Gli amici della
Piedimonte (G.A.F.A. - Gruppo Amici Ferrovia Alifana) mi conoscono bene, perché sono trascorsi oltre
dodici anni che frequento gli eventi “Alifani”, e sanno per quanto tempo abbia
cercato invano le foto che riprendessero la vecchia stazione di Piscinola. Sanno anche
che, ironia della sorte o per sfortuna, abbiamo trovate tante foto della
Piedimonte, con quasi tutte le stazioni della Tratta Bassa: ebbene tutte, ma tranne
quelle con la stazione di Piscinola. Della stazione di Piscinola sono riuscito
a trovare una solo foto, con ripresa parziale dell'edificio stazione, grazie alla generosità di un mio amico
di Piscinola, che si chiama Gino. Gino una sera mi fece la sorpresa, condividendo sulla sua pagina di Facebook la
foto della stazione in bianco e nero, risalente ai primi anni '70.
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Stazione di Piscinola, anni '70 , foto recuperata da Gino Labruna
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Gli chiesi e poi ottenni, una
copia della foto Scan in buona risoluzione, che riuscii in tempo a inserire nel mio libro "C’era
una volta la Piedimonte", pubblicato nel 2014.
Tanto era il
desiderio di rivedere la "mia" stazioncina, che ogni volta un amico donava o mostrava foto inedite della ferrovia, io recitavo una sorta di "tifo propiziatorio", pronunciato ad alta voce, in continuo, il
nome della stazione di Piscinola (...Piscinola, Piscinola…, stazione di Piscinola…!)
e non descrivo la delusione provata quando la ricerca si concludeva infruttuosa perché, come avveniva in altre occasioni, erano sempre le stesse le
stazioni a essere trovate, mai una di Piscinola…!
Una volta, con Giovanni, siamo andati in auto fino
a Latina, dove conoscemmo un collezionista che possedeva tantissime foto inedite della nostra ferrovia: stazioni e treni… Ma niente,
nemmeno in quel posto trovammo una traccia della stazione di Piscinola…! Una vera iattura per me!!
Nel Natale del 2010,
il caro amico Giovanni, scrittore e medico di Piedimonte Matese, durante un
incontro culturale a Sant’Andrea (località di Santa Maria Capua Vetere), mi fece dono di un plastico da lui realizzato, in scala 1:87, riproducente la stazione di
Piscinola, completa del parco binari e di altri particolari. Un bel dono, anche se alcuni particolari risultavano
un po’ fantasiosi, come la presenza di una cisterna pensile dell’acqua per alimentare la locomotiva a
vapore. Rimasi molto contento di questo dono inatteso ed ebbi a ringraziarlo
calorosamente, insieme all’amico inseparabile, dott. Sandro, anch’egli
scrittore e appassionato della ferrovia Alifana. Questo bel dono l’ho inserito
in una teca di plexiglass e lo conservo gelosamente del salone di casa.
Cominciai a coltivare l'idea di far realizzare una stazione della Piedimonte, in scala più
grande, con tutti i particolari. Un plastico coloratissimo e realistico che facesse rimanere tutti a bocca aperta, soprattutto i giovani che non avevano mai vista la Piedimonte. Ricordo che la
stazione o meglio i ruderi di quella che rimaneva della stazione di Piscinola,
furono abbattuti intorno al 1986, con l’apertura del cantiere per realizzare la
stazione della “Metropolitana Linea 1.
Nell’autunno del
2013 l’idea iniziò a prendere corpo, anche perché in quell’anno si doveva
festeggiare il Centenario dell'inaugurazione della ferrovia, ragion per cui ero anche in procinto di
pubblicare il libro “C’era una volta la Piedimonte”. Pensavo che sarebbe stato
un bell'effetto presentare il nuovo libro con la presenza del plastico della
stazione, come una scenografia rievocativa tridimensionale...! Purtroppo ero consapevole che per la
prima presentazione del libro, fissata proprio nella cittadina di Piedimonte Matese, non
c’era più tempo per realizzare questo progetto, ma si poteva programmare il lavoro per la presentazione
successiva, fissata nella Biblioteca di Piscinola...
Un giorno mi ricordai che alle iniziative culturale dell’associazione “Noi e Piscinola” aveva
partecipato un giovane del quartiere, che aveva allestito una mostra di ambienti
in miniatura, da lui egregiamente realizzati, che ebbe un buon successo. In quel Natale, infatti, fu allestita nella
chiesetta di via del Plebiscito (che venne riaperta per la circostanza), una mostra personale del maestro Ciro Pernice, con diverse miniature, curate con
particolari maniacali... con attrezzi, piatti, mattonelle maiolicate… Come
un lampo di luce attraversante la mente fui ispirato, e quel ragazzo con la sua
tecnica cosi precisa, faceva al mio caso…! Ciro abitava all'epoca nel rione situato a confine tra Piscinola e Marianella. Era un ragazzo
semplice, responsabile, che non si dava arie, e soprattutto era un ragazzo serio, di buona
famiglia.
