I FESTEGGIAMENTI A PISCINOLA
IN
ONORE DEL SS. SALVATORE
“Solo
nella tradizione è il mio amore”
Pier Paolo Paolini
“La
forza dei napoletani sta in questo:
nel
loro carattere, nella loro
tradizione, nelle loro radici”
Marcello Mastroianni
Di Salvatore Fioretto
Cenni storici, origini ed etimologia di Piscinola
Il territorio in esame è il quartiere di
Piscinola, il cui toponimo, Piscinula, si riferisce sicuramente a un
antichissimo sistema idraulico, composto di piscine e di vasche, la cui
presenza hanno verosimilmente caratterizzato i connotati del primitivo
insediamento abitativo, già esistente nel I sec. a.C.
Ricostruzione storica della regione della Liburia, durante in periodo ducale, opera dello storico Bartolomeo Capasso (copia) |
La notizia storica più antica che attesta
l’esistenza di Piscinola è riportata nella "Historia Miscella",
attribuita allo scrittore Landolfo Sagace (Landulfus Sagacis), vissuto a
cavallo dell’IX secolo e la prima metà del X secolo, che è, a sua volta, una
rivisitazione della "Historia Romana", scritta nel VIII secolo
da Paolo di Varnefrido, meglio noto come Paolo Diacono, monaco del
convento di Montecassino; ebbene, secondo tali fonti, nell’anno 536 d.C.,
alcuni abitanti della Villa di Piscinula, allora esistente e ben
popolata, furono trasferiti dal generale Belisario per ripopolare la città di
Napoli, dopo che l’intervento di assedio delle truppe longobarde, comandate
dallo stesso Belisario, aveva decimato la popolazione residente.
Origini del culto per il SS. Salvatore, la “Terra del
Salvatore”, il patronato
Da fonti attendibili si apprende che una
comunità di monaci Benedettini, stabilitisi nell’Isola di Megarite
(Attuale sito dove si erge Castel dell’Ovo, all’epoca staccato dalla
terraferma), denominata Insula Salvatoris, possedeva a Piscinola una
“grancia”, vale a dire un appezzamento di terreno, che fu chiamato dalla
popolazione locale (per appellativo prediale), “Terra del Salvatore”:
proprio per indicare l’appartenenza del luogo al monastero dei Benedettini.
Affresco della Trasfigurazione (XVII sec.) di ignoto, rinvenuto nel retro della cantoria dell Chiesa del SS. Salvatore |
Nell’opera letteraria di Antonio Chiarito,
“Commento Istorico-critico-diplomatico sulla Costituzione De Instrumentis
Conficiendis Federico II”, si trova un riferimento a questo toponimo: “Iudex
Petrus de Flore dictus Amalfitanus tenet a monasterio S. Petri ad Castellum
quandam terram mediorum trium, sitam in villa Piscinule pertinentie Neapoli,
cuius fines sunt hii, cum Terra Sancti Salvatoris de predicto loco
Piscinule e cum terra […]”.
Dai continui contatti avuti con i monaci del Salvatore, e forse anche per il loro spirito missionario, deriverebbe quindi l’antico culto degli antichi abitanti verso il Gesù Trasfigurato, ossia il Santissimo Salvatore, tanto da determinarne, nei secoli che seguirono, la Sua elevazione a “protettore” speciale della loro comunità, all’epoca racchiusa in Casale. Al Santissimo Salvatore è stata dedicata, infatti, fin dal XX secolo (intorno al 950), quindi in pieno periodo normanno, anche la chiesa principale del Casale. Si legge, in una carta celebrata il 20 di agosto del 1323, che: “…i paesani di esso villaggio avuto avessero un culto speciale verso il SS. Salvatore”.
Dai continui contatti avuti con i monaci del Salvatore, e forse anche per il loro spirito missionario, deriverebbe quindi l’antico culto degli antichi abitanti verso il Gesù Trasfigurato, ossia il Santissimo Salvatore, tanto da determinarne, nei secoli che seguirono, la Sua elevazione a “protettore” speciale della loro comunità, all’epoca racchiusa in Casale. Al Santissimo Salvatore è stata dedicata, infatti, fin dal XX secolo (intorno al 950), quindi in pieno periodo normanno, anche la chiesa principale del Casale. Si legge, in una carta celebrata il 20 di agosto del 1323, che: “…i paesani di esso villaggio avuto avessero un culto speciale verso il SS. Salvatore”.
