mercoledì 1 maggio 2024

Il caso del Comune di Piscinola, riportato nel "Manuale del Giuriconsulto"...

Abbiamo in passato più volte descritte le vicende storiche del Comune di Piscinola, in particolare di come le vicissitudini economiche causate da diverse forme debitorie contratte verso terzi, costrinsero i responsabili comunali dell'epoca a chiedere all'amministrazione provinciale di Napoli, di accrescere le competenze del proprio territorio comunale, includendo i due villaggi (ex comuni) di Miano e di Marianella, oppure, nelle more, di passare a divenire anch'esso "Villaggio", all'interno dei confini del Comune di Napoli. La vicenda sappiamo tutti come si concluse; tuttavia la riscoperta di nuovi documenti e di altre fonti storiche, avvenute solo recentemente, accrescono la fondatezza di questa situazione di crisi del Comune di Piscinola, fornendo maggiori informazioni ed altri particolari.
Il documento che pubblichiamo risale all'anno 1855, ben dieci anni prima dell'annessione di Piscinola al Comune di Napoli e descrive in dettaglio un processo tenuto presso il giudice regio del Circondario di Mugnano, riguardante le richieste risarcitorie da parte di un creditore privato
vantate nei confronti del citato Comune di Piscinola. L'origine del contenzioso risalirebbe addirittura all'anno 1835! La sentenza emessa dal giudice sancirà, come leggeremo, il non luogo a procedere alla richiesta della parte attorea, per incompetenza del potere giudiziario in una vertenza di natura amministrativa tra un creditore e il Comune.
Da notare che la causa giudiziale viene presa quale modello d'esempio da parte di un manuale di giurisprudenza (intitolato "Manuale del Giureconsulto", edito nell'anno 1855), per descrivere un modus operandi giudiziario, utile per i giudici, gli avvocati e gli studenti dell'allora Regno delle Due Sicilie. Ecco il testo:


..............................................  o  O  o  ..............................................

 

Dal "MANUALE PEL GIURECONSULTO"

opera  di  Francesco Vaselli

CAVALIERE DEL REGAL MILITARE ORDINE COSTANTINIANO E DEL REGÁL ORDINE DI FRANCESCO I , CONSIGLIERE DELLA INTENDENZA DI NAPOLI; EMERITO AVVOCATO SOPRANNUMERARIO DELLA REGAL CASA; CONSULENTE DELL' AMMINISTRAZIONE DEL REGAL ALBERGO DE' POVERI, STABILIMENTI ED OPERE DI BENEFICENZA RIUNITE; CONSIGLIERE PROVINCIALE; AVVOCATO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI; AVVOCATO DELLA CITTA' DI NÁPOLI.  
VOLUME DECIMOQUINTO - NAPOLI - TIPOGRAFIA DEL MANUALE PEL GIURECONSULTO - ANNO 1855 
(pagine da 470 a 479)

N. 1696.

Conflitto per azione civile personale subordinata a controversia di legittimità, di validità di atti amministrativi – Preventivo uffizio al P. M. — Competenza del contenzioso amministrativo riconosciuta dal tribunale (v. n. 747 seg. ).


Cessa la necessità di elevar conflitto, laddove il Tribunale giudiziario pronunzi la sua incompetenza sulla requisitoria del P. M., cui lo Intendente abbia inviato il preventivo ufizio, di che trattasi nel Decreto de' 16 di Settembre 1810.

Come si formola l'ufizio preventivo di conflitto?

Con quale forma il Tribunale emette la sua deliberazione ?  - Eccone esempio

 

Ufizio preventivo dello Intendente al P.M.

 

Signore - Il Regio Giudice di Mugnano (di Napoli) con due sentenze de 23 febbraio e 22 marzo corrente anno, ha condannato il Comune di Piscinola a pagare ducati 36, e le spese del giudizio, a D. Raffaele Cuomo - Questi non è già che sia un creditore diretto del Comune, né egli ha mai contrattato credito-debito con l'Amministrazione Comunale - Il Comune aveva un debito di ducati 25. 20 annui per capitale quandocumque dovuto a Quattromani in origine , passato a tanti intestatari col decorrimento di anni: di tal che a' 23 febbraio 1843 la Sotto-Intendenza di Casoria al Sindaco di Piscinola rescrivea così :

«Casoria 23 febbraio 1843 - Signor Sindaco -Con la data di jeri (1. uf. n. 1527) il signor Intendente mi scrive così: I ducati 25. 20 riportati nello stato quinquennale di Piscinola per interessi netti su di un capitale indefinito dovuto agli eredi Quattromani, nel progetto dello Stato di quel Comune furono ripartiti nel seguente modo.

-A D. Raffaele Farinari                        duc. 8. 40

-Al Marchese Cavaselice tutore de' figli minori di D. Raimondo Pesacane                                            duc. 4. 20

-A' PP. Agostiniani di S. M. del bosco duc. 8. 40

-Agli eredi Quattromani                       duc. 4. 20

            (Totale per interessi annui)     duc. 25. 20

È questa la risposta al suo rapporto de' 15 del corrente mese sull'oggetto. Glie lo partecipo, signor Sindaco, per lo adempimento di risulta. Il Sotto- Intendente Del Vecchio».

Da questo atto amministrativo rivien chiaro che agli eredi Quattromani, in tutto, altro non rimanea di credito, se non il residuo in annui ducati 4. 20.

