Trifoglio (pratense) |
Le prime essenze che esporremo sono quelle legate ai giochi dei bambini e dei ragazzi di un tempo.
Cespuglio di Euphorbia |
Con i petali dei papaveri si giocava invece a procurare dei piccoli botti, ponendoli sulla mano sinistra chiusa e colpendoli con il palmo della mano destra.
D'estate i bambini più piccoli si divertivano a fare delle gare per catturare i "soffioni" di Tarassico (Taraxicum Officinale), una sorta di piumino bianco (che chiamavano "'e papà") che il vento sollevava in aria e diffondeva lontano, per favorire la riproduzione della pianta.
Falsa Ortica (Lamium) |
Saponaria |
Centocchi (Stellaria) |
Con le foglie di Parietaria (Parietaria Judaica e Parietaria Officinalis), si poteva lavare con efficacia quelle bottiglie che presentavano uno sporco ostinato sul fondo.
Stramonio |
Si trovavano ancora: la Acetosa (Rumex Acetosa), il Romice (Rumex) l'Iperico (Hypericumperforatum L.) una sorta di bel mazzetto di fiori color giallo-oro che attirava farfalle e vespe.
Fiori e bacche di Rapestoni (Ramolaccio) |
Campanule di Convolvulus |
Nasceva spontanea anche la Saponara (Saponara Officinalis), un piccolo cespuglio con fiori profumatissimi, colore rosa e bianco, largamente utilizzata in passato come antesignana dei detersivi.
Nei campi incolti, ma anche in quelli coltivati, si sviluppava il Cardo Mariano (Syllibum Marianum), qui chiamato "'o cardune", dallo spinoso, ma bel fiore, colore viola. Dalle imponenti e vellutate foglie color verde tendente al blu, era frequente incontrare sui cigli delle strade un'altra importante pianta officinale, chiamata Verbasco (Verbascum Thapsus). C'era il ripugnante Datura Stramonium (Stramonio o Erba del Diavolo), con i fiori bianchi a forma di tromba, i cui semi, contenuti in un calice spinoso, erano raccolti e utilizzati dai cacciatori di uccelli.
Galisonga |
Con i piccoli fusti tubolari dell'Avena selvatica (Avena Sativa) si realizzavano curiose trombette, terminanti con il simpatico pennacchio dei suoi capolini.
Cicoria selvatica |
Altro infestante, che però produceva un bel fiore bianco a forma di campanella, era il Vilucchio oppure Vilucchione (Convolvulus Arvensis), un rampicante qui chiamato 'e Ccuriune. Era altamente infestante a causa delle lunghissime radici bianche; infatti il Convolvulus si riproduceva in maniera esponenziale al minimo sezionamento di queste sue particolari radici. Di contro erano degli ottimi legacci per confezionare le verdure. Nei canditi calici dei Convolvulus si nascondevano maggiolini, scarabei e altri piccoli insetti. C'era anche una sua varietà a forma strisciante, con le campanule di colore rosa o bianco rosa (Vilucchio bicchierino).
Conyza |
C'erano, poi: le cosiddette False ortiche (Laurium Purpureum), con i piccoli e delicati fiori di color lilla e la Fumaria Capreolata (Forum Acta Plantarum), con il suo bel fiore color viola-lilla.
Cardo Mariano |
Si vedevano in gran quantità i delicati e lucidi fiori gialli dei Ranulcolis Acis, erba molto apprezzata dagli animali da cortile.
Soffione di Tarassico |
I Centonodi (Polygonium avicolare), che crescevano lungo i sentieri o "lemmeti" erano utilizzati per alimentare il bestiame, in particolare i conigli.
Oltre ai "Curiune", le altre erbe selvatiche che facevano lavorare non poco i contadini durante le operazioni di zappatura, erano: le Gramigne (Cynodon Dactylon ed Eleusine Indica), qui chiamate in tono dispregiativo "'e rammegne", la Sorgheta (Sorgium Halepense), con le sue radici tubolari colore rosso corallo, l'Eleusine Indica, chiamata volgarmente "Pellicciello", a causa del manto folto che realizzava nei campi e i Denti di Cavallo (Cyperus Rotundus), qui chiamati "'e Scannacavalli".
