sabato 26 novembre 2022

Professore, deputato, ministro, giurista.... Pasquale Stanislao Mancini, Avvocato di Piscinola... (1^ parte)

La storia di Piscinola è piena di personaggi storici famosi, che qui sono nati o hanno trascorso parte della loro vita oppure hanno esercitato la loro professione. Già in passato abbiamo raccontato la vita dei notai Valenzia e Liccardi, del procuratore regio Ferdinando Lestingi, del soprintendente Gallotti, di San Ludovico da Casoria, del card. Celestino Cocle, tanto per citarne alcuni...
Questa volta racconteremo la biografia di un altro personaggio importante e famoso, passato alla storia d'Italia, nel periodo a cavallo tra la Restaurazione Borbonica e l'unificazione italiana dei Savoia, e che ha trascorso parte della sua vita nel Comune di Piscinola, parliamo dell'avv. Pasquale Stanislao Mancini.
Considerando la proficua e intensa attività di questo statista, cercheremo di contenere al massimo la lunghezza della trattazione, racchiusa in due post.

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Pasquale Stanislao Mancini nacque in provincia di Avellino, nel piccolissimo comune chiamato Castel Baronia, il 17 marzo 1817, da una famiglia di estrazione borghese e benestante; i suoi genitori furono Francesco Saverio e Maria Grazia Riola. Un ruolo decisivo per la formazione pedagogica di Mancini l'ebbe la madre, che fu donna di elevata cultura e di profonda sensibilità. Pasquale Mancini compì i suoi primi studi al seminario di Ariano Irpino e, successivamente, si trasferì a Napoli, per frequentare il liceo del SS. Salvatore, dove era seguito da uno zio materno, Giambattista Riola, che fu anch'egli avvocato. Dotato di ingegno, perspicacia e entusiasmo, al fuori dal comune nell'apprendere ogni disciplina,  durante la sua formazione giovanile spaziò dal diritto, alla fisica, alle scienze naturali, alla letteratura e, addirittura, finanche alla geologia e allo studio dei terremoti. Non mancò di coltivare la sua principale passione che fu il giornalismo, ma anche la musica e la poesia. A Napoli in quel periodo si respirava una coinvolgente aria di rinnovamento culturale e scientifico.  Dopo la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza e conseguì il titolo accademico, nell'anno 1835. Notevole fu anche l'impegno nel campo letterario in cui si cimentò con successo. Si ricordano, tra i suoi lavori e opere: Impressioni di un viaggio campestre (1836) la traduzione di P.J. Bèranger (1837), e il Saggio di una versione poetica di Giobbe (1838). Fu anche poeta, sue furono le poesie che saranno edite raccolte solo dopo la sua morte (1904), quali: "Incerti voli. Nuove poesie del giovanetto Pasquale Stanislao Mancini", e "Senza amore".  
Nell'anno 1840
convolò a nozze con donna Laura Beatrice Oliva, anche lei appassionata della poesia.
Poco dopo il tirocinio, si avviò alla professione di avvocato e, a partire dal 1840, si dedicò anche all'insegnamento di diritto privato.
Nel campo dell'editoria, acquistò la proprietà del periodico Le Ore Solitarie, nel 1838, coprendo il ruolo di direttore. Il giornale, inizialmente a tiratura quindicinale, passò ad essere semestrale, col nuovo nome di "Giornale delle Scienze morali, legislative ed economiche": una rivista dedita alla trattazione di temi giuridici e amministrativi, con sezioni informative sui vari aspetti della cultura napoletana, sulla filosofia, e sull'attività accademica italiana e straniera.
Successivamente, dal 1844 al 1847, il periodico fu trasformato, cambiando anche il titolo in Biblioteca di scienze morali, legislative ed economiche. Queste iniziative editoriali gli consentirono di farsi conoscere nell'ampio panorama italiano dell'epoca, anche al di fuori delle Alpi, soprattutto da coloro che erano dediti agli approfondimenti e agli studi in materie giuridiche, estese ai campi delle attività umane, quali l'istruzione, l'agricoltura, l'economia, e i sistemi assistenziali, per le quali si registravano già all'epoca delle profonde carenze normative e soprattutto di carattere moderno.
Mancini fu autore di molte opere di Diritto, ricordiamo: Intorno alla proprietà letteraria e ad un opuscolo di Raffaele Carbone. Ragionamento, Napoli 1841, Intorno alla libertà dell'industria ed a' privilegi. Considerazioni, 1842. Pubblicò anche dei saggi legati alla vita sociale di quel periodo (Sul colera e delle cagioni che han preservato finora le provincie del Principato Ulteriore dal colera, Napoli 1836; Nuove idee sulle elettricità applicate all'invenzione di un paratremuoto, 1837 e 1884; Intorno alla libertà dell'industria e ai privilegi, Bologna 1842; Dell'utilità di ordinare i nuovi asili di mendicità nel Regno di Napoli sotto forma di colonie agricole. Discorso, 1843).
In quel periodo intraprese numerosi viaggi, allacciando relazioni amichevoli, anche e soprattutto durante la sua partecipazione a numerosi congressi. Tutte queste situazioni contribuirono alla conoscenza di numerosi personaggi e anche delle realtà italiane vocate al liberalismo.
Per le sue idee liberali e di sinistra, man mano si avvicinò alla politica partenopea.
