Via Marianella, esemplari di Castagno secolare e di Pino |
Sono due elementi principi della nostra tradizione gastronomica popolare: i primi sono i "pinoli", mentre, i secondi, sono le castagne; queste ultime un tempo considerate tra gli elementi base della dieta popolare, assieme al mais, soprattutto per la classe più indigente della popolazione, oggi invece le castagne sono diventate dei cibi di èlite, a causa dei costi lievitati, dopo le recenti patologie che hanno attaccato gli alberi e che hanno dastricamente ridotto la loro produzione...
Pini e pinoli…
Anche
se ormai sono in pochi a ricordare questa antica pratica di raccogliere e
ricavare i pinoli, elementi molto utili per la gastronomia locale, ne daremo un breve cenno.
Le pigne, dalle quali si ricavavano i pinoli, venivano raccolte agli inizi
dell’inverno direttamente dai numerosi “pini domestici”, presenti nelle
campagne piscinolesi (‘e pigne). Occorreva, però, scalare i poderosi
alberi, proseguendo a forza di mani e di piedi, perché le scale arrivavano fino
a un certo punto del tronco…
I
temerari scalatori appena giunti alla sommità della chioma staccavano le pigne
dai rami con l’ausilio di un’apposita roncola, ancorata all’estremità di una
lunga pertica di castagno (‘a ronghe).
In occasione della raccolta delle pigne, si eseguiva pure la potatura degli
alberi, eliminando due o tre rami nella parte inferiore delle chiome.
Una volta terminato il raccolto, per ricavare i pinoli occorreva far riscaldare
le pigne a gruppi, su delle piccole e improvvisate fornaci (furnacelle),
direttamente a contatto coi carboni ardenti. Bisognava però aver cura di far
ruotare ripetutamente le pigne sul fuoco, in modo da distribuire uniformemente
il calore su tutte le loro superfici.
Via via che le pigne si riscaldavano, si aprivano le “celle”, dove avevano sede
i pinoli. Questi venivano estratti con abili movimenti delle dita, facendo a
volte fatica a resistere all’alta temperatura e, soprattutto, con il rischio
sempre in agguato di scottarsi...
Alla fine delle operazioni, si poteva osservare come le piccolissime quantità di pinoli ricavati richiedevano molto tempo, pazienza e soprattutto un durissimo lavoro.
I pini erano piantati lungo gli alvei, le zone di confine dei poderi e, soprattutto, sui bordi dei terrazzamenti naturali. La loro presenza assicurava una stabilità idrogeologica al territorio, contro il rischio di frane e di smottamenti.
Le castagne in cucina!
Pur
non essendo stata una zona adatta per la coltivazione di castagne, escludendo
la parte estremamente collinare dei Camaldoli e di Chiaiano, il
nostro territorio vanta una tradizione culinaria, riservata alle castagne, di
particolare rilievo.
Le castagne, considerate in ogni zona un “alimento dei poveri”, erano un tempo
consumate in vari modi.
Purtuttavia, alcuni esemplari secolari di alberi di
castagno si possono osservare ancora presenti nel territorio di Piscinola e di
Marianella, come il bellissimo esemplare conservato in via Marianella.
Castagne bollite, chiamate "Allessa" |
Castagne arrostite (Caldarroste) |
Ecco un elenco:
“Allessa”: castagne sbucciate e lesse in acqua con aggiunta di sale e foglie di alloro.
“Palluottole”: procedimento identico al precedente, con la differenza che le castagne erano bollite intere, praticando solo un intacco sulla scorza. Venivano mangiate, dopo cottura, “succhiando” il contenuto, direttamente dall’intacco.
“D’‘o monaco”: queste castagne erano acquistate nei vari Santuari, presso i quali ci si recava in pellegrinaggio nei giorni di festa (Pompei, Montevergine, Madonnna dell’Arco, ecc.). Le castagne erano rese morbide con un particolare procedimento di cottura.
“Spezzate”: castagne sbucciate, rese dure con l’essiccazione e vendute spezzate in salumeria. Esse erano rammollite tenendole per molto tempo in bocca e degustate un po’ come “spassatiempo”. Questa tipologia di castagne veniva anche utilizzata nelle varie preparazioni gastronomiche, quando nei periodi dell’anno le castagne fresche non erano disponibili.
Castagne secche, dette "spezzate" |
“Arrustute”: (caldarroste): castagne arrostite sui carboni, in una teglia forata (‘a furnacella cu’ ‘e cravunelle), dopo aver praticato un intacco sulla scorza.
“Farina ‘e castagne”: farina ricavata direttamente dalla trasformazione in polvere delle castagne.
“Castagnaccio”: sorta di tortino, preparato con la farina di castagne.
Gran parte della trattazione sopra riportata è stata ricavata dal libro: "Piscinola, la terra del Salvatore, ed. The Boopen, 2010, di S. Fioretto.
Salvatore Fioretto
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