Introduzione:
L'avvento del nuovo secolo, il secolo '900, segnò l'accendersi di facili speranze ed entusiasmi tra le popolazioni: le scoperte scientifiche e tecnologiche, i movimenti artistico-culturali e le nuove mode, ne caratterizzarono gli aspetti antropologici e socio-economici. Quel periodo, che poi fu chiamato "Bella Epoque", ebbe un comune denominatore in quasi tutte le nazioni europee: l'ottimismo...! L'umanità percepì, in quel particolare frangente storico, che poteva essere possibile un cambiamento significativo, che il "nuovo", rappresentato dal nuovo secolo, avrebbe potuto apportare un radicale cambiamento alle condizioni di vita della società dell'epoca; poteva migliorare lo stato delle città, le condizioni del lavoro, la prevenzione e la cura delle malattie e anche fornire dei maggiori momenti per lo svago e il tempo libero. Fu organizzata a Parigi, proprio nell'anno 1900, un'imponente "Esposizione Universale", che ebbe l'intento di mostrare, ai numerosissimi visitatori, con un certo enfasi, i progressi raggiunti e le loro potenzialità.
Anche a Napoli ci fu questa ventata di "ottimismo". La Città già si apprestava a entrare nel nuovo secolo con l'inaugurazione di importanti opere urbanistiche e sociali, conseguenze dirette e anche rimedi ai gravi problemi di salute pubblica, patiti dalla popolazione dei quartieri centrali e popolari (vedi epidemie di colera e vedi le opere del "Risanamento"). Nel maggio 1900, nella Villa Comunale di Napoli (chiamata all'epoca "Villa Reale"), fu inaugurata, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, l'"Esposizione Nazionale d'Igiene". L'esposizione, che fu organizzata dal "Comitato della lega contro la tubercolosi" fu incentrata sul problema principale di Napoli degli ultimi cinquant'anni dell'800, che era stata la carenza di igiene nei quartieri sovraffollati e la malnutrizione degli abitanti. Già nel 15 gennaio 1885, era stata emanata dal Parlamento, la Legge per il Risanamento della città di Napoli: Legge che segnava una svolta nella politica governativa. Essa, infatti, imponeva norme igienico-sanitarie pubbliche e private che gli allora "Municipi" dovevano osservare e far osservare a tutti i cittadini; destinava, poi, cospicui finanziamenti ad opere pubbliche essenziali, più adeguati sistemi di approvvigionamento dell'acqua potabile (con la chiusura dei pozzi) e di smaltimento nelle fogne, la demolizione di gran parte dei "quartieri bassi" costituiti da veri e propri tuguri, e l'edificazione di nuovi quartieri destinati a colmare il deficit abitativo che si sarebbe determinato.
Le opere e le iniziative attuate videro la Città assurta al ruolo di metropoli europea, alla pari delle grandi capitali europee. Tuttavia, non per tutto il territorio della città di Napoli questo cambiamento avvenne e repentinamente...
Gli antichi sobborghi e i villaggi periferici, infatti, a valutare dalla lettura delle cronache del primo decennio del '900, registravano ancora un atavico bisogno di risanamento e di modernizzazione, accompagnati da un senso di distacco e di malcontento diffuso tra gli abitanti verso le istituzioni. Le gravi condizioni igieniche delle strade era il problema fondamentale e con esso, a seguire, la carenza o addirittura l'assenza di servizi e di mezzi di comunicazione erano altri aspetti fortemente caratterizzanti la vita delle comunità attorno alla grande Città, all'epoca indicati come "Villaggi del Nord". Si aggiungano poi, la carenza di fogne pubbliche, una rete di distribuzione dell'acqua e dell'illuminazione stradale limitata o quasi del tutto assente, le strade non pavimentate, le scuole insufficienti, i servizi igienici privati destinati all'uso promiscuo di più nuclei familiari, i servizi di raccolta dei rifiuti, di spazzamento e d'innaffiamento delle strade inadeguati, il sovraffollamento dei centri storici..., l'elenco sarebbe lungo...!
Gli scenari che si incontravano in quel periodo nei "Villaggi del Nord", erano veramente desolanti. Le speranze di miglioramento riposte dagli abitanti di Piscinola al processo di aggregazione del territorio al Comune di Napoli, a distanza di oltre 45 anni, erano state tutte disattese!
A testimonianza di queste condizioni dei "Villaggi", abbiamo raccolto due importanti documenti: il primo, è una lettera denuncia inviata da un lettore di Piscinola, alla rubrica di corrispondenza del giornale napoletano: "Scintilla giudiziaria", nell'anno 1910; il secondo, è il resoconto del vicesindaco dell'epoca, il marchese Giovanni Lucarelli, al sindaco di Napoli, il marchese Del Carretto, che da questo era stato designato al ruolo di Delegato Comunale per i "Villaggi del Nord" di Napoli, la relazione è dell'anno 1913.
Il primo documento mostra tutta l'indignazione espressa da un cittadino per lo stato di abbandono di Piscinola, soprattutto per il disinteresse delle istituzioni ai problemi contingenti la sanità pubblica; la seconda, invece, è un'approfondita e esaustiva "fotografia" dello stato dei "Villaggi del Nord" di Napoli (Piscinola, Marianella, Miano), confrontando il loro stato, sia nell'anno 1907 (a inizio mandato del marchese Giovanni Lucarelli), e sia nell'anno 1913 (ovvero pochi mesi prima della scadenza del mandato dello stesso).
La lettura è abbastanza lunga, e ce ne rendiamo conto, tuttavia crediamo che vale la pena farla, in quanto aiuta a capire tanti aspetti storici dei quartieri, come ad esempio il motivo della realizzazione di alcune opere e anche perché esse furono realizzate in un certo modo.
Precisiamo che l'illuminazione pubblica, di cui si descrivono i particolari impiantistici, era ancora eseguita a gas; la rete di distribuzione dell'acqua nelle strade di Piscinola e dintorni fu realizzata intorno al 1907, con fontanine pubbliche poste in alcuni punti del territorio.
Precisiamo che l'amministrazione comunale era organizzata all'epoca in Sezioni e Villaggi e precisamente: n.6 sezioni municipali, le quali comprendevano 13 quartieri corrispondenti a: I Sez., S. Ferdinando e Chiaia; II Sez., Montecalvario e Avvocata; III Sez., S. Giuseppe, S. Lorenzo e Porto; IV Sez., Stella e S. Carlo All’Arena; V Sez., Vicaria; VI Sez., Mercato e Pendino. Si aggiungono a essi i 5 villaggi: Vomero, Posillipo, Fuorigrotta, Miano e Piscinola-Marianella. In questi ultimi era nominato, come si riporterà nel seguito, un Delegato Comunale: che rappresentava una specie di carica ad interim affidata a un Consigliere comunale, alla pari di una gestione amministrativa decentrata. Nel caso del Villaggio di Piscinola-Marianella era affidata al Vicesindaco dell'epoca. Non siamo riusciti a sapere il nome del Delegato Comunale, precedente al marchese Lucarelli.
Si ricorda ancora al lettore che non sono riportati tra i "Villaggi del Nord": Secondigliano, Chiaiano e Polvica, perché durante il periodo esaminato essi erano ancora dei comuni autonomi, mentre Mianella era considerata un sobborgo o rione del villaggio di Miano, così pure i sobborghi di "Frullone" e di San Rocco, del Villaggio di Piscinola-Marianella.
Ripetiamo, infine, che i documenti storici sono qui riportati in carattere corsivo.
Ecco
una interessante testimonianza rinvenuta nella rubrica della corrispondenza dei
lettori al giornale settimanale: “Scintilla… giudiziaria – settimanale -
illustrata", Napoli, 1 Dicembre 1910. Anno V. – N. 232:
"I villaggi abbandonati.