Or da' fatti ritenuti nella sentenza si ha che Cuomo con un asserto Curatore della eredità Parisani conviene che si faccia esso Cuomo pagare ducati 36 dal Comune sulle quantità che a Parisani fossero dovute dall'amministrazione. Ed un Cancelliere Comunale a' 21 agosto 1835, dicesi aver certificato che D. Anna Maria Quattromani fosse stata creditrice del Comune e che D. Prospero Parisani fosse a colei succeduto.

Il Comune, condannato a pagare su questi soli elementi di fatto con la sentenza contumaciale del 25 febbraio, veniva opponendosi e dallo Ufizio del Sottointendente del 22 febbraio 1843 portante i distacchi del credito residuato, contendea d'inesistenza del credito, ed allegava che ogni titolo contro l'Amministrazione involve per dirsi valido la necessità di adirsi il Contenzioso amministrativo - niegava, in quanto al merito, che Parisani fosse esclusivamente lo erede della Quattromani, il padrone dello intiero credito ereditario; niegava che la persona del Curatore cedente a Cuomo i ducati 36 fosse legittima.

Il Giudice con la sentenza del 22 marzo punto né poco s'incarica della competenza scambia un verbale di non seguita conciliazione con una decisione di contenzioso amministrativo che faccia legittimo, valido un credito; e ritiene quel certificato del Cancelliere del 21 agosto 1835 come elemento bastevole, a fronte dell'Ufizio del Sotto Intendente del 23 febbraio 1843, che addita le novità in otto anni avvenute sul credito.

Mentre ho scritto al Sindaco d'interporre appello, fondato sulla incompetenza, fo' osservarle che l'origo petitionis, la causa petendi, nello anzi espresso giudizio era «debitor mei debitoris, debitor meus est». (Il debitore del mio debitore è un mio debitore n.d.r.). --- Quanto di credito avea Prospero Parisani a 18 ottobre 1852 contro al Comune?  - Era egli creditore legittimo di ducati 36, o no?

Un atto amministrativo di febbraio 1843, dichiarando che le sottrazioni legittime da' ducati 25. 20 facean rimanere appena ducati 4. 20 annui a favore, non di Parisani, bensì degli Eredi Quattromani, fra' quali esser può Parisarni come un fra più coeredi, obbligava a ricercare: furon legittime e valide le sottrazioni operate dall'Amministrazione, quando sostituì nello stato discusso al primitivo nome della Quattromani i nomi di Farinari, di Pesacane, degli Agostiniani previe liquidazioni del Consiglio d'Intendenza? Se ducati 4. 20 annui nel 1843 serviveano a favore degli Eredi in collettive della Quattromani ha o no il Consiglio d'Intendenza liquidato esser Prospero Parisani erede fra gli eredi, o erede sole: ha il Consiglio d'Intendenza ordinato che i ducati 4. 20 s'intestassero nello stato discusso al nome del solo D. Prospero Parisani? E nel difetto di tali forme amministrative indispensabili, può dirsi legittimo creditore Prospero Parisani della Amministrazione?

Il Sindaco, opponendosi a Cuomo, così dicea, difendendo il Comune.

Il Giudice credè un verbale di non seguita conciliazione rilasciato dal Consiglio d'Intendenza aver coperto un difetto d'intestazione, una mancanza di liquidazione - Ma era Egli competente a definir cosa richiedasi per una liquidazione, per una intestazione di partita nello stato discusso; e quale differenza interceda fra le forme di una conciliazione e quelle senza le quali non v'ha credito da potersi pagare, non sancito legittimamente per un Comune?

Il Giudice credè che un Cancelliere avendo nel 21 agosto 1835 certificato che Parisani succedè a M. Quattromani, abbia legittimato la persona di Parisani come unico erede - Ma era competente il Giudice a definire che in Amministrazione il Cancelliere faccia divenir debitore il Comune, anche verso chi fosse un fra più coeredi?

Ed era competente a valutare le operazioni amministrative avvenute fra gli otto anni decorsi dal 1835, data di quel Certificato, al 1843 data degli ordini dell'Intendente partecipati al Sindaco per la sottrazione operata dalle partite sullo stato discusso a fronte della originaria partita liquidata per Quattromani?

Queste ed altre indagini tutte di contenzioso amministrativo concorrendo, tutte preliminari e pregiudiziali, io non posso in una causa di minimo valore manomettere quella vigile tutela che la legge m'impone a guardia del confine giurisdizionale fra i due poteri, né tollerare che un Comune paghi ducati 36 ad un voluto erede o coerede, che in tutto, e per tutti in collettiva, non ha che ducati 4.20 annui sullo stato legittimamente attribuiti.

Le dò quindi prevenzione che intendo sostener la competenza di questo Consiglio nella causa la quale ha controversie di legittimità, di validità, d'interpretazione di atti amministrativi, fondato sullo art. 5. della legge organica del 21 marzo 1817 e su' Rescritti Cervo, Musso, Catania, che risolvono in sede di famigerati conflitti quel principio di competenza , che sostengo.

Ella con tutta la celerità ch'esige la cosa, poiché potrebbe Cuomo avvalersi delle due sentenze, provochi dal suo Collegio la deliberazione circa la competenza, e me la comunichi ove il Tribunale crederà , malgrado le osservazioni qui espresse, che il Giudice Regio, senza ragionar sulla competenza, siesi col fatto ben impossessato della causa, la prego di parteciparmelo, perché in risposta eleverò il conflitto.
-L'Intendente Carlo Cianciulli  - Al Signore Sig. Regio Proc. presso il Trib. Civ. di Napoli.

