Alcuni anni fa ricevemmo la testimonianza di un lettore di Piscinolablog, di nome Vincenzo, che descriveva la famosa masseria chiamata Splendore, attraverso i ricordi della sua infanzia. E' l'unica testimonianza finora trovata e quindi abbiamo pensato di riproporla in questo post, sicuri di interpretare il desiderio del nostro interlocutore, che all'epoca volle farci questo prezioso dono. Al momento purtroppo non abbiamo trovato foto di questa masseria.
La Masseria Splendore era la prima masseria che s'incontrava alla fine di via Plebiscito, dopo l'incrocio con via G. A. Campano. Andando diritto si oltrepassava il ponte della Piedimonte e alla biforcazione della cupa Perillo per Mugnano e quella che chiamavamo "la via vecchia", che era una cupa piccola che andava verso Melito e, quindi, si incontrava l'edificato della celebre struttura agricola. Oggi si troverebbe sulla rotonda di fronte all'ingresso della metropolitana che incrocia l'asse mediano che viene da Mugnano. L'ingresso aveva una grande arcata in tufo con un grande cancello di ferro (che io non ho mai visto chiuso perché malridotto.
La grande arcata era coperta da rovi che
facevano delle more spettacolari. Dopo l'ingresso, al lato destro c'erano i
fienili, mentre a sinistra un'aia sopraelevata, dove si stendevano i panni, dove si
mettevano ad essiccare fieno e cose varie. Dopo quindici/venti metri di vialetto in
leggera salita, si arrivava al centro, dove c'era il "puoio" e un grande albero che non so se
era un olmo o altro. Il "puoio" era un enorme
masso di pietra lavica, con superficie piana che, oltre fare da sedile, serviva per la procedura di macellazione
dei maiali. Poi c'era un pozzo, un forno, diversi pollai (uno per ciascuno delle tre famiglie che vi abitavano tra cui la famiglia di Pasquale, soprannominato "'e l'aglio".
Nel lato opposto, la masseria terminava con una via di uscita, delimitata da un cancello. Questa via attraversava dei magazzini e dei
pagliai e portava direttamente nella campagna aperta, verso il "Perillo", in direzione tra Mugnano
e Melito.
Sotto
il caseggiato della Masseria, accessibile da una scalinata in tufo, c'era la "'rotta"
(grotta), una cantina ad archi, umida (perché diversi metri sottoterra), in
cui ognuno aveva il suo spazio per le botti del vino. "Pascale e l'aglio"
(raccontato da Sica nel Borgo perduto), ricordo che piantava asparagi
(quando nessuno li trattava), aveva un melaio di annurche depositate su
canapa secca tranciata che venivano rigirate ad una ad una ogni tot
giorni; vedere il colore che prendevano le mele sul biancore della
canapa era spettacolo e ti veniva voglia di superare la recinzione di
filo spinato, per prenderne di nascosto qualcuna.
Uno
dei figli di "Pasquale e l'aglio", di nome Sabatino, di diversi anni più
grande di me, è stato allievo del maestro Santoro, e suona la tromba. Non
era raro sentire provenire dalla Masseria Splendore qualche melodia durante le
sue esercitazioni.
Posso aggiungere, per averlo anche visto, che nella campagna
coltivata da Pasquale (da ragazzino ero amico del figlio), spesso la mattina si
trovavano buche scavate da tombaroli, che dopo la denuncia venivano presidiate
dalle forze dell'ordine e poi dopo, penso ai conseguenti rilievi, erano ricoperte. Nella zona capitava di
sovente di assistere a queste scene.
Una storia mia, che posso raccontare è questa: quando da ragazzino mi
coglieva la sera ed ero ancora in campagna da solo, per tornare prendevo la
"cupa vecchia", che era più bassa del livello dei terreni di almeno tre metri, e le
siepi ai lati spesso avevano noccioli che si univano con le cime e facevano buio
anche quando c'era giorno. Bene, a metà del percorso, su un pezzo di siepe dove
la terra era venuta giù, si intravedevano dei lastroni di granito, che io nella
mia fantasia di ragazzo, mettendo insieme le storie sentite, su fantasmi, tombe
ritrovate, quelle scavate viste, racconti su persone che avevano trovato
gioielli antichi ecc., mi figuravo che quel posto nascondesse una tomba e, quindi,
con il buio, quando vi ero vicino, prendevo fiato e cominciavo a correre... E' una
cosa che è durata per molto tempo della mia infanzia.
Vincenzo
Un'altra testimonianza raccolta che descrive anche se in parte la zona della masseria Splendore, fu raccolta durante un'intervista condotta al compianto don Salvatore Nappa. Don Salvatore ci raccontò che dopo il ponte della Piedimonte, nella zona dove sorgevano le due masserie, quella denominata Splendore e l'altra che dalle mappe deduciamo che fosse denominata "Carrusiello", nel punto dove la strada di Cupa Perillo di biforcava, era presente una edicola muraria, in tufo o mattoni, con sopra l'intonaco dipinto un affresco, raffigurante una Crocifissione. Quando espropriarono la zona per costruire la nuova viabilità, questa edicola, che si veniva a trovare sottoposta rispetto alla nuova configurazione stradale, fu interrata, senza però distruggerla.
Ringraziamo l'amico Vincenzo, che ci ha donato questo suo bel ricordo d'infanzia e cogliamo l'occasione per salutarlo e chiedere di contattarci per riprendere questo interessante argomento. Ringraziamo ancora il caro e compianto Don Salvatore Nappa.
E' l'occasione per porgere gli auguri di serena Pasqua a tutti i cari lettori di "Piscinolablog". Auguri!
Salvatore Fioretto
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