Cronotassi della storia di Piscinola, redatta dallo storico dott. F.B. Sica |
Questo culto particolarissimo verso il
Santissimo Salvatore, oltre al toponimo, ha sempre contraddistinto e
accompagnato, per oltre mille anni, le vicende civili e religiose, sia liete
che tristi, dell’intera comunità piscinolese. Infatti, durante le varie amministrazioni
che si susseguivano nel governare il territorio: dal Casale, all’Università,
dal Decurionato al Comune autonomo (fino al 31 dicembre 1865), il SS. Salvatore
è stato sempre considerato il patrono di Piscinola, con la festa civile fissata
il giorno 6 agosto. Tanto è radicata la Sua figura storica e la Sua valenza
civica, che in antico, specie durante il periodo del Viceregno Spagnolo (1504
-1707), fuori alla chiesa del Salvatore si soleva far adunare l’Università di
Piscinola (ossia il primitivo Comune), per discutere dei problemi urgenti,
come, ad esempio, quello di “riscattarsi” contro la prospettata vendita del
Casale di Piscinola: perché era un luogo sacro e caro a tutti i piscinolesi,
davanti al quale venivano chiamati ad adunarsi, con il suono a distesa delle
campane della chiesa parrocchiale.
Dal
toponimo all’anagrafe, la presenza del Salvatore...
Quindi i continui contatti avuti nel Medioevo, con i monaci del monastero del SS. Salvatore di Napoli, hanno sicuramente contribuito a far nascere negli abitanti questa antichissima devozione, molto particolare, verso il Gesù Trasfigurato, il cui culto fu importato in Italia meridionale dalla Grecia, dove il Salvatore era venerato adorato, con l'appellativo di "Divina Sapienza".
Quindi i continui contatti avuti nel Medioevo, con i monaci del monastero del SS. Salvatore di Napoli, hanno sicuramente contribuito a far nascere negli abitanti questa antichissima devozione, molto particolare, verso il Gesù Trasfigurato, il cui culto fu importato in Italia meridionale dalla Grecia, dove il Salvatore era venerato adorato, con l'appellativo di "Divina Sapienza".
Confini geografici del Casale di Piscinola |
E come in ogni centro, piccolo o grande che
sia, il nome del Patrono ha caratterizzato oltre la storia e il toponimo del
territorio anche l’anagrafe, infatti si può dire che in ogni famiglia,
storicamente originaria del posto, si conta almeno un “rampollo” con il nome di
Salvatore. Una tradizione nata per suggellare uno speciale “patto”, tra il
Patrono, il territorio e la sua comunità: un autentico legame
storico-antropologico verso la figura del Salvatore che, come si è già detto,
ha caratterizzato sicuramente la storia e le vicende umane di questo luogo.
Il culto, la fede popolare, le opere missionarie in
onore del SS. Salvatore
Gli
abitanti di Piscinola hanno diffuso il culto per il SS. Salvatore anche lontano
Piscinola e l’Italia, come in India, in Madagascar. Negli anni ’50, a seguito
dei rapporti di "gemellaggio" sorti tra il parroco dell’epoca, Don
Angelo Ferrillo e il padre missionario del PIME, don Nicola Frascogna, la
comunità di Piscinola esportò il culto per il SS. Salvatore fino alla lontana
terra d’India.
Nel libro "Come Francesco", di
Ferdinando Germani, (ediz. PIME, anno 1981), si legge: "[...] Padre
Frascogna tornò nel, per riprendere il suo lavoro, che crebbe a dismisura, dopo
che un suo amico sacerdote, don Angelo Ferrillo, parroco di Piscinola (Napoli)
gli aveva proposto di stringere un "gemellaggio" tra la sua chiesa
dedicata al "SS. Salvatore" e una nuova chiesa da costruirsi in India
con il medesimo titolo.
La proposta così allettante fu subito preso
a volo dal Padre Frascogna e senz'altro s'impegnò a realizzare nel più breve
tempo possibile una chiesa dedicata al SS. Salvatore nel villaggio di
Molgaturu."
Per sostenere questo gemellaggio per le
opere missionarie intraprese da Padre Frascogna, concorsero moltissime famiglie
di Piscinola, che aderirono con entusiasmo alla proposta di don Ferrillo,
impegnandosi a dare un contributo mensile fisso in denaro. Diverse ragazze
diedero il loro aiuto, realizzando dei bei lavori in ricamo, in filo e a maglia,
la cui vendita consentì di contribuire non poco alla causa missionaria. Altre
due chiese intitolate al SS. Salvatore furono edificate in altri luoghi della
terra di Missioni. Alla fine i Piscinolesi donarono alla chiesa indiana,
considerata “la figlia della chiesa di Piscinola”, un grande dipinto,
raffigurante il Patrono a grandezza naturale, che tutt’oggi è esposto e
venerato.