Anche a Napoli ci fu questa ventata di "ottimismo". La Città già si apprestava a entrare nel nuovo secolo con l'inaugurazione di importanti opere urbanistiche e sociali, conseguenze dirette e anche rimedi ai gravi problemi di salute pubblica, patiti dalla popolazione dei quartieri centrali e popolari (vedi epidemie di colera e vedi le opere del "Risanamento"). Nel maggio 1900, nella Villa Comunale di Napoli (chiamata all'epoca "Villa Reale"), fu inaugurata, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, l'"Esposizione Nazionale d'Igiene". L'esposizione, che fu organizzata dal "Comitato della lega contro la tubercolosi" fu incentrata sul problema principale di Napoli degli ultimi cinquant'anni dell'800, che era stata la carenza di igiene nei quartieri sovraffollati e la malnutrizione degli abitanti. Già nel 15 gennaio 1885, era stata emanata dal Parlamento, la Legge per il Risanamento della città di Napoli: Legge che segnava una svolta nella politica governativa. Essa, infatti, imponeva norme igienico-sanitarie pubbliche e private che gli allora "Municipi" dovevano osservare e far osservare a tutti i cittadini; destinava, poi, cospicui finanziamenti ad opere pubbliche essenziali, più adeguati sistemi di approvvigionamento dell'acqua potabile (con la chiusura dei pozzi) e di smaltimento nelle fogne, la demolizione di gran parte dei "quartieri bassi" costituiti da veri e propri tuguri, e l'edificazione di nuovi quartieri destinati a colmare il deficit abitativo che si sarebbe determinato.
Le opere e le iniziative attuate videro la Città assurta al ruolo di metropoli europea, alla pari delle grandi capitali europee. Tuttavia, non per tutto il territorio della città di Napoli questo cambiamento avvenne e repentinamente...
Gli antichi sobborghi e i villaggi periferici, infatti, a valutare dalla lettura delle cronache del primo decennio del '900, registravano ancora un atavico bisogno di risanamento e di modernizzazione, accompagnati da un senso di distacco e di malcontento diffuso tra gli abitanti verso le istituzioni. Le gravi condizioni igieniche delle strade era il problema fondamentale e con esso, a seguire, la carenza o addirittura l'assenza di servizi e di mezzi di comunicazione erano altri aspetti fortemente caratterizzanti la vita delle comunità attorno alla grande Città, all'epoca indicati come "Villaggi del Nord". Si aggiungano poi, la carenza di fogne pubbliche, una rete di distribuzione dell'acqua e dell'illuminazione stradale limitata o quasi del tutto assente, le strade non pavimentate, le scuole insufficienti, i servizi igienici privati destinati all'uso promiscuo di più nuclei familiari, i servizi di raccolta dei rifiuti, di spazzamento e d'innaffiamento delle strade inadeguati, il sovraffollamento dei centri storici..., l'elenco sarebbe lungo...!
Gli scenari che si incontravano in quel periodo nei "Villaggi del Nord", erano veramente desolanti. Le speranze di miglioramento riposte dagli abitanti di Piscinola al processo di aggregazione del territorio al Comune di Napoli, a distanza di oltre 45 anni, erano state tutte disattese!
A testimonianza di queste condizioni dei "Villaggi", abbiamo raccolto due importanti documenti: il primo, è una lettera denuncia inviata da un lettore di Piscinola, alla rubrica di corrispondenza del giornale napoletano: "Scintilla giudiziaria", nell'anno 1910; il secondo, è il resoconto del vicesindaco dell'epoca, il marchese Giovanni Lucarelli, al sindaco di Napoli, il marchese Del Carretto, che da questo era stato designato al ruolo di Delegato Comunale per i "Villaggi del Nord" di Napoli, la relazione è dell'anno 1913.
Il primo documento mostra tutta l'indignazione espressa da un cittadino per lo stato di abbandono di Piscinola, soprattutto per il disinteresse delle istituzioni ai problemi contingenti la sanità pubblica; la seconda, invece, è un'approfondita e esaustiva "fotografia" dello stato dei "Villaggi del Nord" di Napoli (Piscinola, Marianella, Miano), confrontando il loro stato, sia nell'anno 1907 (a inizio mandato del marchese Giovanni Lucarelli), e sia nell'anno 1913 (ovvero pochi mesi prima della scadenza del mandato dello stesso).
La lettura è abbastanza lunga, e ce ne rendiamo conto, tuttavia crediamo che vale la pena farla, in quanto aiuta a capire tanti aspetti storici dei quartieri, come ad esempio il motivo della realizzazione di alcune opere e anche perché esse furono realizzate in un certo modo.
Precisiamo che l'illuminazione pubblica, di cui si descrivono i particolari impiantistici, era ancora eseguita a gas; la rete di distribuzione dell'acqua nelle strade di Piscinola e dintorni fu realizzata intorno al 1907, con fontanine pubbliche poste in alcuni punti del territorio.
Precisiamo che l'amministrazione comunale era organizzata all'epoca in Sezioni e Villaggi e precisamente: n.6 sezioni municipali, le quali comprendevano 13 quartieri corrispondenti a: I Sez., S. Ferdinando e Chiaia; II Sez., Montecalvario e Avvocata; III Sez., S. Giuseppe, S. Lorenzo e Porto; IV Sez., Stella e S. Carlo All’Arena; V Sez., Vicaria; VI Sez., Mercato e Pendino. Si aggiungono a essi i 5 villaggi: Vomero, Posillipo, Fuorigrotta, Miano e Piscinola-Marianella. In questi ultimi era nominato, come si riporterà nel seguito, un Delegato Comunale: che rappresentava una specie di carica ad interim affidata a un Consigliere comunale, alla pari di una gestione amministrativa decentrata. Nel caso del Villaggio di Piscinola-Marianella era affidata al Vicesindaco dell'epoca. Non siamo riusciti a sapere il nome del Delegato Comunale, precedente al marchese Lucarelli.
Si ricorda ancora al lettore che non sono riportati tra i "Villaggi del Nord": Secondigliano, Chiaiano e Polvica, perché durante il periodo esaminato essi erano ancora dei comuni autonomi, mentre Mianella era considerata un sobborgo o rione del villaggio di Miano, così pure i sobborghi di "Frullone" e di San Rocco, del Villaggio di Piscinola-Marianella.
Ripetiamo, infine, che i documenti storici sono qui riportati in carattere corsivo.
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"I villaggi abbandonati.
Riceviamo
e protestiamo con chi scrive contro l’incuria delle autorità:
Illustrissimo signor Direttore,
Vi domando ospitalità per questa mia sicura che non me la negherete per il fatto di cui tratta e per la vostra abituale cortesia.
Quando Piscinola era fornita di acqua di cisterna, era stato sempre terreno fertile per mali infettivi, come tifo, morbillo ecc. che mietevano molte vittime all’anno. Oggi, con la chiusura delle suddette e con la scarsa acqua potabile, che indiscutibilmente si deve andare ad attingere alle quattro fontanine pubbliche, che distano da certi punti oltre mezzo chilometro ed essendone le abitazioni sprovviste, gli abitanti spesso e specie in tempi piovosi sono costretti a trascurare la più elementare igiene, fino ad uscire il mattino senza neanche lavarsi la faccia.
Venne una commissione di consiglieri comunali, venne il medico provinciale ad ispezionare i villaggi di Miano, Marianella e Piscinola, per assicurarsi del loro stato igienico. Che constatarono? Nientemeno che quest’ultimo era superiore agli altri per la sua condizione di igiene!
Come fecero per accertarsi, senza andare per tutti i cortili ove cessi comuni privi di acqua emanano un fetore ammorbante, senza andare in via del Salvatore, ove si annidano miliardi di microbi per i rifiuti buttati sulla via da coloni e che non avendo fognatura e invasa perennemente da un fiumicello di questo ben di Dio, che quando non si ha la fortuna di una pioggia torrenziale, che la lavi forma tale melma da correre il rischio di rompersi le gambe!
Altrettando
della via che mena a Miano. Non vi parlo del punto cosiddetto “Acquarone”, ove
quei disgraziati abitanti sono costretti a starsene con le imposte chiuse, sia
d’inverno, che d’estate.
Altro che igiene, vista con uno sguardo fugace dei visitatori dalla loro automobile in corsa passando per via Vittorio Emanuele e fermandosi in piazza, cioè nei punti più puliti del villaggio.
Perché il consigliere delegato, che ne conosce lo stato, con i signori di Palazzo San Giacomo non ha fatto ancora e non si decide a fare obbligo ai proprietari di fornire di acqua e cessi le abitazioni?
Perché non si decidono a completare le fognature in tutte le vie.
Aspettiamo, forse, che scoppi un’epidemia superiore?
Con sentiti ringraziamenti,
Devotissimo vostro,
Filippo Nasta, anno 1910
Operaio doratore."
