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Masseria "Renza 'e Vascio" (Lenza di Basso), foto Ferdinando Kaiser
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Tra l’XI e il XIII secolo, a seguito dell’abolizione
della “servitù della gleba” e alla nascita dei Comuni, si giunse ad una più libera conduzione dei fondi agricoli, con l’introduzione del contratto enfiteutico,
mentre subentrò, anche nell'Italia meridionale, seppur con caratteri ancora feudali, un’organizzazione del lavoro di tipo autarchico, volto allo
sfruttamento intensivo di grosse estensioni di terreni. Questo tipo di organizzazione
del lavoro nelle campagne comportò una sorta di “ricolonizzazione” del
territorio e la nascita di costruzioni edilizie di tipo fortificato, disposte
“a corte”, che furono identificate con il termine di “masserie”. |
Mappa della Terra di Lavoro olim Campania Felix, 1666
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Tuttavia
queste tipologie di costruzioni non erano tanto una novità per il nostro
territorio, perché in epoche anteriori esistevano, pur non numerose, delle
strutture edilizie molto simili, di origine antiche, rappresentate dalle
cosiddette “villae rusticae” di epoca romana. I recenti scavi archeologici, condotti dalla
Sovrintendenza nella zona della masseria del “Carduino” (o Cardovito) a
Marianella, hanno portato alla luce una struttura complessa, di questo tipo,
realizzata “a corte”, datata I-II secolo d.C.; mentre resti di un'altra struttura antica, verosimilmente di questo tipo, datata I secolo d.C., è stata rinvenuta in via Gobetti a Scampia.
La parola “masseria” indica una piccola azienda
condotta da un “massaro”, termine derivante dal Latino Medievale: “massarus”,
dalla parola “massa”, ovvero: insieme di fondi.
Ecco come definisce il termine di “Masseria” la famosa
enciclopedia Treccani: "Masserìa (ant. o region. massarìa) s. f. [der. di
massaio, massaro]. – 1. L’azienda rurale diretta da un contadino (massaro)
secondo il contratto di colonìa parziaria. 2. Con sign. storici: a. Tributo in
natura e in prestazioni personali che il massaro doveva al signore. b.
L’ufficio del massaio sia come amministratore di una massa (insieme di fondi),
sia come amministratore delle pubbliche entrate; anche l’amministrazione stessa
e il modo di amministrare."
A differenza dei Casali, che erano aggregazioni
preesistenti di periodo antico o tardo-antico, legate alla comunità da un
vincolo di tipo politico-amministrativo, le "masserie" erano invece delle
strutture più recenti, meno stabili dei primi e legate più alle colture
agricole che al governo del territorio. Erano, in pratica, delle strutture
organizzate per la conduzione dei fondi e per le lavorazioni delle derrate
prodotte, un po' come quelle che oggi noi chiamiamo con il termine di "Azienda agricola".
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Resti archeologici della villa rustica romana al Carduino |
Il processo di trasformazione del territorio fu molto letto, infatti
occorrerà attendere il XVI-XVIII secolo per vedere completata la realizzazione di
quelle strutture edilizie caratterizzanti il nostro territorio agricolo, che
sono le note masserie.
Nelle campagne del territorio attorno Napoli, come in quelle di Piscinola, Marianella, Frullone, San Rocco, Chiaiano, Miano..., sorgevano in passato numerose masserie. Nel caso di Piscinola, ad esempio, alcune masserie
erano possedute dai parroci di Piscinola, come quella di Don Carmine Danese
ubicata a sud, nella zona detta del “Viscariello”.
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
Un altro sacerdote, Don Giuseppe Castigliano (o Castigliardo), possedeva una
masseria che in antico tempo era del marchese di Carmignano, poi del conte
D’Afflitto e poi, ancora, divenuta di proprietà della famiglia dei principi De
Luna. Pure i conventi ed i monasteri cittadini possedevano a Piscinola diverse
masserie e terreni annessi (“tenimenti”), come il monastero di S. Patrizia (15 moggi), il monastero di S.
Agostino alla Zecca (120 moggi), il monastero di San Pietro a Castello (3 moggi), il monastero di S.
