sabato 25 gennaio 2025

"...Cu la paglia e lu tiempo s'ammaturano 'e Sovere".... Il Sorbo, un frutto dei nostri avi!


Considerando l'attuale interesse, scaturito intorno alla riscoperta di questo frutto antico, un tempo molto diffuso e apprezzato anche nel nostro territorio di Napoli Nord, abbiamo pensato di dedicare un post a questa essenza botanica, per mostrare quante sono le proprietà attribuite, tratte dalla storia della Botanica e dell'Erboristeria, ma anche le tante curiosità ed aneddoti correlati... 
Buona lettura!

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Massetti di sorbe (foto S. Fioretto)

L'albero di Sorbo, che appartiene alla famiglia botanica delle Rosaceae, risulta essere uno degli alberi da frutto più longevi che esistano al mondo. Originario dell'Europa meridionale, dell'Asia Minore e  dell'Africa settentrionale, si è diffuso rapidamente nel territorio italiano fin dai tempi più remoti, spesso in maniera spontanea, soprattutto nei territori montani, preferendo un tipo di terreno calcareo. Ma è nel meridione d'Italia che quest'essenza botanica trova il suo massimo adattamento, per il clima favorevolissimo, come in Sicilia, Calabria e in Campania, laddove riesce ad eccellere per produzione fruttifera e per bellezza del suo fogliame.
L'albero resiste bene ai parassiti e alle malattie botaniche, sopporta lunghi periodi di siccità e non ha necessità di particolari cure e concimazioni. 
Per capire come questo cultivar sia stato considerato fin dall'antichità un albero importante nell'economia contadina delle passate generazioni, basti ricordare in canto contenuto nell'opera buffa "Lo cecato fauzo", scritta nel 1719 dal compositore della scuola napoletana del '700, Leonardo Vinci (su libretto di Aniello Piscopo), nel quale troviamo il canto che s'intitola: "So li sorbe e li nespule amare"...  i versi che ricorrono, recitano così:

"...So’ le sorbe e le nespole amare,
So’ le sorbe e le nespole amare,
ma lo tiempo le fa maturare
e chi aspetta se ll’adda magnà,
se ll’adda magna’, se l’adda magnà,
se ll’adda magna’, se l’adda magnà,.." 

Ne segue che le sorbe, assieme alle nespole, sono usate, in maniera sarcastica, a mo' paragone, per descrivere la maniera per superare la ritrosia delle donne in affari di cuore...:
"Accussì so’ le femmene toste (*),
che s’arrangiano
(**) quanno t’accuoste,
tiempo e purchie
(***) le fanno ammullà (§),
tiempo tiempo, purchie purchie,
tiempo e purchie le fanno ammullà"...  

(*) toste, dure da convincere, (**) arrangiano, arrabbiano, (***) puorchie, denaro, (§) le fanno ammullà, le fanno mollare la presa.

Venditore di sorbe nelle vie di Napoli (Foto I. Luce)

Ricorrendo alla botanica, il Sorbo (Sorbus L.) è un genere  di albero che appartiene, come detto, alla famiglia delle Rosacee, famiglia che comprende diverse varietà, per forma dell'albero e dei frutti, in particolare, per il colore e per il periodo di maturazione dei frutti.
Anche Dante Alighieri nomina il Sorbo nella Divina Commedia, in particolare nel canto dell'Infer
no (XV, 65-65), esegue un paragone tra i frutti del sorbo e quelli del fico e scrive:
«ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi
si disconvien fruttare al dolce fico».
Gli antichi Romani apprezzavano le virtù dei frutti a tavola, preferendo gustarli cotti, serviti con il vino. Oppure, sempre cotti, insieme ad altri frutti secchi, per preparare un gustoso e rilassante decotto.
Tra le molteplici varietà esistenti, il Sorbo Domestico è quello che più si presta alla riproduzione intensiva e ad essere impiantato in giardini e parchi per il suo bell'aspetto, per la chioma ed il fogliame, che cambiano di colore, secondo le stagioni.

Sorbe e fichi natalini, prod. S. Fioretto

L'altezza dell'albero può variare sensibilmente in base alla varietà, passando dai cespugli, fino agli alberi dal grande fusto e portamento, infatti presenta una crescita molto lenta, che può durare diversi secoli (anche oltre quattro), arrivando a raggiungere un'altezza di 13 metri e oltre; esso preferisce l'esposizione soleggiata, si adatta a ogni tipo di terreno, preferendo quello calcaree, ma teme i ristagni d'acqua e resiste bene alle gelate e alle basse temperature.
Per avere la produzione dei primi frutti bisogna attendere almeno 15 anni... L'albero risulta essere autofecondante e presenta dei fiori ermafroditi, che sono molto appariscenti, di colore bianco 
tendente al rosa.

