La lettura
di queste testimonianze storiche che ci pervengono da atti e pergamene,
un tempo conservate nell’Archivio di Stato, nel fondo cosiddetto dei “Monasteri Soppressi”, è
qualcosa di particolarmente suggestivo e potremmo direi anche commovente. Nella
lettura di questi atti rogati dai notai dell’epoca, che venivano chiamati Curiali
e Scriniari, risalenti agli anni tra il IX e il XIII secolo, traspare la vita comune di tutti i giorni di una comunità locale,
che era già ben radicata e attiva nel territorio a quei tempi. Colpiscono i soprannomi, i
saldi rapporti di parentela tra fratelli, genitori, coniugi e figli, da un lato, e
i rapporti istituzionali tra responsabili, amministratori, clero, chiese, Staurite,
Parrocchie, dall'altro, con riferimenti ad angoli della città di Napoli medievale e della
stessa villa di Piscinola (Pischinule, Pissinule o Piscinule), che vengono menzionati con denominazioni o nomignoli oggi del tutto perduti,
come: Porta Furcilla, Summa Platea, Giudecca, Nipititum, Prato, Mascanella, Cannito, ecc. Colpisce ed
emoziona conoscere i dettagli di un tipico contratto di mezzadria, chiamato “Terratico”,
dal quale si viene a conoscenza di quanti sacrifici, pesi e oneri erano gravati
i contadini dell’epoca, che fin da allora costituivano la classe sociale più
attiva della società medievale napoletana, ma anche la più povera e umile; colpiscono,
infine, i riferimenti alle millenarie chiese parrocchiali di Piscinola, definite
"Staurita", ovvero del Santissimo Salvatore e di San Sossio, che allora erano ancora
circondate da appezzamenti di terreno agricolo, alcuni di loro stessa proprietà. Delle due, oggi persiste solo quella del SS. Salvatore. Ricordiamo che la prima testimonianza storica scritta che menziona la villa di Piscinola è la "Storia miscella", nell'anno 536 d.C.
Grande
merito bisogna dare allo storico Bartolomeo Capasso, il quale raccolse gran parte del
materiale storico qui citato, e lo pubblicò nella sua opera monumentale “Regii Neapolitani
Archivi Monumenta - Edita ac Illustrata” ed. anno 1847 e, ancora, bisogna dare
merito al dott. Giacinto Albertini, che ha provveduto alla ristampa dei
testi, alcuni decenni or sono, nell’opera: “Documenti del regio archivio napoletano”
(6 volumi, in due edizioni diverse), nell’ambito del progetto dell’Istituto di Studi Atellani, con una
preziosa traduzione dal latino medioevale.
Purtroppo, come è noto, gran parte delle pergamene originarie del fondo dei Monasteri Soppressi (assieme a tutto il materiale storico della Cancelleria Angioina), furono barbaramente bruciate dai guastatori tedeschi, avendole scovate nel rifugio segreto di San Paolo Belsito, dove erano state trasferite per proteggerle durante i bombardamenti del 1943.
Purtroppo, come è noto, gran parte delle pergamene originarie del fondo dei Monasteri Soppressi (assieme a tutto il materiale storico della Cancelleria Angioina), furono barbaramente bruciate dai guastatori tedeschi, avendole scovate nel rifugio segreto di San Paolo Belsito, dove erano state trasferite per proteggerle durante i bombardamenti del 1943.
Iniziamo
dall’atto più antico che risale all’anno 952. Precisiamo che in ogni
documento riportato è descritta una sintesi della traduzione del testo e, a
seguire, la scrittura originale, in latino, del frammento storico, dove si mensiona Piscinola
con le sue località e chiese.
Anno 952:
Anno 952:
Nel ventesimo giorno del mese di agosto dell’anno 952, decima indizione, a Napoli, Tauro
e Maria, genitori della sposa Anna, promettono ai consuoceri, Pietro
Calciolario e Maria, genitori dello sposo, Giovanni, di donare (e lo donano con
l’atto rogato), alla loro figlia che diventa sposa, un intero appezzamento di
terreno chiamato “A Prato” sito a
Piscinola, avente per confine da un lato e da una capo la terra dello
stesso Giovanni e da un altro lato ancora di Giovanni che l’ha comprata da
Giovanni Bobfsimu, e la terra di Giovanni figlio del signor marco, altra terra
ancora dello sposo Giovanni; da un altro capo c’è un’altra terra loro (Tauro e
Maria) che riservano in loro proprietà, fino alla terra del signor Sergio
Melluso, affinché la loro figlia e suoi eredi
abbiano la facoltà di tenere, cedere, permutare, o farne qualsiasi cosa
vogliono e sempre libera ne abbiano facoltà. Inoltre promettono che tutta le
rimanente eredità e proprietà loro, dentro e fuori, case e casali e terre
seminative, nonché orti e mobili e immobili e animali e tutte le cose a loro
pertinenti, come pure ogni cosa, che in perpetuo saranno dati in porzione
divisa per ciascuno dei figli loro, fratelli di Anna e loro eredi, affinché
nessuno ne sia favorito maggiormente. Si autotassano di una libbra d’oro in
Bizantei come atto di garanzia della citata donazione. Il Curiale Giovanni, a
margine dell’atto, firma sulla pergamena.