Giovanni a Carbonara, il monastero di S. Maria degli Angeli, così pure anche i monasteri della Misericordia e quello di
Donnaregina, possedevano a Piscinola dei loro “tenimenti”. In un manoscritto del Tutini è annotato che: “…una tale Filippella, moglie di Giovanni Acciapaccia
di Sorrento e madre di Maddalena, nel 1464 donò un terreno a Piscinola all’abate di S. Cristoforo a
Capuana |
Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
(Ms. Tutini III fl. 243 v., De Lellis Discorsi I, 244).
I Gesuiti possedevano nel Casale di Piscinola, al
momento della loro espulsione dal Regno delle Due Sicilie (1767), ben
58 moggi di terreno, con un reddito di 693 ducati, sicuramente includevano anche delle masserie per la loro conduzione.
Interessante è la contesa sorta tra la parrocchia di
Piscinola e quella di Marianella sulla giurisdizione ecclesiastica della
masseria di S. Giovanni, poi ritenuta
definitivamente appartenere al territorio piscinolese.
Alcune di queste masserie sono sopravvissute fino ai
nostri giorni, anche se sono state profondamente trasformate ed adattate agli
usi moderni; altre, invece, sono state distrutte negli ultimi decenni per fare
posto ai programmi di edilizia popolare o semplicemente per realizzare
infrastrutture di pubblica utilità, come strade o ferrovie. |
Masseria Renza 'e Vascio, a Marianella, foto di F. Kaiser
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Nella mappa redatta dall’ingegnere Camerale
Giambattista Porpora nel 1779, si possono individuare, con un
po’ di attenzione, le masserie un tempo situate a Piscinola e zone adiacenti essa, in particolare
nella zona meridionale del Casale e quelle dei sobborghi di San Rocco e del
Frullone. Troviamo le masserie denominate: “del Principe di Belvedere”, “del
Monte dei Carafa”, “del Principe De Luna”, “dei Padri di S. Agostino alla
Zecca”, “dei Padri di S. Giovanni a Carbonara”, “di Gennaro Gugliemaccio”, “di
Don Nicola Pacifico”, “del Parroco di Piscinola Don Carmine Danese”, “di
Lorenzo Castigliardo” (erede del sac. Don Giuseppe Castigliardo, già appartenuta al marchese Di Carmignano). Si rilevano, anche,
la “Casa e Cappella De Luna” ed i ponti di “Piscinola” e di “S. Rocco”. Ecco alcuni brani tratti dal manoscritto di
Giambattista Porpora: “Premessa alla
Configurazione della città di Napoli e i suoi casali per l’Arrendamento della
farina anno 1779”. Il percorso descritto può esser seguito
sulla mappa redatta dallo stesso G. Porpora. |
Masseria Renza 'e Coppa, a Marianella, foto di F. Kaiser
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“[…]Sulla via
pubblica a destra che conduce nel Casale di Piscinola secondo la direzion di
Settentrione, nell’angolo di detta via sta situato l’arco di fabbrica chiamato
arco di Piscinola, che il Tavolario D’Urso li diede il nome di Portone della
Masseria di Don Benedetto Valtitaro […], mediante la distanza di 56 passi si
arriva nella prima via a sinistra, della descrizione in un vallone d’acqua, che
passa sotto il ponte di fabbrica denominato anche di Piscinola, ed indi si
perde nelle masserie, per la quale via camminandosi secondo la direzione
d’Occidente dopo la distanza di passi 60 si giunge nel confine tra la masseria,
che porzione se ne possiede da D. Domenico Sorrentino e porzione è dedotta nel
patrimonio di D. Belaggio Sorrentino, che nel 1698 era degli eredi del sig.
Francesco de Liguoro, e la masseria che presentemente è nel dominio del
Razionale D. Domenico Paziente, e nel 1698 si possedeva da D. Benedetto
Valdetara, oggi marchese Valdetara […], |
Mappa dei dintorni di Napoli
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seguitandosi a camminare per la stessa
via, e poi per il vallone d’acqua che la sussegue secondo la direzion
d’Occidente, dopo la distanza di passi 80 si giunge su anzidetto ponte, e
proprio nella via pubblica, che a sinistra porta nella cappella chiamata di S.
Rocco ed a destra conduce a Piscinola […].
