Continuiamo,
con questo post, a raccontare la vita degli artisti, che sono nati o che hanno vissuto nei
quartieri appartenenti all'Area Nord di Napoli, che si sono distinti per le loro opere, in ogni
periodo della storia. Già in passato abbiamo descritto le figure artistiche del
maestro presepista e pittore Luigi Signore e del pittore Francesco De Mura.
In
questo racconto parleremo di un artista originario del quartiere di Miano, che
ha dato lustro alla pittura italiana nel secolo scorso, parliamo del maestro Gaetano
Bocchetti.
Gaetano
Bocchetti nacque a Miano, il 10 agosto 1888. Dopo aver conseguito il diploma
presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli, si distinse per una prolifica
produzione artistica: nell'arco della sua lunga vita, infatti, ha immortalato su tela
tantissimi scorci di paesaggi, e poi numerosi personaggi e oggetti di vita comune.
Ma l'opera pregevole
che più di tutte l'ha distinto e reso conosciuto nel panorama artistico
nazionale, è rappresentata dal ciclo di affreschi dipinti per la
chiesa e per il monastero di San Giuseppe da Copertino a Osimo, in provincia di
Ancona.
Prendiamo
in prestito il contenuto della monografia redatta a cura dei frati francescani
del convento di Osimo, che descrive il ciclo pittorico e, con esso, la
biografia dell'autore originario di Miano.
GUIDA
AGLI AFFRESCHI
OSIMO – SANTUARIO SAN GIUSEPPE DA COPERTINO - BIOGRAFIA
OSIMO – SANTUARIO SAN GIUSEPPE DA COPERTINO - BIOGRAFIA
"Bocchetti
Gaetano, nasce a Miano (Napoli) il 10 agosto 1888.
A Napoli si iscrive all’Accademia di belle Arti, dove conclude brillantemente i corsi di disegno e pittura.
Nel 1920 partecipa alla Biennale di Venezia, nel 1921 alla quadriennale di Roma, nel 1923 e nei successivi anni, alla biennale nazionale di Napoli, poi alla mostra fiorentina organizzata da Sembenelli, nel 1926 alla Quadriennale di Torino, al premio Cremona nel 1935-36, al premio Michetti nel 1965, nello stesso anno alla mostra premio Posillipo.
Negli stessi anni è presente alla collettiva di Arte Sacra in Roma e offre una sua personale alla Galleria Pesaro di Milano.
In epoche pia recenti, allestisce varie e numerosissime mostre personali in
tutta Italia e nelle maggiori capitali di paesi stranieri.
A Napoli si iscrive all’Accademia di belle Arti, dove conclude brillantemente i corsi di disegno e pittura.
Nel 1920 partecipa alla Biennale di Venezia, nel 1921 alla quadriennale di Roma, nel 1923 e nei successivi anni, alla biennale nazionale di Napoli, poi alla mostra fiorentina organizzata da Sembenelli, nel 1926 alla Quadriennale di Torino, al premio Cremona nel 1935-36, al premio Michetti nel 1965, nello stesso anno alla mostra premio Posillipo.
Negli stessi anni è presente alla collettiva di Arte Sacra in Roma e offre una sua personale alla Galleria Pesaro di Milano.
Il maesto Bocchetti durante l'esecuzione degli affreschi a Osimo. |
Numerose
le chiese in Italia da lui affrescate tra cui la Basilica S. Giuseppe da
Copertino. Di lui hanno scritto i più illustri critici d’arte così come riviste
e giornali.
Recensito altresì da innumerevoli cataloghi d’arte nazionale e internazionale, egli è presente nei più importanti dizionari.
Recensito altresì da innumerevoli cataloghi d’arte nazionale e internazionale, egli è presente nei più importanti dizionari.
Le
sue opere, a parte gli affreschi, fanno parte delle più pregiate collezioni
private, oggi in Europa, mentre numerosissime sono le opere pittoriche che
quasi tutti i musei hanno in collezione.
Gaetano Bocchetti, ancora arzillo e giovanissimo di spirito e perché no anche di fisico, continua a dipingere e lavorare nel suo ridente studio di Napoli, in via Orazio 31.
Gaetano Bocchetti, ancora arzillo e giovanissimo di spirito e perché no anche di fisico, continua a dipingere e lavorare nel suo ridente studio di Napoli, in via Orazio 31.