Ecco la relazione: “I Villaggi del Nord, quali erano e quali sono”, del Marchese Giovanni Lucarelli. Napoli, tipografia L. Guerera, anno 1913:
Altro che igiene, vista con uno sguardo fugace dei visitatori dalla loro automobile in corsa passando per via Vittorio Emanuele e fermandosi in piazza, cioè nei punti più puliti del villaggio.
Perché il consigliere delegato, che ne conosce lo stato, con i signori di Palazzo San Giacomo non ha fatto ancora e non si decide a fare obbligo ai proprietari di fornire di acqua e cessi le abitazioni?
Perché non si decidono a completare le fognature in tutte le vie.
Aspettiamo, forse, che scoppi un’epidemia superiore?
Con sentiti ringraziamenti,
Devotissimo vostro,
Filippo Nasta, anno 1910
Operaio doratore."
Ecco la relazione: “I Villaggi del Nord, quali erano e quali sono”, del Marchese Giovanni Lucarelli. Napoli, tipografia L. Guerera, anno 1913:
"All’illustrissimo signor Sindaco Marchese Ferdinando Del Carretto, Senatore del Regno. Napoli
Con animo più rinfrancato, come, certo, non mi era possibile quando, il altri momenti, mi sono accinto a riferire alla S. V. Ill.ma sulle condizioni di questi villaggi, nei quali ho avuto ed ho l’onore di rappresentare la benemerita Amministrazione Comunale, posso, fortunatamente, questa volta, fare una relazione in cui mi è dato rilevare non trascurabili vantaggi e miglioramenti, già conseguiti o in via di conseguimento, in favore di queste contrade. Onde questa mia relazione non è la vox clamantis, che spesso, forse anche diuturnamente, si è fatta udire nei gabinetti dei vari Assessori, nel pubblico Consiglio per invocare provvedimenti a favore dei villaggi, che di molte cose erano privi; ma è piuttosto una constatazione confortante dei risultati ottenuti, che, se danno a me la soddisfazione di aver saputo rilevare ed additare quanto più urgeva a queste popolazioni, sono anche un titolo di benemerenza per gli amministratori che questi bisogni hanno compresi e ad essi hanno saputo convenientemente provvedere.
Non occorre, per convincerci dei reali ed effettivi miglioramenti che si constatano, paragonare i villaggi di Miano, Piscinola e Marianella di oggi allo stato in cui si trovavano molti anni addietro, quando pareva quasi impossibile che alle porte di Napoli, fiancheggianti un’incantevole strada ed una contrada, che, per la sua bellezza, è fra quelle che si citano in tutto il mondo, esistessero dei piccoli centri di popolazione, che sembravano del tutto dimenticati.
Senza riandare a quei tempi in cui i detti villaggi, privi di ogni moderno e decente mezzo di comunicazione con Napoli, erano la negazione di ogni civiltà, basta rivedere quello che nelle mie relazioni io richiedevo come provvedimenti più urgenti.
Quando, nel 1907, fui in essi delegato, trovai che il mio onorevole predecessore aveva anche egli fatti sforzi non pochi per ovviare a tanti inconvenienti; ma i mezzi erano stati troppo inadeguati alle molteplici e gravi necessità, agli inconvenienti, che dirò cardinali, poiché senza eliminare questi era vano ogni tentativo per ottenere un miglioramento sia dal lato della nettezza che dell’igiene, senza – è inutile dirlo – volersi preoccupare del lato estetico, che pure ha la sua importanza.
Mancanza di acqua, deficiente illuminazione, che in alcuni punti e forse in molti punti non esisteva addirittura, strade che erano la negazione di ogni decenza ed impossibile al transito, avrebbero rese inutili non quelle spese, che si fecero, ma ben altre, di entità anche quadrupla o sestupla.
1°
Lastricare con basoli tutti i marciapiedi delle vie per rimuovere l’inconveniente
dei numerosi fossi che si trasformano, quando piove, in tante gore;
2° Allargare il corso Mianella per il tratto della via Rattazzi al palazzo Monaco, essendo difficile e pericoloso il transito delle vetture allorché si incontrano in quell’angusto passaggio. Tutto il Corso Mianella dall’imbocco di Via Rattazzi, costituendo l’unica arteria che mette in comunicazione il rione omonimo con l’abitato di Miano, è necessario che sia lastricato e fognato. Ragione di sicurezza e di igiene reclamano ciò.
3° Per il prolungamento della linea tramviaria Miano-Secondigliano, nel punto ove termina la strada Ponte ed il Vico Filangieri, si è alzato il livello stradale di parecchi metri, costruendosi un alto muro, che ha chiuso le comunicazioni coi dintorni e gli sbocchi nelle campagne.
E’ indispensabile che sia costruita ivi una rampa per permettere ai pedoni ed ai veicoli di riuscire nella soprastante via. Gli abitanti delle cennate contrade, per maggior parte coloni, per accedere con carretti, animali ed attrezzi sui fondi che coltivano sono costretti a fare un lunghissimo giro per tutto l’intero villaggio ed i loro lamenti sono giustificati.
4° A vico 3° Parise si ravvisa la necessità di costruire alcuni metri di fabbrica di parapetto alla scala che mena alla discesa Croce. Ciò per evitare disgrazie personali.
5° A Vico Parise è pure necessario. Per ragione di nettezza urbana, costruire un rialzo dal livello stradale presso la vaschetta della fontanina pubblica, affinché le acque non si riversino sulla via.
6° Il numero attuale delle fontanine pubbliche è insufficiente ai bisogni della popolazione del villaggio. Occorre l’impianto di due nuove fontanine una alla via Ponte e l’altra nel rione Mianella, primo tratto venendo da Miano, essendo impossibile a quegli abitanti, per la notevole distanza, recarsi nel centro del villaggio a fornirsi di acqua. Attualmente una sola fontanina esiste nella parte estrema di Mianella, presso l’alveo stradale e l’acqua vi giunge mercé un tratto di canalizzazione che viene dal sentiero che taglia la proprietà Curati. La canalizzazione per queste due nuove fontanine dovrebbe eseguirsi dal Comune come opera richiesta per imperiose esigenze di salute pubblica, a prevenire manifestazioni di malattie, che traggono per lo più origine dalla mancanza di questo necessario alimento alla vita.
7° Per motivi di sicurezza richiedesi l’impianto di fanali lungo la via ove passa il tram, cioè dalla via nuova dopo l’ingresso del Villaggio (odierna via Valente) fino alla piazzale avanti alla Chiesa di S. M. dell’Arco, ove comincia l’illuminazione che si prolunga sino a Secondigliano.
8° La Piazza del Villaggio, che è il sito più centrale, è scarsamente illuminata e chiedesi ivi l’impianto di altri due fanali.
9° La trasformazione dei becchi di farfalla in becchi Auer risponde all’unanime desiderio dei cittadini per aver luce che pienamente soddisfi ed elimini inconvenienti molteplici, e se non fosse ora possibile l’esaudimento completo di tale voto, si forniscano almeno i becchi Auer i fanali delle tre vie principali: Quattromani, Rattazzi, Pietro Colletta.
Pei
villaggi di Piscinola e Marianella richiedevo:
1° Che l’acqua fosse data ai due villaggi, sostituendo alla conduttura esistente una di maggior diametro,
2° Che le fognature fossero nel più breve tempo costruite,
3° Che con apposita ordinanza fosse disposta:
a) l’abolizione dei cessi comuni nei cortili ove non era possibile fare altrimenti;
b) la costruzione del cesso in ogni singola abitazione, sempre che si potesse costruire, dettando le norme come detto cesso doveva essere fatto.
c) la costruzione di una singola conduttura impermeabile in ogni cesso, per mezzo della quale le materie fecali dovevano essere immesse in unici fossi luridi.
d) la costruzione di un unico fosso lurido con pareti impermeabili nel centro di ogni cortile.
e) la costruzione di un corso nel centro di ogni cortile, coperto con valvole inodore, nel foro di immissione atto a convogliare tutti i liquidi, che si raccolgono nel cortile medesimo, nella fogna stradale.
Richiedevo inoltre la costruzione di un pubblico lavatoio, quella di un pubblico macello, la costruzione della via Miano-Piscinola (L'odierna Via V. Veneto).
2° Allargare il corso Mianella per il tratto della via Rattazzi al palazzo Monaco, essendo difficile e pericoloso il transito delle vetture allorché si incontrano in quell’angusto passaggio. Tutto il Corso Mianella dall’imbocco di Via Rattazzi, costituendo l’unica arteria che mette in comunicazione il rione omonimo con l’abitato di Miano, è necessario che sia lastricato e fognato. Ragione di sicurezza e di igiene reclamano ciò.
