Abbiamo
sempre definito questo territorio e questo quartiere, come la "Terra
della musica" e i tanti post che abbiamo pubblicato sulle pagine di
questo blog ci hanno dato piena ragione. Il personaggio che oggi descriveremo
in questo post rappresenta un altro degno rappresentante di questa nobile arte,
per aver divulgato, con le sue composizioni, la bellezza del canto e della
musica napoletana (ma anche quella in lingua italiana) e, soprattutto,
per aver insegnato, fino al momento della sua scomparsa, la teoria musicale e saper suonare gli strumenti, a tantissimi giovani del quartiere: ci riferiamo al maestro don Beniamino
Montesano.
Il
maestro Montesano nacque a Piscinola, il 9 dicembre dell'anno 1875. Coltivò fin
dalla giovane età la passione per la musica; non prese mai lezioni, ma apprese
l'arte di suonare e di comporre brani, studiando da autodidatta il solfeggio e
iniziando poi a strimpellare il pianoforte. Arrivò a saper suonare, con estro,
diversi strumenti musicali, tra i quali: il violino, le percussioni, il
mandolino..., diciamo che possedeva una dote innata, tanto è vero che nella sua
abitazione, sempre affollata di giovani studenti, non erano pochi coloro che
prendevano lezione di sassofono e di tromba...
La
sua storia di compositore autodidatta ricorda molto quella di alcuni musicisti
e poeti, nati e vissuti a Napoli nel "periodo d'oro" della canzone
napoletana, come Salvatore Gambardella, per la musica, e Vincenzino Russo, per
i versi delle canzoni.
Paroliere
e musicista di diverse canzoni napoletane, Montesano partecipò, con le sue
composizioni, a vari "concorsi di audizioni" per la Piedigrotta in
vari anni, come quello organizzato nel 1926 dalla casa editrice “Luigi
Mascolo”. Tra le canzoni per pianoforte, da lui scritte e musicate, abbiamo
trovato: “Vase annascuse” e “S’io mo vasasse a tte!”. Insieme a
G. F. Miccio compose la canzone “Pecchè sì ‘nfama?”, mentre con A.
Ventriglia ne compose un’altra, dal titolo:”‘Nu cunziglio!".
Con il paroliere Eugenio di Febbraro scrisse la musica della canzone: "'A festa Addulurata", forse composta per essere cantata in occasione della festa patronale dedicata alla Madonna Addolorata, che un tempo si svolgeva a Piscinola.
Con il paroliere Eugenio di Febbraro scrisse la musica della canzone: "'A festa Addulurata", forse composta per essere cantata in occasione della festa patronale dedicata alla Madonna Addolorata, che un tempo si svolgeva a Piscinola.
Nel
1934 rese omaggio alla nascita della principessina Maria Pia di Savoia,
componendo la marcetta, per piano e canto: “A principessina d’ ‘a Casa Riale
‘e Napule!”. Il titolo per esteso recitava così: "Omaggio per il
lieto evento della nascita della Principessa Maria Pia di Savoia a Napoli il 24
settembre 1934, Canzone Marcia", versi e musica di Beniamino Montesano,
domiciliato a Piscinola...".
Altre
canzoni che scrisse Montesano furono: "'O surdatiello",
"Primi passi", "Pazzie 'e na femmena traduta".
Nell'"Archivio
storico della canzone napoletana della RAI" sono presenti diversi
riferimenti, tra gli autori di versi o musica, che ricordano il nostro
compositore piscinolese.
Purtroppo
abbiamo recuperato solo alcune delle composizioni scritte dal maestro
Montesano, ma gran parte del materiale musicale che lo riguarda è andato
perduto o disperso negli anni che seguirono la sua scomparsa.
Un
aneddoto raccontatoci dal maestro Nicola Mormone riguarda la
marcetta di: 'O surdatiello. Essa fu cantata per la prima volta a
Piscinola, durante una serata musicale di "voci nuove", organizzata
nei primi anni '60, presso la sala chiamata "Arena Azzurra", situata
in via Vittorio Veneto. L'Arena Azzurra era una sala all'aperto, utilizzata
prevalentemente in estate, come sala di proiezioni cinematografiche (Una volta
coperta, diventerà il cinema teatro "Selis"). La marcetta fu
interpretata davanti a una affollata platea di piscinolesi da un giovanissimo Dino
(Bernardo) Silvestri. La canzone fu molto applaudita. Dino è il figlio di
Alessandro detto ‘o barbiere (del quale parleremo dopo) e di Maria, detta ‘a Ricciulella, nonché fratello maggiore
del maestro Gennaro Silvestri.