Da detto ponte rivoltando a man
destra, e camminandosi per la via pubblica che porta a Piscinola colla
direzione di Settentrione, dopo la distanza di passi 85 si trova a man sinistra
la via pubblica per cui si va a Marianella, ed indi mediante la distanza
d’altri 215 passi si giunge in un bivio, donde lasciandosi la finora scorsa via
che conduce a Piscinola secondo la direzione di Settentrione, e proseguendosi
il cammino per quella a sinistra, la quale anche porta a Piscinola, ma colla
direzione d’Occidente, dopo la distanza di passi 95 si trova la prima via
pubblica anche a destra, tutt’e due le quali siccome portano parimenti a
Piscinola, così lateralmente s’inserrano il giardino colla casa e cappella del
Principe di Luna.
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
Termina in questo luogo la linea di confinazione entra il
Ristretto di Napoli e ‘l Tenimento del Casale di Piscinola, la quale principia
dall’anzidetto ponte, includendo ella a sinistra nella giurisdizion dell’
Arrendamento le due masserie che nel 1700 caddero anche nella controversia,
come dissi di sopra, cioè quella del Monastero di S. Agostino alla Zecca e
quella del Monastero di S. Giovanni a Carbonara, ed escludendo a destra la
linea di confinazione medesima in Tenimento di Piscinola la stessa poc’anzi
descritta massaria del R.do Parroco di Piscinola D. Carmine Danese, quella di
D. Giuseppe Castigliardo, che anticamente era di Carmignano porzion della
massaria del Monte di Carafa e la massaria col giardino, casa e cappella del
Principe di Luna, come osservasi nella pianta che sussiegue […]”.
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Mappa topografica dell'Area Nord di Napoli con evidenziate le masserie sopravvissute, XX sec
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Un tempo le masserie erano molto diffuse nel territorio della provincia di Napoli, ma anche in tutto il meridione di Italia, basti pensare che nel solo agro giuglianese, nell'anno 1793, risultavano censite circa 119 masserie.
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Mappa topografica con evidenziate le masserie sopravvissute, XX sec (in rosso ferrovia Piedimonte)
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Le masserie erano un tempo considerate delle emergenze architettoniche e pertanto utilizzate per identificare il territorio, che come è noto era estesamente ed intensamente tutto agricolo; esse venivano menzionate nei documenti ufficiali, come nelle carte rogate, o nelle prammatiche, i loro nomi venivano utilizzati dalla popolazione per identificare le località e col tempo essi sono diventati dei toponimi dei luoghi, anche se le relative strutture non esistono più. A Miano, ad esempio, c'è ancora un posto che viene indicato dagli abitanti di Piscinola, "'Ncopp''a masseria 'e Miano" (incrocio via Janfolla con via Veneto), perché in quel luogo in passato era presente una di queste strutture antiche.
Nel seguito riportiamo l'elenco, che risulta ovviamente approssimativo, delle antiche masserie che un tempo erano presenti nel territorio compreso tra Mugnano, Piscinola, Scampia, Marianella e Miano. Molte di queste strutture non esistono più perché abbattute o perché sono state trasformate nel corso dei secoli; per conoscere la loro esistenza e la denominazione si è fatto ricorso alla consultazione delle mappe dei dintorni di Napoli del XVIII-XIX secolo. Non escludiamo che nell'elenco qualche massarie sia stata ripetuta con denominazioni diverse avute nel tempo.
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
Piscinola e Scampia:
-Masseria Splendore (Cascella)
-Masseria Grande (detta "Ciucciaro")
-Masseria Carrasiello
-Masseria della Filanda
-Masseria Torre Gualtieri (Marchesa di Rutigliano)
-Masseria Belle Donne (o Perillo)
-Masseria di proprietà della famiglia De Luna di Aragona
-Masseria San Giovanni a Carbonara
-Masseria Donnaromita (Scampia)
-Masseria "li Bianchi" (Scampia)
-Masseria Vecchione (Scampia)
-Masseria Scampia, con annessa cappella di S. Antonio
-Masseria Aja
-Masseria Fruscio
Marianella:
-Masseria Croce
-Masseria Iodice (detta in gergo "Case Durece")
-Masseria Cardovito (o Carduino)
-Masseria Renza ‘e Vascia (Lenza Basso)
-Masseria ‘a Coppa (detta Renza 'e Coppa)
-Masseria San Giovanni, a Marianella
-Masseria S. Agostino della Zecca (Frullone).