3° Per il prolungamento della linea tramviaria Miano-Secondigliano, nel punto ove termina la strada Ponte ed il Vico Filangieri, si è alzato il livello stradale di parecchi metri, costruendosi un alto muro, che ha chiuso le comunicazioni coi dintorni e gli sbocchi nelle campagne.
E’ indispensabile che sia costruita ivi una rampa per permettere ai pedoni ed ai veicoli di riuscire nella soprastante via. Gli abitanti delle cennate contrade, per maggior parte coloni, per accedere con carretti, animali ed attrezzi sui fondi che coltivano sono costretti a fare un lunghissimo giro per tutto l’intero villaggio ed i loro lamenti sono giustificati.
4° A vico 3° Parise si ravvisa la necessità di costruire alcuni metri di fabbrica di parapetto alla scala che mena alla discesa Croce. Ciò per evitare disgrazie personali.
5° A Vico Parise è pure necessario. Per ragione di nettezza urbana, costruire un rialzo dal livello stradale presso la vaschetta della fontanina pubblica, affinché le acque non si riversino sulla via.
6° Il numero attuale delle fontanine pubbliche è insufficiente ai bisogni della popolazione del villaggio. Occorre l’impianto di due nuove fontanine una alla via Ponte e l’altra nel rione Mianella, primo tratto venendo da Miano, essendo impossibile a quegli abitanti, per la notevole distanza, recarsi nel centro del villaggio a fornirsi di acqua. Attualmente una sola fontanina esiste nella parte estrema di Mianella, presso l’alveo stradale e l’acqua vi giunge mercé un tratto di canalizzazione che viene dal sentiero che taglia la proprietà Curati. La canalizzazione per queste due nuove fontanine dovrebbe eseguirsi dal Comune come opera richiesta per imperiose esigenze di salute pubblica, a prevenire manifestazioni di malattie, che traggono per lo più origine dalla mancanza di questo necessario alimento alla vita.
7° Per motivi di sicurezza richiedesi l’impianto di fanali lungo la via ove passa il tram, cioè dalla via nuova dopo l’ingresso del Villaggio (odierna via Valente) fino alla piazzale avanti alla Chiesa di S. M. dell’Arco, ove comincia l’illuminazione che si prolunga sino a Secondigliano.
8° La Piazza del Villaggio, che è il sito più centrale, è scarsamente illuminata e chiedesi ivi l’impianto di altri due fanali.
9° La trasformazione dei becchi di farfalla in becchi Auer risponde all’unanime desiderio dei cittadini per aver luce che pienamente soddisfi ed elimini inconvenienti molteplici, e se non fosse ora possibile l’esaudimento completo di tale voto, si forniscano almeno i becchi Auer i fanali delle tre vie principali: Quattromani, Rattazzi, Pietro Colletta.
Opera del March. G. Lucarelli, 1913, collez. S. Fioretto |
1° Che l’acqua fosse data ai due villaggi, sostituendo alla conduttura esistente una di maggior diametro,
2° Che le fognature fossero nel più breve tempo costruite,
3° Che con apposita ordinanza fosse disposta:
a) l’abolizione dei cessi comuni nei cortili ove non era possibile fare altrimenti;
b) la costruzione del cesso in ogni singola abitazione, sempre che si potesse costruire, dettando le norme come detto cesso doveva essere fatto.
c) la costruzione di una singola conduttura impermeabile in ogni cesso, per mezzo della quale le materie fecali dovevano essere immesse in unici fossi luridi.
d) la costruzione di un unico fosso lurido con pareti impermeabili nel centro di ogni cortile.
e) la costruzione di un corso nel centro di ogni cortile, coperto con valvole inodore, nel foro di immissione atto a convogliare tutti i liquidi, che si raccolgono nel cortile medesimo, nella fogna stradale.
Richiedevo inoltre la costruzione di un pubblico lavatoio, quella di un pubblico macello, la costruzione della via Miano-Piscinola (L'odierna Via V. Veneto).
La semplice
enumerazione di tali opere da me richieste può dare una esatta visione dello
stato dei villaggi e di che cosa ad essi bisognasse.
Compiute alcune di queste opere, inizialmente altre, fu possibile dedicarsi ad un lavoro proficuo in favore della nettezza e dell’igiene, indispensabile per qualsiasi agglomerato di abitazioni. In questo lavoro è stata mia cura continua e costante, perché, con la pubblica Amministrazione, gli abitanti stessi concorressero nello sforzo non lieve per rimuovere a grado a grado gli inconvenienti che si deploravano, abbandonando vecchie abitudini e provvedendo a tenere in più decenti condizioni le abitazioni e i cortili.
Quello che era addirittura insopportabile e nauseante era il sistema in uso quasi generale dei cessi e di convogliamento scoverto delle acque luride e bisognò provvedere sovratutto a questo non trascurabile problema; che, essendo di difficilissima risoluzione, era stato sempre rimandato a tempi migliori. Infatti per risolverlo radicalmente occorreva il tutt’altro che piccolo lavoro, con relativa importante spesa, della costruzione delle fogne.
E la nostra Amministrazione questo problema ha saputo affrontare ed è già da un pezzo fognato vico 2 Risorgimento in Piscinola. Altri tratti sono prossimi ad essere eseguiti e così mano a mano è possibile emettere le dovute ordinanze per sistemare convenientemente il defluvio dalle abitazioni private. In quelle vie in cui la fogna non era ancora iniziata si è provveduto con la creazione di pozzi neri, costruiti con pareti impermeabili e con chiusura perfetta, da rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze dell’igiene.
Per invogliare vieppiù i privati a seguire l’Amministrazione in questa opera di trasformazione, potrei dire, di rifacimento degli abbandonanti villaggi, cominciai col togliere una delle ragioni di malumore, che teneva parte della popolazione avversa alle autorità. Il villaggio di Piscinola era costituito in comune autonomo fino al 1863 (era il 1865, sic!) ed in questa data venne aggregato a Napoli. Gli abitanti, che non avevano visto realizzare chi sa quali speranze concepite per la unione alla grande Città, furono irritati maggiormente quando si trovarono privati anche del vantaggio di avere nel centro del loro abitato l’ufficio municipale, il quale fu trasferito a Marianella.
Pensai che il ritorno dell’ufficio nel suo primitivo posto fosse opportuno non solo, ma anche conveniente, poiché a Marianella il Municipio era obbligato a tenere fitto un appartamento, per quale si pagava un mensile abbastanza rilevante, mente a Piscinola, in sito centrale, vi era una proprietà comunale, che, debitamente ripulita e rinnovata, ha dato posto a tutti gli uffici che vo sono ottimamente allogati.
Occorreva però una maggiore vigilanza per continuare in quest’opera di miglioramento e trasformazione specialmente delle abitudini inveterate del popolino, vivente sulla pubblica via, e più ancora per non frustare gli effetti del lavoro già compiuto: e fu necessario perciò un riordinamento del servizio delle guardie municipali, che in numero scarsissimo erano assegnate ai due villaggi.
Un unico graduato doveva sorvegliare l’intero servizio di polizia urbana a Miano, a Piscinola ed a Marianella, e dovetti proporre ed ottenni, che in ognuno di questi villaggi fosse assegnato un graduato il quale può ben vigilare nella zona a lui affidata, e d’altro canto non può avere delle scusanti per sfuggire a qualche eventuali responsabilità, come erasi potuto verificare per l’innanzi.
Per ogni possibile evenienza chiesi pure che un agente ciclista fosse sempre a disposizione per le comunicazioni tra i vari villaggi e tra questi e Napoli.
Fra i provvedimenti speciali, che più invocavo, era quello dell’impianto di pubblici lavatoi. Buona parte delle donne del popolino, esercitando il mestiere di lavandaia, contribuisce oltre ogni credere al luridume ed alla insalubrità di questi villaggi;: dalla città, e da altre abitazioni dei villaggi stessi, vengono ammucchiati negli angusti ed anneriti bassi, talvolta fino al terzo della cubatura dell’ambiente e vi restano giorno e notte, finché non è pronto, sulla via o nel cortile, il tinozzo con la lisciva (Soda). La lavatura avviene sotto gli occhi di tutti ed al lavoro finito i panni, quasi sempre non nuovi né candidi, sono sciorinati nella via, ed il liquido lurido e fetido va a riempire i fossetti del selciato o degli stradoni, restandovi per giorni interi, con quanto nocumento della pubblica salute non è a dire.
