sabato 5 luglio 2025

Storia di un operaio specializzato nella Piscinola degli anni sessanta. Un Viaggio tra amore tradizione, innovazione. di Vittorio Selis

Le mie lezioni di International business di post graduate master iniziano sempre con la diapositiva che parla di amore in generale e poi per il proprio lavoro. Solo chi ama può andare oltre il 2+2=4. Dovendo parlare dei guanti fatti a mano, di Piscinola e del Made in Italy ho chiesto a una bella persona di raccontarmi in breve il suo rapporto iniziale con il suo mondo del lavoro. Con gioia il sig. Gianni Giannattasio mi ha inviato alcune foto, il suo libretto di lavoro e una breve storia facendo un meraviglioso tuffo nel suo passato. 

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“Dopo il collegio istituto San Paolo Pozzuoli. Frequento la scuola media al V. Emanuele a o Dante. Poi passo al V. Emanuele a san Sebastiano, dove abbandono nel secondo trimestre per un grave incidente occorsomi. Si spezzò la riga da disegno in legno e ho perso il cristallino occhio dx. All’epoca non c’era la possibilità dell’impianto del cristallino e ho tirato avanti così sino ad oggi. 
Da quel momento ho dovuto imparare un mestiere e mio padre della P.S. 
Lui mi indirizzò verso il lavoro che faceva e che amava, prima di andare in guerra. Andai a imparare il mestiere a casa di un operaio finito, Gianni Noviello, e li rimasi fino ai 16 anni, senza mai prendere una lira di paga... Un po' per i racconti nostalgici di mio padre, un po' per quelli di Noviello, ogni volta che incontravo qualcuno o vedevo un'attrice o un personaggio famoso ero sempre attirato dalle sue mani. Dalle mani riuscivo a capire il suo carattere. Le sue mani mi dicevano se era un egoista o un altruista, se era di animo nobile o un amante dell'apparire. E le mani vestite dai guanti erano un vero spettacolo per gli amanti dell'arte come me. Non c'era abito che poteva ritenersi completo se non prevedeva un bel paio di guanti. Così un giorno, smettendo di studiare, mi misi a fare i guanti con altissima professionalità e amore. Volevo vestire tantissime mani rendendole ancora più nobili.  così ogni giorno partivo da Fuorigrotta per andare a scuola a Piscinola, dopo aver terminato con il mio primo maestro, anzi secondo, se considero mio padre. Il mio primo arrivo a Piscinola sembrava un sogno. Tutto mi appariva verde e ben ordinato. Le persone che incontravo furono tutte molto gentili nel darmi le indicazioni richieste. Ogni successivo viaggio da Fuorigrotta a Piscinola era sempre ricco di novità quando attraversavo piazza Dante o costeggiavo il bosco di Capodimonte” mi ha raccontato Gianni Giannattasio sulla sua intrigante gioventù da guantaio. 

Ma dove andavano i guanti fatti con arte e amore da Gianni, oggi simpatico ottantenne? Dalle passerelle dell'alta moda alle mani dei lavoratori delle fabbriche dove ha lavorato, tra cui la Excelsior di via Veneto, la Sogip dell'allora via Miano Agnano, sempre nel quartiere Piscinola, il guanto è stato da sempre molto più di un semplice accessorio: è stato ed è un simbolo di eleganza, protezione e status. E quando si parla di guanti fatti a mano, si evoca un universo di maestria artigianale che affonda le radici in secoli di storia, una tradizione viva ancora oggi in diverse parti del mondo e, naturalmente, a Napoli.

LA TRADIZIONE DEL GUANTO ARTIGIANALE NEL MONDO

Il guanto fatto a mano vanta una storia ricca e diversificata a livello globale. Dalle intricate lavorazioni in pelle dei paesi arabi ai robusti guanti da lavoro dell'Europa settentrionale, ogni cultura ha sviluppato le proprie tecniche e stili, anche se lo stile napoletano è stato sempre imitato, ma mai superato. La produzione artigianale di guanti è spesso legata a determinate regioni geografiche, dove la disponibilità di materie prime di qualità (come pelli pregiate) e la trasmissione generazionale di competenze hanno permesso il fiorire di vere e proprie scuole. Paesi come la Francia (in particolare la città di Millau), l'Inghilterra (con le sue tradizionali guantiere) e gli Stati Uniti (per i guanti da sport e lavoro) hanno una lunga e prestigiosa tradizione nel settore. Questi mercati sono spesso caratterizzati da un'alta attenzione alla qualità, alla durata e al design, con prodotti che si posizionano nella fascia alta del lusso o della specializzazione 