[…] “A presenti die promittimus vobis petro calciolario e maria iugales consocruniis nostri propter quod cum domini auxilio et ordine ambarum partium placuit voluntate et in presenti…. sociavimus quidem anna filia nostra ad iohannem filium bestrum deo volente sponsum eius et numquam nos quod absit de oc statuto placito restornare presummimus: interea primum quidem omnimum damus et donamus ad memorata filia nostra integra petia de terra que vocatur ad pratum positum in piscinule abente finis ab uno latere et de uno capite terram iohannis filii vestri generi nostri et de alio latere est terra domini sergii millusi et terra momorati iohannis qui emptam abes a iohanne bobfasimu et terra iohannis domini marcu iterum et terra memorati iohannis generi nostri: et ab alio capite est alia terra nostra que in nostra reserbavimus potestate quomodo vadit de rectum per capite de ipsa terra memorati iohannis usque at memorata terra domini sergii millusu: ut in sua memorate anne filie nostre eiusque heredibus sint potestate abendi tenedi cedendi donandi comutandi vel quidquid exinde facere vueliritis liberam habeatis potestate: Insuper promittimus vobis er per vos ad memorata filia nostra propter reliquas omnis nostra ambarum hereditate seu substantia intus et foris domos er casalibus seu terris sationalibus quamque hortuas vel movilibus rebus movile... “[…]
[…] “A presenti die promittimus vobis petro calciolario e maria iugales consocruniis nostri propter quod cum domini auxilio et ordine ambarum partium placuit voluntate et in presenti…. sociavimus quidem anna filia nostra ad iohannem filium bestrum deo volente sponsum eius et numquam nos quod absit de oc statuto placito restornare presummimus: interea primum quidem omnimum damus et donamus ad memorata filia nostra integra petia de terra que vocatur ad pratum positum in piscinule abente finis ab uno latere et de uno capite terram iohannis filii vestri generi nostri et de alio latere est terra domini sergii millusi et terra momorati iohannis qui emptam abes a iohanne bobfasimu et terra iohannis domini marcu iterum et terra memorati iohannis generi nostri: et ab alio capite est alia terra nostra que in nostra reserbavimus potestate quomodo vadit de rectum per capite de ipsa terra memorati iohannis usque at memorata terra domini sergii millusu: ut in sua memorate anne filie nostre eiusque heredibus sint potestate abendi tenedi cedendi donandi comutandi vel quidquid exinde facere vueliritis liberam habeatis potestate: Insuper promittimus vobis er per vos ad memorata filia nostra propter reliquas omnis nostra ambarum hereditate seu substantia intus et foris domos er casalibus seu terris sationalibus quamque hortuas vel movilibus rebus movile... “[…]
Anno 959:
Il giorno 5 marzo dell’anno 959 Si presentò dal Curiale,
Anna onesta donna figlia del fu d. Gregorio e della fu D. Maria, coniugi tra
loro, Maria era vedova di D. Anastasio, e con il fratello carnale Stefano, e
con l’atto scritto confermano tra essi la divisione di tutta la loro eredità
già separata. I fondi di terreno che si citano nell’atto sono siti a Melito,
vicino al fondo di D. Giovanni Mauromundo e vicino al fondo degli eredi del fu
d. Sergio. Inoltre le terre denominate Martianum, ad Siba Maggiore, Leporanum, Prato
sita vicino a San Sossio e ancora Calbum sita a Cannito, Mascanellu sito a
Piscinola, Fuorigrotta, a Fractula, Cesula sopra la via, un campo sito a
Mugnano, vicino alla terra della chiesa di santa Maria detta at Tribeum e a
Sanguinitum delimitata dalla proprietà contigua degli Aghatoni. Altro fondo
della divisione era detto Cesa. Si menziona ancora il fondo detto Post Casa de
illa Pischina, e la terra detta pure Post Casa, delimitata da un fossato con
alberi fruttiferi e infruttiferi e con ingresso di proprietà e altre
pertinenze, le vasche nel menzionati luoghi di Melito e di Piscinola e altre
vasche del luogo di Mugnano, quest’ultime in comune con alcuni vicini. Seguono
delle esclusioni riservate agli eredi Trasauro commendito. L’atto è rogato dal
Curiale Giovanni.
“Combenit itaque cum domino auxilio et parentali ordinem inter me anna
honesta femina filia quondam domini gregorii, et quondam domine marie iugalium
personarum. relicta autemquondam domini anastasii et te videlicet domino
stephano uterino germano meo et ecce in presentis per anc chartulam firmavimus
inter nobis divisionis de omnem nostram hereditate quam iam divisum abet de quatetigit
te nominato domino stephano germano meo: Idest integrum fundum qui ponitur ad
malitum iuxta fundum domini Iohanni mauromundo: seu tetigit te et alium fundum
pictulum ibi ipsum ad malitum qui estiuxta fundum heredes quondam domini sergii
. . . domini pitru: iterum tetigit te et integra terra que vocatur martianum et
integra terra que vocatur ad silba maiore: simulque tetigit te et sexuncias de
terra que vocatur leporanum hoc est a parte de terra heredes nominati domini
sergii: kata domini pitru in longum divisum ad equale mensura: simulque tetigit
et te integra terra que vocatur macculanum: excepto quantum si exinde tollere
potuerit heredes domini stephani prefecti thii nostri: iterum tetigit te et
integra terra que vocatur pratu posita iuxta sanctum sossium et integras duas
petias de terras nostras que nominantur calbum positas at canniti: seu tetigit te et integra petia de terra que vocatur mascanellu posita in pischinule tetigit
te et quantum abemus in foris gripta: quamque tetigit te et sexuncias de terra
que vocatur at fractula hoc est a
parte meridiana iuxta viam unde reliquas sexuncias ex ea qui est a parte
septentrionis tetigit in portione mea nominate anne: et est in longum divisum
omni tempore ad equalem mensuram: iterum tetigit te et integra terra que
vocatur cesula super ipsa bia ibipsum ad fractula: Vintendi perdendi de omnibus
nominatis equalis sit nobis nostrisque: heredibus portio: insuper tetigit te et
portio de campum qui vocatur et ponitur ad munianum hoc est a parte
septentrionis iuxta terra ecclesie sancte marie que nominatur at tribeum et de
aliis omnibus: qui at fine sunt. Unde reliqua alia portio ex ipsum campum a
parte meridiana iuxta sanguinitum tetigit in portione mea nominate anne quomodo
inter se exfinat corrigia de illi de agathoni et quomodo inter se termines
exfinat: iterum tetigit te et integra terra que vocatur cesa: tetigit te et
integrum fundum qui est post casa de illa pischina quomodo inter nominatum
fundum et terra qui me nominata anna tetigit que vocatur iterum post casa
fossatus exfinat: hec vero portio cum arboribus fructiferis vel infructiferis
et cum introitum suum et omnibus sivi pertinentibus: pischine vero in memorato
loco malitu et in pischinule et
nominata pischina de munianum et alie pischine de nominato loco munianum ubi
portione abemus cum consortibus nostris remanserunt communes inter nobis
nostrisque heredibus: […]
Anno 979:
Nel mese di febbraio dell’anno 979, la signora, di
nome Buona Drosu, moglie di Pietro, abitante a Piscinola, vende ai signori
Giovanni e Pietro, abitanti in Ottaviano, una sua terra chiamata Cisminiana, sita a San Sossio in Piscinola,
con alberi e con il suo ingresso e con tutte le cose ad essa pertinenti che
confina, da due capi con la terra del signore chiamato Stefano, umile
presbiterio, e da un lato confina con la terra che fu di Romano e da un altro
lato confina con la terra di Maria Surrentina. La predetta terra le pervenne
dal fu Pietro Primicerio e Maria sua moglie, attraverso un atto rogato. La
somma convenuta nella cessione fu di venti Tareni. L’atto è rogato dal Curiale
Pietro, che si firma in calce alla pergamena.