Forse molti dolorosi avvenimenti, che turbarono queste popolazioni, si devono proprio a questo gravissimo inconveniente, per quale ho cercato di adottare provvedimenti parziali in attesa della definitiva sistemazione.
Era quindi indispensabile dotare questi centri di pubblici lavatoi, ed uno, per una quarantina di lavandai, è per sorgere a Piscinola, nei presso della cupa Acquarola, in proprietà comunale, ed un altro a Miano, anche sul suolo comunale, al largo Municipio, di fronte alla chiesa della Madonna dell’Arco. Questo lavatoio sarà sufficiente per una sessantina di lavandaie, e come l’altro di Piscinola, sarà munito di una stufa di disinfezione, in modo che a questa esigenza si è conveniente e completamente provveduto.
Resta solo a pensare alla costruzione di un identico lavatoio a Marianella. Il ritardo del progetto è dovuto alla deficienza di acqua che si verificava in questa contrada, la quale è ad un livello superiore alle altre, ed occorreva perciò una speciale canalizzazione., come si è debitamente provveduto. Sicché anche l’impianto del terzo lavatoio, appunto per gli abitanti di Marianella, è da sperare che seguirà a non lunga distanza la costruzione degli altri.
Rilevando ancora meglio questo importante provvedimento, per cui si è dotato di acqua a sufficienza il villaggio di Marianella, che per ragioni di planimetria ne era quasi del tutto sfornito, specie in estate, devo ricordare che è stato mio autorevole coadiutore nelle pratiche necessarie presso l’Amministrazione il collega cav. Augusto De Martino. Dai primi di maggio u.s. questo servizio importantissimo, tra i più importanti, è quindi sistemato a Marianella, dove si è avuto l’aumento di due fontanine e lo sdoppiamento della altre due in piazza Municipio, nonché la creazione di due bocche di incendio.
E’ da rilevare che a Marianella un’altra fontanina, in via dei Liguori già era stata, prima. Impiantata su mia richiesta.
A Miano ed a Piscinola le fontanine pubbliche sono già state aumentate. Nel primo villaggio ne è stata impiantata una alla via Croce e due nella contrada Mianella, e propriamente una presso la proprietà Triola e l’altra presso la proprietà de Ciutiis, in modo che da nessun punto del villaggio gli abitanti sono costretti a dare lungo tratto di via per rifornirsi di acqua.
A Piscinola una nuova fontanina pubblica è stata collocata alla via Miano (Fiurella).
Per l’innaffiamento ora si provvede con carri botte a quel tratto che dalla fermata della tramvia, per l'intero stradone di Marianella, conduce a questo villaggio e con tubi di lancio alla Piazza Municipio in Piscinola. Tutte le altre strade sono innaffiare con carrettini a mano.
Compiute alcune di queste opere, inizialmente altre, fu possibile dedicarsi ad un lavoro proficuo in favore della nettezza e dell’igiene, indispensabile per qualsiasi agglomerato di abitazioni. In questo lavoro è stata mia cura continua e costante, perché, con la pubblica Amministrazione, gli abitanti stessi concorressero nello sforzo non lieve per rimuovere a grado a grado gli inconvenienti che si deploravano, abbandonando vecchie abitudini e provvedendo a tenere in più decenti condizioni le abitazioni e i cortili.
Quello che era addirittura insopportabile e nauseante era il sistema in uso quasi generale dei cessi e di convogliamento scoverto delle acque luride e bisognò provvedere sovratutto a questo non trascurabile problema; che, essendo di difficilissima risoluzione, era stato sempre rimandato a tempi migliori. Infatti per risolverlo radicalmente occorreva il tutt’altro che piccolo lavoro, con relativa importante spesa, della costruzione delle fogne.
E la nostra Amministrazione questo problema ha saputo affrontare ed è già da un pezzo fognato vico 2 Risorgimento in Piscinola. Altri tratti sono prossimi ad essere eseguiti e così mano a mano è possibile emettere le dovute ordinanze per sistemare convenientemente il defluvio dalle abitazioni private. In quelle vie in cui la fogna non era ancora iniziata si è provveduto con la creazione di pozzi neri, costruiti con pareti impermeabili e con chiusura perfetta, da rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze dell’igiene.
Per invogliare vieppiù i privati a seguire l’Amministrazione in questa opera di trasformazione, potrei dire, di rifacimento degli abbandonanti villaggi, cominciai col togliere una delle ragioni di malumore, che teneva parte della popolazione avversa alle autorità. Il villaggio di Piscinola era costituito in comune autonomo fino al 1863 (era il 1865, sic!) ed in questa data venne aggregato a Napoli. Gli abitanti, che non avevano visto realizzare chi sa quali speranze concepite per la unione alla grande Città, furono irritati maggiormente quando si trovarono privati anche del vantaggio di avere nel centro del loro abitato l’ufficio municipale, il quale fu trasferito a Marianella.
Pensai che il ritorno dell’ufficio nel suo primitivo posto fosse opportuno non solo, ma anche conveniente, poiché a Marianella il Municipio era obbligato a tenere fitto un appartamento, per quale si pagava un mensile abbastanza rilevante, mente a Piscinola, in sito centrale, vi era una proprietà comunale, che, debitamente ripulita e rinnovata, ha dato posto a tutti gli uffici che vo sono ottimamente allogati.
Occorreva però una maggiore vigilanza per continuare in quest’opera di miglioramento e trasformazione specialmente delle abitudini inveterate del popolino, vivente sulla pubblica via, e più ancora per non frustare gli effetti del lavoro già compiuto: e fu necessario perciò un riordinamento del servizio delle guardie municipali, che in numero scarsissimo erano assegnate ai due villaggi.
Un unico graduato doveva sorvegliare l’intero servizio di polizia urbana a Miano, a Piscinola ed a Marianella, e dovetti proporre ed ottenni, che in ognuno di questi villaggi fosse assegnato un graduato il quale può ben vigilare nella zona a lui affidata, e d’altro canto non può avere delle scusanti per sfuggire a qualche eventuali responsabilità, come erasi potuto verificare per l’innanzi.
Per ogni possibile evenienza chiesi pure che un agente ciclista fosse sempre a disposizione per le comunicazioni tra i vari villaggi e tra questi e Napoli.
Fra i provvedimenti speciali, che più invocavo, era quello dell’impianto di pubblici lavatoi. Buona parte delle donne del popolino, esercitando il mestiere di lavandaia, contribuisce oltre ogni credere al luridume ed alla insalubrità di questi villaggi;: dalla città, e da altre abitazioni dei villaggi stessi, vengono ammucchiati negli angusti ed anneriti bassi, talvolta fino al terzo della cubatura dell’ambiente e vi restano giorno e notte, finché non è pronto, sulla via o nel cortile, il tinozzo con la lisciva (Soda). La lavatura avviene sotto gli occhi di tutti ed al lavoro finito i panni, quasi sempre non nuovi né candidi, sono sciorinati nella via, ed il liquido lurido e fetido va a riempire i fossetti del selciato o degli stradoni, restandovi per giorni interi, con quanto nocumento della pubblica salute non è a dire.
Forse molti dolorosi avvenimenti, che turbarono queste popolazioni, si devono proprio a questo gravissimo inconveniente, per quale ho cercato di adottare provvedimenti parziali in attesa della definitiva sistemazione.
Era quindi indispensabile dotare questi centri di pubblici lavatoi, ed uno, per una quarantina di lavandai, è per sorgere a Piscinola, nei presso della cupa Acquarola, in proprietà comunale, ed un altro a Miano, anche sul suolo comunale, al largo Municipio, di fronte alla chiesa della Madonna dell’Arco. Questo lavatoio sarà sufficiente per una sessantina di lavandaie, e come l’altro di Piscinola, sarà munito di una stufa di disinfezione, in modo che a questa esigenza si è conveniente e completamente provveduto.
Resta solo a pensare alla costruzione di un identico lavatoio a Marianella. Il ritardo del progetto è dovuto alla deficienza di acqua che si verificava in questa contrada, la quale è ad un livello superiore alle altre, ed occorreva perciò una speciale canalizzazione., come si è debitamente provveduto. Sicché anche l’impianto del terzo lavatoio, appunto per gli abitanti di Marianella, è da sperare che seguirà a non lunga distanza la costruzione degli altri.