La festa patronale nella storia e nella letteratura:
le testimonianze autorevoli
Da tempi immemorabili, nell’antico borgo di
Piscinola si organizzavano i solenni festeggiamenti in onore del SS. Salvatore;
festeggiamenti che richiamavano curiosi e appassionati sia dal centro cittadino
che dalla sua periferia e anche oltre; ma non erano solo cittadini comuni a
partecipare, infatti di questo evento ne hanno parlato diversi scrittori nelle
loro opere letterarie, come ad esempio la grande scrittrice e giornalista
Matilde Serao che pubblicò sulla testata de "Il Giorno", il 15
luglio 1904, un racconto, poi successivamente inserito nel libro "I
Mosconi": Ecco il testo: […] “Ecco che, con l’estate grave ed
asfissiante, con le prime spiche che si arrosolano agli angoli delle vie, sui
fornelletti portatili, fumicano nei caldaioni trascinati sulle rotelle, con i
primi cocomeri che rosseggiano sulle bancarelle, alla novissima luce
dell’acetilene, tutti i vicoli di Napoli, tutte le strade dei sobborghi, tutte
le piazza dei paesi suburbani diventano il regno il trionfo, l’apoteosi della
festicciola. Oh, la classica, la tipica festicciola, fantasmagoria luminosa
della nostra infanzia lontana, gioia degli scugnizzi, delizia delle sartine,
felicità ineffabile di tutti gli inquilini delle case circostanti, che il
profumo dell’olio gocciante delle lampadine policrome e i vibranti colpi di
grancassa delle musiche campagnuole, mantengono in uno stato di eccitamento
piacevolissimo fino a tarda ora di notte!
Quale istituzione più paesana, più indigena
di questa? E quale manifestazione più caratteristica dei sentimenti di fede e
di arte di un popolo amante dei colori, delle musiche, degli spari, che
improvvisa una festa con quattro stracci rossi e azzurri, una frangia dorata e
quattordici bicchierini di vetro colorato? E, dal giugno all’ottobre, è tutto
una sfilata di santi, tutta una fioritura di festicciole, tutta un’orgia di
lampadine, di ferze, di fuochi pirotecnici e di bande. Ogni strada di Napoli,
dalla fastosa Pignasecca al modesto vico Scassacocchi, ha, in questi cinque
mesi, il suo santo e la sua festa; e ad ogni otto passi v’imbattete in una fuga
di archi luminosi, in una Kermesse di castagnari, nocellari e torronari, e ad
ogni cantonata vi arriva all’orecchio la gaia voce del venditore di gelati a un
soldo o uno squarcio del Trovatore o della Cavalleria Rusticana, massacrato da
una banda che non è di malfattori, ma che si direbbe tale… E Miano, Piscinola,
Marianella, sfoggiano anch’essi i loro lumi colorati e le loro bandiere, e San
Giovanni a Teduccio, Portici e Resina, diventano tutto un caleidoscopio
luminoso e disseminano le notti di punti d’oro, di rubini e d’ametista,
schiudentisi nel cielo come strani fiori di luce…
Tutto questo fa sorridere, forse, lo
scettico; fa strizzire, forse, l’uomo nervoso, a cui gli spari e i tromboni
danno l’emicrania; ma il sognatore, ma colui che rievoca le ricordanze lontane,
ma colui che vede in ciascuna di queste festicciole un poco dell’anima
napoletana, anima vibrante ed entusiastica, è lieto in fondo, di questi lumi,
di queste musiche, di questa piccola straccioneria clamorosa e simpatica, e si
commuove, anche, un poco, alla gaiezza dei monelli seminudi che fanno le
capriole innanzi ai palchi delle musiche, e alle tenerezze delle coppie
d’innamorati che passeggiano sotto gli archi scintillanti, in abito di festa,
con un sorriso sul labbro e un raggio di contentezza negli occhi… E pensa, il
sognatore, che il nostro popolo si contenta di tanto poco, che vale, veramente
la pena di benedire a ciò che gli dà un quarto d’ora di felicità, anche che sia
meschino o banale, anche che i tromboni stonino e le lampadine sentano di
moccolaia!".