I rami sono di colore grigio a sviluppo tormentoso, mentre il tronco, con l'avanzare dei decenni, passa dal colore grigio, fino a diventare nero scuro e molto rugoso. Ed è proprio il legno a dare maggiori soddisfazioni per le sue qualità. Risulta infatti essere molto duro e resistente agli attriti, oltre a resistere bene agli attacchi dei tarli. Veniva un tempo largamente impiegato nella costruzione di attrezzi agricoli e casalinghi, come manici di utensili, viti in legno, mortai, assali per carri e per torchi, ecc.

Albero di Sorbo a Piscinola (Na), S. Fioretto

I frutti del sorbo, che sono chiamati Sorbole, Sorbe o in napoletano Sòvere, sono delle Pomacee e possono essere di due tipologie: piriformi (ovvero allungate come le pere) o maliformi (ovvero tondeggiati come le mele). Nel nostro territorio esistevano ed erano diffuse in passato essenzialmente due varietà: quella chiamata Austegna (di agosto), perché i frutti erano raccolti da agosto a settembre, e poi c'era la varietà chiamata Natalina, perché i frutti "maliformi" erano raccolti e fatti maturare nel periodo natalizio; quest'ultima variertà era però la più diffusa e apprezzata. 
I frutti, poichè soggetti alla cascola precoce dall'albero, venivano raccolti in anticipo per prevenire il danneggiamento e riuniti in mazzetti ('o mazzo 'e sovere), per essere poi appesi negli androni delle masserie o sotto ai pergolati e ai balconi delle case.
Per essere consumati, essi hanno bisogno di un lento processo di maturazione, chiamato
ammezzimento, per attendere che diventino commestibili, passando da un colore giallo verdino, a quello di marrone scuro; anche la consistenza passa da quella dura, a quella cremosa e morbida. I frutti ancora acerbi erano detti nell'idioma locale in maniera dispregiativa: "sovere 'nzeverate" oppure '''nzeccose".
Il processo di maturazione era molto lento, e per tale motivo, la saggezza popolare ha coniato il detto: "Cu 'a paglia e lu 'o tiempo, s'ammaturano 'e sovere" (con la paglia e con il tempo si maturano le sorbe), usato per paragonare una situazione che richiede pazienza e tempo per l'attesa, come per la maturazione delle Sorbe.

Foto S. Fioretto

I frutti sono ricchi di vitamine e minerali, ma poveri di zucchero. Questo tipo di zucchero contenuto, che presenta un basso apporto di calorie, rispetto a quello di uso comune (meno del 20% circa), è stato sintetizzato e viene utilizzato in dietologia col nome di Sorbitolo, nome che richiama chiaramente l'origine dai frutti del Sorbo.
In passato è stato anche utilizzato nell'industria alimentare, come conservante.
Altra curiosità è quella che il semifreddo, chiamato Sorbetto, deriverebbe proprio dal gelato preparato a base di frutti di Sorbo, associando la passata ricavata dai frutti, con panna fresca e succo di limone.
Dai frutti di Sorbo si ricavano ottime marmellate, un delicato liquore da dessert, chiamato "Sorbolino" o "Liquore Nobile di Sorbole" (liquore originario della città di Mantova ed è diffuso e apprezzato anche in Emilia Romagna, dove viene riconosciuto dalla Regione, come "PAT" - Prodotto Agroalimentare Tradizionale) e si ricava anche un apprezzato distillato.

Foto assieme al sorbo secolare di Piscinola, abbattuto nel 2008









I frutti sono ricchi di composti che migliorano e regolano le funzioni dell'organismo, sono fonte importante di vitamina E e di vitamina C (contengono il triplo della vitamina C rispetto alle arance) e presentano un complesso variegato di minerali, tra i quali: magnesio, ferro, potassio, calcio e
zinco.
Anche in erboristeria i frutti del Sorbo e le parti dell'albero trovano un posto importante fin dall'antichità, per le loro proprietà curative e benefiche alla salute umana; gli estratti dalle parti dell'albero sono
infatti consigliati nei casi di disturbi della circolazione venosa, per lenire lo sviluppo di varici, ulcere varicose e flebiti. Aiutano a fluidificare il sangue e migliorano la circolazione periferica. Gli estratti dalle foglie presentano spiccate proprietà antiossidanti. Dai semi si estrae un pregiato olio, ricco di acido oleico e linoleico e, una volta tostati, da questi si traggono per infusione delle ottime bevande calde.
La polpa delle Sorbe offrono protezione contro i radicali liberi e altri benefici alla salute. Inoltre, i frutti e la corteccia dell'albero, in quanto ricchi di Tannino, sono utilizzati per le loro comprovate proprietà astringenti.