Requisitoria del P. M.

Attesochè non può ritenersi il Parisani erede nella terza parte della giacente eredità Quattromani senza dichiarare nullo il disposto dal Consiglio d'Intendenza di Napoli comunicato al Sindaco di Piscinola con uffizio de 23 febbraio 1843.

Attesochè, stante tale disposizione, la curatela si restringe a ducati 4. 20 annui che restano aglj eredi Quattromani; e che però è nullo il convenuto col signor Raffaele Cuomo, agendo il signor Bencivenga qual curatore della intiera eredità, e riconoscendo il signor Cuomo creditore della terza parte di essa, perché creditore del signor Parisani.

Attesochè allorquando trattasi della legittimità o validità di un atto del potere amministrativo, questo va oltre i limiti del potere giudiziario, art. 3, e 5. della legge sul contenzioso amministrativo de' 21 marzo 1817.

Attesochè per la suddetta disposizione di legge, entra solo nella competenza del potere giudiziario lo stabilire a chi tocchino i duc. 4. 20 annui rimasti agli eredi Quattromani, imperocchè a lui solo è dato conoscere della legittimità e discendenza di famiglia, né si oppone ad alcuna disposizione del potere amministrativo, che anzi vi si uniforma, eseguendo ciò che esso ha disposto, giusta l'art. 27 della suddetta legge de 21 marzo 1817.

Il Pubblico Ministero chiede che il Tribunale dichiarando la sua incompetenza, annulli la precedente procedura. - Firmato - Rocco.

A dì 3 settembre 1855 - Destiniamo il Giudice signor Pasqualoni per farne rapporto - Firmato - Francesco Napolitano.

Deliberazione del Tribunale

Il Tribunale osserva che la disposizione amministrativa comunicata al Sindaco del Comune di Piscinola con ufizio del 23 febbraio 1843 non riguarda per alcun verso il numero degli eredi di D. Anna Maria Quattromani invece assicura che il credito in origine dovuto alla detta Quattromani sia stato poi ripartito, rimanendone alla eredità di quest'ultima soli duc. 4. 20 annui - Segue da ciò che, laddove si riuscisse a dimostrare essere Parisani erede per terza parte della Quattromani, non sarebbe un tal fatto in contraddizione con l'atto suindicato 9. ma soltanto ne verrebbe per conseguenza che il Parisani non potesse aver diritto, se non alla terza parte de' ducati 4. 20, che si dichiarano tuttora dovuti alla eredità.

Che D. Mariano Bencivenga, col quale contrattò D. Raffaele Cuomo, non era Curatore della eredità Quattromani, ma di quella del Cavaliere D. Prospero Parisani Buonanno, che era giacente, il quale Parisani, secondo si asseriva da Cuomo, sarebbe stato erede per terza parte della Quattromani, come uno de' suoi tre figli – Laonde, se giustificasse la qualità ereditaria, il contratto tra il Curatore e Cuomo sarebbe valido per la terza parte del credito di ducati 4. 20 di annualità, che a Quattromani si appartiene.

Che indubitatamente il potere Giudiziario è competente a conoscere della qualità ereditaria che si stabilisce e determina secondo le disposizioni delle leggi civili. Ma nella specie la controversia principalmente s'impegna sulla efficacia della disposizione amministrativa comunicata al Sindaco con l'ufizio de' 23 febbraio 1843, in virtù della quale apparisce ripartito a favore di molti il credito una volta rappresentato dalla Quattromani: in guisa che non basterebbe dimostrare il diritto ereditario di Parisani perché il suo avente causa ottenesse la somma richiesta, ma converrebbe in prima toglier di mezzo la ripartizione enunciata.

Che viene pure in esame la quistione se il certificato rilasciato dal Cancelliere comunale a' 21 agosto 1835, possa validamente opporsi alla disposizione del 1843 data dall’Autorità superiore, e dopo otto anni da quel certificato, nel qual tempo avean potuto verificarsi le cause della ripartizione del credito.

Che, fermati i veri termini della quistione, apparisce di leggieri venire in controversia la legittimità e validità di un atto del potere amministrativo, messo in confronto con altro atto derivante dal potere medesimo.

Che l'esame di siffatte quistioni oltrepassa i confini della giurisdizione assegnata all'autorità giudiziaria.

Visti gli articoli 3 e 5 della legge sul contenzioso amministrativo de' 21 Marzo 1817.

Per siffatte ragioni Il Tribunale, deliberando in Camera di consiglio, sul rapporto del Giudice delegato, e sulla uniforme requisitoria del Pubblico Ministero, dichiara la incompetenza del potere giudiziario nella vertenza fra il Comune di Piscinola e gli eredi di D. Raffaele Cuomo, sull'azione da costui promossa con libello de' 23 febbraio 1854 davanti al Giudice del Circondario di Mugnano.

(Tribunal Civile di Napoli 2. Camera - Ruolo n. 64813, deliberazione del 28 settembre 1855).


..............................................  o  O  o  ..............................................