Mentre la scrittrice Giovanna Altamura, nel
suo libro di novelle, “La rivolta dell’umanità”, ricordava: “Quella
scuola e le due chiese sono i fulcri intorno ai quali gravita ancora oggi la
vita religiosa e civile del paesino, diventato appena un lembo d’uno dei rioni
estremi della città. E che feste meravigliose che vi fanno! Ogni occasione è
buona, ogni ricorrenza dà lo spunto per una festa, […]".
Una banda musicale per la festa del Salvatore: Il "Corpo musicale di Piscinola"
La principale espressione dei
festeggiamenti in onore del SS. Salvatore è stata, da tempo immemorabile, la
banda musicale di Piscinola, nata proprio per accompagnare le celebrazioni, sia
civili che religiose, svolte durante la festa patronale. Della vocazione
musicale radicata nel quartiere di Piscinola si trovano, infatti, diverse
tracce antiche, come ad esempio nel poemetto in vernacolo scritto nel 1787 dal
cavese Nunziante Pagano, dal titolo: “Mortella D’Orzolone, Poemma Arrojeco”.
Nel canto II, troviamo la seguente strofa, nella quale è citata Piscinola:
[…] A Ppasca, e ffuorze
fuorze a Carnevale,
Chella respose, e nce vo
fa no nvito
De quanta nce nne stanno
a sto Casale,
Pe fa fa annore a mmene,
ed a lo Zito:
E ppe nce fa na festa
prencepale,
Nce vo chiammà li suone
de Melito,
De Pescinola, Pollica, e Cchiajano,
e dde Marianella e dde Mugnano.
De Pescinola, Pollica, e Cchiajano,
e dde Marianella e dde Mugnano.
Mmperzò, Petrillo mio,
conto le juorne
Pe nzi che non se fa sta
parentezza;
Uh se navimmo d’allommare
forne!
Uh se nce penzo moro
d’alleggrezza! […]
Il complesso musicale bandistico di Piscinola, durante i festeggiamenti del SS. Salvatore, foto anni '50 |
Il direttore musicale più antico che si
ricordi è stato il maestro piscinolese Onofrio Piccolo, già maresciallo e
musicista della banda della Regia Marina. Il quel periodo la banda di Piscinola
prese il nome di “Concerto Musicale Giuseppe Martucci”, in onore del
famoso compositore di musica nativo di Capua.
La banda musicale raccoglieva i ragazzi
piscinolesi dell’epoca, che avevano la vocazione per la musica. Nel secondo
dopo guerra la banda fu ripresa e ampliata dal maestro Pasquale Santoro,
originario di Salerno e intitolata “Concerto Musicale Onofrio Piccolo”,
in onore del maestro Piccolo, ormai scomparso.
Il complesso musicale bandistico di Piscinola, durante i festeggiamenti del SS. Salvatore, foto anni '50 |
La banda di Piscinola fu sempre amata e
apprezzata dai Piscinolesi, che la ricordano ancora oggi con immutabile
affetto, tanto che durante le tombolate natalizie, al numero “55”, che nella
smorfia napoletana simboleggia “la musica”, si suole usare l’espressione: “‘A
musica ‘e Piscinule!”.
I festeggiamenti in
onore del SS. Salvatore
Già nel mese di giugno, durante lo
svolgimento della processione del Corpus Domini, il “comitato dei
festeggiamenti” issava la “bandiera”, tra gli applausi dei partecipanti. La
“bandiera” era un grosso quadro con l’immagine del SS. Salvatore e
simboleggiava l’impegno assunto dal “comitato” di preparare i festeggiamenti
nel corso di quell’anno. Il quadro, circondato da lampadine, rimaneva esposto
fino al giorno di inizio della festa.
Il sabato precedente la festa, si
eseguivano in piazza B. Tafuri dei giochi collettivi, come la “corsa nei sacchi”,
“l’albero della cuccagna” (qui detto “Palo ‘e sapone”), il “tiro della fune”,
la gara di velocità nel mangiare meloni rossi oppure delle pietanze (senza
l’uso delle mani) e il classico “braccio di ferro”. Alla sera interveniva, poi,
la banda musicale di Piscinola e si ricordavano i “Caduti di tutte le guerre”,
deponendo una corona di alloro sulla lapide monumentale, situata in Piazza
Municipio. Dopo la cerimonia, la banda eseguiva un concerto musicale in Piazza
B. Tafuri.
Immagine del SS. Salvatore esposta sull'altrare maggiore, in ocasione della ricorrenza patronale, foto anni '50 |
A mezzogiorno era celebrata in chiesa una
Messa solenne, che veniva ascoltata in tutte le vie del quartiere, per mezzo di
altoparlanti. Nel primo pomeriggio cominciava il raduno dei partecipanti alla
processione.