Produzione 2024, a Piscinola-Na (S. Fioretto)

L'albero di Sorbo un tempo era diffuso nel nostro territorio, i cui frutti erano tra quelli preferiti dalla civiltà contadina, perchè garantivano la disponibilità durante la stagione invenale, quando scarseggiava la frutta fresca. Oggi questi frutti sono diventati sconosciuti ai tanti, in quanto difficili da trovare nei supermercati e nei negozi di frutta, tuttavia sopravvive la loro memoria e l'utilizzo solo da parte di pochi estimatori, che amano ancora questo genere di frutta antica.
Ci piace averlo qui ricordato, come "simbolo di resistenza" in un ecosistema, il nostro, ormai gravemente compromesso dagli interventi degli ultimi decenni, auspicando che possa essere presto reimpiantato e apprezzato dalle generazioni di oggi e da quelle future, per tutte le sue qualità e proprietà, fin qui descritte.

Salvatore Fioretto

Per la preparazione di estratti ed infusi, utilizzando le parti dell'albero, si rimanda il lettore interessato, alla consultazione dei siti o dei centri specializzati.

Fiorenza Calogero nel canto "So le sorbe e le nespole amare" 




Foto dell'ultimo albero di Sorbo sopravvissuto a Piscinola (Na), 2025 (S. Fioretto)   

sabato 18 gennaio 2025

Della serie i racconti della Piedimonte: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti..." 2^ parte

(continuo della prima parte)

Deposito Sant'Andrea de Lagni (S.M.C.V.), 1972, foto di Rohrer

Nell’estate del 1972 la tratta tra Miano e Piscinola fu ammodernata. Furono sostituiti binari, traversine e massicciata. Ricordo le pale meccaniche cingolate, che asportavano le pietre vecchie della massicciata ed i grossi camion ribaltabili, che scaricavano le nuove pietre, facendo un rumore breve, ma assordante e tanta, tanta polvere.
Ricordo pure i lavori della chiodatura dei binari alle traversine. Si utilizzavano, già a quei tempi, i macchinari automatici per avvitare i bulloni.
Non ricordo se fu sostituita pure la linea aerea. Però so per certo che, negli ultimi tempi, ai lati dei tralicci in esercizio erano presenti spezzoni di tralicci più antichi, demoliti per corrosione avanzata.
Nel tempo i nuovi tralicci furono consolidati eseguendo alla loro base, ma fuori terra, un plinto di cemento armato a forma di piramide tronca.
Per lasciare il ricordo della ristrutturazione, al centro delle traversine di legno fu conficcato una sorte di chiodo d’acciaio inox, con incisa sulla “testa” di metallo, il numero “72”. Il numero si riferiva sicuramente all’anno dell’ammodernamento della tratta.

Spesso si vedevano gli operai che facevano la manutenzione della massicciata. Era frequente osservare due manovali utilizzare, per ausilio alla loro attività, un attrezzo particolare: una sorte di forchettone a otto denti, con una catena che si agganciava mediante un gancio al manico di legno.

Stazione  Sant'Andrea (S.M.C.V), 1972, foto di Rohrer

Un manovale teneva fermo il forchettone per il manico, facendo però leva sulle pietre alla base della massicciata e l’altro manovale tirava verso di se il forchettone, agendo con forza sulla catena che aveva cinta al busto. Cosi facendo, veniva risagomato il profilo della massicciata secondo la classica forma a trapezio isoscele, senza fare poi un grande sforzo fisico.

Stazione Giugliano, foto Rohrer

La stazione di Calvizzano - Mugnano era, come ho già detto, praticamente uguale a quella di Piscinola e per fortuna essa si conserva tutt’oggi ancora quasi intatta. E’ sopravvissuta fino a due anni fa anche la bella palma posta a lato dell’edificio.
Di questa stazione conservo il ricordo di un oggetto particolare e molto strano. Esisteva in quell'impianto un sistema di segnalazione a servizio del vicino passaggio a livello, attivabile a distanza mediante un rinvio a corda metallica.

La corda percorreva un certo tratto a vista, sorretta da sostegni alti quasi in metro. Praticamente, al sopraggiungere del treno, l’addetto in stazione andava ad azionare il sistema di allarme acustico-visivo (di tipo “a pale”) del passaggio a livello, tirando semplicemente la corda. Mi sono sempre chiesto negli anni a seguire come si faceva a riarmare il meccanismo dopo l’intervento…
Immagino ad una sorte di sistema con ricarica a molla, come quello dei giocattoli di una volta…! Ma il dubbio mi rimane ancora.
Spesso i sentieri esistenti ai lati della strada ferrata e gli stessi binari erano utilizzati come scorciatoie, per raggiungere i vari posti del paese.
C’era uno, in particolare, che dal ponticello vicino a quella che diventerà la "167" di Scampia, conduceva direttamente alla stazione di Piscinola e, da lì, alla piazza Bernardino Tafuri.