Purtroppo nel documento trascritto manca l'indicazione del nome del Sindaco di Piscinola, tuttavia da un altro documento deduciamo che possa essere stato Gennaro Cuozzo: Sindaco dal 1850 al 1855.
Continueremo
in futuro ad indagare sull'origine di questa situazione debitoria del Comune di Piscinola, che si è tramandata per molti secoli, e che forse potrebbe essere derivata, come già descritto nel post pubblicato in Piscinolablog nell'anno 2020, dal debito contratto dal Casale di Piscinola, ai tempi del Viceregno spagnolo, affinchè il Casale si potesse riscattare (esercitando lo Ius praelationis - il diritto di prelazione) contro la vendita ai baroni e rimanere nel Regio Demanio. Il tempo forse ci darà ragione.

Salvatore Fioretto 

Link del Post dell'anno 2020: https://piscinola.blogspot.com/2020/06/il-comune-di-piscinola-tra-la_22.html

 


sabato 27 aprile 2024

La vera Patria di San Gennaro... Analisi storica di una controversia secolare...!

 Largo Carminello ai Mannesi, murales di Jorit

Approssimandoci a festeggiare la ricorrenza delle Traslazioni delle Reliquie del nostro santo Patrono, Gennaro, che quest'anno capita il 4 maggio p.v., pubblichiamo, come è tradizione di questa pagina culturale, un articolo dedicato alla sua storia. In questo scritto intendiamo riscoprire la figura del Santo in rapporto alla sua città natale. Più volte in questi anni abbiamo assistito a dichiarazioni che attribuscono alla città di Benevento la Sua nascita, come pure altre testimonianze scritte che smentiscono questa ipotesi, affidandogli la cittadinanza napoletana. Ma andiamo per gradi, dando spazio alle ipotesi dell'una e dell'altra parte.


.........................................   o  O  o   .........................................

 

Giuseppe De Ribera, detto lo Spagnoletto, "S. Gennaro esce illeso dalla fornace", Cappella del Tesoro di S. G.

 

Diamo la parola alla difesa napoletana:

Per la difesa napoletana, ecco quanto scrivevano G. B. Alfano e A. Amitrano nella loro monumentale opera: "Il miracolo di San Gennaro in Napoli", II ediz., Arti grafiche V. Scarpati, anno 1950 (pagg. 9-11):
"S. Gennaro nacque in Napoli, nella seconda metà del terzo secolo, da nobile famiglia. Ritennero che S. Gennaro fosse invece beneventano: Fra Bernardino Siculo, Mario de Vipera, Ottavio Bilotta, Carlo Crisconio, Giovanni de Nicastro, Giovanni de Vita, Pompeo Sarnelli.
Sostennero che S. Gennaro fosse napoletano: Camillo Tutini, Girolamo di S. Anna, Niccolò Falcone, Ludovico Sabbatini, Antonio Caracciolo ed in genere la maggior parte degli scrittori.

Prima immagine di S. Gennaro nelle Catacombe di Napoli, VI sec.

Gli argomenti dei Beneventani sono: la nomina di S. Gennaro a Vescovo di Benevento, e un epigrafe dimostrata poi dal Caracciolo A. falsamente interpretata in "Epitaffio beneventano dei SS. Gianuario". Napoli 1637, e da altri. Nondimeno, sempre escludendo che S. Gennaro sia stato beneventano, non è stato assodato da valide ragioni che Napoli sia stata a sua patria. I particolari biografici di tutti questi autori si riscontrino alla fine del volume.
Vi ha tradizione che nei pressi della Chiesa di S. Gennaro ad diaconiam, ora detta dell'olmo, vi fosse stata la casa della famiglia Gianuaria, ove sarebbe nato il Santo. In quello stesso luogo, nel secolo VII, fu eretta la basilica su ricordata, in nome del Martire, dal vescovo S. Agnello, come riferisce Giovanni Diacono.
Non sarà fuori di luogo riferire che nella diocesi di Nicotera (Catanzaro) esiste una tradizione che S. Gennaro abbia avuti i suoi natali a Calafatoni, località situata tra Caroniti e Ioppolo. Il paesello ora è distrutto, ma nei primi secoli dell'Era volgare esisteva sul monte Poro, presso Nicotera. I contadini mostrano ancora colà degli avanzi di muraglia ritenuti come residui della casa ove nacque S. Gennaro; e vi portano anche dei fiori; si tratta invece di ruderi dell'antica chiesa di Calafatoni.

Catacombe di S. G., Arcosolio con San Gennaro e San Pietro
Su quella rupe sarebbe apparso S. Gennaro per fugare i Saraceni, venuti lassù per depredare il paese ed uccidere gli abitanti. San Gennaro è ora protettore di Caroniti. In parecchie bolle vescovili ed atti di magistrati di Nicotera del secolo XVI trovasi inserita la formula "Per la grazia di Dio e per intercessione di S. Gennaro, vescovo e martire, nostro concittadino".
Questa tradizione, già sostenuta ai tempi di Falcone da monaco cappuccino calabrese: Fra Giovanni da Castelvetere, è combattuta dello stesso Falcone bella prefazione della sua "Istoria di S. Gennaro", fu ripresa dal Canonico F. V. Sorace di Nicotera (1769-1831), del quale il Sig. Diego Corso, anche di quella città, raccoglitore di patrie memorie, possedeva due manoscritti inediti dal titolo: "Memorie storiche originali intorno al vescovado di Nicotera ed a S. Gennaro Patrono della città" - "Confutazioni al libro del Sacerdote Nicolò Falcone sulla vita di S. Gennaro".
Forse la tradizione nella sua citata opera, che una famiglia di Gennaro da vari secoli aveva beni in quella località, e che aveva eretta una chiesa a Calafatoni. Ma lo stesso Falcone ripudiava questa opinione."
(La descrizione della pretesa di cittadinanza avanzata dalla città di Calafatoni, che si aggiunge alla contesa, viene introdotta dagli autori soprattutto per sminuire l'attribuzione reclamata dai beneventani,
n.d.r.).