Partecipavano tutte le Associazioni
Cattoliche Operaie del posto; in particolare le sei Associazioni presenti negli
ultimi anni: “SS. Salvatore”, “Madonna de Loreto”, “Madonna delle Grazie”,
“SS. Crocifisso-S. Vincenzo”, “Madonna del Carmine-Sant’Anna” e
“Santissimo Sacramento”.
Cartolina turistica, con l'altare maggiore della chiesa parrocchiale, prima della trasformazione degli anni '50 |
Alla processione partecipavano anche i
gruppi di preghiera, i ragazzi dell’Azione Cattolica ed i bambini del corso di
prima comunione. I maschietti vestivano con pantaloncino blu, camicia bianca e
basco blu e con una bandierina tricolore portata a spalla, mentre le bambine
indossavano gli abiti bianchi della Prima Comunione.
Seguiva il corteo dei chierichetti vestiti
con i sai bianchi e rossi e, infine, il Parroco ed il Viceparroco con gli abiti
ecclesiastici da cerimonia. Alla testa della processione procedeva la banda
musicale di Piscinola, che si esibiva con marcette festose e trillanti.
Tutto si svolgeva con un ordine e una
precisione sorprendente. I bellissimi stendardi sormontati da piume e le
bandiere delle Associazioni emanavano uno sfavillio di colori e trasmettevano a
tutti gioia e commozione…
Intorno alla metà degli anni ’50 del secolo
scorso, si usava rappresentare la funzione del “Volo dell’Angelo”. Una bambina
vestita di bianco, recitava il ruolo di un angelo. Opportunamente imbragata,
veniva ancorata a un particolare dispositivo di funi e carrucole, tese tra
l’edificio scolastico e la palazzata opposta, e fatta calare lentamente sulla
piazza B. Tafuri, nel punto dove sostava l’immagine del Salvatore. A metà
altezza, la bambina recitava alcune poesie e cospargeva la statua del Salvatore
di petali di fiori colorati, tra l’applauso e la commozione dei presenti.
La processione percorreva, quindi, Via SS.
Salvatore, Via Napoli, Via Vecchia Miano e Via V. Veneto; poi ritornava in
Piazza B. Tafuri e proseguiva per Via Vittorio Emanuele, Via Madonna delle
Grazie e, infine, ritornava in Piazza B. Tafuri. La conclusione della
processione era salutata dallo sparo di mortaretti e fuochi pirotecnici.
Il corteo era accolto dagli abitanti con
lancio di petali di fiori dai balconi e dalle finestre, addirittura anche dai
tetti. Le donne esponevano con vanto dai balconi le più belle coperte di seta
che avevano nel loro corredo nuziale. I fuochi pirotecnici e le “batterie” di
mortaretti, che i Piscinolesi facevano esplodere, avevano l’intento di
omaggiare il passaggio del loro illustre Protettore, per averne protezione e
buona salute l’anno seguente, ma anche per auspicare un raccolto abbondante nei
campi.
Processione in occasione della festa patronale del SS. Salvatore, foto anni '50 |
Processione in via del Plebiscito a Piscinola, foto anni '50 |
Non mancavano le bancarelle del torrone,
quelle dello zucchero filato, le bancarelle dei meloni (‘e mullune russe ‘e
ffuoco) e quelle dei fichi d’india (‘e figurine).
I fichi d’india erano
posti in palio e si vincevano quando un giocatore centrava con la punta di un
coltello uno di essi, opportunamente adagiati dentro dei canestri (azzeppare
‘e figurine).
Cartolina turistica di Piscinola, anni '50 |
I giocatori dovevano, però, pagare un
importo prestabilito per ogni tentativo... Si giocava anche ad una specie di
“roulette”, costituita da un indice con molla di ferro a punta, che veniva
fatta ruotare tra chiodi fissi e carte da gioco disposti a cerchio. Se la punta
si fermava in corrispondenza della carta del "re di denari" si
vinceva un premio consistente, se invece si fermava in corrispondenza delle
altre figure di re, si vinceva un premio minore. Il lunedì sera si svolgeva la
“vendita all’asta” dei prodotti raccolti.