La
cena (refettorio del convento)
L’affresco
rappresenta la “Cena” proprio nel momento in cui il Signore dice a Giuda:
“Quanto fai, fallo presto”. Si tratta di una grande cosa, priva di ogni
artificio, scevra di ogni manierismo, fresca, spontanea, sincera, palpitante di
vita. Nessuna sala ma una specie di stamberga rischiarata dal plenilunio che
entra da una piccola finestra (di fuori lontana, si vede Gerusalemme) ma ancor
più lumeggiata dal potente fascio di luce che sembra emanare dal Redentore,
tutto vestito di bianco.
“Quanto
fai, fallo presto”.Gesù ha pronunziato queste parole e Giuda se ne esce torvo, convulso, ombra nell’ombra, con una faccia malvagia.
La bocca di Gesù ha una impercettibile piega di dolore, ma i suoi occhi sono fissi in un punto indefinito, oltreterreno e sembra che da esso gli derivi tutta la luminosità che gli inonda la fronte.
Com’è bello Giovanni, nella sua destra! Che linee morbide! Dolcezza, apprensione, ambascia, interrogazione c’è nel suo volto! È un volto che innamora.
Pietro è sdegnato, terribilmente sdegnato: faccia dura, scabra, potente la sua: faccia da pescatore. Se potesse, lo schiaccerebbe, egli, quell’infame di Giuda. Tommaso tiene lo sguardo abbassato: sembra che vigili se stesso, che non abbia quasi il coraggio di guardarsi intorno, di fermare l’occhio sul suo Maestro: vive un dramma interiore.
Ogni figura è mirabilmente individualizzata, quantunque la scena offra una sorprendente fusione, una perfetta unità.
Nessuno parla. C’è un silenzio che nessuno ha il coraggio di violare. Solo il figlio di Simone Iscariota, che esce, potrebbe far rumore col suo passo.
Ma
il suo passo è di uno che ama sottrarsi a ogni sguardo e sguscia via.
E c’è la magnifica testa di Matteo. È di una vigoria, di una plasticità straordinaria. Anche Filippo è potentemente modellato: un cuore tenero in un corno di lottatore. E non c’è personaggio, del resto, pur secondario, che non abbia il suo segno decisamente individuale e inconfondibile.
Sorprendente poi la prospettiva.
Così la tovaglia bianca. Ma tante e tante altre sono le finezze e ricchezze che si trovano profuse in questa “Cena” del Bocchetti che Osimo custodisce.
La cupola
E c’è la magnifica testa di Matteo. È di una vigoria, di una plasticità straordinaria. Anche Filippo è potentemente modellato: un cuore tenero in un corno di lottatore. E non c’è personaggio, del resto, pur secondario, che non abbia il suo segno decisamente individuale e inconfondibile.
Sorprendente poi la prospettiva.
Così la tovaglia bianca. Ma tante e tante altre sono le finezze e ricchezze che si trovano profuse in questa “Cena” del Bocchetti che Osimo custodisce.
La cupola
Concezione
grandiosa e nuova, questa del Bocchetti, per una Cupola.
Non più la solita gloria di Angeli e Santi, né tanto meno la frammentarietà del soggetto. Qui tutto tende all’uno: ogni figura anche di secondo piano è attratta e vivificata dall’idea animatrice: la glorificazione del Santo Francescano Giuseppe da Copertino.
L’umile seguace di Frate Francesco è portato verso il Cristo, circondato dagli Apostoli, da una schiera movimentata e armoniosa di angeli mentre di fronte al Santo, il Padre e Maestro S. Francesco, lo guarda e tributa il suo omaggio e la sua glorificazione al suo amabile figlio, invitando a glorificarlo tutti i santi e sante della Famiglia Francescana. Questo nel settore di sinistra.
Nel settore di destra, fa riscontro alla santità francescana, la schiera di Fondatori di Ordine Religiosi chiamati a riconoscere tutta la gloria del Francescanesimo.
S. Domenico con S. Teresa, l’osimano S. Silvestro, S. Brunone, S. Bernardo, S. Benedetto con S. Scolastica, S. Francesco di Paola e S. Vincenzo de Paoli, S. Ignazio, S. Agostino con la mamma S. Monica e altri ancora sette, tutta una teoria di figure vive, movimentate, varie negli atteggiamenti ed espressioni.
