E venne la moda
dilagante degli autobus su gomma..., ossia dei mezzi di trasporto collettivi che i napoletani in fondo in fondo non
hanno mai amato tanto e che forse, per paradigma o per ilarità prettamente partenopea,
essi continuano ancora oggi a identificarli impropriamente con il termine
anglosassone di "Pullman", con la storpiatura di "'e purmanne" (come si sa il termine "Pullman" identifica gli autobus
turistici... o addirittura le carrozze ferroviarie...).
Accadde che in pieno Boom Economico, il propagarsi del servizio di trasporto su gomma mise in crisi e chiuse l'epoca d'oro dei trasporti cittadini su ferro, i famosi Tramway: mezzi di trasporto che avevano caratterizzato la società di fine ottocento e la prima metà del secolo successivo, oltre che la vita di moltissime generazioni. Con i tram si era arrivati ad estendere il trasporto pubblico nelle città in maniera capillare e su larga scala, anche in ambito extraurbano e provinciale. Purtroppo dobbiamo dire che furono soprattutto le ragioni politiche ed economiche ad influenzare questa metamorfosi, che oggi, nelle grandi metropoli e a distanza di poco più di 50 anni, sicuramente non piace più a nessuno...!
Accadde che in pieno Boom Economico, il propagarsi del servizio di trasporto su gomma mise in crisi e chiuse l'epoca d'oro dei trasporti cittadini su ferro, i famosi Tramway: mezzi di trasporto che avevano caratterizzato la società di fine ottocento e la prima metà del secolo successivo, oltre che la vita di moltissime generazioni. Con i tram si era arrivati ad estendere il trasporto pubblico nelle città in maniera capillare e su larga scala, anche in ambito extraurbano e provinciale. Purtroppo dobbiamo dire che furono soprattutto le ragioni politiche ed economiche ad influenzare questa metamorfosi, che oggi, nelle grandi metropoli e a distanza di poco più di 50 anni, sicuramente non piace più a nessuno...!
Il tram divenne, con i suoi impianti, un elemento di
arredo urbano, un componente del paesaggio e della stessa iconografia oleografica della città;
moltissime sono, infatti, le cartoline d'epoca che raffigurano strade e
facciate di monumenti napoletani con in primo piano o sullo sfondo, il passaggio o lo stazionamento di
tram.
(Lavoratori del deposito del Garrittone posano vicino al muro del Bosco di Capodimonte)
Nel mondo della musica e della canzone popolare, il tram è stato più volte un
elemento caratterizzante, quasi scenografico del racconto, come la celebre
canzone di Armando Gill, intitolata "Primma, Siconda e Terza", (conosciuta più come "'O tram d''a Turretta", con il ritornello ripetitivo "'e allora...?". Anche
nella cinematografia, infine, il tram ha fatto da sfondo alle scene di molti set di film
cittadini, come ad esempio quello famoso: "Napoli milionaria", dove i due protagonisti
principali, che erano Totò ed Eduardo, erano dei tramvieri, entrambi
alle prese con il servizio, la guerra, i problemi familiari quotidiani e anche sociali.
La rete cittadina, nata
inizialmente con carrozze a trazione a cavalli, identificati con il
termine inglese "Omnibus" (carrozze che si muovono senza binari), si sviluppò e fu ampliata, poi, con i
"tram a cavallo" (ossia con carrozze "incanalate" su binari).
La rete, già abbastanza abbastanza ramificata, fu elettrificata a partire dai primi anni del 1900. Essa continuò a svilupparsi, negli anni a seguire, grazie all'opera di investitori stranieri, particolarmente da parte della Societè Anonyme des Tramways Napolitains (SATN). La ramificazione e lo sviluppo della rete crebbe ancora, fino agli inizi della prima guerra mondiale, tanto da raggiungere anche quei luoghi ritenuti difficilmente accessibili a causa della tortuosità delle strade o per il notevole dislivello presente, come la Sanità, il nuovo rione del Vomero, Capodimonte, Capodichino, ecc.
(Nelle due foto sotto, tram sulla strada Provinciale Marano Giugliano, oggi corso Italia)
La rete, già abbastanza abbastanza ramificata, fu elettrificata a partire dai primi anni del 1900. Essa continuò a svilupparsi, negli anni a seguire, grazie all'opera di investitori stranieri, particolarmente da parte della Societè Anonyme des Tramways Napolitains (SATN). La ramificazione e lo sviluppo della rete crebbe ancora, fino agli inizi della prima guerra mondiale, tanto da raggiungere anche quei luoghi ritenuti difficilmente accessibili a causa della tortuosità delle strade o per il notevole dislivello presente, come la Sanità, il nuovo rione del Vomero, Capodimonte, Capodichino, ecc.
(Nelle due foto sotto, tram sulla strada Provinciale Marano Giugliano, oggi corso Italia)
La periferia Nord, come quella
Est e Ovest di Napoli, fu caratterizzata da importanti investimenti da parte di
altre società straniere. La linea tramviaria extraurbana più antica, costruita sempre dalla (SATN), fu la
celeberrima "Museo- Torretta-Pozzuoli", linea poi prolungata
fino al Museo Nazionale; essa fu realizzata fin dalla costruzione con la
trazione a vapore, con cremagliera e poi elettrificata. Nella zona nord, area che ci riguarda in particolare, la Societè Anonyme de Tramways du Nord de
Naples inaugurò, nel lontano 1889, le "Tramvie del Nord",
poi divenute "Tramvie di Capodimonte", costruite inizialmente con trazione a
vapore.