Processione durante la festa patronale del SS. Salvatore, foto anni '50 |
La vendita all’asta era condotta sul palcoscenico di Piazza B. Tafuri da un banditore improvvisato. Nell’intermezzo tra due aggiudicazioni, venivano eseguiti dalla banda, che pure partecipava, brevi brani musicali. Alla fine dell’asta venivano fatti esplodere i fuochi pirotecnici.
Lo sparo di questi fuochi costituiva una
vera e propria gara tra le Associazioni, con tanto di premiazione, per le
diverse tecniche di tiro.
C’era, infatti un premio per la “bomba di apertura”,
un premio per il “finale” ed un premio per la “bomba di tiro”. Per le gare
pirotecniche erano chiamate le migliori ditte specializzate della Campania e
non. In genere, i fuochisti (‘e fuchisti) che si esibivano durante la
festa erano quattro, oltre a quelli che partecipavano ai fuochi fatti esplodere
durante la processione.
Immagine del SS. Salvatore distribuita dal comitato festa |
I Piscinolesi erano entusiasti di quella
festa di colori e “correvano” a godersi l’evento sui tetti delle case dei
vicini e dei parenti, da dove si poteva ammirare meglio lo spettacolo.
Si racconta che i “fuochi del SS.
Salvatore” erano così famosi per la loro bellezza, che ogni anno accorrevano ad
ammirare lo spettacolo pirotecnico molti visitatori dalla Provincia e anche da
fuori Regione; un po’ come oggi avviene per i festeggiamenti della vicina
Mugnano, durante la festa di ottobre.
Il martedì era il giorno che chiudeva i festeggiamenti ed era dedicato al concerto canoro di canzoni napoletane, classiche o di musica leggera; spesso, venivano assoldati cantanti reduci dall’ultimo Festival di Napoli, ma anche vere stars della TV e della musica leggera italiana. Ricordiamo tra questi: Nino Taranto e Mia Martini, che parteciparono con un loro spettacolo agli ultimi festeggiamenti degli anni ‘70 e ‘80.
Anche il complesso degli “Showmen”, con il celebre cantante piscinolese
Mario Musella, si sono esibiti diverse volte durante i festeggiamenti
patronali.
Il martedì era il giorno che chiudeva i festeggiamenti ed era dedicato al concerto canoro di canzoni napoletane, classiche o di musica leggera; spesso, venivano assoldati cantanti reduci dall’ultimo Festival di Napoli, ma anche vere stars della TV e della musica leggera italiana. Ricordiamo tra questi: Nino Taranto e Mia Martini, che parteciparono con un loro spettacolo agli ultimi festeggiamenti degli anni ‘70 e ‘80.
Processione durante la festa patronale del SS. Salvatore, in via Plebiscito, foto anni '50 (Ass. Crocifisso e S.Vincenzo) |
La festa del Salvatore era anche
un’occasione di divertimento e di gioco per i più piccoli. In questa ricorrenza
si eseguivano dei giochi un po’ “piedigrotteschi”, con utilizzo di “attrezzi”,
che venivano comprati dai genitori appositamente per l’evento.
Ricordiamo la “palla di sabbia” con la
molla, la “trombetta con fischietto” e coi “riccioli” di carta (trumbettella),
la “lingua di Menelike” di carta, i palloni gonfiati con “elio” o con
“aria”. Quelli con “elio” si tenevano legati a un braccio con uno spago, perché
rischiavano di volare via, mentre quelli ad “aria”, avevano un rivestimento di
plastica con due colori e si palleggiavano con una mano, attraverso un
elastico.
Durante i festeggiamenti degli anni 1977 e
1978, le luminarie, che “abbracciarono” con le loro coreografie luminose tutte
le strade di Piscinola, furono particolarmente belle: Via V. Veneto, in
particolare, illuminata in quel modo aveva l’aspetto di un immenso “tunnel
luminoso”, composto da centinaia di migliaia di luci colorate. Nel 1978 fu
anche allestita sulla facciata della chiesa del SS. Salvatore una sontuosa e
altissima scenografia, detta “porta”, composta da migliaia di lampadine, che
raffiguravano, quando erano “accese”, la facciata di un’altra chiesa, con
un’alta cupola ed i campanili ai due lati.
Dopo il terremoto del 1980, questi
festeggiamenti si svolsero, anche se in tono minore, solo negli anni 1987 e
1988.