Al di sopra e all’interno Cristo con gli Apostoli e gli Angeli.
Un’armoniosa festa di luci, colori, canti. Nei pennacchi, le quattro virtù cardinali da cui ha radice ogni santità e, in sei triangoli, le virtù teologali alternate ai tre voti evangelici quasi coronamento e splendore di santità di vita.
Non più la solita gloria di Angeli e Santi, né tanto meno la frammentarietà del soggetto. Qui tutto tende all’uno: ogni figura anche di secondo piano è attratta e vivificata dall’idea animatrice: la glorificazione del Santo Francescano Giuseppe da Copertino.
L’umile seguace di Frate Francesco è portato verso il Cristo, circondato dagli Apostoli, da una schiera movimentata e armoniosa di angeli mentre di fronte al Santo, il Padre e Maestro S. Francesco, lo guarda e tributa il suo omaggio e la sua glorificazione al suo amabile figlio, invitando a glorificarlo tutti i santi e sante della Famiglia Francescana. Questo nel settore di sinistra.
Nel settore di destra, fa riscontro alla santità francescana, la schiera di Fondatori di Ordine Religiosi chiamati a riconoscere tutta la gloria del Francescanesimo.
S. Domenico con S. Teresa, l’osimano S. Silvestro, S. Brunone, S. Bernardo, S. Benedetto con S. Scolastica, S. Francesco di Paola e S. Vincenzo de Paoli, S. Ignazio, S. Agostino con la mamma S. Monica e altri ancora sette, tutta una teoria di figure vive, movimentate, varie negli atteggiamenti ed espressioni.
Al di sopra e all’interno Cristo con gli Apostoli e gli Angeli.
Un’armoniosa festa di luci, colori, canti. Nei pennacchi, le quattro virtù cardinali da cui ha radice ogni santità e, in sei triangoli, le virtù teologali alternate ai tre voti evangelici quasi coronamento e splendore di santità di vita.
Gaetano
Bocchetti è un grandissimo pittore, un autentico Maestro. Egli è l’ultimo
epigono dell’arte di affrescare, ed ha l’indiscusso merito di aver fatto
risorgere una forma di pittura che andava scomparendo; l’affresco, forma d’arte
difficilissima in quanto presuppone in coloro che la coltivano conoscenze che
vanno molto al di là della preparazione puramente accademica, peculiare ad ogni
pittore; conoscenze che vanno dalla maniera di preparare l’impasto dei colori,
a quella di predisporre il muro che si vuole dipingere, a quella di provvedere
alla calce da usare per l’intonaco, e via dicendo.
Sant'Antonio nel refettorio
Fra i molti affreschi realizzati da Gaetano Bocchetti giova richiamare alla memoria quelli eseguiti nella chiesa di Sant’Antonio a Posillipo, le pareti della cattedrale di Orta di Atella, le tre pareti della chiesa francescana di Tramonti, la volta dell’abside della chiesa di Santa Dorotea in Roma a Trastevere, che rappresentano le più vitali e naturali conquiste della pittura moderna, applicata alla grande decorazione dell’Arte Sacra, sempre tendente al «sublime». Per trovare dei termini di riferimento utili a spiegare il fenomeno di Gaetano Bocchetti, pittore di affreschi, occorre risalire ai Maestri del Rinascimento e naturalmente vien fatto di pensare a Leonardo da Vinci, al Buonarroti, al Domenichino, al Ghirlandaio, e, più vicini a noi nel tempo, a Luca Giordano, a Solimene e qualche altro.
Non che gli affreschi del Bocchetti siano una pedissequa imitazione dei primi,
tutt’altro, ché il Nostro, pur dipingendo soggetti sacri, già dipinti dai
maestri che lo hanno preceduto, è riuscito a conservare intatta la sua potente
personalità e la sua schietta originalità, e questo non é poco.
San
Francesco parte missionario dal porto di Ancona
Un
grande affresco del Bocchetti, unico nel suo contenuto, ripropone la
missionarietà di Francesco d’Assisi e della Famiglia Francescana.
Dal porto di Ancona (24 giugno 1219) prese avvio il viaggio di Francesco verso l’Oriente, animato da sete di pace e di conversione. Dopo Francesco e sul suo esempio, soli o a gruppi, molti francescani si sono fatti missionari della giustizia, pietà e coscienza cristiana.