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Masseria "del Maranese" (Miano)
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Da alcuni documenti storici si rilevano le seguenti masserie, esistenti tra Piscinola, Marianella e lo Scampia, non identificate fisicamente:
-Masseria Olim (dei padri Agostiniani a Scampia), con cappella
di Santa Monaca
-Masseria Olim (dei padri Carbonaristi a Scampia), con
cappella di San Giovanni
-Masseria Moscariello (forse per il nome dell’antica località
di Piscinola chiamata "Mascarella")
-Masseria di don Giuseppe Castigliardo (già proprietà del
marchese di Carmignano)
-Masseria dei Liguori (di proprietà di D. Francesco de Liguori).
Mugnano:
-Masseria Torricelli (detta anche "Torricello")
-Masseria "Caracciolillo"
-Masseria Vialletta (detta anche "Valletta" o "Galletta")
-Masseria Siciliano
-Masseria l'Epitaffio (dove morì Giuseppina Bianco)
-Masseria Conte di Lucina (detta anche "San Gaudioso")
-Masseria del Fico
-Masseria dei Vulpes (annessa alla casa nobiliare, detta anche "Turco")
-Masseria Croce
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
-Masseria Gangiano
-Masseria Ruggiero
-Masseria Menna
-Masseria Stasio
-Masseria Mascati (forse masseria Grande)
-Masseria Maisto
-Masseria Mango
-Masseria Scotto
-Masseria Terracciano
-Masseria Paparelle
-Masseria Napolano
-Masseria Parisi
-Masseria Pastena
-Masseria Nova (lato Melito)
-Masseria Campo d'Isola
-Masseria Severino
-Masseria Pilone
-Masseria Bianca
Probabilmente la masseria del "Conte di Lucina" e quella di "Campo d'Isola" coincidono.
Miano:
-Masseria San Pietro Martire (detta "‘o Monaco", era appartenente ai
domenicani di San Pietro Martire)
-Masseria Cardone
-Masseria Russillo
-Masserie del Monte (della famiglia Carafa)
-Masseria Barese (o Barrese)
-Masseria Perrone
-Masseria Macedonio
(della famiglia Macedonio),
con annessa cappella di Sant’Antonio |
Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser
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-Masseria Monaca
-Masseria Sarnataro
(Frullone)
-Massaria "lo
Maranese" (Bellaria)
-Masseria Polanella
(dall’antico Casale di
Pollanella)
-Masseria Didio
-Masseria Paziente
-Masseria Valderaro
-Masseria Marinola
-Masseria Roma
-Masseria de Angelis
-Masseria Salzano
-Masseria Tutore
-Masseria Banca
-Masseria Tramontano
-Masseria Luzio-Masseria Cavarella
-Masseria Russo
-Masseria Merolla
-Masseria S. Angelo
-Masseria Ronca
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser
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Nella seconda parte del post, dedicato alle masserie, descriveremo l'organizzazione degli spazi e le attività svolte negli ambienti di una masseria tipo, prendendo ad esempio una struttura agricola un tempo esistente nel quartiere di Piscinola. Continueremo, inoltre, con l'elenco delle masserie del territorio, riportando quelle esistenti a Chiaiano, Capodimonte, Mianella e Secondigliano.
Un ringraziamento speciale all'amico fotografo, Ferdinando Kaiser, per averci consentito di inserire le sue foto in questo post, con alcune riprese delle masserie del Carduino e di Renza Vascio e Renza Coppa, di Marianella.