Non ricordo come lo
contattai. Forse in uno degli incontri dell’Associazione a cui lui prese
timidamente a partecipare. Gli proposi questo progetto e lui inizialmente mi
guardò un po’ sbalordito, dicendo di non conoscere la struttura. Io gli risposi
di stare tranquillo su questo aspetto, perché c’ero io al suo fianco e che gli
avrei dato tutto il supporto tecnico e la memoria storica necessaria, perchè in possesso di foto, schizzi,
disegni e tutte le informazioni che necessitavano. Ciro accettò con piacere il
mio incarico e man mano che passavano i giorni e ci vedevamo, lui incominciò ad
innamorarsi della Piedimonte, anche se non l’aveva mai conosciuta e nemmeno
sentita per nome in vita sua...!
Per prima cosa ci
recammo presso le due stazioni sopravvissute, quelle di Secondigliano e di Mugnano, per
eseguire dei rilievi. Queste due stazioni superstiti erano praticamente uguali a quella di Piscinola, quanto meno per le dimensioni. Ci recammo dapprima a Secondigliano. La stazione all'epoca disabitata, si
trova ancora oggi sulla parte terminale nella traversa che proviene dal corso di
Secondigliano, che si chiama appunto “via Ferrovia”. Restammo alcune ore per rilevare tutte le misure che
necessitavano. Poi Ciro completò il rilievo eseguendo un discreto numero di
foto, con diversi particolari di cornici, finestre, capriata, tetto, ecc.
Un altro giorno, poi, ci recammo alla volta di Mugnano, dove è presente
ancora oggi la stazione di Mugnano-Calvizzano. La stazione era però
abitata. Appena iniziammo a prendere le misure, ci chiesero preoccupati i motivi
del nostro insolito rilievo; noi rispondemmo semplicemente che eravamo degli studenti e che stavamo
studiando la stazione per scrivere una tesi... A spiegare loro che volevamo riprodurla in scala, sarebbe stato difficile...
Il maestro Ciro
si mise quindi all'opera e iniziò a "cesellare" le parti della
stazione: dapprima le mura del modello in scala, utilizzando pannelli di sughero... arricchendoli man mano dei particolari decorativi. Era per me interessante e anche commovente osservare da vicino come la stazione venisse alla
luce, con l'opera delle sue mani, completa di tutti gli accessori… Poi passò a realizzare il piazzale, le banchine, la massicciata, il binario...
Ricordo che ogni
volta che mi recavo a visitarlo a casa sua, dove aveva una loggetta attrezzata come
laboratorio, mi accoglieva sull’uscio della porta che si immetteva nel locale
e piazzandosi davanti alla stazione, come davanti a una scena da mostrare, con
una mano spiegata verso l’opera, mi presentava lo stato del suo lavoro, molto compiaciuto... e ogni volta mi brillavano gli occhi...!
Fu una bellissima esperienza quella di vedere realizzare materialmente l’opera, che
nasceva soprattutto attraverso il trasferimento dei miei ricordi di ragazzo, con le mani e l'arte di questo ragazzo. Avevo poi il privilegio di seguire passo passo la "creazione", in tutte le varie fasi. Ovviamente
Ciro ogni volta che ci incontravamo proponeva soluzioni tecniche e adattamenti dell'opera. Io valutavo la sua proposta, approvavo o suggerivo delle modifiche, via via, secondo i miei ricordi
oppure osservando le foto antiche o recenti. Insomma rivestivo il ruolo di "direttore dell'opera"...!
Ricordo le
interminabili discussioni intercorse tra noi, soprattutto nella chat di “Facebook”, specie quando si doveva
decidere sul rifacimento di alcuni particolari. Dialogavamo a distanza per serate intere, a volte
accompagnando la discussione con particolari di foto, recenti o antiche. Credo che io e Ciro abbiamo
sperimentato lo “Smart Working” molti anni prima della sua diffusione… siamo
stati come dei pionieri del "telelavoro"…!
Ricordo le difficoltà incontrate per
realizzare gli infissi della stazione, tutti rigorosamente di legno, alcuni con le ante aperte,
che lasciavano intravedere gli interni degli ambienti, come della sala di attesa, mentre gli altri avevano ante socchiuse, alcune con
tende che comunque lasciavano trapelare la luce dall’interno, per indicare che erano ambienti abitati.