”[…] A presenti die promtissima voluntate Venundedi et
tradidi vobis Iohanni et pitru hoc est iugales et abitatoribus in loco qui
vocatur…. A presenti die promtissima voluntate Vebundedi et tradidi vobis
iohanni et pitru joc est iugales et abitatoribus in octaianum istius territorii
nostri. IDest integra una terra mea que vocatur cisminiana at sanctum Sossium at Pischinule: una cum arboribus et
cum introitum suum er omnibus sivi pertinentibus;
qui coheret sivi a duabus capitibus terra domini stephanaci umilem presibiterum
et de uno latere coheret terra qui fuit romani, et de alio latere coheret terra
maria surrentina: qui mihi obvenit a quondam petro primicerio et maria iungales
pro morgincabtun meum quod ipsi iugales
dare debuerunt per chartula: […] Ego
petrus Curialis qui memoratos post subscriptionem testium Complevi et absolvi
per memorata septima indizione.”
Anno 995:
Nell’anno 995,
nel giorno 4 novembre, nona indizione, a Napoli, Cesario soprannominato Nobicarellum, figlio del fu Giovanni,
vende, con prontissima volontà, al signore Pietro, figlio del defunto signor
Stefano Vulcani, un pezzo intero di terreno sito, vicino al suo a settentrione,
parimenti nel luogo chiamato Piscinola,
con gli alberi e il suo ingresso e con tutte le cose ad essa pertinenti; il predetto pezzo di terra è confinante, da un lato, dalla parte di
mezzogiorno, con la terra del signore Gregorio Milluso, e dall’altro lato, dalla parte
di settentrione, confina con la terra del predetto signor Pietro, e con la terra
di quel Papaboe e con la terra della chiesa di San Pietro a Carbonara, e da un
capo della parte di oriente confina con la terra del monastero di Santa
Patrizia e dall’altro capo, dalla parte di occidente, confina con il burrone di
proprietà pubblica. E con il pezzo di terra interposto confina da un lato dalla
parte di settentrione la terra che detiene Falco Orefice e dalla parte di
mezzogiorno è adiacente all’anzidetta terra che ti ho venduta e da un lato
dalla parte di occidente confina con il predetto burrone pubblico e dall’altro altro, dalla parte di oriente, confina con la terra della predetta chiesa di san
Pietro, come è ivi delimitata da un termine di marmo e di tufo. La cifra della vendita è
fissata in”venti buoni Tareni d’oro”. L'aquirente s'impegna, assieme ai suoi eredi, come garanzia dell’atto, il versamento di un'ammenda di “24 solidi aurei bizantei”. Sottoscrive
l’atto rogato il Curiale Pietro.
“Certum est me cesarium cui super nobicarellum filium quondam iohanne A
presenti die promptissima volumtate Venumdedi et tradidi tibi domino petro
filio quondam domini stephani bulcani; Idest integra una petia mea de terra que
nominatur…. Una cun integrum intersicum suum ibidem in uno coniunto hoc est a
parte septentrionis posita insumul in loco qui nominatur pischinule una cum arboribus et introitum suum et imnibus sibi
pertinentibus; coherente sibi memorata petia de memorata terra ab uno latere
parte meridiana terra domini gregori millusi er ab alio latere parte
septentrionis coheret terra tua memorati domini petri et terra de illum papaboe
et terra de ecclesia sancti petri at carbonario et de uno capite parte
horientis coheret terra monasteri sancte patricie et ex alio capite parte
occidentis coheret caba pubblica […]”
Anno 1033:
Nel giorno 10 ottobre dell’anno 1033, seconda
indizione a Napoli, Martino umile presbitero, custode della chiesa dei santi
Cosma e Damiano, che risplende nel luogo chiamato Posulu, detto anche Armentarium,
vende con prontissima volontà a Stefano Ferrario, detto Boniscolo, figlio del
defunto Pietro e di Drosum, tra loro coniugi, l’appezzamento di terreno
chiamato Ad Nipititum, sito presso San
Sossio, sopra Piscinola, con alberi e il suo ingresso, tra la terra che fu
della chiesa di santa Maria davanti a Porta di Forcella, che è chiamata Santa
Gerusalemme, e anche la terra di quel Cannalonga e da questa fino alla via
pubblica; con ogni utilità e con le cose ad essa pertinenti, appartenente al
cedente, acquistate a sua volta da D. Giovanni, figlio di D. Stefano Longobardi,
divenuto monaco, con la volontà di D. Anna onesta donna sua coniuge. Il quale
fermissimo atto, con altro di garanzia che fu fatto da d. Pietro chiamato Parametiomeno,
descrive quanto oggetto della vendita. Il cespite confina con la terra del
defunto Pietro presbitero detto Patrizio e con la terra della Staurita della
parrocchia della predetta chiesa di San Sossio e la terra di D. Leone Luppari,
come delimitato (tra i fondi) da una siepe ivi esistente, e dall’altro lato
confina con la terra che fu del predetto d. Pietro Parametiomeno con da una
siepe delimitante, e da un capo confina con la terra che fu di D. Maria Russo
di donna Agata, che ora detiene la Staurita della parrocchia della chiesa del
Salvatore nostro Gesù Cristo dell’anzidetto luogo chiamato Piscinola, come tra
loro separati da una siepe e dall’altro capo la terra degli eredi del fu D.
Sergio Gruccanima, come delimitati da siepe. Il valore di vendita è fissato in “trentuno
solidi d’oro di Tareni, quattro tareni per ciascun solido”, mentre a garanzia
dell’atto è determinata l’ammenda di “sessanta solidi aurei bizantei”. L’atto
viene rogato dal Curiale Sergio.