Salvatore Fioretto
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Masseria del Carduino, Marianella, foto di F. Kaiser |
Grazie ad un post di Ferdinando ho potuto leggere questo testo, che per me è molto interessante. Con la mia scuola ho adottato la Masseria della Starza a Bagnoli, su cui ho fatto un po' di ricerche anni fa. C'è pochissimo materiale su quella, che era proprieta del Noviziato dei Gesuiti, ma forse si potrebbe trovare altro. Leggerò con piacere anche la seconda parte. Pensi che tra le fonti che hai citato qualcuna potrebbe fare riferimento anche alla zona flegrea? Aurora Iuorio
RispondiEliminaSalve, come sa è questo un argomento molto vasto e le fonti sono pochissime e disperse nei vari archivi, in faldoni e tra le rendicontazioni dei fondi. Se si pensa a tutto il Sud, con la Puglia e la Sicilia, si comprenderà quanto sia vasto questo enorme patrimonio culturale che abbiamo purtroppo in gran parte dilapidato in questi decenni, solo in pochissimi casi, come in Puglia o Sicilia si è riusciti a fare una meritoria opera di recupero a fini culturali in altri casi aolo adeguamenti a strutture ricettive turistiche alberghiere. In Campania mi risulta solo la masseria Luce a San Pietro a Patierno è stata trasformata in museo della civiltà contadina, a Lecce, la masseria annessa alla basilica medioevale della Madonna di Torchiarolo. Se riesco ad avere qualche notizia di suo interesse sicuramente gliela trasmetterò, intanto un caloroso in bocca al lupo per quanto sta facendo, e non demorda mai. Grazie per le belle parole al post.
RispondiEliminaIntanto le segnalo che nella pagina web di "Pozzuoli Magazine", il dott. Peluso ha pubblicato diversi articoli sulla masseria della Starza
RispondiEliminaDavvero? Mi fa molto piacere, controllerò senz'altro. Quando pensa di pubblicare la seconda parte del suo lavoro? Penso che potrà essere utile anche a noi.
EliminaGrazie Salvatore, come sempre, un articolo bellissimo scritto con passione, competenza, cultura, cuore... e grazie all'amico Ferdinando Kaiser per le sue bellissime fotografie, quando leggo queste pagine mi fate sentire orgoglioso delle mie origini. Attendo con impazienza la seconda parte del post...un abbraccio. Giovanni
RispondiEliminaHo letto gli articoli, molto approfonditi. Mi è stato utile soprattutto il riferimento all'origine del nome. Per un attimo mi ero illusa, ma naturalmente Peluso si occupa della masseria Starza di Pozzuoli, omonima di quella di Bagnoli. Però potrebbe anche lui aiutarci. Lascio il mio indirizzo email nel caso trovasse qualche informazione. Grazie ancora. aurorai@teletu.it
RispondiEliminaCiao Salvatore sono uno studente della facoltà di architettura di Napoli come posso contattarti per avere maggiori informazioni sulle masserie della zona nord di Napoli? Grazie in anticipo
RispondiEliminaSi, puoi contattarmi attraverso FB, chiedendo l'amicizia.
RispondiEliminaSalve sig. Salvatore. Ho letto il messaggio precedente e considerando che ho alcune domande da farle in merito alla localizzazione delle masserie napoletane le ho scritto su facebook, potrebbe controllare tra le richieste di messaggio e rispondermi per piacere? Buona giornata :)
RispondiEliminaSalve, non trovo questo messaggio, puo' scrivere a: fiore.salv@libero.it. saluti
RispondiEliminaUn argomento magnifico, specialmente quando si parla della zona dove si e nati e cresciuti. Tante cose che non conoscevo e secondo il mio parere da approfondire nel modo più dettagliato possibile per non fare morire una storia che appartiene alla nostra terra. Mi piacerebbe vedere tutte le foto a disposizione con dettagli dell'epoca. Ringrazio e mi complimento con chi ha scritto larticolo
RispondiEliminaGrazie caro lettore per gli apprezzamenti, ci fa molto piacere.
RispondiEliminaCercheremo in futuro di riprendere questo argomento dettagliandolo e approfondendolo, come pure invitiamo a leggere la seconda parte del post. Purtroppo i vari interventi che si sono succeduti nel territorio in questi ultimi 40 anni, hanno distrutto moltissime di queste realtà, che andavano invece salvaguardate e conservate, valorizzandole nel contesto storico antropologico del territorio d'appartenenza. Unico esempio di recupero è stato condotto egregiamente a San Pietro a Patierno, con il restauro conservativo della Masseria Luce e l'ambientazione in essa di un museo storico della civiltà contadina. Il resto è una realtà molto amara da raccontare, per superficialità e anche per la scarsa sensibilità e disinteresse di tutti!
Ciao, seguici.
Molto interessante mi piace molto il suo lavoro lo seguo con piacere
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