Diamo ora la parola alla difesa beneventana:

Primitiva sepoltura del Santo nelle catacombe di Capodimonte

Per scoprire le ragione mostrate dai beneventani sulle origini del loro presunto concittadino prendiamo in prestito il libro di Serafina Pascarelli del Basso, dal titolo "San Gennaro a Benevento. Un enigma storico-religioso ed. C.EDIM.M., anno 1988.

"E' Beneventano o Napoli la patria, il luogo che ha dato i natali a S. Gennaro? Secondo il fantastico racconto di Carminio Falcone, si è visto, sarebbe Napoli, ma ci sono validi motivi, e più numerosi, che cercheremo di esaminare insieme, che possono farlo ritenere cittadino di Benevento. A parte il fatto che ne fu sicuramente Vescovo.
Vi sono elementi pro e contro le due versioni. Vediamoli.

A favore della cittadinanza Napoletana

a) Gli elementi che si rilevano dal racconto di Niccolò Carminio Falcone: "L'intera storia della famiglia Ianuaria".

Processione di San Gennaro a S. Chiara, stampa '800

b) Il fatto che il corpo del beato martire, subito dopo la decapitazione fu nottetempo trafugato dalla Solfatara di Pozzuoli, dai cristiani di Napoli (e non di Benevento), che lo nascosero in località Marciano, mentre i Cristiani di Benevento provvidero ad appropriarsi soltanto dei corpi (dei loro concittadini, n.d.r.) di S. Festo e di S. Desiderio (rispettivamente il diacono e il lettore di S. Gennaro) e non di quello di S. Gennaro stesso.
c) L'esistenza di una tomba della famiglia Ianuaria nelle Catacombe di Capodimonte, prima ancora che vi fossero traslate le ossa di S. Gennaro.

d) L'epistola di Uranio, in cui, come si vedrà in seguito, S. Gennaro viene definito "Vescovo della chiesa di Napoli".

e) Il culto di S. Gennaro da parte dei Napoletani, fin da tempi antichissimi (come meglio si esaminerà in seguito) sempre profondamente sentito, fino ai nostri giorni.

A favore della Cittadinanza Beneventana

a) La tradizione, che ci fa considerare "L'Arco di S. Gennaro" a pochi passi dalla Cattedrale, un rudere della abitazione di S. Gennaro.
In effetti vi spira un'aurea di suggestiva sacralità intrisa di storia, sostenuta dalle antiche colonne di epoca romana, due a destra e una a sinistra, inframmezzate a varie strutture anch'esse di epoca romana, altre Longobarde e di epoche successive, di fronte ai ruderi che vengono ritenuti come resti della chiesetta dei martiri Beneventani Festo e Desiderio.

b) Il contenuto della "Lettera di Simmaco" Senatore Romano scritta al padre nel 369 d.C., riportato nel testo di Giovanni de Vita "Thesaurus Antiquitatum Beneventarum". Simmaco era avverso al Cristianesimo (fu alleato di Giuliano l'Apostata dal 361 al 363. Prefetto di Roma nel 384). Ne riportiamo alcuni brani significativi: "mi recai a Benevento, attraverso il ponte Leprosus, sul Sabato, era grande la città. Fui accolto con favore e con festa da parte di tutti". Il Senatore si vide circondato da "Patrizi amanti delle lettere" "Ammirabili costumi"... "La maggior parte venera Dio". Ecco "questa estressione (fa notare dettagliatamente il Grassi), esclude la venerazione di una Dea (cioè la Dea Iside, il cui culto fu importato a Benevento dall'Imperatore Domiziano, che ritenendosi salvato dalla dea stessa, ne costruì il tempio a Benevento). Non solo, ma affermando la venerazione di un solo Dio, poichè era stato distrutto il tempio di Iside dal terremoto del 369, quel Dio non può essere quello dei Cristiani".

Catacombe di San Gennaro a Capodimonte, scorcio degli ambienti

La prima cattedrale cristiana, infatti, sorse ai tempi del vescovo Teofilo (313) proprio sui ruderi dello splendido palazzo costruito per la "Grande Iside, Signora di Benevento". Teofilo, presente fra i 19 Vescovi al Concilio in Laterano (v. Tomus primum Conciliorum) (Filippo Labbe), aveva ottenuto dall'Imperatore Costantino la concessione per costruire nell'area dell'antico e diruto tempio pagano, la prima Chiesa della Cristianità Beneventana: La "Chiesa di S. Maria de Jerusalem" S. Maria di Gerusalemme. Dalle "Memorie Istoriche" di Stefano Borgia: "Basilica quae Ierusalem nominabatur in qua etiam sedes Antiquorum Episcoporum fuit".

c) Elementi tratti dalle "Passioni"
Nel sec. III e successivi furono scritte le "Passioni" narrazioni che venivano lette durante le liturgie alla vigilia dei Santi Martiri. La "Passione di S. Gennaro" fu scritta, in latino, alla fine del IV sec. Essa, come dice Ferdinando Grassi "contiene dati storici, dati discutibili, dati inaccessibili. Ciò che narra della mamma di S. Gennaro potrebbe avere fondamento storico". Si legge in "Rendiconti Accademia Archeologica (pag. 257) "La madre di S. Gennaro, dunque, che abitava a Benevento, fece un sogno in cui vide il figlio Gennaro, librato in alto, volare al cielo.

