Forse è la
prima volta che racconto una storia che mi appartiene, perché legata alle
vicende della mia famiglia. Una storia genuina, fatta di uomini semplici, come
sono stati nel tempo tutti i suoi componenti, discendenti da antica generazione
piscinolese, e tutti amorevolmente legati al culto arcaico della "madre
terra"; terra che natura ha fatto qui dono speciale e generoso agli uomini, per la
feracità delle sue essenze e produzioni.
Fiori rosa di pesco e giallo di rape durante la primavera nella campagna di "Abbascio Miano", sullo sfondo la masseria ridotta a rudere, foto fine anni '90 (S. Fioretto) |
La nostra
storia vede per protagonisti, tra gli altri, due cagnolini bianchi e con essi
la loro "padroncina", una dolce anziana, rimasta vedova e ormai sola,
che era mia nonna paterna, di nome Maria, da tutti conosciuta come "Mariuccia
'a Rossa" ("'a Rossa" era il soprannome piscinolese
coniato per i componenti della sua famiglia, forse per il particolare colore
ramato dei loro capelli). Una storia che ha il sapore di altri tempi, perché è
ambientata in uno scenario bello e incantato, quale era una volta quel Abbascio
Miano, di cui già in altre occasioni in questo blog abbiamo potuto
narrare le vicende e l'umanità dei suoi abitanti.
La masseria "Marchesa di Rutigliano" di Abbascio Miano, in una mappa dell'800 |
Nel nostro
caso l'antica masseria di Abbascio Miano, della quale narreremo alcune
vicende, ricordata per il suo gigantesco arco a mo' di maniero
fortificato, era appartenuta, secondo un racconto quasi leggendario, tramandato di
padre in figlio, alla Marchesa di Rutigliano, discendente di una nobile
famiglia napoletana di antico lignaggio, la quale, purtroppo, avrebbe terminato
la sua esistenza proprio nel tenimento di Abbascio Miano, nel momento
in cui il popolo inneggiava l'arrivo delle truppe francesi, che attraversavano
le nostre terre per entrare in città. Ella, presa dallo spavento e dal panico,
non esitò, in quel frangente concitato, a lanciarsi dalla finestra della camera
che stava sull'entrata principale, pur di non cadere nelle mani del boia
francese! Non sappiamo però in quale invasione francese è ambientata questa
storia...
Il famoso grande arco di ingresso della masseria (fotocomposizione di S. Fioretto) |
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Il problema si presentò al momento della macellazione. La nonna avanzava sempre dei pretesti e delle scuse banali, per poter rinviare l'evento cruento: ora la mancanza di legna per l'acqua calda, ora delle incombenze improcrastinabili, da svolgere nei campi... Tanto si era affezionata alla bestiola che non avrebbe mai voluto vederla uccidere... Purtroppo venne il momento che non poté più arrancare scuse e dovette soccombere alla decisione presa. Furono notati in quel giorno dei rivoli di lacrime scorrere sul suo viso, che non riuscì a trattenere per la mesta malinconia...
Interno della masseria e la grande pietra vesuviana per lavorare il lino |
Il primo fu chiamato così forse per il candore (colore bianco) del suo manto: perché il nome di Palummiello si riferirebbe al piumaggio bianco di un piccione (palummo). Per Cerasiello, forse non lo sapremo mai...
Cerasiello e Palummiello
crescevano in fretta, tra i tanti abitanti della masseria e, come tanti cuccioli, non disdegnavano di
fare biricchinate, come l'inseguire polli che razzolavano allo stato brado
nell'aia e nei cortili della masseria o disturbare gli animali nelle stalle.
Ma in fondo tutti li volevano bene. I due cucciolotti non mancavano di tenere compagnia la
nonna, che di notte d'inverno li accoglieva nella sua stanza, al caldo.
Foto di famiglia nella campagna di "Abbascio Miano" (dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore", di S. Fioretto) |
Purtroppo,
verso la fine degli anni '60, anche la nostra campagna, situata al di là della linea della Piedimonte, fu
espropriata per costruire il noto asse stradale. Fu l'inizio della fine di Abbascio
Miano e di tutta Piscinola agricola, perché ben presto tutta la
bella campagna chiamata lo Scampia (o anche Scampagnato), cedette il passo alla
costruzione di tantissime case popolari, chiamate col nome di una legge: la
"167".