Certum est me martinum umilem presbytero custos vero ecclesie sanctorum
cosmas et damiani qui fulgit in loco qui nominatur de posulu qui et armentariu,
dicitur. A presenti die promtissima volumtatem venumdedi et traditi vobis
stephano ferrario qui nominatur bonisculo filio quondam petri et drosum hoc est
iugales; idest integra clusuria mea de terra me nominatur ad nipititum posita at sanctum sossum: super piscinule: una cum
arboribus er introitum suum per terra qui fuit de ecclesia sancte marie de foris
porta furcilla; et que appellatur sancta gerusale; seu et per terra de illum
cannalonga: et da inde usque at via pubblici cum omni vestra utilitatem et
omnibus sivi pertinentibus pertinente mihi per compatum per chartulam
comparationis mea qu mihi exinde fecit domino iohanne filio quondam domini stephani
longobardi postmodum vero monachi; cum volumtatem domina anna honesta femina
conius sua; quem et ipsa firmissima chartula una cum alia una chartula
securitatis que mihi fecit quondam domino petro qui nominatur parametiomeno
vobis in presentis dedi cum omnia que continet coherente sivi ab uno latere
terra qui fuit domini petri presbyteri qui nominatur patricii, seum et terra de
illa staurita plevi memorata ecclesia
sancti sossii et terra domini leoni luppari; sicuti inter se sepis
exifinat; et de alio latere coheret terra qui fuit memorati domini petri
parametiomeno; sicuti inter se sepis exfinat et de uno capite coheret terra qui
fuit domina maria russa de domina aghate que modo detinet stauritas previs ecclesie salvatoris nostri ihesu christi de memorato
loco piscinule sicuti inter se sepis exfinat et de alio capite terre heredes
quondam domini sergii cognomento gruccaacanima […]
Anno 1035:
Il 27 del mese di luglio dell’anno 1035, nella III Indizione, a Napoli da
un anno regnante il signore nostro Michele. Pietro, qui chiamato Maorosararo,
figlio del defunto Leone, con il consenso e la volontà di Maria sua coniuge,
abitante nella villa di Piscinola, conviene con l’abatessa del monastero di
Santi Marcellino e Pietro, che è da lei dovuta la cifra di sei once, a fronte
del canone delle terre della sua fattoria, sita in località chiamate
Anquila e Sampigi. Atto stilato per mano del curiale Pietro e senza testimoni.
“Die 27 m. iulii (1035) ind.
III. Neapoli Imperante d. n. Michaele m. i. an. 1. Petrus qui nominatur
Maorosararo, filius q. Leonis, cum consensu et voluntate Marie coniugis sue,
habitator ville Pischinule, convenit
cum abbatissa monasterii SS. Marcellini et Petri, a qua habuit sex uncias, que
sunt pro medietate certi fundi seu terre sue, positi in loco qui nominatur
Anquila, qui est foris flubeum, iuxta terras Eufrasie, quidam d. Petri qui
nominatur Trusuli, d. Marie coniugis d. Lamberti et de illi Sampigii. Actum per
manus Petri Curialis et testes sine cognomine. Notam. istrum. S. Marcellini
p.192.”
Anno 1038:
25.10.1038
- Die 25 ott. Ind. 7 Neap. Imp.e Michaele Imp.re an. 5.°. Gregorius
Cutina et Maria Cutina eius neptis habitatores loci piscinulæ vendunt D.na Maria filia D.ni Stefani archidiaconi ecc.a
sirrentina fundum cum terra cum alia pectiola terræ positum in d.o loco
Piscinulæ, et nominatur Cesula et cum alia corrigiola terra posita in campo de
Apollinæ juxta fundum Stefani de Viso et coheret dictus fundus terræ cum terra
Ioannis de Pipera cum fundo de illo atellano, et cum laba comuni. Pectiola vero
terræ coheret cum terra Ioannis modio solido, cum terra Ioannis Gruccianima, et
cum terra Stefani de Aligisa. Pro pretio auri tt. 24. Actum per Ioannem Curialem. Num.° 496 (ASNa, Mon. sopp., vol. 3437,
fol. 85r; Pinto, Ricerca 2011).
Anno 1040 ca.:
Nel libro “Neapolis”, di Gustavo La Porta, Ed.
Scientifiche Italiane, 1994, a pag. 206 si legge: […] Frattanto il duca di
Napoli Giovanni V (duca di Napoli dal 1036
al 1042) era tornato dal viaggio a Costantinopoli, perché firmò un atto con
il quale autorizzò una donna di Piscinola a vendere un fondo ed il Capasso cita
in un altro documento dal quale si evince che Sergio IV, monaco del Salvatore
(Monastero Sancti Salvatoris su isola di Megaride), nel 1044 era già deceduto.
[…]
Anno 1058:
Anno 1058:
Il giorno 23 dicembre del 1058, dodicesima indizione, a Napoli,
Pietro suddiacono, abate e rettore del monastero del beatissimo Agnello dove
riposa il suo venerabile corpo, il fratello carnale Stefano, figli del defunto
padre Stefano Ferraro, detto Bonisculo e della consorte tale Drosum, e con il
consenso della stessa genitrice, vendono a Giovanni detto Spadaro, presbiterio
e primicerio, custode della chiesa di San Severo confessore di Cristo, sita in
vicolo detto "Radia Solis", che anche chiamato Gurgite, nella regione Summa
Platea, e tramite egli, alla chiesa di San Severo, per intero quattro moggia
misurati per passi secondo il passo ferreo della santa chiesa napoletana, delle
intera estensione della nostra terra, detta a
Vitipicum sita presso San Sossio
sopra Piscinola, con gli alberi ed il suo ingresso tramite la terra che fu
della chiesa di Santa Maria de fuori Porta Forcella, e chiamata Santa Mihura
Salense e tramite la terra di quel Canna Longa e da qui fino alla via pubblica,
con ogni utilità e con tutte le cose ad essa pertinenti, proveniente per
eredità dai loro genitori. Segue descrizione dei confini dei fondi venduti. Tra
questi si riporta: confinante da un lato la terra che appartenne al fu signor
Pietro, patrizio e presbitero, e la terra della staurita della parrocchia della
predetta chiesa di San Sossio e la
terra del signore Leone Iuppori, come tra loro la siepe delimita, il cespite da un capo
confina con la terra che fu di donna Maria Russo, di donna Agata e che detiene la staurita della parrocchia della chiesa del
Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo
dell’anzidetto luogo Piscinola come la siepe delimita, e dall’altro capo la
terra degli eredi del fu signore Sergio Gruccianima, come parimenti la siepe
delimita. La cifra di vendita è fissata in venti Solidi d’oro, ciascun solido
di quattro Tareni (quindi 80 Tareni). Sottoscrive l’atto il Curiale e
Scriniario Giovanni.