Stazione  di Sant'Andrea (S.M.C.V), 1972, foto di Rohrer


Occorreva però arrampicarsi, ma senza particolari difficoltà, ai lati della volta di mattoni, dove c’era l’inizio del sentiero. Un altro sentiero, formato da un “lemmate”, conduceva dalla stazione di Piscinola direttamente alla masseria dei nonni e quindi a casa nostra.

Ai lati della scarpata ferroviaria spesso crescevano dei cespugli selvatici molto particolari, che ancora oggi crescono normalmente su "siepi" o terrazzamenti abbandonati. Questi arbusti avevano un odore sgradevole, quasi di orina, tanto che tutti gli abitanti del posto li chiamavamo, in tono dispregiativo: “’e fetienti”. L’odore sgradevole si accentuava dopo la pioggia.

Deposito S. Andrea de Lagni (S.M.C.V.), 1972, foto di Rohrer

In estate, invece, durante la fioritura emanavano un odore più sopportabile all’olfatto, una specie di profumo... Ironia della sorte, fino a pochi anni fa, i rami di questi arbusti  venivano utilizzati dai fiorai, per fare da sostegno ai gambi dei fiori nella composizione di ghirlande. Credo che oggi qualche fioraio li usa ancora.
Quando questi arbusti diventavano invadenti, tanto da intralciare la visibilità ai convogli e le periodiche ispezioni dei cantonieri, il personale della ferrovia Piedimonte eseguiva un trattamento di diserbo, nelle prime ore del mattino, spruzzando liquidi con convogli speciali, muniti di nebulizzatore.
Ricordo ancora le imprecazioni di mio padre quando osservava le foglie degli alberi da frutta o gli ortaggi che diventavano gialli, a causa del contatto accidentale con queste sostanze chimiche…! Il vento spesso diffondeva oltre misura il prodotto nebulizzato, senza che gli operai potessero regolarne il getto con precisione…
Nel quartiere di Piscinola la ferrovia attraversava diverse strade, in gran parte su ponti “a volta”, quasi tutti realizzati nello stesso stile, anche se con dimensioni diverse. Ne ricordo cinque in particolare e cioè: Via cupa di Piscinola, Via cupa Acquarola, Via Piscinola Mugnano, Via cupa della Filanda e Via cupa Spinelli.

Via Don Bosco, poco prima di Piazza Carlo III

Quello ad avere la luce più grande era situato in Via Piscinola Mugnano, mentre il più basso era quello in via Cupa Vicinale di Piscinola.
Mio padre mi racconta che quest’ultimo attraversamento fu rimpicciolito, a causa della sopraelevazione fatta alla sede stradale.

I ponti avevano i due pilastri in tufo con pietre angolari in piperno e la volta realizzata in mattoni rossi.
Le volte dei ponti erano costruite in maniera molto singolare: avevano le generatrici dei mattoni non in asse alla linea ferroviaria, ma stranamente allineate, secondo una linea a sviluppo elicoidale.

Questi ponti, tranne quello di via Cupa Spinelli, che è ancora lì, sono stati tutti abbattuti, tra gli anni 1989 e 2008, per dar corso alla costruzione delle nuove linee ferroviarie della “MetroCampania NordEst” e della linea 1 della metropolitana. L’ultimo in ordine di tempo ad essere demolito è stato quello di Via Cupa di Piscinola, buttato giù, senza pietà, agli inizi del 2007.
Molto struggente e commovente è il ricordo di un avvenimento che lega il ponte di Via Piscinola - Mugnano con la visita papale di Giovanni Paolo II, che si svolse nel Novembre del 1990. Ricordo il Papa, che a bordo della “papamobile”, oltrepassò il ponte della "nostra" Piedimonte, tra due ali di fedeli che lo acclamavano, quando da Marianella si recava alla villa comunale di Scampia, per consacrare il Rione "167" alla Madonna della Speranza.
A fare buona guardia della zona, sopra il ponte, si piazzarono due aitanti poliziotti in borghese, che da lì poterono controllare facilmente la sicurezza del pontefice. Se avessi fatto almeno una foto di quell’avvenimento, l’avrei conservata gelosamente...! Purtroppo non portai con me la macchina fotografica...! Fatale distrazione!

Salvatore Fioretto

Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.

Stazione "Scalo Merci" di Napoli, anni '50. Fotogramma tratto dal film "Napoli sole mio"

venerdì 17 gennaio 2025

Della serie i racconti della Piedimonte: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...", I ^ parte

Continua la pubblicazione dei capitoli del libro: "C'era una volta la Piedimonte" ed. Athena Net, anno 2014. E' la volta del terzo capitolo del libro, che s'intitola: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...". Sull'onda emozionale che potrà suscitare la rievocazioni dei ricordi della storico trenino dell'Area Nord di Napoli e del basso casertano, visti dagli occhi di un fanciullo degli irripetibili primi anni '70, auguriamo a tutti i lettori, una "buona lettura"!

