Il sobborgo denominato Nazareth prese il nome da una
cappella costruita dalla famiglia Diano, che fu intitolata Santa Maria di Nazareth. Dalle fonti
storiche risulta, infatti, che i componenti della nobile famiglia Diano furono i primi
signori ad avere possedimenti in quella parte del territorio dei Casali di
Napoli, che si estendeva fin sull'altura
della collina dei Camaldoli.
Lo storico Lorenzo Giustiniani, riferendosi a
Nazareth, così scriveva: “… è un villaggio sul monte de'
Camaldoli, verso la parte occidentale di Napoli, di aria niente sana ed abitato
da pochi individui”.
Stemma dei Venusio |
Stemma dei Capece |
Successivamente, nell’anno 1713, questo tenimento
fu ceduto a tale Leone Cesareo e, ancora a seguire, alle famiglie dei Patrizi e dei Verrusio. I Verrusio avevano una splendida villa anche nel centro del casale di
Mugnano, oggi purtroppo in pietoso stato di abbandono.
Dai libri ecclesiastici sappiamo che nel 1714 il borgo di Nazareth era abitato da 21 nuclei familiari (fuochi) e le persone ammesse al sacramento della Comunione erano 69.
Le principali famiglie originarie del
territorio che già a quei tempi risiedevano in Nazareth, erano quelle dei Carannante,
dei Sommella, dei Caputo, dei Galiano, dei Pastore, dei Caianiello, dei Di
Marino, dei Longobardo, dei Di Amato, dei Taliercio e dei Santoro.
Dai libri ecclesiastici sappiamo che nel 1714 il borgo di Nazareth era abitato da 21 nuclei familiari (fuochi) e le persone ammesse al sacramento della Comunione erano 69.
Il "Dazio" a cappella cangiani |
Personaggio notabile di Nazareth fu il già nominato Gianbattista
Crispo, che divenne famoso giureconsulto del foro napoletano; Gianbattista fece edificare nel
luogo una bella e sontuosa villa, ove ebbe a stabilirsi. La villa era addirittura
dotata di un piccolo lago che, nei momenti di svago, Giambattista attraversava
con una barchetta.
Strada di Nazareth |
Fu questo commissario a voler costruite le due strade
che collegavano le località Guantari-Piscinelle e S. Croce-Orsolone, e fu ancor
lui ad approvare il progetto di variante del tratto di strada Guantari-Piscinelle,
dalla "Casa Guerra" fino all'innesto con la via Marano-Pianura: collegamento
importante, perché congiungeva, e congiunge ancora oggi, la città di Napoli a
Marano, migliorando anche il collegamento viario delle varie frazioni collinari
con la sede del Municipio di Chiaiano e la strada provinciale S. Maria a Cubito. Per tale
opera il Comune di Marano dovette sostenere un quarto delle spese.
Con decreto del 1811 i Camaldoli, assieme ai borghi
di Nazareth e di Orsolone, furono trasferiti sotto la giurisdizione
amministrativa della sezione “Avvocata” del Circondario di Napoli.
Sappiamo che, già nel 1887, Nazareth era frequentata
da parecchi forestieri, che l'attraversavano per raggiungere i Camaldoli e visitare il famoso e bello Eremo
camaldolese.
Con il passare dei secoli la cappella di Nazareth andò
in decadenza, specialmente quando fu edificata nella zona dei Guantai la cappella di S. Maria Regina
del Paradiso (detta: Regina Paradisi), per tale motivo
la cappella di Nazareth diventò una specie di succursale della parrocchia di Santa Croce, assieme alla
Cappella dei Cangiani.
Altre due piccole cappelle si trovavano nel tratto
di strada che da Nazareth portava verso la località “Contessa”, ai confini con
Marano, di cui una sotto il titolo di “S. Giovanni” e l'altra di “S. Maria
della Peschera”.
Giovanni Antonio Summonte nella sua "Storia della Città e Regno di Napoli", per giustificare l'etimo di Partenope, riporta un fatto che sa molto di favola. Riporta, infatti, la versione di un commentatore alla corte della regina Giovanna d’Angiò, un certo Napodano, secondo il quale la città fu fondata da Enea, che la ottenne in toto dai Latini. Alla morte di Enea subentrò il despota Parchinio Troiano, che oppresse con pesanti tributi la popolazione, fino a quando fu spodestato dall’esercito degli stessi Latini che gli rivolsero contro. Parchinio durante la fuga nascose i suoi tesori, parte in città e parte in collina, nel luogo detto “Nazareth”. Ma fu catturato e giustiziato. Da allora la città fu chiamata Partenope, da "Parte-ne-opes" che significherebbe “Parte del tesoro”. Furono, poi, i Greci a chiamare nel seguito la città nuova Neapolis.
Lungo la via C. Guerra si erge maestoso l’edificio chiamato “La Decina”, il cui termine, molto probabilmente, è una degradazione del nome della famosa osteria che nel secolo XVII si trovava proprio in questo luogo, ossia l’“Osteria del Ricino”.
La forma dell’edificio, simile a un maniero, con torre
merlata, la presenza di una nicchia sul portale d'ingresso, con al suo interno una statua femminile in marmo bianco, diverse scritte e alcuni stemmi, hanno portato qualche studioso ad associare questo
antico e misterioso edificio all'Ordine dei Templari, tuttavia l'ipotesi appare attualmente priva di riscontri strorico-documentali.
Giovanni Antonio Summonte nella sua "Storia della Città e Regno di Napoli", per giustificare l'etimo di Partenope, riporta un fatto che sa molto di favola. Riporta, infatti, la versione di un commentatore alla corte della regina Giovanna d’Angiò, un certo Napodano, secondo il quale la città fu fondata da Enea, che la ottenne in toto dai Latini. Alla morte di Enea subentrò il despota Parchinio Troiano, che oppresse con pesanti tributi la popolazione, fino a quando fu spodestato dall’esercito degli stessi Latini che gli rivolsero contro. Parchinio durante la fuga nascose i suoi tesori, parte in città e parte in collina, nel luogo detto “Nazareth”. Ma fu catturato e giustiziato. Da allora la città fu chiamata Partenope, da "Parte-ne-opes" che significherebbe “Parte del tesoro”. Furono, poi, i Greci a chiamare nel seguito la città nuova Neapolis.
Lungo la via C. Guerra si erge maestoso l’edificio chiamato “La Decina”, il cui termine, molto probabilmente, è una degradazione del nome della famosa osteria che nel secolo XVII si trovava proprio in questo luogo, ossia l’“Osteria del Ricino”.
"La Decina" in via C. Guerra |
L'edificio fu restaurato nel XIX secolo dall'architetto e ingegnere Camillo Guerra, al quale è stata dedicata la strada adiacente.
Oggi le località di Nazareth, di Guantai e di
Orsolone ricadono nel territorio del quartiere di Chiaiano.
Salvatore Fioretto
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