Cartolina celebrativa , con il dipinto del maestro Cerezo Zacarias |
Quello che riportiamo nel seguito è una parte dell'articolo scritto e pubblicato dal direttore del Museo di Santa Maria Capua Vetere, dott. Giovanni Laurenza (http://www.giovannilaurenza.com), nel quale si riportano i suoi bellissimi ricordi sulla ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife", sia del tronco antico, elettrico e sia di quello moderno, diesel. Completa lo scritto la descrizione della manifestazione svoltasi per festeggiare il centenario dell'inaugurazione della ferrovia, celebrato nell'anno 2013 nel teatro Garibaldi, e l'allestimento museale nel museo civico di Santa Maria Capua Vetere.
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[...] "Nei miei
ricordi d’infanzia c’è una Alifana mitica, quella con le carrozze bianco-rosse.
Dalla Stazione della Ferrovia dello Stato, attraversando i binari, si arrivava
ad un cancelletto in ferro e ad una piccola rampa di scale dalla quale si accedeva alla distesa di papaveri su cui sorgeva il deposito dei treni e la
cabina elettrica dalla stazione di S. Andrea. Era il percorso seguito anche dai
viaggiatori per evitare il giro più lungo di via Napoli.
I convogli
partivano sferraglianti al suono della trombetta del capostazione De Felice per
avviarsi, costeggiando l’Appia, verso il passaggio a livello allo Spartimento.
Non era infrequente che una caduta di corrente facesse fermare il treno giusto
al centro della strada, dando l’inizio ad un colorito battibecco tra il
macchinista, e i carrettieri e gli automobilisti in attesa.
Momento emozionante
era il passaggio alle spalle della trattoria Casina Rossa, mitica sosta dei
camionisti, che aveva resistito alle offerte della Compagnia Ferroviaria per il
suo abbattimento, costringendo i binari ad una curva sulla quale la motrice si
manteneva in un pericoloso equilibrio, dato lo scartamento ridotto. I
passeggeri che avevano abbassato i finestrini con vetri a ghigliottina per
gustare i profumi delle anguille fritte provenienti dalla cantina, venivano
invitati dal controllore a sedersi nel lato opposto del vagone per non
aumentare il pericolo di ribaltamento.
Uno dei
passeggeri più affezionati era Mariuccia, che ogni mattina prendeva il treno a
Frignano con le sue ceste di anguille di fosso e rane, e scendeva alla stazione
di S. Andrea dove nel piazzale antistante sostava il suo carrettino e con il
quale si avviava sulle gambe malferme a fare il giro della città magnificando i
suoi prodotti.
Le carrozze
dell’Alifana non avevano servizi igienici: ma tutto si risolveva con la
disponibilità del macchinista che, a richiesta, sostava qualche minuto in più
in una stazione per permettere l’uso dei bagni a chi non ne poteva fare a meno.
Più emozionante
era la partenza del treno per Capua e Piedimonte: veniva agganciata una seconda
locomotiva che aveva il compito di spingere il treno perché riuscisse a
superare il ponte di via Battisti che le permetteva di scavalcare la linea
ferroviaria dello Stato. Di lì poi iniziava il viaggio cittadino, con fermata a
Curti (angolo via Melorio), alla stazione S. Pietro in via Caserta, e un’ultima
fermata cittadina alle spalle dell’Anfiteatro.
La tratta più
pericolosa era quella che costeggiava la villa comunale perché non
infrequentemente frotte di ragazzi attendevano il convoglio dietro la
cancellata che sbarrava via Perla per lanciare pietre: stava all’abilità del
controllore, pericolosamente esposto sul predellino della motrice, a minacciare
ed individuare i delinquenti per impedirne l’insano passatempo.
La mitica
Alifana andò in pensione nel 1976 quando la TPN (Tranvie Provinciali
Napoletane) la sostituì con un inutile servizio autobus che annullava il pregio
dell’Alifana: quello di evitare il traffico ed arrivare nei paesi dell’aversano
e a Napoli in tempo accettabili.
Motrici e
locomotive finirono demolite. Quella che si era salvata insieme ad una
carrozza, destinata al Museo di Pietrarsa, divenne rifugio provvisorio di
alcune famiglie rom, per finire bruciata dai vandali.
La nuova
Alifana, che viaggia sui binari delle Ferrovie dello Stato, è legata alla mia
vita di studente universitario. L’arrivo alla Stazione di S. Maria era festoso,
allietato dagli studenti del Conservatorio provenienti da Piedimonte. Non di
rado il macchinista attendeva di qualche minuto i ritardatari, tra le ire del
capostazione.
Un caffè al buffet di Giovanni, che allora ornava l’atrio della
stazione, e via verso Napoli per sbarcare alla stazione di piazza Garibaldi su
uno dei due binari più estremi, lontanissimi dalla stazione: l’altro era
riservato ad un altro mito ferroviario, il verde convoglio del “Valle Caudina”.
Con la consorella ferrovia, l’Alifana si palleggiava il titolo di ferrovia di
cartone.