Certum est nos petrum subdiaconum et abbatem seu rector monasterii
beatissimi agnelli ubi eius venerabile quiescit
corpus: et stephanum uterinis germanis filiis quindam idem stephani
ferrari qui nominatur bonisculo: et quedam drosum iugalium personarum nos autem
una cum voluntate venumededimus et tradidumus tibi domino iohannis presbytero
et primicerio qui nominatur spatharo custus vero ecclesie sancti seberi christi
Confessoris sita in bico qui nominatur radio solis qui ex gurgite dicitur
regione summa platea: et per te in memorata ecclesia tua sancti seberi: Idest
integra quadtuor modia per passi mensurati at passum ferreum sancte neapolitane
ecclesie de ex integra clusuria de terra nostra que nominatur ad vipiticum positam at sanctum sossium
super piscinule: un cum arboribus et introium suum per terra qui fuit de
ecclesie sancte marie de foris porta furcilla et appellatur sancta mihura
salense et per terra de illu canna longa et da inde usque at via pubblici cum
omnia utilitate, et omnibus sibi pertinentibus per memoratis iugalibus
genitoribus nostro seu et per comparatum per firmissima chartula comparatum
nostra quem nobis fecerunt gema […] Comparatio de memoratis iugalibus
genitoribus nostri continet in presentis aput vos remisi pro vestra vetrisque
posteris et de memorata ecclesia salbatione: Coherente sibi ab uno latere terra
qui fui quondam domini petri patricii et presbyteri seu et terra staurita
plevis memorate ecclesie sancti sossii
et terra domini leoni iuppori: sicuti inter se sepis exfinat: et de alio latere
coheret terra qui fuit de domino petro parametiomino sicuti iterum sepis
exfinat: de uno capite coheret terra qui fuit domina maria russa de domine
agathe quem detinet staurita plevis
ecclesie domini et salvatoris nostri ihesus christi de memorato loco piscinule
sicuti sepis exfinat: et alio capite terra feredum quondam domini sergii
gruccianima sicuti iterum sepis exfinat; De quibus nuhil nobis ex ipsa quadtuor
modia de memorata terra quas tibi et per te in memorata ecllesia venumdedi cum
omnibus sibi perinentibus… […]
Anno 1071:
Nel giorno 15 ottobre dell’anno 1071, decima
indizione, a Napoli, i fratelli Giovanni suddiacono e Gregorio chierico, figli
del defunto Giovanni presbitero e primicerio, detto Riattaro, custodi della
chiesa di San Severo a Guegite, nella regione Summa Platea, promettono a Stefano,
figlio di Giovanni di Stefano e di Maria, abitanti del luogo detto Piscinola, un intero pezzo intero di
terra di proprietà della stessa chiesa di San Severo, sito nel luogo chiamato San Sossio a Cannito, con gli alberi
ed i loro frutti e con il suo ingresso e tutte le cose ad esso pertinenti,
confinante da una parte con la terra della chiesa di Sant’Apacii, come i
termini delimitano, da un’altra parte con la terra di Sticarelli e dalla terza
parte con la terra della chiesa di san
Sossio dello stesso luogo e dalla quarta parte con la terra della stessa chiesa di San Sossio.
“Die quinta decoma mensis octubri indictione decima neapoli: certum est
nos iohannis sbdiacono et gregorio clerico uterinis germanis fiilis quondam domini
iohannis presbyteri et primicerii qui nominabatur riatharo custus vero ecclesie
sancti seberi at gurgite regione summa platea: A presenti die prontissima
volumtate promictimus tibi stephabi filio quidem iohannis de stephano de maria
abitatoribus de loco qui nominatur piscinule:
propter integra petia de terra iuris ipsius ecclesie sancti sveberi positum in
loco qui vocatur at sanctum sossium at
cannitum cum arboribus et fructoras sua ser cum introitum suum et omnibus
sibi pertinentibus coherent sibi ad una parte terra ecclesie sancti apacii
sicuti terminis exfinat et de alia parte terra de illi sticarelli; et tertia
parte terra ecclesia sancti sossii
ex ipso loco et da quarta parte terra ipsius ecclesie sancti sossi
quas vero memorata terra integra petia de memorata terra qua stibi tuisque
heredibus […]
Si potrebbe affermare che il contratto
che si stipula appartiene a una antichissima forma di mezzadria, chiamato
“Terratico”; interessante è la descrizione che dettaglia i termini e gli
impegni da rispettare nella durata del contratto; ecco la traduzione del testo:
“Il quale anzidetto integro pezzo della
predetta terra che invero a te ed ai tuoi eredi demmo a tenere e a lavorare per
certo in quel tenore che in lui e nei suoi eredi sia la potestà di tenerla e
possederla e ogni anno di seminarla e coltivarla, di porre e piantare ivi ogni
anno propaggini e viti come sarà opportuno e giusto con ogni spesa a vostro
carico. E tutto quello che ivi farete di sotto in qualsivoglia seminato sia in
te e tuoi eredi la facoltà di farne quel che vorrete. Soltanto tu e i tuoi
eredi ogni anno nell’estate dovete dare e portare a noi e ai nostri posteri e
alla predetta chiesa come terratico di quale alimento ivi avrete seminato tante
moggia quante sono il predetto pezzo della suddetta terra, buono, secco,
trasportato e portato fin dentro la nostra casa, misurato al gambo. E quanto
vino mosto, mondo e vinello e frutti ivi Domeniddio avrà dato a te, lo
dividiamo tra noi a metà presso il vostro torchio, tu e tuoi eredi metà e noi e
i nostri posteri e la predetta chiesa l’altra metà. Ma la metà nostra noi e i
nostri posteri la dobbiamo dunque trasportare con spese a nostro carico e tu e
i tuoi eredi dovete vendemmiare assumendovi ogni spesa. E finché con noi
vendemmierete dovere nutrire come sarò giusto due uomini nostri uno al campo e
un altro al torchio. Invero il vino da bere per gli operai che ivi
vendemmieranno e l’olio per condire in comune deve essere dato. E per niente in
nessun modo noi o i nostri posteri o la predetta chiesa presumiamo di toglierla
a te e ai tuoi eredi, se date e soddisferete ogni anno il predetto terratico e
adempiendo tutte le cose anzidette nell'ordine come sopra si legge. E finché la
terrete secondo questo accordo noi e i nostri posteri la dobbiamo difendere per
te e per i tuoi eredi da ogni uomo e da ogni persona di dentro questa città
finché noi terremo la predetta chiesa, senza mancare alcuna data occasione.