Momenti nostalgici della festa, raccontati con gli
occhi di un bimbo… (tratto da un racconto di A. M. Montesano, pubblicato
su "Piscinolablog")
““Guagliù, ‘e pale, stanno mettenn’‘e
pale!”, era il grido che preannunciava la festa del sei agosto a Piscinola,
intitolata al SS. Salvatore. Ed era tutto uno spiare e intralciare l’operato
degli uomini intenti a piantare i pali azzurri su cui sarebbero state montate
le luminarie! Anche quando le luci erano ancora spente, sembrava che la
monotonia di un’estate non sempre benedetta dai bagni di mare si accendesse
improvvisamente di colori e promesse. Quando, poi, finalmente, risplendevano le
luci, il quartiere diventava un mondo incantato, dove ogni moccioso era Aladino
e ogni bimbetta una principessa. Già una settimana prima del 6 agosto, la
musica della banda di Piscinola, seguita da una schiera di monelli, risuonava
per le strade e raggiungeva i contadini devoti, che offrivano galline, formaggi
e prodotti della terra, e i commercianti che donavano gli articoli della loro
bottega; il tutto, poi, la sera della festa, sarebbe stato venduto all’asta
che, da noi, veniva detta ‘a vénneta.
Processione in via Vecchia Miano, anno 1988 |
Processione in via Vecchia Miano, anno 1978 |
Le associazioni e la banda, diretta dal maestro
Santoro, si recavano, poi, in piazza, attendevano l’arrivo dei sacerdoti e
della statua del Salvatore, sorretta dai volontari, e iniziava la processione a
cui si accodavano le fanciulle in abito da prima comunione e molti fedeli.
Processione in via Vecchia Miano, anno 1988 |
La sera, bambini e genitori, tutti in
ghingheri, provenienti non solo dal nostro quartiere ma anche da quelli vicini,
si avviavano allegramente verso la piazza che si rivelava un trionfo di luci e
di bancarelle sulle quali troneggiavano montagne di torroni di ogni colore e
consistenza o secchi con gli spinosi frutti del fico d’India che il contadino
provvedeva a sbucciare e ad offrire in punta di forchetta; ma i banchi più
affollati erano quelli che offrivano le saporose e insuperabili zuppe di cozze:
le famiglie vi si spaparanzavano intorno, gustando sapori, odori, colori e la musica
e le voci che erompevano dal palco, interpretando le più celebri canzoni
napoletane e anche qualche brano d’opera.
Momento conviviale durante i festeggiamenti del Salvatore, presso la trattoria Sarnacchiaro, foto anni '60 |
Alla fine del concerto, le famiglie ritornavano a casa ma la festa non era ancora finita: chi poteva saliva sui tetti per ammirare al meglio il finale, gli splendidi fuochi d’artificio dei migliori fuochisti di Napoli. A mezzanotte, nell’aria tersa e nel silenzio delle strade, le voci si propagavano da un tetto all’altro con grande sonorità e chiarezza; esplodevano i fiori violetti, verdi, azzurri, seguiti da cascate di argento e d’oro ed era tutto un intrecciarsi di commenti. Poi, tutto taceva, la festa era finita e la gente ritornava in casa tra il sogno e il rimpianto, mentre i fumi dei fuochi solleticavano ancora le narici e il cuore.”
Valore comunitario del Salvatore e significato
antropologico-culturale della “festa”
I festeggiamenti del SS. Salvatore a
Piscinola un tempo rappresentavano come un “baricentro antropologico”, una
sorta di forza di coesione, capace di aggregare e amalgamare un’antica realtà
comunitaria, semplice e genuina, i cui valori erano stati perpetuati nei secoli
dalle usanze della civiltà contadina. Purtroppo gli eventi che seguirono
l’infausto sisma del 1980 hanno sconvolto il Quartiere, disperdendo molti dei
suoi abitanti e generando una specie di spartiacque generazionale, tra realtà
presente e il passato, con la perdita delle sue tradizioni e dei valori. Questo
“disordine” ha praticamente causato, con il trascorrere degli ultimi decenni,
l’interruzione di ogni rapporto comunitario tra gli abitanti e il territorio.
Sono sopraggiunte, poi, tante forme di degrado sociali e non, alimentate anche
da una mancata rivalorizzazione del tessuto urbano di Piscinola. La
realizzazione massiva nel quartiere di nuovi insediamenti abitativi, con il
trasferimento di molti nuclei familiari non originari del territorio, hanno
fatto il resto...
Momenti della festa patronale, anni '70 |
Ma non proprio tutto è andato perduto,
perché, nonostante tutto, il 6 agosto, come ogni anno a questa parte, a
qualsiasi piscinolese verace che si rispetti, la data non può passare
inosservata, ma sta a significare, ancora oggi, "la festa di Piscinola",
la rievocazione annuale del suo antico Protettore!