Rilevando ancora meglio questo importante provvedimento, per cui si è dotato di acqua a sufficienza il villaggio di Marianella, che per ragioni di planimetria ne era quasi del tutto sfornito, specie in estate, devo ricordare che è stato mio autorevole coadiutore nelle pratiche necessarie presso l’Amministrazione il collega cav. Augusto De Martino. Dai primi di maggio u.s. questo servizio importantissimo, tra i più importanti, è quindi sistemato a Marianella, dove si è avuto l’aumento di due fontanine e lo sdoppiamento della altre due in piazza Municipio, nonché la creazione di due bocche di incendio.
E’ da rilevare che a Marianella un’altra fontanina, in via dei Liguori già era stata, prima. Impiantata su mia richiesta.
A Miano ed a Piscinola le fontanine pubbliche sono già state aumentate. Nel primo villaggio ne è stata impiantata una alla via Croce e due nella contrada Mianella, e propriamente una presso la proprietà Triola e l’altra presso la proprietà de Ciutiis, in modo che da nessun punto del villaggio gli abitanti sono costretti a dare lungo tratto di via per rifornirsi di acqua.
A Piscinola una nuova fontanina pubblica è stata collocata alla via Miano (Fiurella).
Per l’innaffiamento ora si provvede con carri botte a quel tratto che dalla fermata della tramvia, per l'intero stradone di Marianella, conduce a questo villaggio e con tubi di lancio alla Piazza Municipio in Piscinola. Tutte le altre strade sono innaffiare con carrettini a mano.
Il numero degli
spazzini è stato aumentato convenientemente e di carri per la rimozione della
spazzatura se ne hanno in più uno destinato al villaggio di Marianella, al
Frullone e S. Rocco ed una altro alla contrada di Mianella.
Con questi nuovi mezzi e mercé l’assidua e zelante vigilanza dei drappelli di guardie municipali i villaggi non solo hanno perduto quell’aspetto che li faceva additare come esempio di abbandono, ma sono specie nelle strade principali, in condizioni di perfetta pulizia e decenza.
Come rilevavo più innanzi, a questo risultato non era possibile pervenire prima di aver provveduto ad altre opere, che ho chiamato cardinali, e così è stato possibile un più efficace spazzamento solo quando si era già provveduto a sistemare o almeno a riattare, dove non era stato ancora possibile provvedere definitivamente, le pubbliche vie.
Quando i corsetti privati non erano a posto, quando la pavimentazione era sconnessa da permettere dei laghetti e da rendere vano il passaggio della granata, anche ad un relativo spazzamento non era assolutamente da pensare e bisognava limitarsi a far rimuovere i cumuli più appariscenti. Ora invece la nettezza pubblica è possibile, poiché le strade sono in massima parte ben tenute.
Con questi nuovi mezzi e mercé l’assidua e zelante vigilanza dei drappelli di guardie municipali i villaggi non solo hanno perduto quell’aspetto che li faceva additare come esempio di abbandono, ma sono specie nelle strade principali, in condizioni di perfetta pulizia e decenza.
Come rilevavo più innanzi, a questo risultato non era possibile pervenire prima di aver provveduto ad altre opere, che ho chiamato cardinali, e così è stato possibile un più efficace spazzamento solo quando si era già provveduto a sistemare o almeno a riattare, dove non era stato ancora possibile provvedere definitivamente, le pubbliche vie.
Quando i corsetti privati non erano a posto, quando la pavimentazione era sconnessa da permettere dei laghetti e da rendere vano il passaggio della granata, anche ad un relativo spazzamento non era assolutamente da pensare e bisognava limitarsi a far rimuovere i cumuli più appariscenti. Ora invece la nettezza pubblica è possibile, poiché le strade sono in massima parte ben tenute.
E ricordo, tra
le opere fatte durante il tempo della mia delegazione, il lastricamento della
via dei Liguori a Marianella, tutta nuova, fino alla proprietà così detta del
Cardovino; il lastricamento fino alla cupa Acquarola, il lastricamento dell’itero
spiazzo innanzi alla chiesa. Con nuovi scalini, e la rifazione in terra battura
a taglime della piazza Municipio a Piscinola; nonché il lastricamento del corso
Mianella e la sistemazione a brecciame con taglime di via Ramaglia.
Notando le opere stradali, va rilevata anche la costruzione fatta nello scorso anno del parapetto sulla via di Miano, in quel punto in cui essa si eleva fra due grandi scoscendimenti, che possono paragonarsi a dei burroni e che finiscono nelle campagne sottostanti. Quel tratto è fra i più pittoreschi della via, ma era pericolosissimo appunto per la mancanza di argini all’esterno dei marciapiedi, i quali, perché ricchi di fossi e di irregolari e contrarii pendii, rendevano facilissime le cadute nei laterali precipizi.
Sulla via nuova, all’ingresso di via Ponte, è stata altresì costruita la rampa da me richiesta mettere in comunicazione la strada Ponte ed il vico Filangieri coi dintorni e con le campagne, comunicazione interrotta in seguito al rialzamento del livello stradale, reso necessario per il prolungamento della tramvia da Miano a Secondigliano.
Un’altra delle mie richieste, che ho avuto la soddisfazione di vedere accolta dall’Amministrazione comunale, è quella relativa alla illuminazione. Oramai i fiochi becchi a farfalla sono spariti anche dai villaggi, che sono illuminati con becchi Aurer.
Oltre questa trasformazione, la cui importanza non ha bisogno do essere rilevata, altri miglioramenti si sono ottenuti.
In piazza Municipio a Piscinola e in quella Umberto a Marianella si sono impiantati tre nuovi candelabri di cinque lanterne ciascuno, uno a Piscinola e due a Marianella. Nel villaggio di Miano si è illuminata la via che porta da Secondigliano a Miano, dove è il binario della tramvia e propriamente dall’ingresso del villaggio fino al piazzale della chiesa S. M. dell’Arco; ed anche l’intera cupa Mianella, che dalla via Municipio conduce di fronte alla proprietà Curati, è ora perfettamente illuminata. Inoltre si è provveduto alla illuminazione del tratto dal Furlone a Marianella.
Da tutto ciò che ho avuto l’onore di esporre si desume che per quanto si è già fatto e per quanto do sta facendo, come per la sistemazione della distribuzione dell’acqua e per una nuova e comoda via Miano-Piscinola, di cu sono in corso i lavori, i servizi pubblici e l’assetto generale di questi villaggi lasciano ben poco a desiderare.
Due sole cose , ancora da fare, rese anche più indispensabili dalle esigenze della nuova vita sviluppata tra queste popolazioni, sono il macello e l’impianto di un posto di pronto soccorso, oltre la costruzione di fogne nei rimanenti tratti che ne sono del tutto privi.
L’ufficio Municipale dei villaggi è già fornito di un armadio farmaceutico per qualsiasi urgente bisogno; ma in casi di eccezionale gravità non è sufficiente questo solo mezzo, ed è perciò che l’Amministrazione ha già pensato alla istituzione di un posto di pronto soccorso, a villa Risoli a Miano, presso la residenza municipale e la relativa deliberazione è stata già approvata dal Consiglio Comunale.
In quanto al Macello l’Amministrazione ha mostrato, non da poco tempo, tutta la preoccupazione per questo problema, che interessa l’igiene, la decenza, la civiltà, occorrendo assolutamente evitare che la macellazione venga fatta nei cortili privati; ma le difficoltà che si sono opposte sia per trovare un posto adatto a questo servizio sia per soddisfare alle richieste varie dei varii centri popolati, hanno reso impossibile finora il tradurre in atto tale sentito desiderio.
Ma esso era troppo fermo, perché non si riuscisse a vincere tutti gli ostacoli e grazie all’interessamento dell’ufficio d’igiene e dell’Assessore Aveta è stato finalmente scelto il sito adatto, equidistante dai diversi villaggi; ed anche il Macello sarà presto un fatto compiuto.
Senza artifici o fioriture di stile ho fatto una semplice enumerazione di opere compiute o in via di esecuzione, o presso a compiersi: opere necessarie, indispensabili, mancando le quali, questi villaggi apparivano molto lontani dalla civiltà del nostro paese e queste popolazioni erano nella impossibilità di evolversi e conseguire quei vantaggi cui pure hanno diritto.