Passati i tempi
d’oro, qualcuno si ricordò della vecchia Alifana e del suo mito. Nel 1985, sul
Bollettino che magnificava conquiste e sogni dell’Amministrazione Comunale,
apparve l’idea di trasformare la Stazione di S. Andrea in un Museo
dell’Alifana. Non se ne fece nulla.
A mantenere
vivo in Città il ricordo della vecchia Alifana e del suo mito ci ha pensato
l’Associazione Agorà di S. Andrea, territorialmente legata alla ferrovia, con
due manifestazioni organizzate nel 2009 e nel 2011, nel corso delle quali
l’idea di un museo fu ripresa dal sindaco Giudicianni.
Ma gli sforzi
per arrivare a questo risultato non diedero alcun esito, anche se si sperò in
un ravvedimento delle competenti amministrazione quando una vecchia carrozza,
ancora conservata nei depositi sammaritani fu recuperata per il restauro.
Nel 2013,
ostacolato dall’ottusità di qualche burocrate e tra lo scetticismo
dell’Amministrazione Comunale mi dedicai alla organizzazione delle celebrazioni
del centenario della inaugurazione dell’Alifana.
Cercai e
ottenni la collaborazione dei sammaritani in qualche modo “imparentati” con la
Piedimonte. La mia intenzione era di celebrare non tanto stazioni, motrici,
carrozze e materiale ferroviario, esistendone una grande quantità di foto su
internet, quanto piuttosto le persone che quella ferrovia avevano reso umana.
Al mio appello
risposero in tanti: ebbi l’impressione che non ci fosse famiglia sammaritana
che non avesse avuto un parente nell’Alifana.
Tornarono così
alla memoria collettiva capistazione, frenatori, bigliettai, controllori:
Sapone, Guaglione, Saggese, D’Aiello, Pasquale Conforti, Luigi De Lucia, il
capo tecnico Antonio De Felice, Raffaele Prodomo, l’ing. Carmelo Donsì, i
capistazione Giovanni Mele, Renato De Cato e Luigi Maisto, i macchinisti Arturo
Giordano e Domenico di Lorenzo, Giuseppe Di Lollo, Alberto Caruso, Francesco
Angellotti, Salvatore Licciardola, Vincenzino Celio, Ciarmiello, Ettore
Frisella, Gennaro Prodomo, Gennaro Salvi, Di Grazia , Viggiano.
Ed ebbi l’aiuto
di personale ancora in servizio come Antonio Mastroianni, capostazione di S.
Angelo in Formis, figlio di don Mimì figura storica degli autoferrotranvieri
sammaritani.
Tutto il
prezioso materiale storico e fotografico, momentaneamente sottratto alle gelose
cure dei parenti, fu scannerizzato e composto 16 pannelli con la collaborazione
grafica di Salvatore del Prete.
Chiesi la
cortesia all’amico acquerellista spagnolo Zacarias Cerezo di realizzazione per
l’occasione il manifesto e la cartolina ricordo.
La mostra fu
allestita il 6 aprile nell’atrio del teatro Garibaldi. Nell’occasione il
G.A.F.A. (Gruppo Amici Ferrovia Alifana) allestì nel Salone degli Specchi un
plastico che ricreava alcuni angoli caratteristici del percorso della nuova
Alifana tra S. Maria e Piedimonte.
Al termine
della manifestazione provvidi a trasferire i pannelli e il materiale raccolto
presso una sala del Museo Civico, aprendo una nuova pagina della nostra storia
cittadina."
dott. Giovanni Laurenza
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Lo scritto, qui riportato del dott. Laurenza, risulta essere molto suggestivo e, come un bel quadro d'autore, trasmette tutta la bellezza del paesaggio, della ferrovia e dell'umanità esistente in un'epoca non tanto lontana dalla nostra.
Speriamo vivamente che possa essere ripreso e realizzato il progetto che prevede la trasformazione a museo ferroviario della stazione terminale di Sant'Andrea de Lagni, dell'antica ferrovia elettrica Napoli Piedimonte d'Alife; come pure speriamo che abbiano la stessa progettualità e finalità le stazioni ferroviarie superstiti di Aversa, Mugnano e Secondigliano.
Segnaliamo, infine, che la stazione terminale di "Piscinola-Scampia" della nuova ferrovia EAV, "Piscinola Aversa" (unica costruita sulla preesistente stazione antica), risulta tutt'oggi essere priva di testimonianze fotografiche ed artistiche che ricordino la vecchia "Piedimonte"; l'appello doveroso che formuliamo ai responsabili della ferrovia, è quello di rimediare presto a questa grande lacuna storica...!
Salvatore Fioretto
Per i lettori interessati ad approfondire l'opera svolta dal dott. G. Laurenza, consigliamo la consultazione del suo sito in internet: https://www.giovannilaurenza.com/
Caro direttore, questo ricordare con passione e amore ciò che per noi fu la Piedimonte ha suscitato in me un desiderio. Dove posso trovare un modellino del trenino dell'Alifana?
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