Poiché cosi fu tra noi stabilito. Se poi diversamente facessimo di tutte queste
cose menzionate in qualsiasi modo o tramite persone subordinate, allora noi e i
nostri posteri e la predetta chiesa paghiamo come ammenda a te ed ai tuoi eredi
dodici solidi aurei bizantei e questo atto, come sopra si legge sia fermo,
scritto per mano di Stefano scriniario, figlio di domino Giovanni scrinario per
l’anzidetta decima indizione. Seguono le firme dei testimoni e del curiale.”
Anno 1072:
Nel giorno 3 maggio dell’anno 1072, decima
indizione a Napoli, il chierico Gregorio, figlio del fu D. Giovanni, detto
spadaro, venerabile presbitero e primicerio, che fu custode della chiesa di San
Severo, nel vico detto Radia Solis, che è anche chiamato gurgite nella regione
summa platea, promette con prontissima volontà a D. Stefano venerabile egumeno
del monastero dei santi Sergio e Bacco, già congregato nel monastero dei santi
Teodoro e Sebastiano chiamato Casapicta sito in viridiario. Promette alla congregazione
dei monaci del detto monastero, da cui fu confermato custode della chiesa di
San Severo, giorno e notte, e compiere ogni ufficio sacerdotale, cioè vespri e
mattutini e messe solenne e ivi fare i far preghiere e la preparazione dei
ceri. Per il suo sostentamento riceve in cambio la predetta integra chiesa di
san Severo il diritto del monastero con le case e le abitazioni e le celle, con
beni e le sostanze e i possedimenti e i codici e gli ornamenti, con tutte le
terre e con quella terra del luogo detto Piscinola
che è chiamata nipiticum che li
comprò suo padre. Insieme con gli alberi e i loro frutti e con i suoi ingressi
e con tutte le cose a essa pertinenti, i frutti ricavati e tutte le cose che
saranno offerte e date sia da uomini che da donne, sia mobile che immobile.
Inoltre dispone che dopo la sua morte, quanto da lui portato in chiesa: l’antifonario
per le funzioni notturne, il codice Genusum e ancora un altro codice mediocre
che è l’antifonario, del valore complessivo di 25 solidi d’oro ciascuno di 4 Tareni
di Amalfi, restino di proprietà della chiesa. Inoltre a suo carico resta la
manutenzione e la riparazione della chiesa. Ogni anno si impegna a portare al
monastero sette paia di pani per la messa, tre a Natale e altre tre a Pasqua e
uno nella festa di San Severo. L’atto viene rogato dal Curiale Sergio.
[…] Certum est me gregorium clericum filium quondam domini iohannis
venerabilis pesbyteri et primicerii qui nominatur spadaro qui fuit custus
ecclesie sancti seberi cuius aula fulgit intus ac civitate neapolis in vico qui
nominatur radia solis qui et gurgite dicitur regione summa platea; A presenti
die promtissima voluntate promictimus vobis domino stephano venerabili Igumeno
monasterii sanctorum sergii et bachi qui nuc congregatus est in monasterio
sanctorum theodori et sebastiani qui appellatur casapicta situm in viridiario
vobis autem et at cunta ipsa vestra congregatione monachorum memorati sancti et
venerabilis vestri monasterii hubi domino volentem me ibidem custodem confirmastis
in eo enim tenore quatenus a nuc et omnibus diebus vite mee in eadem ecclesie
sancti seberi custus exere debeas et ibidem
die noctuque omnen hofficium sacerdotale facere seu facere facias hoc
est vesperos et matutinas seu missarum sollemnias et oris laudibus et
luminariorum concinnatione sine mora ibidem facere seu facere facias hud aqud
deum mihi et vobis exinde mercis atcrescat et coram homnibus laus; et pro alimoniis
meis dedistis et tradistis mihi totius vite mee memorata integra ecclesia
sancti seberi iuris ipsius sancti vestris monasterii una cum domibus et
abitationibus seu cellis rebus et substantiis atque possessionibus et codicibus
et ornamentis cum omnibus terris et cum illa terra de loco qui nominatur piscinule qui at nipiticum dicitur quas ibidem comparavit menorato genitori meo
insimul cum arvoribus et fructoras suas et cum introitas earum et omnibusque
sivi pertinentibus; quatenus in mea totius vite mee sint potestatem illos
tenendi et dominandi seu frugiandi et ipsis rebus curiositer lavorandi et at
lavorandum dandi atque fruendi et comedendi et de ipsas frugias faciendi omnia
que voluero vite mee […]
Anno 1073:
Il giorno 16
febbraio 1073, il defunto già da
alcuni anni, D. Giovanni detto Spataro, venerabile e primicerio, custode della
chieda di San Severo confessore di Cristo, sita nel vico detto Radios Solis che
è anche detto Gurgite nella regione chiamata summa platea, per conto della
predetta chiesa di San Severo risulta aver acquasdtato mediante atto da parte
di Pietro suddiacono, abate e rettore del monastero di Sant’Aniello dove riposa
il suo venerabile corpo, e da parte di Stefano suo fratello carnale, figli del
fu Stefano Ferrario detto Buniscolo e della fu Drosu sua consorte, gli stessi
con la volontà della stessa Drosu loro madre, hanno un possedimento di quattro
moggia di terreno, misurato secondo passo ferreo della santa chiesa napoletana,
chiamato at Nipititum sita a San Sossio
sopra Piscinola, con gli alberi e il suo ingresso e con tutte le cose ad
esso pertinenti come e in qual modo in tutto contiene l’atto. Gli intervenuti
Cesario e Sergio, fratelli carnali, figli del fu D. Giovanni Spicariello, e
chiedono a D. Giovanni, presbitero e primicerio, custode della stessa chiesa di
San Severo, dicendo che mai il predetto suo genitore avrebbe potuto comprare la
stessa terra per l’anzidetta chiesa perché
l’anzidetta Drosum e il predetto Pietrom suddiacono e abate , e Maria
fratelli carnali, cioè genitrice, figlio e figlia, vedova e figli dell’anzidetto
fu Stefano Ferrario detto Bunisculo avevano fatto un atto di promessa e
accettazione al suddetto fu D. Giovanni Spicarello, loro genitore, per il quale
laddove avessere osato contravvenirlo allora a lui lo dovevano “dare per
apprezzo come sarebbe stato apprezzato da uomini cristianissimi”(s’intende che doveva
essere apprezzato di valore come da uomini onesti), come è contenuto nel
suddetto atto di promessa che avevano presso di loro e che il predetto Pietro
suddiacono e abate insieme a Stefano, sua fratello carnale, per giudizio pose
nelle loro mani lo stesso chierico Gregorio. L’atto continua spiegando i motivi
dell’impugnazione della transazione precedentemente fatta. Il curiale che roga
l’atto si chiama Sergio.