Persiste per fortuna una parte del nucleo
antico di Piscinola, con gli abitanti storicamente originari, e proprio da
questa persistenza occorrerà ripartire per eseguire una meritoria opera di riaggregazione
sociale, coinvolgendo e aggregando i “nuovi arrivati”, per ritornare a formare
una comunità coesa. Tutto questo si può fare, mettendo al centro della vita
comunitaria, coinvolgendo anche i ragazzi delle scuole, la riscoperta dei
valori e delle radici antropologiche del territorio. Il progetto sociale deve
però passare attraverso la riscoperta delle tradizioni, in primis attraverso la
rievocazione della festa del Santissimo Salvatore.
Prospettive per future azioni di rinascita e di
consolidamento della festa patronale
Dopo un lungo periodo di assenza (gli
ultimi solenni festeggiamenti furono organizzati alla metà degli anni ’80), nel
recente periodo si è riscontrata una ripresa della festa, anche se organizzata
in maniera semplice e spontanea e con pochissimi fondi a disposizione.
Negli anni scorsi, ad esempio, nel giorno 6 agosto, sono stati organizzati dei significativi momenti musicali e altre forme di intrattenimento, tra le quali: un concerto di musica leggera, una mostra fotografica, degli stand enogastronomici, gli immancabili fuochi pirotecnici amatoriali e infine, la celebrazione liturgica solenne nella chiesa parrocchiale.
Negli anni scorsi, ad esempio, nel giorno 6 agosto, sono stati organizzati dei significativi momenti musicali e altre forme di intrattenimento, tra le quali: un concerto di musica leggera, una mostra fotografica, degli stand enogastronomici, gli immancabili fuochi pirotecnici amatoriali e infine, la celebrazione liturgica solenne nella chiesa parrocchiale.
Si spera di continuare l’opera di ripresa
di questa bella tradizione di Piscinola, organizzando un programma di
festeggiamenti strutturati, di un certo spessore culturale e folcloristico, che
oltre a intraprendere il progetto di recupero esposto al precedente paragrafo,
sia capace di innescare anche un volano di ripresa socio-economico del
territorio, esaltando le eccellenze enogastronomiche della cucina popolare e
l’artigianato locale, cercando così di attirare un flusso turistico, sia
provinciale che regionale e, si spera, anche extraregionale, come era un tempo
il momento di festa patronale.
Ovviamente la ripresa della festa deve
essere organizzata con la produzione di eventi che siano adeguati ai tempi
moderni.
Gli obiettivi prefissati su cui lavorare
devono essere di tipo ad effetto immediato e a lungo termine. Per i primi,
occorre organizzare un nutrito programma di festeggiamenti per la ricorrenza
annuale del 6 agosto, con artistiche luminarie in Piazza B. Tafuri e almeno in
via Vittorio Veneto, un concerto di musica leggera con artisti sia famosi che esordienti
del territorio, un concerto di musica sinfonica bandistica, l’allestimento di
stand culinari (zuppa di cozze, frutta di stagione, torroni, dolciumi, ecc.),
l’esibizione di fuochi pirotecnici, nonché il momento religioso, con la solenne
processione. Il programma a lungo termine prevede il coinvolgimento dei giovani
del territorio, con la ripresa della Banda musicale di Piscinola, il recupero
della tradizione enogastronomica e dell’artigianato locale, nonché
l’organizzazione di gruppi musicali di musica folk e di altro genere.
(Finito di scrivere nel giugno 2018).
..........................O........................
In occasione della ricorrenza del nostro
Protettore, il Santissimo Salvatore, di quest'anno 2019, la redazione di
"Piscinolablog" porge i più calorosi auguri al Quartiere di
Piscinola, a tutti i suoi abitanti, a quanti si chiamano "Salvatore"
e a tutti i piscinolesi che sono all'estero, per motivi di lavoro o per scelte
di vita.
Questo post è dedicato a tutti i
piscinolesi che non sono più tra noi, i quali ebbero sempre nel loro cuore un posto
speciale per il SS. Salvatore!
Tanti auguri Piscinola: "La Terra del
Salvatore"!!
Salvatore Fioretto
Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati agli autori, ai sensi della legislazione vigente.
N.B.: Le foto riportate in questo post sono coperte da copyright, pertanto è vietata la loro utilizzazione senza richiederne la preventiva autorizzazione.
Nessun commento:
Posta un commento