Per
conoscere altri particolari della vita di Don Beniamino, abbiamo chiesto notizie
proprio al maestro Gennaro Silvestri, che lo frequentò e lo apprezzò fin dalla
sua tenera età. Gennaro ci racconta che la sua famiglia abitò in subaffitto
presso l’abitazione del maestro, fin dall’anno 1945. In questa abitazione vi
trascorse tre anni della sua vita; essendo nato nel 1950, rimase a stretto
contatto con don Beniamino, fino all’anno 1953 e poi dal 1954 al 1967, come studente, nonché amico. Sicuramente la presenza del
maestro e il quotidiano diffondersi delle note musicali tra le
stanze di casa, hanno contribuito non poco a far nascere, nei primissimi suoi anni di vita, la
passione per la musica. Grazie all'incoraggiamento e al convincimento da parte di don Beniamino, verso il papà di Gennaro, don Alessandro Silvestri, fu donato al
fanciullo, che aveva appena tre anni, una piccola batteria, che fu adattata
quasi artigianalmente alle sue dimensioni. I tre improvvisarono un curioso
terzetto: il papà, Alessandro, s’improvvisò a suonare la chitarra, il maestro
Beniamino suonava il mandolino e Gennaro la piccola batteria. Ebbene, chi
ascoltava il complessino restò meravigliato, soprattutto dalla perspicacia del
piccolo Gennaro: infatti, anche se piccolissimo, dimostrò di avere già ben
sviluppato l'"orecchio musicale" e sapeva alternare, "a tempo", pause e battute
alle percussioni, senza leggere spartiti musicali. Ma alla fine erano stati
soprattutto l'intuito e la lungimiranza del maestro don Beniamino Montesano, a
realizzare questa bella scoperta!
Il
maestro Silvestri ci mostra anche una cartolina spedita da don Beniamino
quando, a sedici anni, iniziò la sua carriera musicale girando l'Italia con
diversi complessi. Nella cartolina si leggono parole del maestro che mostrano
una particolare sensibilità d'animo e l'incoraggiamento a continuare, dimostrando che alla fine non si era sbagliato nel pronosticargli il successo artistico. Ecco il testo:
"Carissimo
Gennarino non trovo parole adatte a ringraziare d’esserti ricordato di me. Mi
fa piacere che hai trovato lavoro favorevole alla tua innata passione musicale.
Ricordo sovente le suonate a tempo di musica che facevamo insieme, io che
imparavo te, che eri bambino e, gioivo sentendoti suonare a tempo di record,
quasi da piccolo maestro in erba. Bei tempi d’allora. Auguri di grande
progresso e sempre meglio, appunto per farti suonare qualche mia composizione,
se te ne ricordi qualcuna, sarebbe una bella sorpresa per me, sperando sempre
con grande piacere di rivederti, allorché vai a trovare la tua famiglia e
vorrei vederti da vicino. Abbi milioni di baci a non finire, con augurio di
benessere e felice avvenire, dal tuo carissimo Beniamino Montesano. Piscinola,
giugno 1967".
Un'altra
testimonianza raccolta ci perviene dal dott. Orazio Salzano, stimato medico di
Piscinola, che frequentò fin da ragazzo l'abitazione del maestro don Beniamino,
insieme a tanta gioventù piscinolese dell'epoca. Salzano così ricorda Don
Beniamino: "Il maestro Montesano era rappresentante di buona levatura
morale ed appassionato della musica. La sua abitazione era un ricettacolo per
giovani, che la frequentavano assiduamente per svolgere attività ludiche
(prevalentemente canto e suono di strumenti a percussione). Il maestro Montesano
amava ancor di più la musica perché, per appartenenza alla banda musicale
dell'esercito, riuscì a salvarsi e a non andare in Africa per la guerra, dove
quasi tutti i soldati morirono.
Non
era titolato per gli studi, ma aveva capacità autodidattiche di composizione,
di versi e musica, talvolta orientate verso sceneggiate teatrali.
Io,
l'avvocato Sica e Aruta Antonio eravamo tra i giovani preferiti di Don
Beniamino, il quale per avviarci al pianoforte componeva delle musichette
didascaliche personalizzate. Il maestro Don Beniamino si era sposato due volte,
ma non ebbe figli.
In
occasione di festività si organizzavano nella sua abitazione feste e balletti,
che per noi giovani rappresentavano un toccasana."
Incallito
fumatore di sigaro, il maestro Beniamino Montesano non disdegnava a partecipare
ad eventi musicali e culturali che si organizzavano sovente in quegli anni nel
quartiere di Piscinola, soprattutto nell'oratorio della Parrocchia.
Negli
ultimi anni di vita, la malattia che colpì la sua vista, peggiorò di molto e
il maestro finì per diventare praticamente cieco.
Don
Beniamino Montesano morì a Piscinola, nella sua abitazione in Via Vittorio
Emanuele 98, all'età di 93 anni, il 23 novembre 1968.
Considerando
le numerose testimonianze raccolte nel territorio, provenienti da ogni strato sociale: dai professionisti,
agli artisti, fino agli anziani e alle persone semplici, possiamo
affermare che il maestro Montesano fu una persona molto stimata da quanti lo
conobbero nella sua lunga vita; fu apprezzato soprattutto come musicista e
compositore di canzoni. Egli rappresenta oggi un'importante e indelebile icona
della storia musicale del quartiere di Piscinola dei tempi moderni.
Salvatore
Fioretto
Ringraziamo per la collaborazione alla ricostruzione della storia e alla composizione del testo, i maestri: Nicola Mormone e Gennaro Silvestri, il dott. Orazio Salzano, il prof. Natale Mele, Pasquale Di Fenzo ed i fratelli Di Febbraro di Piscinola. Grazie a tutti.
Ce ne fossero di personaggi come il nostro Salvatore Fioretto, il quale, con il suo impegno, porta a galla il ricco passato di una terra martoriata come la sua amata Piscinola. Continua così, non mollare!!!
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RispondiEliminaLa bella dedica ricevuta dallo scrittore e storico di Mugnano, Carmine Cecere, ha una valenza particolare, perchè so con quanta passione e amore Egli cerca di promuovere, con iniziative, opere e saggi storici per la sua Mugnano. Egli è un esempio da imitare, a iniziare da me. Grazie Carmine!
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