E' in questo periodo, coincidente con i primi esercizi della sua professione di avvocato, che le fonti registrano la permanenza di Pasquale Mancini nel Comune di Piscinola, tanto da venire indicato, come vedremo nel seguito della trattazione, con l'appellativo di "Avvocato di Piscinola".
Dopo la costituzione, concessa dai Borboni, nel 1848, fondò il trisettimanale "Riscatto italiano", avente come obiettivo il sostegno dell'iniziale cambiamento liberale dello Stato.  Continuò, l'esperienza editoriale con un'altra testata, sempre da lui fondata, chiamata "La Libertà italiana". Fu quindi eletto deputato del parlamento napoletano, nel distretto di Ariano Irpino. Tuttavia il momento liberale concesso dal sovrano durò pochissimo e, chiusa definitivamente la Camera del Parlamento, si misero in moto le corti speciali.
Mancini divenne quindi manifastamente contrario alla politica della monarchia Borbonica e, avvertendo molto prossimo il suo arresto, si trasferì esule nel Regno di Sardegna, stabilendosi a Torino, ove giunse il 5 ottobre 1849.
A Torino, diede alle stampe il libro dove denunciava il clima instaurato a Napoli dai Borboni, dal titolo: le Relazioni di magistrati e pubblicisti italiani sopra le quistioni legali e costituzionali della causa per gli avvenimenti del 15 maggio 1848 a Napoli.
Nel 1850, il governo sardo gli assegnò una cattedra di "Diritto pubblico esterno e internazionale", nell'Università di Torino. Nell'anno 1851, Mancini introdusse il proprio corso universitario con una prolusione dal titolo "Della nazionalità come fondamento del diritto delle genti" (Torino 1851; poi inserita dal Mancini in Diritto internazionale. Prelezioni con un saggio sul Machiavelli, Napoli 1873.
La sua attività culturale e letteraria non si arrestò e pubblicò anche la riedizione del
Saggio storico di Vincenzo Cuoco.
Insieme all'insegnamento e al lavoro intellettuale, il Mancini portò avanti anche l'attività professionale di avvocato, sia quella forense che quella del suo studio legale. Divenne nel Foro di Torino un avvocato di fama e di successi, e di posizione agiatissima!
Stimato giurista e esperto di diritto, fu chiamato a collaborare dai vari governi succeduti nel Regno di Piemonte e Sardegna.
Già nel 1850, il
guardasigilli Siccardi inserì Mancini in una commissione creata per rivedere le leggi civili e criminali; poco dopo, fu eletto membro della Commissione per la statistica giudiziaria.
Nel 1852, in collaborazione con G. Pisanelli e con A. Scialoja, portò a termine, il Commentario del Codice di procedura civile per gli Stati sardi, con la comparazione degli altri codici italiani e delle principali legislazioni straniere.
Intanto, già nel 1851, gli  fu concessa la cittadinanza sarda, che gli consentiva di poter
esercitare la professione legale, sia nei tribunali e sia in Cassazione.
Nel novembre 1850, fu incaricato, sempre dal ministro Siccardi, di preparare, insieme al Pescatore, il disegno di legge sull'introduzione del matrimonio civile.
La collaborazione del Mancini continuò con il governo Rattazzi nella preparazione della legge sulla soppressione delle corporazioni ecclesiastiche, promulgata, poi, nel 1855, in tutto il Regno sardo.
Fu eletto deputato nel parlamento dello Stato Piemontese, dell'aprile 1860 (VII legislatura), nel collegio di Sassari. Seguirono, da allora, altre conferme, infatti, Mancini fu sempre eletto in tutte le elezioni successive: dalla VII, alla XVI legislatura, in continuità fino alla morte, anche nel parlamento italiano.
Fu uomo di ispirazione politica di sinistra, ma tale orientamento non implicava nessun irrigidimento ideologico, né lo poneva in antitesi con le idee politiche della Destra cavouriana; anzi con Cavour, collaborò nella fase dell'unificazione legislativa postunitaria.
Ormai considerato a Torino il giurista più esperto sulle questioni dell'organizzazione statale e nei problemi di diritto internazionale, il Mancini nel periodo delle annessioni dei vari stati e staterelli dell'Italia centrale e meridionale, fu inviato dal Cavour nelle varie città annesse, per studiare i problemi legislativi in essere e organizzare l'unificazione legislativa del nuovo Stato unitario.
Nell'ex Regno delle Due Sicilie, dopo la l'annessione avvenuta nel 1860, Mancini fu inserito all'interno del Consiglio di luogotenenza, presieduto dal Farini, nel ruolo di consigliere senza portafoglio. Entrò subito in contrasto con la politica di Farini, ritenuta troppo sbilanciata a favore degli autonomisti, e rassegnò le dimissioni il 27 novembre 1881. Seguì nell'informare il Cavour, della situazione pericolosa che si stava creando, con la trasmissione del suo Memorandum, con cui faceva un resoconto degli errori commessi e fornendo consigli su come riorganizzare la luogotenenza, ma soprattutto consigliava la rapida unificazione legislativa.
A valle di questi contrasti, il Farini fu sostituito nell'incarico di luogotenente con il principe Eugenio di Savoia Carignano.
                                     (segue nella seconda parte)
Salvatore Fioretto

 

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