 

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"Chissà perché... ora che sto raccontando un pezzo della storia della “Piedimonte” e anche un po’ della mia vita, ho la gradevole sensazione che quello che racconto appartenga ad un mondo sereno e tranquillo, dove il tempo trascorreva senza intoppi e preoccupazioni… e questo mio rievocarli adesso mi regala una certa pace interiore…

Stazione di S. Maria C. V., 1972, foto tratta dalla collezione Rohrer

Sicuramente il particolare periodo spensierato dell’infanzia fa sembrare, a distanza di tempo, tutto più bello e speciale. Ma forse a quei tempi il mondo più tranquillo lo era per davvero, rispetto ad oggi…!

Quando ci recavamo in stazione per prendere il treno, l'attesa a volte durava ore intere, specie quando si perdeva per pochi minuti il treno della corsa precedente. Essendo la linea ad un unico binario, occorreva che sopraggiungesse prima il convoglio proveniente da Mugnano, per poter "liberare" la tratta al nostro treno proveniente da Secondigliano. La nostra meta era quasi sempre Mugnano. Quell’attesa oggi potrebbe apparire estenuante, ma c’è da dire pure che allora la vita aveva altri ritmi e non era frenetica come oggi! Forse non si crederà, ma stranamente quel tempo di attesa trascorreva molto, ma molto velocemente…

Stazione di Secondigliano, 1972, foto Rohrer

Durante questi momenti di attesa in stazione, essendo un bambino vispo e abbastanza irrequieto, quindi insofferente a stare fermo per molto tempo, mi divertivo a saltellare tra i binari ed a raccogliere da terra i biglietti usati. Ne conservavo a centinaia, di tutti i tipi e tutti diversi per la destinazione: “Piscinola – Mugnano”, “Piscinola – Marano”, “Aversa – Piscinola” …e cosi via. A casa ne facevo strumento di giochi con gli amichetti: usavo quei biglietti veri per un una ferrovia virtuale, che era frutto della mia immaginazione… ovviamente simile alla mia preferita: la “Piedimonte”! Ne avessi conservato almeno uno di quei biglietti!! Non vi nascondo che li cerco ancora oggi, ma invano, nei mercatini delle pulci che spesso visito...
Vicino all’edificio della stazione di Piscinola erano presenti due belle palme grandi, un po’ come nelle altre stazioni della “Piedimonte”.
Ai lati dell’edificio viaggiatori vi erano altri due locali in muratura, più piccoli: il locale attrezzeria/magazzino, con vano d’accesso chiuso da una saracinesca ed il locale servizi igienici. Il locale attrezzeria/magazzino aveva davanti una banchina alta poco più di un metro. Spesso sul “binario morto”, posto in un angolo del parco ferroviario, sostavano carri merci con sponde basse, colmi di traversine, binari, brecciame o altro materiale utilizzato per la manutenzione della linea.

