"La ferrovia “Piedimonte”
è stata anche scenario di un avvenimento di protesta, che si verificò a
Piscinola, agli inizi degli anni ‘70.
Difficile da
immaginarsi, ma indirettamente essa rappresentò la “scintilla”, che accese gli
animi contrapposti su un campo di protesta, fino a sfociare in una vera e
propria battaglia campale, svoltasi, inconsuetamente, durante l’occupazione
delle campagne piscinolesi di “Scampia”.
Era l’anno 1971, la
campagna di Piscinola fu sventrata, trasformata e resa sterile, dopo una
lunghissima quiete secolare, fino ad essere calpestata, mortalmente, con
cingolati e mezzi di cantiere.
La stazione di Piscinola imbiancata dopo la nevicata |
Questi mezzi, con il loro rovinoso movimento,
distruggevano ogni forma di vita, vegetale e animale.
Alberi di noci,
viti e pioppi furono divelti praticando dei grossi crateri alla loro base, per
estrarre anche la famosa “radica di noce”. I fori nel suolo furono poi lasciati
aperti, un po’ come un amorfo paesaggio lunare.
Fortunatamente la
ferrovia “Piedimonte” divideva ancora, con la sua linea ferrata, la piana di
Scampia dalla parte marginale della campagna Piscinola, quella che era confinante
con il centro storico, comprendente anche alcune masserie: facendo, in un certo
senso, da scudo. E, forse, proprio grazie a questa linea ferrata che una parte
marginale del “verde” piscinolese è sopravvissuta per altri trent’anni circa.
In quelle
circostanze di esproprio un gran numero di contadini si trovarono da un momento
all’altro senza più reddito e senza più terra. Percependo che il Comune non ne
voleva saperne di assumerli o trovare loro un’occupazione alternativa, issarono
una grande barricata davanti all’ingresso del cantiere, posto proprio di fronte
al rione “Don Guanella”.
Per due giorni
tutta la zona fu uno scenario di movimenti di camionette della Celere e un
fronte di contadini con i loro familiari (donne, anziani e ragazzi), senza che però
accadessero incidenti.
Era il mese di
gennaio, faceva molto freddo e la notte era dura da trascorrere. Si accesero dei
falò, che illuminavano l’intera zona, con una luce spettrale...!
Tutta l’area era
diventata stranamente libera, senza confini, senza nemmeno più un albero.
Tratto di ferrovia verso l'abbandono, a Secondigliano |
La terra e il cielo
si incontravano in un orizzonte, mai visto prima di allora. Addirittura i Piscinolesi
si accorsero che in fondo alla loro pianura si vedevano le cime dell’Appennino
Campano...! Eppure c’erano sempre state, ma occultate alla vista da una
lussureggiante vegetazione...
Intanto le ditte appaltatrici con i loro camion attendevano impazienti nelle retrovie, alle spalle delle camionette della polizia, pronte per iniziare le loro opere. Si doveva costruire, tra l’altro, un asse stradale importante, che avrebbe di lì a poco collegato il nuovo insediamento di edilizia popolare di Scampia con la costruenda Tangenziale e quindi con il centro della città di Napoli. E poi palazzi, palazzoni, molti palazzoni!
Stazione di Piscinola in abbandono |
La mattina del
secondo giorno di protesta l’aria incominciò ad essere pesante, il nervosismo
era palpabile nell’aria! I poliziotti della Celere erano sempre lì schierati in
gran numero e con l’equipaggiamento antisommossa.
Ad un certo punto, la
struttura della ferrovia “Piedimonte” fu investita da questo avvenimento storico,
tutt’altro che esaltante per la storia millenaria di Piscinola.
Un gruppetto di
giovinastri, sui venti anni, si posizionarono sui binari della ferrovia, a lato
dei due schieramenti e incominciarono a lanciare i sassi della massicciata
verso lo schieramento della polizia. Il responsabile della forza pubblica, temendo
forse che la situazione potesse degenerare e sfuggire di mano, diede subito l’ordine
di attaccare i protestanti.
Ultime campagne prima della distruzione |
Furono lanciati numerosi
lacrimogeni, che trasformarono il territorio in un misero campo di battaglia...!
Naturalmente i
contadini furono coinvolti loro malgrado nei tafferugli.
Diverse furono le
persone costrette quel giorno a farsi medicare all’ospedale, alcuni dei quali
fecero registrare dei giorni di prognosi.
Nell’edizione serale dei quotidiani
locali (a quell’epoca alcuni giornali avevano due edizioni giornaliere), furono
pubblicati articoli che raccontavano nei dettagli l’episodio di cronaca accaduto
e si attribuivano le responsabilità dello scontro ai contadini, che avevano, a
detta dei cronisti, innescato la reazione della forza dell’ordine.
Cantiere di costruzione della stazione di Piscinola del metrò |
Prima di allora, solo nel lontano 1910, la campagna piscinolese fu espropriata dalla società “Chemins de Fer du Midi de Italie”, per realizzare la nuova linea ferroviaria “Napoli-Piedimonte D’Alife”. Di quegli anni non si hanno notizie di scontri o di proteste. Eppure anche allora l’esproprio delle terre non dovette essere indolore, perché la ferrovia divise, in due parti indipendenti, estesi appezzamenti di terreno.
I contadini sono stati per natura sempre parsimoniosi, diligenti e lungimiranti e hanno sempre saputo discernere il progresso che porta al benessere, da quello che invece non porta da nessuna parte. Difatti i risultati dell’espansione urbanistica del 1971 sono sotto gli occhi ed il giudizio di tutti noi...!!!"
Salvatore Fioretto
Questo racconto è stato tratto dal libro "Piscinola, la terra del Salvatore. Una terra, la sua gente, le sue tradizioni", di S. Fioretto, anno 2010, ediz. The Boopen. La parte riportata in carattere corsivo è stata adattata ai giorni di oggi.
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