraccio di popolo e alla presenza di autorità civili e militari. Numerosi erano i foto-reporter e giornalisti accreditati, italiani e stranieri.
Il Papa, proveniente da Capodimonte, attraversò Via Santa Maria A Cubito, imboccò Corso
Marianella e sostò davanti alla casa Natale di Sant'Alfonso de Liguori. Poco
dopo il lungo corteo di auto, capeggiato dalla
"papamobile", imboccò piazza Chiesa, Via Bontà e, poi, via G.A.
Campano. Attraversando il ponte in mattoni rossi della ferrovia "Napoli
Piedimonte d'Alife", fece il solenne ingresso nel rione Scampia, allora
denominato ancora "Rione 167 di Secondigliano". Il lungo corteo
scorreva tra due ali di folla festante, con sventolio di migliaia di bandierine e
fazzoletti bianchi. Molti poliziotti in divisa e in borghese erano disseminati
nei punti chiavi, alcuni anche sul ponte della Piedimonte!
La cerimonia ebbe svolgimento nel piazzale posto al centro di Scampia, lo stesso che oggi porta il nome del papa: "Piazza Giovanni Paolo II". Sulla collinetta della odierna Villa Comunale di Scampia fu realizzato un enorme e altissimo palco di legno, con una lunghissima scalinata in gradini, con il seggio papale al centro e a lato una statua di Madonna in marmo bianco. Quella statua, che fu chiamata "Madonna della Speranza", fu poi benedetta dal Papa e fatta divenire simbolo di speranza della "nuova" Scampia. Infatti i giornali di quei giorni riportarono che essa sarebbe stata posta all'ingresso del quartiere e che la denominazione di "Rione Scampia" avrebbe ceduto il posto a quella di "Rione Madonna delle Speranza". Nulla di questo è stato più fatto da allora...!
Il discorso che il Papa pronunciò fu accorato e pieno di punti di esortazione alla speranza e alla rinascita socio-economica, rivolti sia ai cittadini di Scampia e sia a quelli dei quartieri confinanti. Il Suo discorso fu interrotto più volte da applausi scroscianti della folla presente.
Le foto dell'epoca inquadrano una piazza traboccante di persone e il Papa sul palco e sullo sfondo le vele, emblema del quartiere. La foto a colori qui sopra in quei giorni fece il giro del pianeta!
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
Del discorso del Papa, che abbiamo trovato, ci piace
riportare qualche passaggio significativo:
"Sono
lieto di essere fra voi e vi saluto con vivo affetto. Ringrazio il vostro
arcivescovo, card. Michele Giordano, che mi ha presentato il duplice volto del
vostro quartiere: da una parte gli enormi problemi e le sofferenze che
incombono su di voi; dall’altra, la forza d’animo e la speranza cristiana con
cui voi affrontate la vita di tutti i giorni.
Dalle parole
che abbiamo ascoltato emerge un quadro della situazione, nella quale vi trovate
a vivere, che impressiona e preoccupa. Sì, non è facile la vostra esistenza! La
carenza di strutture e di servizi, persino indispensabili, sembra ormai
diventata cronica; la mancanza di case obbliga tanti di voi a vivere in alloggi
di estrema precarietà, in condizioni che non favoriscono certamente il dovuto
rispetto della dignità dell’uomo. Sempre più acuta diventa la crisi
dell’occupazione con le negative conseguenze legate al lavoro nero e a quello
minorile. Troppi ragazzi, poi, abbandonano precariamente la scuola senz’altra
prospettiva che la strada, spesso solo palestra di delinquenza e di devianza
sociale. A ciò si assommano il diffondersi del vizio, il dilagare della
tossicodipendenza e dell’alcol, l’acuirsi del fenomeno della criminalità e
della violenza anche di stampo camorristico.