Stazione di Marano 1972, foto tratta dalla collezione di Rohrer

Sulle banchine dei passeggeri non erano presenti panche. Inizialmente c’era una sola banchina posta a filo della stazione, mentre ai lati del binario centrale c’era solo una fascia pavimentata in terreno battuto composto di pietrischetto giallo, che permetteva di accostarsi al treno senza rischiare di inciampare. Negli ultimi tempi fu realizzata anche una banchina centrale in cemento armato.
Comunque, le banchine non avevano un’altezza sufficiente per poter accedere direttamente al treno, ma si dovevano sempre affrontare gli scomodi e alti gradini. Lascio immaginare cosa significava per gli invalidi, gli anziani, le donne e i bambini piccoli…!
L’illuminazione del parco dei binari era assicurato da quattro (o forse cinque) lampioni: due erano ancorati alle pareti dell’edificio stazione e gli altri ai tralicci della linea elettrica. Essi erano realizzati in ferro battuto, in stile liberty, con alcuni piccoli motivi floreali.
Ogni lampione terminava con piatto smaltato, di color bianco con bordatura nera, dentro il quale era avvitata una grossa lampadina.
La caratteristica forma dell’edificio della stazione faceva ricordare un po’ quelle stazioncine di montagna, infatti la forma del tetto a capriata, con tegole ed attorno molto verde rendeva quel luogo molto singolare... rispetto al resto dell’abitato; posso dire che essa trasmetteva una sensazione singolare e un non so che di fantastico...!
Le finestre e le porte della stazione di Piscinola avevano sormontate la classica cornice con arco a sesto ribassato, con la chiave di volta in rilievo. Le finestre erano due per ogni facciata e si trovavano allineate alle sottostanti porte di ingresso. Le pareti esterne della stazione erano tinteggiate con colori tenui: giallo ocra, con cornici e riquadri di colore bianco e grigio. Gli infissi erano di legno, molto semplici, con stipiti interni ciechi.
Posso dire che essa era rigidamente uguale allo standard delle altre stazioni della “Piedimonte” (uguale a quelle sopravvissute di Calvizzano o Secondigliano, tanto per fare un esempio). Ai margini del parco ferroviario c’era una staccionata a grate di cemento (la classica recinzione ferroviaria).
In prossimità della stazione di Piscinola c’era il passaggio a livello incustodito della via Napoli Ferrovia Piedimonte d’Alife, oggetto purtroppo, come dirò in avanti, di luttuosi avvenimenti.
Per quanto riguarda la linea elettrica, a differenza delle altre stazioni, dove erano presenti lunghe travi orizzontali di acciaio, sorrette da tralicci verticali, a Piscinola i cavi elettrici della linea aerea erano sostenuti da un sistema di doppi cavi tiranti, collegati attraverso isolatori ai pali di sostegno, posti alle estremità dei binari. Tra i due tiranti c’erano dei listelli distanziatori.
I tralicci della rete elettrica erano composti da profilati imbullonati e controventati. La linea aerea si componeva di tre conduttori di rame fissati a isolatori di porcellana marrone: due superiori alla mensola del traliccio e uno inferiore. Quello inferiore era il conduttore destinato al contatto con il pantografo strisciante.
Sul lato esterno di ogni traliccio erano presenti due isolatori più piccoli, che sostenevano i fili sottili, utilizzati per la rete telegrafica".

(segue nella seconda parte)

Salvatore Fioretto

Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.

Stazione di Scalo Merci, fotogramma tratto dalle scene del film "Napoli sole mio".

martedì 7 gennaio 2025

La musica a Piscinola continua..., ecco il maestro Sasà Priore!

Piscinola, terra della musica e di talenti musicali, registra la presenza di tanti personaggi che sono nati, hanno vissuto, oppure hanno frequentato e contaminato con il loro apporto musicale e culturale il fermento artistico che ha attecchito e si è sviluppato in questo quartiere, fin dai tempi più antichi. Dopo i tanti artisti dei quali abbiamo finora descritto la biografia della loro vita e le loro opere, oggi illustriamo quelle di un altro grande musicista, originario del quartiere di Piscinola, che abbiamo apprezzato fin dalle sue prime esibizioni e che ammiriamo soprattutto per il suo talento artistico e la sua grande semplicità di vita, ci riferiamo al maestro e compositore Sasà Priore.

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Presso la scuola di musica del m. G. Biancardi

Sasà Priore è nato a Napoli, nel rione Scampia alla fine degli anni '70, da madre piscinolese, mentre il padre è originario del quartiere Sanità. La famiglia materna abitava in via Napoli Piedimonte d'Alife (luogo soprannominato "dint 'o Canciello"), mentre suo zio, Luigi Marra, gestiva il locale laboratorio di pasticceria, che era anche bar e pasticceria, situato in adiacenza alla stazione di Piscinola della ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife.
Da bambino, Sasà ha vissuto in via Vittorio Veneto,  ma poi è cresciuto a Scampia, pur conservando sempre il legame con Piscinola, dove vivevano i suoi parenti.

Sasà Priore, con il maestro Giulia Biancardi

Fin da ragazzo ha dimostrato il suo talento artistico e innate capacità musicali, è stato allievo prediletto del maestro piscinolese Giulia Biancardi, con la quale si  esibito, poi, in diverse edizioni dell'annuale kermesse musicale: "Piano City a Napoli", nel corso degli eventi organizzati a Piscinola, dal Centro "MaMu".

In brevissimo tempo Sasà Priore è diventato un bravo e apprezzato pianista, compositore e arrangiatore napoletano: un attivo session man per diversi progetti discografici e tastierista di diverse formazioni musicali e di celebri artisti; fino ad aggregarsi con il complesso degli "Osanna", storica band di rock progressivo Italiano, fondata dal cantante musicista Lino Vairetti, negli anni '70.
Sasà Priore con Corrado Rustici
Nel corso degli anni numerose sono state le sue collaborazioni con artisti di rilievo nazionale ed internazionale. Dal lunghissimo elenco degli artisti famosi con cui Priore ha collaborato artisticamente, ricordiamo: Roberto Murolo, Pino Daniele, Enzo Avitabile, Franco del Prete, Alan Sorrenti, Peppe Lanzetta, Tony Esposito, James Senese, Enzo Gragnaniello, Corrado Rustici e i "Cervello", Pietra Montecorvino, Loredana Daniele, e tantissimi altri...
Numerose sono state, poi, le sue partecipazioni ai maggiori festival di Rock e World Music internazionali.
Ecco le principali tournè a cui ha partecipato in questi anni, con le varie formazioni musicali ed artisti:
-Osanna: Tour "Osanna", dal 2008 ad oggi;
-Anime: Tour "Anime", dal 2022 ad oggi;
-Cervello: Tour "Cervello", dal 2017 ad oggi;
-Osanna – NCCP: Tour "Cinquant'anni di buona compagnia", 2016;
-Loredana Daniela: Tour "Loredana Daniela", 2015;
Sasà Priore con Pino Ciccarelli, durante il progetto "Anime"