La nonna, come tanti anziani piscinolesi, ebbe molto a
soffrire per questa perdita. Veniva loro sottratto con forza il frutto di tanti
anni di sacrifici e di duro lavoro... Ebbe inizio il doloroso espianto... e
ogni volta che portavano nella masseria dei fusti di alberi estirpati, per
utilizzarli come legna da ardere, la si vedeva piangere sconsolata!
La campagna di Abbascio Miano, poco prima della distruzione, primavera 2007 |
Non
sopravvisse al dolore... e forse per questo grande dispiacere un attacco cardiaco
la colpì poche settimane dopo, la notte della Befana del 1971... Fu
trovata la mattina seguente come addormentata nel suo letto.
I due cani, che
non l'avevano mai lasciata sola un istante, ebbero modo di mostrare fino
all'ultimo, tra la meraviglia dei
presenti, il loro affetto alla cara padroncina. Per tutto il periodo della veglia funebre, durato quasi due giorni, non ne
vollero sapere di abbandonare la stanza da letto. Rimasero tutto il tempo sotto
al letto funebre, senza mangiare e bere.
La campagna con il famoso pino, poco prima della distruzione, primavera 2007 |
Ricordo
che fu proprio il caro Nduono e altri amici a seppellirlo in un luogo
della campagna, vicino ai binari della Piedimonte.
Insieme ad altri bambini della masseria, raccogliemmo dei fiori di campo per farli deporre sulla sua tomba.
Insieme ad altri bambini della masseria, raccogliemmo dei fiori di campo per farli deporre sulla sua tomba.
Pioppi, viti e il famoso pino, primavera anno 2007 |
Forse la malinconia per le persone care perdute aveva preso il sopravvento
nella sua mente. Questo lo dico perché anche gli animali dimostrano questi
sentimenti come noi umani e l'ho potuto sperimentare anche in altre circostanze...
Intanto,
dopo la scomparsa delle campagne, anche la cara ferrovia Piedimonte ci
lasciava e in quel lontano febbraio 1976 compiva la sua ultima corsa, tra
l'indifferenza di tutti!
Il territorio di Piscinola divenne ancora più solo, triste e abbandonato a se stesso...!
Il territorio di Piscinola divenne ancora più solo, triste e abbandonato a se stesso...!
Dopo pochi
anni ci lasciò anche il povero Palummiello... Ricordo che venni a sapere
della sua morte proprio da Nduono, mentre gli facevo presente che da un po' di tempo non
vedevo il vecchio cane... Mi rattristò molto quella notizia: Palummiello
era per me come una persona di famiglia.
Campagna di "Abbascio Miano", nella primavera dell'anno 1965 (Foto di Salvatore Fioretto) |
Con la loro
perdita finiva un periodo spensierato e felice della mia infanzia e, si può dire simbolicamente, di un'era della
storia di Piscinola. Altri eventi infelici per il nostro quartiere erano
all'orizzonte e il terremoto del novembre del 1980 segnò la definitiva
metamorfosi di un territorio, che diventava ormai a tutti gli effetti una periferia amorfa,
spogliato di tanti valori che avevano contraddistinto la sua storia secolare e
la vita di tante generazioni di piscinolesi.
Assieme a
questi bei ricordi, che mi piace oggi condividere in queste pagine del blog,
conservo gelosamente questa cara foto, che mi ritrae quando avevo poco meno di
un anno, abbracciato a uno dei due cani ancora cuccioli, nella bella campagna
di Abbascio Miano, accanto alla cara nonna, Mariuccia 'a Rossa.
Salvatore
Fioretto
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N.B.: Le foto riportate in questo post appartengono a delle collezioni private, è severamente vietata la loro diffusione e pubblicazione senza il consenso scritto dei proprietari.
Bellissimo e verace racconto, dove ogni parola riporta alla mente il nostro passato bucolico.
RispondiEliminaRaramente il lettore si immerge nei racconti ancestrali di uno sperduto borgo rurale, ma in questo caso l'intensa trasposizione fa da volano ai ricordi e alla fantasia che si viveva da ragazzini.