Ma non
bisogna arrendersi al male! Mai! Il bene, se voluto con forza, forse fa meno
rumore, ma è più efficace e può compiere prodigi. Se la situazione permane
difficile, e per alcuni aspetti anche drammatica, è possibile, anzi è doveroso
cambiarla, per creare un futuro migliore per voi e per i vostri figli.
Perseverate, però, nel vostro impegno. Ringrazio pure il giovane che ha parlato
a nome vostro, esponendo motivi e finalità che animano il vostro impegno.
Carissimi,
sono qui con voi per incoraggiarvi a perseverare con slancio rinnovato. La
concordia e la pace che voi desiderate, il progresso nella libertà e nel
rispetto reciproco che voi ricercate, la sicurezza dai pericoli fisici e morali
e le condizioni di decoroso lavoro che costituiscono la vostra preoccupazione
quotidiana, sono beni che Dio vuole per voi e per tutti gli uomini. Gesù
Cristo, che ha voluto condividere la nostra condizione umana, è in grado di
comprendere le vostre preoccupazioni e di venire in aiuto a quelli che lo
invocano.
.....
2. Di questo
sviluppo gli artefici principali siete voi stessi e nessuno potrà sostituire il
vostro impegno di crescita comunitaria in tutte le direzioni nelle quali si
svolge la vita quotidiana e si costruisce la storia di una popolazione. Ciò non
significa che non sia compito dello Stato e delle sue istituzioni provvedere a
fornirvi i mezzi necessari, a creare le condizioni idonee, a eliminare ostacoli
e impedimenti, per tutto ciò che supera le possibilità e anche le
responsabilità dei singoli e dei gruppi intermedi. Ma non molto varrebbe anche
il massimo intervento delle pubbliche istituzioni senza la collaborazione di
tutti, senza l’apporto delle virtù morali e civili, senza il rispetto e la cura
delle strutture e degli ambienti, insomma senza l’impegno di tutti e di
ciascuno nell’osservanza delle leggi che regolano la vita civile.
In questo
vostro impegno, che non può essere sostituito da nessuno, un rilievo
particolarissimo assume l’educazione, la formazione umana e cristiana dei
figli, dalla prima età fino alla giovinezza, poiché essi sono gravemente
esposti ai rischi della devianza: bisogna formare uomini e donne di forte
personalità, artefici di un’umanità nuova. Il futuro del vostro quartiere
dipende in gran parte dalla riuscita di questo impegno formativo.
5. In
occasione di questa mia visita in mezzo a voi desidero porre alcuni segni di
speranza: la benedizione della prima pietra destinata alla costruzione della
Chiesa parrocchiale dedicata a san Giuseppe Moscati in questo quartiere e
un’altra per la parrocchia a Villaricca; la benedizione delle prime pietre di
due centri sociali diretti rispettivamente dalla comunità dei Padri Gesuiti, e
dalla comunità di Sant’Egidio operanti nel vostro quartiere. Sono i segni
dell’impegno della Chiesa, e vogliono essere un invito e uno stimolo per le
pubbliche amministrazioni, affinché anch’esse, a loro volta, pongano in essere
con rinnovato slancio, i segni che sono di loro propria competenza.
Desidero
infine, con un particolare atto di affidamento alla Madonna, porre il vostro
quartiere sotto la protezione della Madre di Dio. Benedirò tra poco una sua
statua, che ce la presenta come Madre della Speranza. Posta all’ingresso del
quartiere, essa ricordi a tutti gli abitanti la sua materna protezione, ma
anche gli impegni di vita cristiana da essi assunti.
Fratelli e
sorelle carissimi, incoraggio voi e tutti gli abitanti dei quartieri periferici
della città ad andare avanti con fiducia nel nome del Signore. Vi esprimo
ancora una volta il mio speciale affetto e vi offro una benedizione apostolica
insieme con tutti i cardinali e i vescovi qui presenti, come segno della
benedizione della santissima Trinità.
p. Giovanni Paolo II
Grande Salvatore, sei sempre puntuale nelle descrizioni...
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