Decisi che la
stazione doveva avere il tetto smontabile, per poter accedervi al suo interno ed eseguire la
sostituzione delle lampade, soprattutto quelle della sala di attesa.
Ricordo che Ciro inizialmente mi contestava questa decisione, ripetendo che
quel modello: “non era un giocattolo”, perchè, essendo molto delicato, non si poteva
pensare di aprirlo e chiudere a piacimento... rischiando di danneggiarlo. Credo che Ciro allora mi
conoscesse poco…! Però alla fine egli si convinse della mia scelta. A lavoro compiuto, infatti, ha potuto
constatare che è stata una trovata vincente.
Per l’allestimento scenico della stazione, con la presenza dei passeggeri e del personale in miniatura, comprai
un discreto numero di statuine di plastica, tutte rigorosamente in scala 1:25, su un sito specializzato tedesco.
Arrivarono per posta, poco tempo dopo.
Le statuette risultavano ben sagomate e curate nei più
piccoli particolari. Tre erano del personale ferroviario, uno fu posto in
biglietteria e due all’esterno della stazione. C'erano bambini che giocavano, anziani, giovani... La loro posa fu davvero molto
realistica, sembrava che tutte stessero realmente attendendo l’arrivo del treno.
Addirittura il capostazione era in posa sull'uscio della stazione come per richiamare da lontano delle
persone….!
La bravura di Ciro è
stata notevole! Da vero maestro dell’arte della miniatura, ha dato risultati
eccellentissimi, soprattutto nel realismo della riproduzione e nelle decorazioni della stazione. Ha escogitato delle
tecniche di pittura, utilizzando mix di sostanze, capaci di "anticare" le pareti
e gli oggetti e farli apparire come il risultato dell’esposizione al logorio meteorologico
e al trascorrere degli anni. Non sto qui a descrivere le tecniche, ma dico solo che
alcune di esse sono frutto di trovate geniali e anche di osservazioni
personali!
I particolari degli interni della
sala di attesa viaggiatori, che si intravedono dall’esterno attraverso gli
infissi aperti, hanno un effetto realistico a dir poco “miracoloso”! La sua ricerca della
perfezione si può dire che è stata maniacale!! A partire dal pavimento in stile
d’epoca, serigrafato e anticato, con il riporto di una ragnatele di crepe, per
mostrare l’usura continua, ma ancora: le pareti, i quadri con foto del
treno, i calendari, le indicazioni e, ancora, un portaombrelli, i zerbini,
le carte, le lattine, i mozziconi di sigarette gettati qua e là… perfino le scritte sui muri e i manifesti elettorali e pubblicitari dell'epoca di ambientazione (1975)...!
A raccontare tutto è
compito difficile, ma posso affermare che è il risultato della bravura di un genio!
Particolarmente
belli e anche molto curati nei particolari sono i quattro lampioncini di
illuminazione in stile Liberty appesi alle pareti esterne della stazione. Ciro li realizzò in
ferro battuto in ogni componente elementare. I cavetti elettrici e le lampadine
nei lampioni furono inseriti dal bravo Sabatino. Mentre le saldature dei pezzi
furono realizzate da Marco. Al termine dell’operazione, Ciro completò
il loro inserimento sulle due pareti della stazione.
La stazione era
quasi giunta a termine, mancava solo il famoso tetto smontabile, che avevo
deciso di realizzare con altro team, perché nel frattempo Ciro dovette presto convolare a nozze. Non racconto l’operazione di trasferimento del
plastico della stazione, dalla casa di Ciro a casa mia…! Era un sabato sera di
una calda d’estate. Il pesantissimo plastico fu portato da noi due a forza di braccia, attraverso tortuose rampe di scale interminabili, che non
contai!
Giunti a casa, lo sistemammo su un carrello che avevo intanto realizzato,
munito di ruote orientabili. Già era pronta la grande teca in plexiglass, che
aveva realizzato un artigiano della Doganella, sempre su indicazione di Ciro.
Assemblammo tutto. L’effetto conclusivo era già magnifico, anche se mancava
ancora il tetto con le tegole…
Devo dire però che
il tetto è stata la parte che più mi ha fatto soffrire…!
Intanto con l’arrivo
di settembre, l'edizione del mio libro a colori sulla Piedimonte era a
buon punto, pronto per la stampa, che fu affidata a un famoso centro tipografico di Vicenza.
Necessitava a tutti i costi completare la stazione...
Ma come fare…?!