Interno delle Catacombe di S. Gennaro a Capodimonte

Svegliatasi, mentre chiedeva il significato di tal sogno, le fu comunicato, che suo figlio, il Vescovo Gennaro, per aver amato Dio, veniva tenuto in catene , e mentre pregava, morì rendendo l'anima a Dio". Fu, il sogno una premonizione? Mistero della vita psichica? Certo, morì prima della decapitazione del figlio. Episodio comunque credibile, che conferma essere S. Gennaro Vescovo di Benevento e cittadino abitante con la madre nella stessa città, forse nell'antico palazzo signorile, di cui vediamo i resti nell'Arco di S. Gennaro".
d) Il trafugamento notturno delle reliquie di S. Gennaro da parte del principe Longobardo di Benevento, Sicone, che nel 831 riportò dalle catacombe di Napoli alla sua terra, le ossa del martire, ritenuto di Benevento. E i fedeli della città "patrem suum laetantes recipere meruerunt" (
trad.: meritavano di ricevere il padre gioioso).

e) L'affermazione dello studioso Ennio Moscarella: "E' un fatto che nel "corpus iscriptionum latinorum" non si trovano riportate testimonianze del cognonem Ianuarius, a Napoli, mentre, invece, il detto cognome risulta diffuso a Benevento".

Primitiva sepoltura del Santo nelle catacombe di Capodimonte

f) Il fatto che S. Gennaro fu Vescovo della comunità cristiana di Benevento fin dal 302, quando il Papa Marcellino lo destinò ad occupare il posto del vecchio Vescovo S. Teodato: fu inviato a Benevento, perché ritenuto di origine beneventana, o perché fu "richiesto" dalla comunità cristiana, che, (com'era l'abitudine fra i primi cristiani), eleggeva fra i propri fedeli, il suo Vescovo?
g) La circostanza incontrovertibile che sulla "olla" in cui sono contenute le ossa di S. Gennaro, conservate nel Succorpo del Duomo di Napoli, vi sia indelebilmente inciso: "CORPUS S. JANUARIJ  BEN. EP." "da antiquo tempore".

.........................................   o  O  o   .........................................

Forse non basteranno fiumi d'inchiostro, che ancora nel futuro saranno versati e si sprecheranno, per dimostrare la prima o la seconda ipotesi di questo secolare dibattimento, resta il fatto che la tradizione popolare napoletana continua a sostenere che San Gennaro, patrono di Napoli e vescovo di Benevento, sia stato un cittadino nato a Napoli, così pure quella di Benevento considererà il Santo un beneventano di nascita, tutto il resto sono solo supposizioni, ipotesi e assiomi, che hanno poco fondamento storico e documentale. Per noi di Napoli, di San Gennaro ci pregia considerare la Sua millenaria presenza nella storia di Napoli, e non è poco...!

Salvatore Fioretto

Imbusto reliquario in lega oro e argento, commissionato dal re Carlo II d'Angiò, anno 1305

venerdì 19 aprile 2024

Secondigliano, 4 aprile 1943: bombe sulla Piedimonte…!

Questo racconto è stato liberamente scritto prendendo spunto dai ricordi narrati da alcuni anziani del quartiere e dalle rarissime e scarne testimonianze riportate in alcuni libri di storia cittadina. Alcune scene sono state ricostruite con un po’ di immaginazione, anche se pensiamo che non diversamente dovettero svolgersi gli eventi di quel giorno.

Di questo eccidio di Secondigliano oggi si è persa completamente la memoria.

L'episodio nella Stazione di Secondigliano è stato raccontato anche nel libro "Campania 1943 Napoli. Le incursioni, le Quattro Giornate, la Liberazione", di Simon Popock, vol. II, parte III,  ed. Three Mice Books (pagg. 177-179); nel quale, assieme alle incertezze della ricostruzione storica, che purtroppo persistono, si riportano anche le testimonianze di alcuni sopravvissuti, oltre le fonti scritte dell'epoca.

...................................  o  O  o  ..........................................

In memoria di quei viaggiatori che persero la vita nella stazione di Secondigliano.

