"C’ero
anch’io. Come altre volte. Come sempre.
È
raro che sia assente. Devo proprio stare male per non andarci.
Il
Carnevale del Gridas a Scampia su di me esercita una grande fascinazione.
È
come una malia. All’inizio, quando è nato, ci ho anche partecipato come
docente. Con i miei alunni. Ricordo il lavoro nei laboratori nella sede del
gruppo in via Monterosa.
Costruimmo
una sorta di Luigi XVI che poi portammo al seguito del corteo, cantando l’inno
della rivoluzione francese. I ragazzi indossavano dei camicioni e dei cappucci
cuciti dalle loro madri. Che festa! Che allegria!
E
pensare che a me i carnevali non piacciono, mi annoiano. Gareggiano a chi fa i
carri più grandi, più ricchi. Tu resti lì a guardarli. Capisci che sono belli, di
una plastica bellezza, ma… che c’entrano con te?
Il
fascino del carnevale del Gridas sta proprio lì, nel fatto che non ti senti
estraneo. È un evento che non ti assegna il mortificante ruolo di
“consumatore”, che ritrovi altrove. Sai che, anche se non hai partecipato ai
laboratori, quel carnevale ti appartiene, parla di te, del tuo disagio, dei
tuoi sogni, della tua voglia di un mondo diverso; e parla soprattutto di Felice
Pignataro, del grande muralista, che l’ha creato: una figura carismatica che
molti di noi portano incancellabile nel cuore.
È
l’intero quartiere che partecipa, che si sente protagonista. C’è chi si
affaccia al balcone, chi scende in piazza mascherato, chi con gli abiti di ogni
giorno. È una fiumana di gente, una folla che si ingrossa man mano che il
corteo procede. Non sono solo autoctoni. C’è gente che viene anche da altri
quartieri, addirittura da altre città. C’è anche qualche politico, qualche
giornalista, alcuni fotoreporter.
San
Ghetto Martire, il protettore delle periferie, sembra benedire la marea umana,
che ride, canta e balla per strada.
Ho
dedicato alla “maschera” uno dei miei racconti più belli, scaricabile gratuitamente
dal sito del Gridas. “È vero – afferma in esso uno dei protagonisti – nun è nu
santo overo, ma sempe santo è”.
Più
di un carro porta la scritta: “IL GRIDAS NON SI TOCCA!”.
Quest’anno
è molto sentita la questione del ventilato sfratto al Gridas dalla propria
sede. La cosa è vissuta come una oltraggiosa carnevalata, un’incomprensibile
trovata che sembra avere il solo scopo di “mazziare” un territorio che di
“mazziate” ne ha già subito tante.
Quella
sede per molti è un vero e proprio MONUMENTO in un territorio che ne è del
tutto privo e ha rappresentato una delle poche voci a difesa della LEGALITA’ e
della CULTURA.
Andrebbe
difesa dalle istituzioni, valorizzata.
Lì è
nato un sentimento di appartenenza, la voglia di riscatto del quartiere."
Post scritto di Salvatore Tofano
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Ringraziamo l'amico Salvatore Tofano, scrittore, disegnatore e vignettista, per averci trasmesso questo suo post, scritto per celebrare il "Carnevale di Scampia" organizzato dal "Gridas, appena conclutosi con la sfilata di domenica scorsa per le vie del Quartiere.
S.F.
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