Notando le opere stradali, va rilevata anche la costruzione fatta nello scorso anno del parapetto sulla via di Miano, in quel punto in cui essa si eleva fra due grandi scoscendimenti, che possono paragonarsi a dei burroni e che finiscono nelle campagne sottostanti. Quel tratto è fra i più pittoreschi della via, ma era pericolosissimo appunto per la mancanza di argini all’esterno dei marciapiedi, i quali, perché ricchi di fossi e di irregolari e contrarii pendii, rendevano facilissime le cadute nei laterali precipizi.
Sulla via nuova, all’ingresso di via Ponte, è stata altresì costruita la rampa da me richiesta mettere in comunicazione la strada Ponte ed il vico Filangieri coi dintorni e con le campagne, comunicazione interrotta in seguito al rialzamento del livello stradale, reso necessario per il prolungamento della tramvia da Miano a Secondigliano.
Un’altra delle mie richieste, che ho avuto la soddisfazione di vedere accolta dall’Amministrazione comunale, è quella relativa alla illuminazione. Oramai i fiochi becchi a farfalla sono spariti anche dai villaggi, che sono illuminati con becchi Aurer.
Oltre questa trasformazione, la cui importanza non ha bisogno do essere rilevata, altri miglioramenti si sono ottenuti.
In piazza Municipio a Piscinola e in quella Umberto a Marianella si sono impiantati tre nuovi candelabri di cinque lanterne ciascuno, uno a Piscinola e due a Marianella. Nel villaggio di Miano si è illuminata la via che porta da Secondigliano a Miano, dove è il binario della tramvia e propriamente dall’ingresso del villaggio fino al piazzale della chiesa S. M. dell’Arco; ed anche l’intera cupa Mianella, che dalla via Municipio conduce di fronte alla proprietà Curati, è ora perfettamente illuminata. Inoltre si è provveduto alla illuminazione del tratto dal Furlone a Marianella.
Da tutto ciò che ho avuto l’onore di esporre si desume che per quanto si è già fatto e per quanto do sta facendo, come per la sistemazione della distribuzione dell’acqua e per una nuova e comoda via Miano-Piscinola, di cu sono in corso i lavori, i servizi pubblici e l’assetto generale di questi villaggi lasciano ben poco a desiderare.
Due sole cose , ancora da fare, rese anche più indispensabili dalle esigenze della nuova vita sviluppata tra queste popolazioni, sono il macello e l’impianto di un posto di pronto soccorso, oltre la costruzione di fogne nei rimanenti tratti che ne sono del tutto privi.
L’ufficio Municipale dei villaggi è già fornito di un armadio farmaceutico per qualsiasi urgente bisogno; ma in casi di eccezionale gravità non è sufficiente questo solo mezzo, ed è perciò che l’Amministrazione ha già pensato alla istituzione di un posto di pronto soccorso, a villa Risoli a Miano, presso la residenza municipale e la relativa deliberazione è stata già approvata dal Consiglio Comunale.
In quanto al Macello l’Amministrazione ha mostrato, non da poco tempo, tutta la preoccupazione per questo problema, che interessa l’igiene, la decenza, la civiltà, occorrendo assolutamente evitare che la macellazione venga fatta nei cortili privati; ma le difficoltà che si sono opposte sia per trovare un posto adatto a questo servizio sia per soddisfare alle richieste varie dei varii centri popolati, hanno reso impossibile finora il tradurre in atto tale sentito desiderio.
Ma esso era troppo fermo, perché non si riuscisse a vincere tutti gli ostacoli e grazie all’interessamento dell’ufficio d’igiene e dell’Assessore Aveta è stato finalmente scelto il sito adatto, equidistante dai diversi villaggi; ed anche il Macello sarà presto un fatto compiuto.
Senza artifici o fioriture di stile ho fatto una semplice enumerazione di opere compiute o in via di esecuzione, o presso a compiersi: opere necessarie, indispensabili, mancando le quali, questi villaggi apparivano molto lontani dalla civiltà del nostro paese e queste popolazioni erano nella impossibilità di evolversi e conseguire quei vantaggi cui pure hanno diritto.
Tutto quanto ora
rimane a fare è appunto ciò che può contribuire ad aiutare gli sforzi di questa
gente nel rendere migliore anche l’interno della casa, per giungere ad momento
in cui, senza esitazione, si potrà usare anche il piccone là dove, per
avventura, spontaneamente, non si senta questo soffio di incivilimento, che
nella maggioranza si manifesta in maniera davvero confortante.
Uno degli indici non dubbi delle migliorati condizioni generali di queste popolazioni è l’aumentato numero dei ragazzo frequentanti le scuole, le quali prima erano disertate dalla massima parte del popolo, se non dalla totalità addirittura.
In rispondenza dei nuovi bisogni è stato indispensabile istituire un corso completo per le scuole femminili a Miano, ed a Piscinola un corso completo maschile, con insegnamenti speciali di agraria e di altre materie che più sono richiesta, data l’indole e le abitudini della popolazione.
Un ultimo rilievo resta a fare, anch’esso confortevole per chi ha lavorato senza risparmio di tempo e di cure in favore di queste contrade. Malgrado i progressivi miglioramenti apportati, queste località erano fuggite da coloro che devono avere quotidiane relazioni con la città e ciò per la deficienza di mezzi di comunicazione. La tramvia elettrica che sembrava avesse dovuto portare tutta una nuova vita ed uno straordinario movimento in questi paesi del Nord, non aveva affatto risposto alle speranze per ragioni varie, che sarebbe lungo enumerare e che, del resto, sono notissime per essere state discusse non poche volte nei pubblici consessi, dando luogo spesso anche ad agitazioni e comizi fra le popolazioni interessate.
Rimuovere le difficoltà che si opponevano ad un regolare esercizio della tramvia, rispondente ai bisogni attuali di questi abitanti non solo, ma atto a sviluppare il traffico ora esistente ed a renderlo degno di queste contrade, quali ora sono diventate, fu impresa difficilissima, essendo il Comune ligato da un contratto, dai limiti del quale non era possibile uscire.
Finalmente in seguito ai reclami dei cittadini ed alle mie premure più vive, poiché ogni giorno personalmente potevo constatare gli insopportabili inconvenienti di questo servizio, l’Amministrazione Comunale affrontò una buona volta il problema dalle radici e propose ed ottenne modifica del contratto con la Società delle tramvie del Nord, alla quale accordò da un lato notevoli benefici finanziari e dall’altro richiese nuovi obblighi per lo sviluppo e la regolarità del servizio.
Uno degli indici non dubbi delle migliorati condizioni generali di queste popolazioni è l’aumentato numero dei ragazzo frequentanti le scuole, le quali prima erano disertate dalla massima parte del popolo, se non dalla totalità addirittura.
In rispondenza dei nuovi bisogni è stato indispensabile istituire un corso completo per le scuole femminili a Miano, ed a Piscinola un corso completo maschile, con insegnamenti speciali di agraria e di altre materie che più sono richiesta, data l’indole e le abitudini della popolazione.
Un ultimo rilievo resta a fare, anch’esso confortevole per chi ha lavorato senza risparmio di tempo e di cure in favore di queste contrade. Malgrado i progressivi miglioramenti apportati, queste località erano fuggite da coloro che devono avere quotidiane relazioni con la città e ciò per la deficienza di mezzi di comunicazione. La tramvia elettrica che sembrava avesse dovuto portare tutta una nuova vita ed uno straordinario movimento in questi paesi del Nord, non aveva affatto risposto alle speranze per ragioni varie, che sarebbe lungo enumerare e che, del resto, sono notissime per essere state discusse non poche volte nei pubblici consessi, dando luogo spesso anche ad agitazioni e comizi fra le popolazioni interessate.
Rimuovere le difficoltà che si opponevano ad un regolare esercizio della tramvia, rispondente ai bisogni attuali di questi abitanti non solo, ma atto a sviluppare il traffico ora esistente ed a renderlo degno di queste contrade, quali ora sono diventate, fu impresa difficilissima, essendo il Comune ligato da un contratto, dai limiti del quale non era possibile uscire.
Finalmente in seguito ai reclami dei cittadini ed alle mie premure più vive, poiché ogni giorno personalmente potevo constatare gli insopportabili inconvenienti di questo servizio, l’Amministrazione Comunale affrontò una buona volta il problema dalle radici e propose ed ottenne modifica del contratto con la Società delle tramvie del Nord, alla quale accordò da un lato notevoli benefici finanziari e dall’altro richiese nuovi obblighi per lo sviluppo e la regolarità del servizio.