 

"Trascorrevano tranquille le ore in quella tiepida domenica napoletana, del 4 aprile del 1943. Sembrava un qualsiasi giorno settimanale, quel pomeriggio di inizio primavera; d’altra parte si era nel pieno conflitto della seconda guerra mondiale ed era difficile distinguere un giorno qualsiasi dalla domenica... La natura continuava, come ogni anno, imperterrita, a fare il suo corso, manifestando l’incomparabile bellezza, attraverso i suoi colori e profumi, quasi a voler ignorare o forse contrastare, quelle brutali alterazioni al paesaggio, compiute da quei “piccoli uomini”, che si mostravano come impazziti dalle loro ideologie, come imbestialiti dai comizi e dalle adunate patriottiche, pervasi solo dalla bramosia del potere e dal desiderio di distruzione…!Secondigliano viveva, in quell’epoca, come in tanti piccoli centri d’Italia, un’atmosfera alquanto surreale, potremmo dire quasi mistica; come se fosse ovattata di un mistero indefinito, ma pur presente... Regnavano in quel tempo nell’animo delle persone i sentimenti più disparati: dalla paura, alla rassegnazione, dal rancore, alla speranza… La gente avvertiva sempre di più la paura: la paura di perdere per un non nulla la propria vita, la paura di perdere i propri cari. I bombardamenti degli Anglo-americani si facevano sempre più frequenti e distruttivi e non facevano più distinzione tra zona alta o zona bassa, tra chiese, ospedali e navi. Si viveva nel terrore di dover scappare da un momento all’altro, al sopraggiungere del sibilo di una sirena della contraerea, che preannunciava l’inizio dell’”apocalisse”…!

 Stazione di Secondigliano, jeep americana riadattata per la ferrovia, 1972
Elvira era una bambina di appena di otto anni e abitava a Secondigliano, in un bel palazzo d’epoca, che si affacciava sul corso principale. Da questo palazzo si godeva la vista di una magnifico panorama collinare, composto dalla sconfinata macchia di verde del Bosco di Capodimonte. Più vicino, si poteva ammirare il lussureggiante e selvaggio Vallone San Rocco e, ancor prima, la piccola e graziosa stazione delle ferrovia Napoli-Piedimonte d’Alife, con i suoi giardini e le aiuole fiorite. Dalla sua finestra, Elvira poteva osservare ogni angolo del piazzale della stazione, finanche le banchine e i binari e poteva scrutare, appagando la sua ingenua curiosità di fanciulla, il passaggio di quei convogli color panna e amarena, sempre stracarichi di passeggeri.
Quella domenica la bimba era presa a giocare con la sua bambola di stoffa e ogni tanto dava una mano alla mamma a preparare il pranzo domenicale. Il menù di quel giorno, alquanto succulento per lei, consisteva in un unico primo piatto a base di gnocchi al ragù, inutile dirlo, senza carne e con la solita razione di pane raffermo, pari a 150 grammi procapite: quanto cioè stabiliva la tessera annonaria. Certo erano momenti di ristrettezza quelli, ma la sua era pur sempre una famiglia agiata e le privazioni della guerra non si facevano ancora avvertire a tavola... Preparare gli gnocchi in quella famiglia non era infatti un evento tanto eccezionale…, anche perché le patate al mercato nero si trovavano con più facilità della farina e di altri alimenti più ricercati.