L'ECCELLENZA ITALIANA, NAPOLI CAPITALE MONDIALE DEL GUANTO

In Italia, il guanto fatto a mano trova la sua massima espressione, con una tradizione che si distingue per l'eleganza, la cura dei dettagli e la qualità dei materiali. Tra le regioni italiane, la Campania, e in particolare Napoli, con i quartieri Piscinola e Sanità, è stata per secoli il cuore pulsante della produzione guantaia, guadagnandosi il titolo di "capitale mondiale del guanto". La storia dei guantai napoletani è una narrazione affascinante di abilità tramandate di padre in figlio. Già nel XVIII secolo, la produzione era fiorente, e nel corso del XIX e XX secolo Napoli divenne un punto di riferimento internazionale per la fornitura di guanti a corti reali, teatri e case di moda. Ciò che distingueva i guanti napoletani, e quelli di Piscinola, era la meticolosità nella scelta delle pelli (agnello, capretto, cervo, ma anche tessuti pregiati), la precisione del taglio, e la complessità delle cuciture, spesso realizzate a mano con tecniche come il punto catenella o il punto a rovescio. Ogni guanto era un'opera d'arte, modellata per adattarsi perfettamente alla mano, unendo comfort e raffinatezza.

LE ANTICHE FABBRICHE DI PISCINOLA: Un Distretto Storico

Nel cuore della tradizione guantaia napoletana, come detto, il quartiere di Piscinola ha giocato un ruolo di primaria importanza non solo per il nostro caro Gianni Giannattasio, ma anche per il noto musicista Pino Ciccarelli che dedicò una sublime musica al Cinema Selis:

https://www.youtube.com/watch?v=rCouOBXjgDM...

In quest'area, anche grazie ai contributi governativi, sorsero numerose fabbriche di guanti, vere e proprie eccellenze artigianali che davano lavoro a centinaia di persone. Queste manifatture erano caratterizzate da un'organizzazione del lavoro altamente specializzata, con sarti, tagliatori, cucitori e rifinitori che collaboravano per creare prodotti di altissima qualità. 
Le fabbriche di Piscinola non erano solo luoghi di produzione, ma veri e propri centri di formazione dove le nuove generazioni apprendevano i segreti del mestiere. La produzione, anche di bellissime calzature fatte a mano, era spesso orientata all'export, con clienti in tutto il mondo che riconoscevano il valore e l'unicità del "Made in Naples". Piscinola era per molti apprendisti come Gianni una vera terra promessa. Quella straordinaria zona sfiorata dalla Piedimonte d'Alife aveva la Virtus Piscinola, gli Showmen di Mario Musella, James Senese, Paranza di Gennaro Silvestri, Wanted Group, Enzo Avitabile e tanti altri. Molti dopo il lavoro vedevano un bel film all'Arena Azzurra, dopo trasformata in Cinema Teatro Selis, o in altre sale della zona. In pochissimi metri c'erano ben quattro cinematografi e sempre tutti pieni. Ma il terremoto del 1980 fu un vero spartiacque per quello che era e quello che sarebbe poi arrivato. Chiuse il Cinema Teatro Selis e chiusero molte fabbriche, non solo di guanti artigianali.

DAI FASTI DEL PASSATO ALLA REALTA' ATTUALE: Sfide e Opportunità

Oggi, il settore del guanto fatto a mano, sia a livello globale che in Italia, affronta nuove sfide e opportunità. La globalizzazione, la concorrenza dei prodotti a basso costo e i cambiamenti nelle abitudini di consumo hanno ridotto il numero delle aziende e degli artigiani. Molte delle antiche fabbriche di Piscinola non esistono più, e la trasmissione delle competenze è diventata più complessa. Tuttavia, il settore sta vivendo una fase di rinascita, spinta dalla crescente domanda di prodotti di lusso, personalizzati e sostenibili. I guanti fatti a mano, con la loro intrinseca unicità e durata, rispondono perfettamente a queste nuove esigenze.

DATI ECONOMICI E OCCUPAZIONE DEL GUANTO FATTO A MANO:

È difficile fornire dati economici precisi e aggiornati esclusivamente sul settore dei guanti fatti a mano a livello mondiale, in quanto spesso rientra in categorie più ampie come "abbigliamento e accessori in pelle" o "artigianato di lusso". Il nostro caro Gianni Giannattasio, vero protagonista di questo breve articolo, ci racconta: “I prezzi del 1960? So solo che all’eta di venti anni l’articolo di mia produzione lo vendevo a 700 lire, a causa della eccessiva offerta, invece di 800 lire”. 
Tuttavia, si stima che il mercato globale dei beni di lusso, in cui i guanti di alta qualità si inseriscono, continui a crescere, trainato dai consumi asiatici e dalla ricerca di esclusività. In Italia, il settore dell'artigianato della pelle, che include la guanteria, contribuisce in modo significativo all'economia nazionale. Sebbene il numero di addetti diretti alla produzione di guanti sia diminuito rispetto al passato, le aziende rimanenti sono spesso realtà di nicchia, con un'alta specializzazione e un forte orientamento all'export. L'occupazione nel settore, seppur ridotta, è caratterizzata da una manodopera altamente qualificata, che detiene competenze uniche e difficilmente replicabili. Molte piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, continuano a operare, mantenendo viva la tradizione e cercando di innovare per adattarsi alle esigenze del mercato. La formazione di nuove generazioni di artigiani è una sfida cruciale per il futuro del settore. Ci saranno altri Gianni innamorati delle mani elegantemente vestite?