-Maldestro: Tour "Non trovo le parole",  2014;
-Pino Ciccarelli Tour: "La questua dei musici ambulanti", 2013;

-Ciro Rigione: Tour "Terra Mia", 2013;
-Pino Ciccarelli: "Processione d'Ammore - Concerto Musicale Speranza", Tour 2011, 2012;
-James Bond Concert Show: Tour JBCS, 2011, 2012;
-The Collettivo: Tour "Moder By Contract", 2013;
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The Collettivo: Tour "Something About MAry Quant", 2010, 2011, 2012;
-Piero Gallo Ensamble: Tour "Diario Mediterraneo Benite", 2007,2008,2009,2010, 2011;
-Marzouk Mejri:
Tour "Genina", 2008, 2009;
-Enzo Avitabile: Tour "Salvamm'o Munn", 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007;
-Peppe Lanzetta: Tour "Ridateci i sogni", 1999, 2000;
-Gianni Fiorellino: Tour cd "Favole", 1998, 1999, 2000.

Con il m. Lino Vairetti: trucco prima dello spettacolo degli Osanna

Mentre per i suoi contributi musicali ai lavori discografici annoveriamo: 
-Anime - Pino Ciccarelli Sasà Priore reinterpretano Mario Musella, Pino Ciccarelli e Sasà Priore - Afrakà 2021;
-Il Diedro del Mediterraneo – Osanna - MA.RA.CASH - 2021;
-Le Stagioni del Selvatico Suonare – Pino Ciccarelli – I Dischi del Riccio 2018;
-Live in Tokyo – Cervello - Blue Whispers Music 2017;
-Live in Japan –The Best Of Italian Rock – Osanna – King Records 2017;
-Ripartire – Luciano Caldore – Zeus Records 2016;
-Palepolitana – Osanna – MA.RA.CASH – Afrakà – Self – 2015;
-Sogno e son Fesso – Sabba & Gli Incensurabili – Full Heands/Audioglobe 2015;
-Loredana Daniele – Loredana Daniele – Graf Music 2015:
-James Bond Concert Show – Forever Bond - Michelangelo Comunicazione in collaborazione
con Optima Italia, Veradeis Edizioni e co-prodotto da CS – Cellar Studio e B&D Records. Distribuito da IRD – International Records Distribution 2014;
-Tempo - Osanna – Afrakà – Black Widow – Rai Enri - Koper Capodistria – SELF – MA.RA. Cash Records;
-Trasparenze - Pino Ciccarelli – I Dischi del Riccio – Marotta&Cafiero editori - 2013;
-La Questua dei Musici Ambulanti – Pino Ciccarelli (PoloSud Records) 2012;
-Rosso Rock – Osanna – (Afrakà 2012);
-Nessuno si senta offeso - Sabba & Gli Incensurabili - (BulbArtsWorks/AudioGlobe) 2012;
-Orizzonti Mediterranei – Roberto Giangrande (CLAPO Music – Marechiaro Edizioni Musicali/ Rai Trade) 2011;
-Prog Exhibition (su etichetta Immaginifica by Aereostella /Edel) 2011;
-Brotherhood Of The Wine – Fabrizio Fedele (Afrakà / BTF – 2009);
-Prog Family – Osanna/Jackson (Afrakà – 2009)
Osanna (Afrakà – 2008) [vinile 45 giri];

-Benite – Piero Gallo – (Forest Hill / Marocco Music - 2008 );
-Salvamm ‘o munno – Enzo Avitabile (Wrasse Records – Il Manifesto - 2004);
-Barrique Bis - Pietro Razzino – (Oinè 2003).