Già avevo visitato
tutte le bancarelle di San Gregorio Armeno per cercare delle tegole in
scala che facessero al mio caso. Ma devo dire che nel celebre mercatino dei presepi si trovavano diversi tipi di tegole:
di terracotta o di plastica, di forme e scale diverse, ma tranne quelle che mi
occorrevano...! Necessitavano infatti tegole rigorosamente del tipo “marsigliese”, in scala
1:25 perchè così presenti nella vecchia stazione. Non nascondo che ero un po’ scoraggiato...
Ne parlai con l’amico modellista Bruno, sicuro che avrebbe in qualche modo
trovato una via di uscita. Per fortuna Bruno conosceva a sua volta un amico: un
altro professionista delle miniature che risiedeva a San Leucio di Caserta.
Questo maestro ci avrebbe potuto aiutare, perché era bravo a fare dei particolari in
miniatura per stampi.
Pensammo di chiedere il suo aiuto per realizzare un prototipo di
tegola marsigliese, in scala, da cui poi avremmo potuto riprodurre in serie tutte
le tegole che ci occorrevano. Ci recammo quindi a casa di questo artista di San
Leucio. Nella sua bella casa aveva esposte molte delle sue creazioni, di
una bellezza che ci fecero incantare…! Lui realizzava ogni cosa che fosse "arte"…
dipinti, sculture, presepi, modellini di navi, automobili, e in particolare
personaggi in scala di fumetti o di avventure per ragazzi, soprattutto quelli che
escono periodicamente in edicola. Un altro grande artista!
Questo amico di
Bruno, che purtroppo non ricordo il nome, si prestò generosamente ad aiutarci,
senza pretendere nulla in cambio; anche lui, quindi, “sposò” la causa della
ricostruzione della stazione di Piscinola..! Dopo poco tempo ci realizzò il
modellino in scala di una tegola marsigliese. Era bellissima! Grande poco meno di un piccolo francobollo...
Appena Bruno l’ebbe
in consegna, iniziò il procedimento di riproduzione in serie delle tegole, con
stampi e colate di resina in successione. Ne riprodusse tantissime…! Occorreva ora un "ingegnere" capace
di realizzare il supporto delle tegole, ovvero un tetto di legno, a due falde, con
la particolarità di essere asportabile tutto d’un pezzo, per permettere di
accedere all’interno della stazione… “L’ingegnere della
Piedimonte” lo trovai subito… E' stato anche per questa scelta il mio intuito ad aiutarmi; intuito che ancora
una volta ha dimostrato di essere determinante e vincente. Scelsi l’amico
Marco. Lo contattai e gli chiesi di aiutarmi per completare l’opera… Marco, generoso come
sempre, non se lo fece ripetere due volte.
A corredo del tetto sistemammo le due grondaie per l’acqua piovana, le scritte, e altri particolari che dovevano completare il
tetto. Mentre per le tubazioni di scarico dell’acqua mi misi anch'io in gioco, modellando un filo di ferro zincato di grosso spessore.
Mancavano
pochissimi giorni alla presentazione del libro… Io e Marco ci mettemmo all’opera a casa
mia, nella sala da pranzo, dove trovava sistemazione la
stazione realizzata da Ciro, in modo da avere sotto mano all’occorrenza il prototipo, anche per verificare la corrispondenza di quanto realizzato. Io ovviamente solo nel ruolo di aiutante...
Dopo una faticosa
settimana, Marco realizzò il supporto in legno e in plexiglas. Poi, avendo ricevuto tutte le tegole da
Bruno, iniziò a incollarle con attenzione e precisione. Marco è veramente un
ragazzo eccezionale, molto bravo per questo genere di attività, ha delle doti
innate per la costruzioni di modelli strutturali in scala e soprattutto nell'utilizzo di colle. In poche serate il
tetto fu completato.
Occorreva ora verniciate tutto il tetto completo. Chiedemmo di nuovo aiuto a Bruno che, come
al solito, si prestò generosamente e prontamente. Portammo il tetto e altri
pezzi a casa di Bruno, presso la cittadina di Santa Maria Capua V., per poter eseguire la complessa opera di verniciatura. Mancavano
solo tre giorni alla presentazione del libro a Piscinola e tutto sembrava collimare
cronologicamente in maniera positiva…! Ma, come spesso avviene, avevamo fatto il conto senza l'oste...! Vale a dire: c’è sempre un imprevisto che non viene tenuto in debito conto…e guasta il finale!!
Trascorsi un paio di
giorni, ho ricevuto una telefonata da Bruno, con la quale mi informava, con tanta amarezza di non aveva dormito la notte precedente, perché, per uno
strano effetto dello smalto utilizzato sulla resina, le superfici delle tegole erano
diventate lucide e non satinate, come invece dovevano apparire per imitare la realtà.