Non poteva mancare nel Santuario di Osimo questo affresco a tutto campo:
Dal porto di Ancona (24 giugno 1219) prese avvio il viaggio di Francesco verso l’Oriente, animato da sete di pace e di conversione. Dopo Francesco e sul suo esempio, soli o a gruppi, molti francescani si sono fatti missionari della giustizia, pietà e coscienza cristiana.
Non poteva mancare nel Santuario di Osimo questo affresco a tutto campo:
Gaetano Boccheti con i frati del convento di Osimo |
- da qui ebbe inizio il servizio missionario nello Zambia (1930)
- è sempre un invito ad essere pellegrini in ogni angolo del mondo
- è una presenza viva di Francesco nella Chiesa dedicata a un suo “Figlio” – “Santo”
-“cittadino onorario di Assisi”.
Sono
le idee ispiratrici che hanno guidato l’artista concludendo la serie degli Affreschi
nel Santuario di Osimo. “Eccovi
dunque il Copertinate, solenne e maestoso nella sua magnifica e gigantesca
figura (più di 4 metri di altezza) che però ho voluto darvi sotto un nuovo
aspetto: Non è il Santo rapito o il Santo estatico ma il Santo Protettore, il
quale – anziché andare verso il cielo – ne viene a braccia aperte scendendo
verso i suoi fedeli, disposto ad accogliere le preghiere. Il suo volto non è
soggiogante, il suo incedere sicuro e il gesto largo è invece invitante e quasi
confidenziale. Sopra e d’intorno una festa di angeli.” Gaetano Bocchetti nel
giorno dell’inaugurazione. Questa
” GUIDA AGLI AFFRESCHI ” che sono nella Basilica S. Giuseppe da Copertino in
OSIMO (Ancona) è:
Scena di Natale, in basso la dedica dell'artista a Libero Bovio |
- lettura meditativa dello stile francescano che ha ispirato, in semplicità e letizia, la sua arte;
- invito cordiale ad accogliere il messaggio del “Santo dei voli” ad aspirare, in un clima di secolarismo, alle cose celesti. È un piccolo frammento che rende attuale questo carissimo pittore napoletano che continua a vivere oggi, come ieri, la sua giovinezza mentale. Gli anni anagrafici (compie 100 anni il giorno 10 agosto 1988) in questi casi non contano. È un riconoscente saggio che dovrà essere ripreso e fissato per la futura “Vita e storia artistica della pittura di Gaetano Bocchetti”. Beneaugurando
Osimo,
10 agosto 1988. Francescani del Santuario S. Giuseppe da Copertino Osimo."
Sacondigliano, chiesa parrocchiale dei Santi Cosimo e Damiano, affreschi della cupola e pennacchi |
Ciclo di affreschi realizzati nella chiesa di Santa Maria Maggiore, di Piedimonte Matese (CE):
Biografia del maestro tratta da un sito d'arte |
Biografia del maestro tratta da un sito d'arte |
Altri suoi affreschi e dipinti (prevalentemente riguardanti decorazioni pittoriche di cupole e di navate di edifici religiosi) si trovano nelle chiese di: "Maria SS. Assunta" a Miano (NA), "SS. Cosimo e Damiano" a Secondigliano (NA) "Santa Maria Maggiore" a Piedimonte Matese (CE), "Sant'Antonio" a Posillipo (NA), "San Massimo" in Orta d'Atella (CE), "San Francesco" a Tramonti-Polvica (SA), "San Giorgio" a Afragola (NA), "San Francesco" a Sava (TA) e "Santa Dorotea" a
Trastevere (Roma).
Gaetano Bocchetti muore a Napoli, nell'anno 1990, all'età di 102 anni.
Gaetano Bocchetti muore a Napoli, nell'anno 1990, all'età di 102 anni.
Non
sappiamo se il saggio sulla vita del maestro, di cui nella monografia di Osimo
si auspica la stesura, sia stato pubblicato.
Gaetano
Bocchetti è un artista del '900 ancora in attesa di essere scoperto e rivalutato
dalla critica d'arte moderna, nonostante che le sue opere oggi siano esposte nei musei e vendute
nei più famosi salotti d'arte contemporanea, in Italia e all'estero.
Salvatore Fioretto
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