Numerose erano le campagne sparse nelle vicine contrade di Miano, Piscinola e Chiaiano, che offrivano buone occasioni per trovare ortaggi, cereali e legumi a buon prezzo: perché questi venivano comprati direttamente dai contadini, dei quali si conoscevano finanche i nomignoli.
Erano da poco passate le due del pomeriggio, di quella strana domenica primaverile, quando, senza neppure udire il suono della sirena, gli aerei americani (le famose “Fortezze Volanti”), iniziavano a rombare, solcando carichi di bombe l’azzurro e indifeso cielo di Napoli. Fu una ecatombe! Gli aerei iniziavano a lanciare, da diverse miglia di altezza, centinaia di bombe, seminando distruzione e morte ovunque! Dal porto, alla stazione, dal centro di Napoli all’aeroporto di Capodichino, i piloti puntavano a colpire obiettivi militari Italo-tedeschi ritenuti strategici. Purtroppo e inevitabilmente venivano colpite e distrutte anche tantissime abitazioni e poi anche chiese ed ospedali. Moltissimi furono in quel giorno i morti e i feriti. Una vera carneficina...!
Stazione di Secondigliano, anno 1972
Dalla finestra della cucina Elvira diventava, suo malgrado, la spettatrice inconsapevole di una scena raccapricciante. Una bomba centrava in pieno un vagone del treno della ferrovia Napoli-Piedimonte d’Alife, che era in sosta nella stazione di Secondigliano, mietendo una decina di vite e facendo moltissimi feriti tra i viaggiatori e il personale di servizio. Il treno aveva un carico considerevole di passeggeri. Proveniva da Piazza Carlo III e proseguiva verso i paesini della provincia di Napoli e di Caserta. Si componeva di una elettromotrice e di due vetture rimorchiate. Molti viaggiatori ritornavano dalla città dopo aver visitato i propri parenti, oppure recuperato qualche indumento o oggetto personale, lasciato nel loro appartamento abbandonato. Diversi erano stati, infatti, i napoletani che, a causa della guerra e dei continui bombardamenti americani, avevano preferito “sfollare” nelle campagne napoletane periferiche oppure nei tanti paesini disseminati nella piana casertana, fino alla cittadina di Piedimonte d’Alife. Paesi nei quali trovavano un tetto a buon prezzo e, soprattutto, un po’ di pace in quel inferno che tutti chiamavano semplicemente ‘a guerra!
La città di Napoli aveva molti presidi militari italo-tedeschi, tante postazioni antiaerei disseminate ovunque e poi tantissimi obiettivi sensibili: le raffinerie, le centrali elettriche, il porto, l’aeroporto, i depositi, gli arsenali, tutti obiettivi che gli anglo-americani continuavano a prendere di mira e a bombardare.
 Elettromotrice in fase di ricostruzione, forse mai completata, foto 1972
Dal suo appartamento, poco distante dalla stazione, la vista del treno lì fermo era nitida, senza alcun ostacolo che le impedisse la visuale; Elvira fu, quindi, spettatrice di quel penoso evento, che le ha cambiato la vita. Dopo un gran boato, una nuvola di polvere e di fumo avvolgeva il misero campo di battaglia. I vetri delle finestre e dei balconi dei palazzi, che si affacciavano alla stazione, si riducevano in mille frantumi, a causa dell’imponente spostamento d’aria. Intonachi e pezzi di cornicioni venivano distaccati e ridotti al suolo in mille frantumi. Si udivano grida di disperazione e di dolore che si levavano da quella gelida stazione. I morti accertati furono più di dieci.
I corpi di questi sfortunati restavano al suolo oppure sul treno, con le braccia penzoloni dai finestrini, immobili, orami senza più vita; altri gemevano o piangevano, tra rivoli di sangue e con vistose ferite alla testa e al corpo. I pianti ed i lamenti che si levavano erano assordanti…, non per l’intensità del suono, ma per la brutalità della scena da cui provenivano…, tantissimi erano i feriti, che levavano le braccia in alto, per chiedere aiuto, molti si trascinavano, strisciando, tra pietre traversine e rotaie, cercando scampo nell’edificio di stazione, anche perché temevano altre possibili incursioni degli aerei. Moltissimi trovarono rifugio sotto il pianale del treno della Piedimonte e furono salvi! Quanti bambini, ragazzi, donne e anziani non erano più vivi…! Quanti di questi sfortunati quella sera non abbracciarono i loro cari! Erano partiti la mattina, per una semplice commessa e non sapevano che quel fugace saluto, dato partendo da casa, era stato proprio l’ultimo di una vita così breve e grame…! Pochi chilometri più a nord, a San Pietro a Patierno, avvenne una scena di morte simile, vissuta in quello stesso infernale pomeriggio domenicale del 4 aprile 1943. Quasi contemporaneamente all’episodio di Secondigliano, alcuni aerei Anglo-americani, di ritorno dalle missioni di guerra, prendevano sotto tiro i convogli di un tram delle Tranvie Provinciale di Napoli. Morivano molti passeggeri e altri rimanevano al suolo gravemente feriti.
Un altro aereo Anglo-americano centrò la contraerea tedesca sulla calata Capodichino causando, altri morti tra i civili.
In quel giorno anche l’ospedale dei Pellegrini subì ingenti danni, con morti e feriti.
Durante questi sanguinosi episodi un pompiere napoletano, in forza al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Napoli, si distingueva per il suo eroismo, mostrando il più puro altruismo e l’abnegazione al dovere, riusciva a trasportare molti di questi feriti al centro di Napoli, attrezzando alla buona un convoglio del treno delle “Ferrovie Secondarie” (un tram delle Tramvie Provinciali o forse proprio un treno della ferrovia Napoli-Piedimonte) e conducendolo fino allo stazionamento di Napoli, dove i feriti potevano essere rapidamente soccorsi presso un ospedale cittadino. Tante persone devono la loro vita a questo eroe, che si chiamava brigadiere Sarno.
Elvira oggi è una simpatica signora settantottenne, che vive ancora in questo antico e popoloso borgo di Napoli; ride e scherza Elvira, come tutte le signore napoletane della sua età; però, quando ricorda e racconta quel triste episodio vissuto quando era piccola, la sua voce di fa subito rauca e tremula, gli occhi luccicano affioranti lacrime e ritorna indietro con il pensiero: a quella bambina, terrorizzata e stupita, nascosta dietro ai vetri di una finestra di cucina, che aveva conosciuto troppo presto il significato del “male”, durante un assolato e triste pomeriggio di primavera di settanta(1) anni fa…!"
(1) Il racconto è stato scritto nell'anno 2013.

Secondo alcune testimonianze raccolte, l'elettromotrice coinvolta nel bombardamento di Secondigliano fu pesantemente danneggiata e non più rimessa in circolazione. Questa dovrebbe essere stata contraddistinta con la denominazione "E4". Sappiamo che le elettromotrici costruite per la ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife" furono nove, mentre quelle conosciute circolanti fino alla soppressione della ferrovia sono state otto, mancante appunto della numero "4". In tutta la raccolta fotografica rinvenuta fino ad oggi, questa vettura. la "E4", non appare mai in circolazione, mentre nella raccolta fotografica di Rohrer è riportata una foto, dell'anno 1972, che ritrae una elettromotrice in fase di ricostruzione, con cassa atipica, che presenta su di un lato una finestra ovale, quindi mai vista in circolazione...

Stazione di Secondigliano oggi
 
Oggi, a distanza di 81 anni da quell'episodio cruento, sarebbe opportuno eseguire un approfondimento storico documentale e ricordare, magari con una lapide, questi nostri sfortunati concittadini, che hanno perso ingiustamente la propria vita in un momento travagliato della storia della Nazione.
Salvatore Fioretto
 
I nomi dei personaggi inseriti in questo racconto sono di fantasia. Qualsiasi riferimento a persone, dell’epoca o anche recenti, è puramente causale.
Il testo è stato integralmente tratto dal libro: "C'era una volta la Piedimonte" di S. Fioretto, ed. Atena net, anno 2014 e come tale è soggetto al diritto d'autore.