[…] Hecce iam per plurimos annos Itaque visus fuit quondam domino
iohannes venerabili presbytero et primicerio qui nominatur spataro custus vero
ecclesie sancti seberi christi confessoris situm in vico qui nominatur radios
solis qui et gurgite dicitur regione summa platea pro vice de memorata ecclesia
sancti seberi…. Per chartulam da quidem petro subdiacono et abbate seu rector
monasterii sancti agnelli ubi eius venerabile quiescit corpus et da quidem
stephano uterino germano suo fillis quindam stephani ferrarii qui nominatur
buniscoli: et quedam drosu iugalium personarum et ipsis una cum voluntate
ipsius drosum genitrices illorum; Idest integra quatuor modia per passos at
passum ferreum sancte neapolitane ecclesie de ex intefra clusuria de terra
illorum que nominatur at nipititum
posita at sanctum sossium super piscinule; una cum arvoribus et introtum
suum et omnibusque sivi pertinentibus sicuti et quomodo in omnibus ipsa
firmissima chartula comparationis continet: nuc autem venimus nos videlicet
cesario et serio uterinis germanis filiis quondam domini iohannis spicarelli et
exinde quesivimus quidem gregorio clerico filio quondam domini iohannis
presbyteri et primicerii custus ipsius ecclesia ipsa terra baluisset comparare:
pro eo quod memorata drosum et memorato petro subdiacono et abbate et maria
uterinis germanis hoc est genitrice et filio seu filia relicta et filiis
memorati quondam stephani ferrarii qui nominatur bunisculi exinde chartula
promissionis recetatiba factas abeas at memorato quondam domino iohanne
spicarello genitori nostro quatenus ud ausi fuerint illuc pergere tunc ad eum
illos dare per appretiatum hi fuerint appretiatum a christianissimis viris qualiter
in memorata chartula promissionis continet que aput nos […]
Anno 1128:
Il giorno 30 maggio, dell’anno 1128, Indizione 6 a Napoli, Giovanni, umile presbitero nominato da
Torniato custode della chiesa di San Damaso (?) situata all'interno di questa
città di Napoli, nel vico che prende il nome di Giudecca, la zona più affollata
della città, con il consenso di alcune persone citate viene concesso in dono di
nozze alcuni beni immobili, immobili siti nel sito detto Giudecca, inoltre: un
appezzamento di un moggio di terreno sito in luogo chiamato Piscinola, detto Grotta (Griptule) e tre quarte di moggia
di terra sita nella località chiamata Marianella;
viene stabilita la cifra di vendita in 70 solidi bizantino d’oro. L’atto è sigillato
dal scriniario Giovanni. Notam Istr.
Gregorii n.540.
Die 30 mensis magii (1128) ind. VI Neapoli, Imperante d. n. Iohanne
porfirogenito m. i. an. 36 sed et Alexio porfirogenito m.i. cius filo an.9
Iohannes humilis presbyter qui nominatur Tornato custos ecclesie S. Ansasi
posita intus hanc civitatem Neaoikus in vico qui nominatur Iudeour, regione
summe platee, cum consensu d. Sergii et d. Sicelgarde filiorum d. Pandolphi de
domno Adinolfo, et dicta Sicelgarda cum
consensu d. Sergii Bulpicella sui viri et d. Secelgarda filia d. Cesarii Grassi
cun consensu d. Gregorii qui nominatur Gaetano viri sui et d. Johannis qui
nominatur Graxo filii d. Stefani Graxi et d. Petri qui nominatur Graxo filii
similiter d. Petri Grassi, hoc est thie et nepotum patronomis Russi cui
sopranomen Purcaro, et Marocte que Mammau filie Johannis clerici qui nominatur
Quatrilla, iugalibus, medietetem inferioris cellarii qui costitutus est subtus
domus Gregorii qui nominatur Bonvini, et Sergii qui nominatur Ginataro insimul
posita intus hanc civitatem Neapolis in dicto vico publico qui nominatur
Iudcorum, ipsius regionis summa platea, qui coheret cum domo ecclesie S. Seberi
de dicta regione summe platee et dedit ei chartulam notitie quam fecit d,
Petrus presbiter qui nominatur Soppacci, custos ecclesie S. Ianuarii qui
nominatur de illi Spoliamorte, et cum domo de illi qui nominatur Iamia
dominico; et in excambium predictus Stephanus Russus commutat et tradit dicto
custodi ecclesie S. Amasi petiam petiam terre modii unius, mensuratum ad passum
ferreum S. Neapolitane ecclesie, positum in loco qui nominatur Pischinule et dicitur ad griptule, et
alias tres quartas cuisdam terre positas in loco qui vocatur Marilianum que sunt constitute intus
fundum qui fuit d. Marini Mammau et modo est d. Johannis qui nominatur Cutone,
et terra predicta posita in Pischinula fuit
Gregorii qui nominatur Ruxo et Johannis et Petris germanorum predicti Stephani,
que terra posita Pischinula coheret cum terra heredum d. Sergii Ruxi de S.
Paulo, cum terra Gregorii, Johannis et Petri Rui predictorum et cum terra
ecclesia Domini et Salvatoris nostri Iesu de ipso loco Pischinule; pectiola terre predicte posita in Mariliano coheret cum terra de illu qui nominatur Castracane, cum
terra d. Stephani Cutone et d. Sergii Mammau, et pema controventionis statuta
est in auri solidos 70 bizansios, Actum per Iohannem scriniarium – Notam. Istr.
S. Gregorii n.540.
Anno 1240:
17.2.1240 - [In nomine] domini dei
salvatoris nostri Iesu Christi. Imperante domino nostro Frederico secundo
Romanorum magno imperatore semper agusto anno vicesimo et rex Sicilie anno
quadragesimo [tertio, et e]ius dominationis civitatis Neapolis anno
vicesimoquinto, et rex Gerusalem anno quintodecimo, die septimadecima mensis
frebuarii, inditione tertiadecima, Neapoli. Certum est me Adilictia honesta
femina, filia quondam domno Iohanni cognomento 127 Bulcano … a presenti die
promtissima voluntate venundedi et tradidi tibi Schumele ebreu … id est integra
petia mea de terra longanea, que dicitur clusura, posita vero in loco qui
nominatur Pischinula, et dicitur a
Gructula … Et coheret … de alio latere est terra ecclesie Sancti Iohanni
***… Ego Gregorius curialis … (ASNa, SGM, perg. n. 226; De Lellis, Notamentum,
cc. 77-78; Vetere, Le pergamene ..., 2000 p.229). Num.° 171 (ASNa, Mon. sopp.,
vol. 3437, fol. 30r; Pinto, Ricerca 2011).