C'ERA UNA VOLTA LA PRODUZIONE ARTIGIANALE DEL GUANTO

E' ancora Gianni Giannattasio che, facendo un tuffo nel passato, ci dona alcuni dettagli: "Cosi, dopo la fine dell’ultima guerra, gli abitanti del quartiere piano piano misero in atto le loro conoscenze in materia, e in quel momento la voglia e la necessità di ricominciare, fecero in modo che in ogni casa ci fosse almeno una persona dedita a questa attività che dava la possibilità di sopravvivere. I pellami vengono comprati grezzi, poi conciati prevalentemente al cromo e raffinati. In ultimo tinti secondo le richieste. La lavorazione inizia con il taglio dei pellami e per la migliore resa, viene effettuata da lavoranti più esperti. I vari pezzi ricavati dal taglio, vengono lavorati e portati alle varie misure delle mani, 8-7 ecc…. Ed è qui che cominciava il mio lavoro di smussatura e tiratura, consistente nel dare forma e giusta misura al pezzo di pelle che iniziava ad avere una sua forma di guanto. Questi pezzi venivano raggruppati insieme e chiamati partite di 60 paia. Per guadagnare bisognava lavorarne almeno una partita al giorno, il lavoro era svolto per otto ore sempre in piedi. Dopo i controlli del capo reparto, le partite venivano fustellate ed avviate al ricamo e cucitura, apparecchiatura e scatolate. Per fare tutto ciò il guanto passava per una decina di mani femminili. Questa era la lavorazione nello stabilimento di Piscinola, mentre alla Sanità tutto il lavoro si faceva casa per casa e il sabato si andava a consegnare alla fabbrica e si veniva pagati per il lavoro effettuato. Non esistevano ne inquadramento ne paghe fisse. E dalla realtà della Sanità quando il comparto cominciava a crescere, i piccoli imprenditori del quartiere, aiutati da alcune leggi create per chi dava lavoro, vennero incentivati a presentare progetti tutti finanziati dallo Stato. Cosi in via Vittorio Veneto 148 a Piscinola nasce l’Excelsior di Murolo, in via Miano Agnano attuale via Ianfolla nasce lo stabilimento di Tortora, etc.

IL FUTURO DEL GUANTO FATTO A MANO: tra Tradizione e Innovazione

Il futuro del guanto fatto a mano risiede nella capacità di coniugare la tradizione con l'innovazione. Le aziende superstiti di Napoli e di altre regioni guantaie stanno investendo in strategie di marketing digitale, e-commerce e personalizzazione per raggiungere un pubblico più ampio. La sostenibilità e la tracciabilità delle materie prime stanno diventando fattori sempre più importanti per i consumatori. Il guanto fatto a mano, sia esso un capolavoro di eleganza o un robusto accessorio da lavoro, continua a incarnare valori di qualità, durabilità e bellezza intrinseca. È un'arte che non solo veste le mani, ma narra storie di maestria, passione e un legame indissolubile con la tradizione. Un'arte che, a Napoli e nel mondo, è destinata a non scomparire, ma a evolversi, continuando a incantare e proteggere le mani di chi apprezza il vero valore del "fatto a mano". The Insight Partners dice “il mercato dei guanti industriali è stato valutato a 9.174,06 milioni di dollari nel 2021 e si prevede che raggiungerà 16.119,54 milioni di dollari entro il 2028; si prevede che crescerà a un CAGR del 7,5% dal 2021 al 2028”. 
Riuscirà Napoli a incunearsi di nuovo da protagonista ritagliandosi una fetta dell'International business dei guanti, sia industriali che fatti a mano, ridando lavoro a migliaia di giovani di nuovo anche a Piscinola? 

Vittorio Selis 


Ringraziamo l'amico Vittorio Selis per averci condiviso questo interessante post di storia piscinolese, dedicato alla manifattura dei guanti, che un tempi era molto fiorente nel territorio ed era vanto e lustro della Piscinola imprenditoriale e lavoratrice.

S.F. 



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