Significativa è stata la sua partecipazione (assieme alle varie formazioni musicali con cui ha collaborato), ai tanti festivals, rassegne ed eventi musicali in Italia e all'estero; ricordiamo soltanto quelli tenuti all'estero: "Strictly Mundial 2003" – Marseille Francia, febbraio 2003, "Mediterranee Les Cafes Mediterraneens 2003" - Marseille Francia, giugno 2003, "Feeling the world 2003" - Anversa Belgio, agosto 2003, "Fiest' Latina Sète 2003" - "Sète Montpellier" Francia, agosto 2003, "Nuit de L'Italie 2004" - Lyon Francia, gennaio 2004, "Les Mediterranees 2004" - Marseille Francia novembre 2004, "Womad Festival 2004" - "Revermade Reading Londra", luglio 2004, "London Jazz Festival 2004" - Londra Inghilterra, novembre 2004, "Live on Tour 2005: Tour in Belgio heist-op-den-berg" - Belgio, "I° Festival des musiques actuelles de la foire de Paris" - Parigi Francia, maggio 2005, "Roskilde Festival 2005" – Roskilde Danimarca, luglio 2005, "Festival D’Agadir Timitar 2005" – Agadir Marocco, luglio 2005, "Colours of Ostrava 2005" – Ostrava Rep.Ceca, luglio 2005 Stimmen Festival 2005 – Lorrach Germania, luglio 2005, "Zeltival 2005 – Karlsruhe" Germania, luglio 2005, "Festival Castillo L’Ainsa 2005" - Aragon Spagna, luglio 2005, "Sziget Festival 2005Budapest" Ungheria, agosto 2005, "KultutArena Festival 2005" – Jena Germania, agosto 2005,  "Grimmaer Liederflut 2005" - Grimmaer Germania, agosto 2005,  "Art & Festins du Monde – Gardanne" Francia, maggio 2006, Ida y vuelta – Perpignan Francia, Giugno 2006, "Internationale Sommerbuhne - Wolfsburg" Germania, giugno 2006 e di recente, con gli Osanna la tournè in Giappone "The Best Of Italian Rock" – Club Città Tokyo Japan – ottobre 2022, "Folkest 2006 – Capodistria" Slovenia, luglio 2006, "Festival Radio France 2006": Francia Esplanade des Platanes Murviel les Montpellier, luglio 2006, "Festival du bout du monde 2006" – Crozon Francia, agosto 2006, "Festival of World Cultures 2006" – Dublino Irlanda, Agosto 2006, "Folk Getxo bbk 06" – Bilbao Spagna, settembre 2006, Festival Sant-Denise 2006 – Parigi Francia, settembre 2006,

Con il maestro Lino Vairetti

"Notte Bianca 2006" – Napoli Italia, Settembre 2006 Teatr Rozrywki w Chorzowie – Kracovia Polonia, Novembre 2006, V "Festival InterParla 2007" – Madrid – Spagna, febbraio 2007, "Live on tour 2007": Tour in Belgio: "Cotejardin World Music Festival" – Leopoldsburg - Belgio e "3DCC World Music Fest" – Leuven – Belgio aprile 2007, "World Music Fest" – Bruggex - Belgio aprile 2007, "Club Città – Kawasaky Japan", aprile 2010, Mapo Art Center – Seoul Korea, aprile 2010, "Folkest Festival - Capodistria" - Slovenia, luglio 2014, "The Best Of Italian Rock - Club Città - Tokyo" - Japan - luglio 2015 , "Palazzo di Cultura - Taganrog - Russia" - marzo 2016, "Prog Sud Festival - Marsiglia" - Francia, maggio 2016, "Tsutaya O- East – Tokyo" – Giappone - luglio 2017, "The Best Of Italian Rock Vol. IIClub Città Tokyo" Japan – Ottobre 2022...

Un concerto degli "Osanna"

Sasà Priore attualmente svolge anche diversi incarichi di docente di pianoforte classico e contemporaneo, teoria, armonia complementare e improvvisazione, musica d’insieme. Insieme al maestro Giulia Biancardi, cura e promuove il progetto “Banda a come Piani”, presso il "Centro MaMu - Arte e Cura nella Globalità dei Linguaggi" di Piscinola. E' vicepresidente dell'Associazione "MaMu", coadiuvando il presidente, che è maestro Giulia Biancardi. E' anche educatore socio-pedagogico e "MusicArTerapeuta nella Globalità dei linguaggi" (Metodo Stefania Guerra Lisi) e svolge un’intensa attività didattica con bambini normotipi e con bambini con gravi disagi psicofisici, collaborando sia presso il "Centro MaMu" e sia presso il "MusicApnea School" (Colli Aminei) e il "Centro Minerva" (Ponti Rossi).

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Auguriamo al maestro Sasà Priore un futuro ancora più ricco di produzioni musicali,  di tournè, di collaborazioni artistiche e di opere musicali, pieno di riconoscimenti e di soddisfazioni nel vasto mondo musicale.

Salvatore Fioretto 

Le foto utilizzate in questo post sono state tratte dalla collezione/album dell'artista e da diverse fonti, in particolare ringraziamo il gruppo degli "Osanna" e Ferdinando Kaiser.


Il gruppo musicale degli "Osanna", al centro della foto Lino Vairetti, mentre sulla destra Sasà Priore