Anno 1278:
4.10.1278 - Die 4 octubris, indictione 7, Neapoli, anno 1278, regnante domino nostro Carolo semper agusto Hierusalem et Siciliae rege, regnorum eius Hierusalem anno 2, Siciliae vero anno 14 et eius dominationis civitatis Neapolis eodem anno 14. Bartholomeus clericus Sanctae Sedis Neapolitane Ecclesiae ... cum consensu abbatissae monasterii Sanctae Marie de Domina Romata ... per absolutionem de nobilioribus hominibus de regione Funtanula ... vendunt et tradunt dominae Sicelgaitae moniali monasterii Sancti Gregorii Maioris ... cum consensu dominae Mariae de Domino Ebulo abbatissae ipsius monasterii pectiam terrae positam in loco qui nominatur Pischinulae ... Actum per Leonem Maroganum curialem ...
Anno 1278:
4.10.1278 - Die 4 octubris, indictione 7, Neapoli, anno 1278, regnante domino nostro Carolo semper agusto Hierusalem et Siciliae rege, regnorum eius Hierusalem anno 2, Siciliae vero anno 14 et eius dominationis civitatis Neapolis eodem anno 14. Bartholomeus clericus Sanctae Sedis Neapolitane Ecclesiae ... cum consensu abbatissae monasterii Sanctae Marie de Domina Romata ... per absolutionem de nobilioribus hominibus de regione Funtanula ... vendunt et tradunt dominae Sicelgaitae moniali monasterii Sancti Gregorii Maioris ... cum consensu dominae Mariae de Domino Ebulo abbatissae ipsius monasterii pectiam terrae positam in loco qui nominatur Pischinulae ... Actum per Leonem Maroganum curialem ...
Num.
585 (Pilone, Il diplomatico ..., 1989 p.97). - … Num.° 585 (ASNa, Mon. sopp.,
vol. 3437, fol. 100r; Pinto, Ricerca 2011).
A. Chiarito:
Infine, nel “Commento
istorico-critico-diplomatico sulla costituzione de istrumentis…” di Antonio
Chiarito, alla voce del Villaggio di Piscinula, si legge tra l’altro: “[…]
Dalla nostra carta, e da altre più antiche, e anche da’ diplomi abbiam chiare
memorie di esso Villaggio. Primieramente in una carta celebrata in questa
Metropoli a’ 20 agosto nell’anno XLIV, dell’impero di Costantino, e VII di
Romano, si legge che Giovanni figliuol di Tauro, e Maria sua moglie avessero
assegnato a Anna loro figliola le doti petiam terre in loco dicto Prato sitam in Piscinula (Fasc. 13 num. 150 nell’Arch. Del Monastero di
S. Patrizia). Da una carta celebrata pur quì a’ 4 agosto nell anno XVI, del Re
Guglielmo si ha memoria di una chiesa posta in detto Villaggio dedicata al Martire S. Sossio compagno di martirio
del nostro gran Protettore S. Gennaro, la qual era posseduta dalla nobile
estinta famiglia Marogano; poiché in tal carta si legge, che Luca Arsusa
Suddiacono della nostra Metropolitana Chiesa stato fosse destinato Custode di
quella Chiesa, a cui dal Signor Marogano si assegnarono alcune annuali rendite,
col peso di dover officiare, e far nella medesima ufficiare, e di presentare a
lui, e a’ suoi eredi in ogni anno nel giorno Natalizio del Signore un’offerta,
la terza parte di altra simile. In due diplomi poi del Re Carlo II, il detto
Villaggio vien chiamato Pissinula
(Regist. Segn. 1299. C. fol. 169 et 1305. A o E, 135 et 136). Finalmente in una
carta qui celebrata a’ 20 agosto 1323,
ricavasi che i paesani di esso Villaggio
avuto avessero un culto speciale verso il SS. Salvatore, leggendosi in
quella: Iudex Petrus de Flore dictus Amalfitanus
tenet a Monasterio S. Petri ad Castellum quandam terram modiorum trium, sitam
in Villa Piscinule perinentie Neapolis, cujus fines sunt hii, cum terra Sancti Salvatoris de predicto loco
Piscinule e cun terra (Segn. LXIII nell’arch. Di S. Sebastiano)”.
Anno 1272:
Altro documento coevo, che parla della villa di
Piscinola, è il diploma di Carlo I d’Angiò, datato 1272, indirizzato al
Giustiziere di terra di Lavoro col ricorso dei revocati dei Casali. Senza
riportare il testo della disposizione reale, che sarà oggetto di prossimi
articoli del blog, e che peraltro contiene un numero notevole di nominativi dei
revocati, ci limitiamo a riportare per adesso quelli originari del Casale di Piscinola:
-Angelus Iudex et frates in villa Piscinule;
- Angelo de Majorano in villa Pisciniule;
- Jacob sutor in villa Piscinule.
Il citato documento appartiene ai cosiddetti “cedolari
ricostruiti della cancelleria angioina”, dopo la distruzione del 1943.
Caro lettore, lasciamo a te il commento finale, dopo la lettura di questi atti e testimonianze, che provengono da un tempo della nostra storia molto lontano; intanto
contempla che questi atti, voluti da uomini del X-XIII secolo, contenenti: intenti,
volontà, controversie, vendite, donazioni e subordinazioni, così poco dissimili dal nostro presente, appartengono ad una umanità vissuta nella
città di Napoli e nella villa di Piscinola quasi mille anni fa, in quel periodo
che gli storici indicano come “Medio Evo”. Avrai sicuramente provato l’emozione
di rivivere quei momenti di vita lontani, come se trasportato virtualmente in
quelle vicende umane e, soprattutto, perché non hai letto il solito compendio
di storia, con eventi e personaggi importanti, ma uno spaccato di vita reale,
di uomini semplici, molto vicina a noi, in quella che fu la plaga a nord della Neapolis Medievale, a Pischinula (Piscinola antica).
Salvatore Fioretto
bellissimo e commovente
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