Furono realizzate i primi rami delle linee denominate:
"Museo-Porta Grande di Capodimonte" e "Museo-Garrittone di
Capodimonte". Successivamente la Società gerente fallì e cedette, nel
1896, la concessione dell'esercizio alla neocostituita Società Anonyme Belge de Tramays (SABT), che provvide al
completamento della linea e alla realizzazione di tre direttrici di traffico
principali, chiamate: "Museo Miano", "Museo Marano-Giugliano" e "Museo Porta Grande". Nei primi anni del 1900 le linee furono
completamente elettrificate.
Le direttrici per Giugliano e per
Miano si arricchirono negli anni di importanti bretelle, e prolungamenti, che interessarono i
centri abitati vicini. Le prime furono le bretelle per Marano e Mugnano e il prolungamento per
Secondigliano, seguì nel tempo anche la bretella per Piscinola. Ma di queste ne
parleremo in un altro post "ad hoc".
All'inizio della guerra mondiale
la "SABT" disponeva di cinque linee che erano:
1 Museo-Porta Grande
2 Museo-Porta Piccola
3 Museo-Miano-Secondigliano
4 Museo-Marano-Giugliano
5 Museo-Marano
Al capolinea del Museo, che si trovava all'altezza della chiesa di S. Teresa degli Scalzi, era previsto l'interscambio con la rete tramviaria cittadina, con la navetta "Pessina-Piazza Dante". Il deposito-officina delle vetture tramviarie fu realizzato al Garrittone, esattamente dove esiste l'attuale deposito della ANM.
("Regresso" di Capodimonte, il toponimo "Regresso" si riferisce sicuramente alla presenza degli scambi tramviari e alle manovre dei tram, per deviare o invertire la marcia. Nella foto sottostante tram a Calvizzano)
Nel 1929, in pieno ventennio fascista, la concessione passò alla società ATCN (Azienda Trasporti Comunali di Napoli), secondo la politica messa in auge da Mussolini di allontanare le compagnie investitrici straniere. La neocostituita Società comunale provvide a rendere autonomo l'esercizio della linea dai tram cittadini, realizzando il "sospirato" prolungamento verso Piazza Dante, ove i binari si poterono innestare nel grande anello dell'emiciclo, attorno al monumento di Dante Alighieri.
La
Linea per Marano-Giugliano,
realizzata a binario unico, si sviluppava su un lato della via
provinciale Santa Maria a Cubito e poi su quello della strada provinciale Marano Giugliano, attraversando, con fermate stabilite, le
località di
Frullone, Marianella, Chiaiano, Mugnano, Marano, Calvizzano e
Giugliano. A Giugliano e a Secondigliano era possibile eseguire l'intercambio con la linea
della
Tramvia Provinciale, diretta inizialmente ad Aversa e, in un secondo
momento, fino a
Casal di Principe; ma si poteva raggiungere il centro cittadino e le altre linee tramviare provinciali dirette a Caivano, Afragola, Grumo e Frattamaggiore. (Nella foto sopra tram all'ingresso del vecchio deposito del Garrittone, nella foto che segue, tram al corso Amedeo di Savoia)
La trazione elettrica era erogata
a una tensione continua di 600 V. I tram possedevano la doppia cabina di
guida, con singolo trolley girevole per la captazione della corrente. Le vetture delle
Tramvie di Capodimonte erano verniciate in maniera diversa da quelle dei tram cittadini,
avevano infatti una fascia orizzontale di colore chiaro, posta su ogni lato della livrea. Spesso era
prevista, aggianciata al convoglio della motrice, una seconda vettura rimorchiata, detta anche "folle".
L'esercizio fu sospeso durante la seconda guerra mondiale per il bombardamento ai ponti del "Bellaria" e di "San Rocco Nuovo", ma riprese alcuni anni dopo, assicurando lo sviluppo dei quartieri periferici collinari. Le linee furono rinominate con i numeri: "60", "61", 62, 63, "37", "38".
Nel 1954 il Comune di Napoli diede il primo "colpo mortale" alla vita delle "Tramvie di Capodimonte", eliminando il fascio dei binari di piazza Dante e facendo così arretrare il capolinea cittadino al corso Amedeo di Savoia.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
(Nella foto precedente tram cittadino con il numero 62, al "Regresso" di Capodimonte; nella foto che segue, terminale delle tramvie di Capodimonte arretrato al Corso Amedeo di Savoia)
L'esercizio fu sospeso durante la seconda guerra mondiale per il bombardamento ai ponti del "Bellaria" e di "San Rocco Nuovo", ma riprese alcuni anni dopo, assicurando lo sviluppo dei quartieri periferici collinari. Le linee furono rinominate con i numeri: "60", "61", 62, 63, "37", "38".
Nel 1954 il Comune di Napoli diede il primo "colpo mortale" alla vita delle "Tramvie di Capodimonte", eliminando il fascio dei binari di piazza Dante e facendo così arretrare il capolinea cittadino al corso Amedeo di Savoia.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
(Nella foto precedente tram cittadino con il numero 62, al "Regresso" di Capodimonte; nella foto che segue, terminale delle tramvie di Capodimonte arretrato al Corso Amedeo di Savoia)
Nel seguito alcune foto di vetture all'interno dell'antico deposito dei tram al Garrittone:
Che amenità !
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