Portulaca selvatica |
Le erbe selvatiche erano anche fonti di azoto e di altri preziosi minerali ed elementi botanici utili per la concimazione naturale dei campi, specialmente durante il cosiddetto "Sovescio", ossia la zappatura o l'aratura dei campi, quando si eseguiva il ribaltamento delle zolle superficiali.
Erba Calenzuola (Euforbia Elioscopia) |
In estate nei campi incolti si sviluppavano: la Piantaggine a foglie larghe (Plantago Lanceolata), la Mercolella (Mercurialis annua), la Silene latifoglia, con i caratteristici fiori a calice bianchi, l'erba Viperina (Scabiosa Columbaria), la Vedovina, la Reseda Alba e la Solanium Nigrum.
La Solanium Nigrum, appartenente alla famiglie delle Solenacee (specie cui appartengono anche i pomodori), aveva delle piccole bacche nere, molto tossiche, simili a dei minuscoli pomodori e per questo motivo, ma non impropriamente, che erano da noi chiamate "pummarole selvatiche".
Frequenti erano i cespugli di Setara, con il caratteristico fiore a forma di "scopino" (Setara Pumila).
Tre arbusti, con portamento alto e con fusti legnosi, risultano ancora oggi essere importanti nel campo scientifico e agrario, sia come piante officinali e sia come essenze botaniche per preparare infusi: il primo era il "Farinello", ossia il Chenopodio, utilizzato per ricavare cime per insalate (solo i rametti teneri) e soprattutto per la produzione della farina, ricavata dai suoi minuscoli semi.Felce |
Silene |
Capsula dei semi dello Stramonio |
Sempre in estate, le altre erbe infestanti che "dominavano" i campi erano: la velenosa Euphorbia Helioscopia (chiamata volgarmente Erba Calenzuola), nome attribuito dagli antichi perchè ritenevano che il fiore ruotasse durante il giorno, come per il girasole, per raccogliere i raggi solari,
Solanium Nigris |
Nei campi era frequente anche il Trifoglio (Trifolium Arvense), con i suoi caratteristici, piccoli e soffici fiori sferici, colore bianco o lilla e la delicata erba Galisonga (Galisonga Parviflora Asteracea), con i piccolissimi fiorellini a margherita, anch'essa utilizzata per alimentare gli animali da cortile.
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Dente di Cavallo (Scannacavalle) |
L'erba per il bestiame da pascolo e per per quello da stalla era prodotta attraverso il Loglio (qui chiamato "a ugliata), la Poa Annua, l'Avena selvatica, la Coda di volpe (Alepocurus Pratensis), l'Erba medica (Medicago Sativa) e il Pepe d'Acqua (Poligonum Hydropiper - Aviaria o Persicaria).
Infestante, ma usata un tempo come colorante degli indumenti, era la Phitolacca (detta Uva Turca), per i suoi frutti composti da bacche colore nero, fortemente coloranti di rosso scarlatto.
Arum Italicum |
Vedovina |
Purtroppo dell'utilizzo di queste essenze nel nostro territorio sono giunte solo rarissime testimonianze, almeno fino ad oggi; ma confidiamo nella futura ricerca...
Salvatore Fioretto
Malva selvatica |
Euphorbia |
Amaranto |
Phitolacca |
Fumaria capreolata |
Grespigno |
Coda di volpe |
Mercolella |
Parietaria |
Pepe d'acqua Fiore di Borragine |
Soffione di Tarassico |
Convolvulus (Vilucchione) |
Ramolaccio (Rapestone) |
Farinello |
Convolvulus (Vilucchio bicchierino) |
Avena selvatica |
Galium Aparine |
Carota selvatica |
Centocchi (Stellaria) |
Acetosa |
Solanium nigrum |
Reseda Alba |
Ranuncolo selvatico |
Piantaggine |
Orzo selvatico |
Veronica Persica |
Convolvulus (Vilucchione) |
Rumex (Romice) |
Rumex (Romice) |
Iperico |
Loglio (Ugliata)
Eleusine Indica
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