Confidava, come ultima speranza, nel consiglio del suo amico, il maestro
di San Leucio… anche se quasi non ci sperava più…!
Dopo manco un’ora mi telefonò ancora e mi disse che dovevo reperire una cosiddetta “Polvere degli artisti”, di
colore “Seppia” e “Giallo Napoli”, che avremmo distribuita, a secco, spennellando sulle tegole lucide… per cercare di avere un risultato apprezzabile.
Mi recai, quindi, in un negozio
specializzato indicato da Bruno, che si trova nel centro storico di Napoli e
lì comprai due barattolini di polvere degli artisti, nei colori richiesti. Al pomeriggio
assieme agli amici Marco e Biagio ritornammo da Bruno, per cercare di fare un “miracolo”... Ormai mancava solo un giorno all’appuntamento della presentazione del libro e il tetto della stazione non era
perfetto… Mannaggia!
Ci mettemmo in quattro attorno a un tavolo della cucina di casa, con Biagio che faceva da regista... e io gli scongiuri...! Bruno procedeva con il
pennello distribuente il giallo, mentre Marco il colore seppia, "accavallando" e mischiando ripetutamente i due
colori, con più passate incrociate. Riuscirono finalmente, dopo tanto tempo, ad avere la tonalità e l'effetto desiderato sulle tegole…
Alla fine dell'operazione, imbrattammo anche il tavolo della cucina…! Chissà cosa avrà pensato sua moglie…! Ma eravamo tutti felici, la stazione di Piscinola era finalmente pronta!!
Alla presentazione
del libro, nella sala conferenze della biblioteca "Domenico Severino", sistemai il plastico della
stazione in bella mostra, al centro di un grosso tavolo che si trovava alle spalle della postazione dei lettori e dei
presentatori e ovviamente di fronte al pubblico della sala. L’effetto scenografico fu eccezionale! La stazione incantò tutti, soprattutto
gli amici dell’associazione “Clamfer”, che mi onorarono della loro presenza,
oltre gli scrittori (Cecere, Cozzolino), i rappresentanti delle varie associazioni del posto, i tanti altri amici e conoscenti accorsi.
Fui felice che il mio sogno, dopo varie peripezie, risultava finalmente realizzato, ma fui ancor più felice per aver ricevuto un aiuto collegiale e accorato da parte di un gruppo di amici,
che hanno collaborato con entusiasmo e affiatamento al progetto, affinché si potesse materializzare il
ricordo della bella e romantica stazioncina di Piscinola!!
Altri amici diedero il loro contributo alla presentazione della serata, alla lettura dei testi e alla presentazione dei filmati.
Fu un successo indimenticabile!
Ringrazio ancora oggi tutti: a
iniziare da Ciro, Marco, Bruno, Giovanni, Sandro, Sabatino, Biagio, Gino, il
maestro di San Leucio, e poi ancora, Giulia, Maurizio, Anna, Loredana, Enzo, e altri che forse dimentico. Mi considero un uomo fortunato ad averli
incontrati, sono dei carissimi amici di un sogno bello e luminoso che si chiama Piedimonte!
Salvatore Fioretto
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Il "team" della stazione della Piedimonte quasi al completo, posa attorno all'opera, al traguardo...!
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Ho l'onore di conoscere ed essere amico di Salvatore Fioretto. Egli è un gran conoscitore ed appassionato della Ferrovia Alifana, in particolare il tratto piscinolese, del quale purtroppo sono rimaste poche vestigia e poche documentazioni. Per questo motivo, l'opera di ricostruzione della stora dell' Alifana del suo comune è stata particolarmente difficile e solo la caparbietà e la passione dell'uomo Fioretto ha fatto sì che si riuscisse nell'imprese. Salvatore Fioretto con le sue reminescenze ferroviarie ci proietta alla Piscinola di una volta, alla Piscinola dei piscinolesi, della vita rurale, della vita sana all'aria pura, che la prepotente estensione di una incontenibie metropoli ha portato via come un fiume in piena
RispondiEliminaAlessandro Lutri
Grazie per le tue belle parole, ti abbraccio con la stima reciproca di sempre!
EliminaIo il plastico in oggetto l'ho visto diverse volte, ho tentato anche di corrompere Salvatore per averlo ma niente, non c'è stato verso. È un lavoro unico e raro, nonché stupendo, per chi come me e tanti altri hanno vissuto quei luoghi, quel momento storico. Grazie Sasà da Carmine Cecere.
RispondiEliminaGrazie a te Carmine. Il plastico della Stazione sarà conservato nella sua sede storica che è Piscinola...
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