Oramai è già un
pezzo che gli antichi reclami più non si fanno sentire, questa tramvia funziona
con soddisfazione del pubblico, essendo state prolungate le teste di linea dal
lato Napoli, essendo aumentato il numero delle vetture motrici, aggiunte le
vetture rimorchiate su alcune linee ed essendo state istituite a tutto
vantaggio dei Villaggi, di cui ci occupiamo, la linea 4 che da Piazza Dante va
al Garittone, e delle corse speciali sulla linea numero 3, per servire il
traffico tra Napoli e Marianella.
Era difficile il compito che mi venne assegnato dalla S.V. Ill.ma quando mi fece onore di delegarmi a questi Villaggi; oggi però, non molto lontano dal momento della legale scadenza del mandato, nel guardare all’opera compiuta con modeste forze, ma con immensa buona volontà di riuscire, credo di poter con legittima soddisfazione pensare di non avere del tutto mal risposto alla fiducia che si riponeva nel mio zelo e nel mio attaccamento alla civica Amministrazione.
Era difficile il compito che mi venne assegnato dalla S.V. Ill.ma quando mi fece onore di delegarmi a questi Villaggi; oggi però, non molto lontano dal momento della legale scadenza del mandato, nel guardare all’opera compiuta con modeste forze, ma con immensa buona volontà di riuscire, credo di poter con legittima soddisfazione pensare di non avere del tutto mal risposto alla fiducia che si riponeva nel mio zelo e nel mio attaccamento alla civica Amministrazione.
IL VICESINDACO
Marchese Giovanni
Lucarelli"
Conclusione:
La testimonianza del marchese Giovanni Lucarelli risulta essere di una chiarezza e di una meticolosità espositiva singolare, oltre a essere particolarmente semplice e sobria nello stile, mancano solo alcune informazioni su alcuni eventi particolari che, nel frattempo, si erano verificati nel territorio, i quali anch'essi contribuirono a migliorare le condizioni di vita della popolazione. Infatti, già dall'anno 1909, la società Chemin de Fer du Midi et Italie, concessionaria e gerente della ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife", aveva realizzato quasi tutte le tratte della linea ferrata e le stazioni, da Napoli ad Aversa, e si apprestava ad eseguire i collaudi dei treni, con lo svolgimento di corse che erano aperte al servizio pubblico. La ferrovia venne poi ufficialmente inaugurata nel marzo 1913, da Napoli (Piazza Carlo III), fino a Santa Maria di Capua. La strada pubblica, che nella relazione viene denominata: "via Miano Piscinola", ossia l'odierna Via Vittorio Veneto, verrà inaugurata nel corso dell'anno 1913. Erano già avviati gli appalti per la realizzazione del poderoso edificio destinato alla scuola pubblica, dedicato a Torquato Tasso.
Ora ci chiediamo, ma dopo gli interventi fatti eseguire dall'amministrazione comunale, seppur con caratteri di straordinarietà e di urgenza, i problemi del territorio, dei cosiddetti "Villaggi del Nord", furono completamente e definitivamente risolti? La gente sentiva appagato il suo antico desiderio di normalità civica e di modernizzazione oppure conservava ancora il malcontento e la diffidenza, percepiti anche dal Vicesindaco G. Lucarelli nella sua relazione? Non abbiamo trovato ancora testimonianze storiche in merito. Unico indizio rilevato è l'annotazione che Lucarelli scrive in merito al sopirsi delle lamentele degli utenti verso la carenza del servizio di trasporto delle Tramvie del Nord.
Sappiamo di contro, però, che il numero degli abitanti dei Villaggi del Nord, continuò ad accrescere nei decenni che seguirono e le statiche riportano, come si è visto anche nella prima parte, che la media dei decessi registrati erano in linea alla media di quelli degli altri quartieri di Napoli, cosiddetti "bene". In altro documento abbiamo rilevato che la mortalità infantile a Piscinola divenne tra le più basse del territorio comunale. Sono dati da interpretare come indicatori di un apprezzabile o percepibile benessere...
Ma diciamo anche che dopo i primi quindici anni del nuovo secolo la gente aveva ben altro a cui pensare e mancavano anche le forze lavorative attive per la realizzazione delle opere previste, per cui il processo di modernizzazione ebbe sicuramente un brutto arresto. Infatti, nell'anno 1915, l'Italia entrava in un conflitto mondiale durissimo e sanguinoso, che durò fino al 1918! Piscinola, Marianella, Miano e Mianella, come i tanti centri e i paesi sparsi nella Penisola, furono svuotati della gioventù dell'epoca e tantissimi tra essi, purtroppo, non fecero più ritorno da vivi... Alcune opere furono completate solo a distanza di tanti anni, come la scuola T. Tasso (1930) e il nuovo tram "Bretella Miano-Piscinola" (1926), mentre altre opere non furono completate o mai avviate, come il prolungamento di via Veneto verso la piazza B. Tafuri (realizzato parzialmente), il mercato e il macello comunale (opere mai iniziate). Imperversò poi una paurosa epidemia (chiamata Spagnola) che, tra il 1918 e il 1920, mietette tante vite, soprattutto tra i giovani... seguì l'avvento del fascismo, poi una seconda guerra mondiale ancora più disastrosa della prima....
I guai purtroppo non vengono mai da soli!
Salvatore Fioretto
La testimonianza del marchese Giovanni Lucarelli risulta essere di una chiarezza e di una meticolosità espositiva singolare, oltre a essere particolarmente semplice e sobria nello stile, mancano solo alcune informazioni su alcuni eventi particolari che, nel frattempo, si erano verificati nel territorio, i quali anch'essi contribuirono a migliorare le condizioni di vita della popolazione. Infatti, già dall'anno 1909, la società Chemin de Fer du Midi et Italie, concessionaria e gerente della ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife", aveva realizzato quasi tutte le tratte della linea ferrata e le stazioni, da Napoli ad Aversa, e si apprestava ad eseguire i collaudi dei treni, con lo svolgimento di corse che erano aperte al servizio pubblico. La ferrovia venne poi ufficialmente inaugurata nel marzo 1913, da Napoli (Piazza Carlo III), fino a Santa Maria di Capua. La strada pubblica, che nella relazione viene denominata: "via Miano Piscinola", ossia l'odierna Via Vittorio Veneto, verrà inaugurata nel corso dell'anno 1913. Erano già avviati gli appalti per la realizzazione del poderoso edificio destinato alla scuola pubblica, dedicato a Torquato Tasso.
Ora ci chiediamo, ma dopo gli interventi fatti eseguire dall'amministrazione comunale, seppur con caratteri di straordinarietà e di urgenza, i problemi del territorio, dei cosiddetti "Villaggi del Nord", furono completamente e definitivamente risolti? La gente sentiva appagato il suo antico desiderio di normalità civica e di modernizzazione oppure conservava ancora il malcontento e la diffidenza, percepiti anche dal Vicesindaco G. Lucarelli nella sua relazione? Non abbiamo trovato ancora testimonianze storiche in merito. Unico indizio rilevato è l'annotazione che Lucarelli scrive in merito al sopirsi delle lamentele degli utenti verso la carenza del servizio di trasporto delle Tramvie del Nord.
Sappiamo di contro, però, che il numero degli abitanti dei Villaggi del Nord, continuò ad accrescere nei decenni che seguirono e le statiche riportano, come si è visto anche nella prima parte, che la media dei decessi registrati erano in linea alla media di quelli degli altri quartieri di Napoli, cosiddetti "bene". In altro documento abbiamo rilevato che la mortalità infantile a Piscinola divenne tra le più basse del territorio comunale. Sono dati da interpretare come indicatori di un apprezzabile o percepibile benessere...
Ma diciamo anche che dopo i primi quindici anni del nuovo secolo la gente aveva ben altro a cui pensare e mancavano anche le forze lavorative attive per la realizzazione delle opere previste, per cui il processo di modernizzazione ebbe sicuramente un brutto arresto. Infatti, nell'anno 1915, l'Italia entrava in un conflitto mondiale durissimo e sanguinoso, che durò fino al 1918! Piscinola, Marianella, Miano e Mianella, come i tanti centri e i paesi sparsi nella Penisola, furono svuotati della gioventù dell'epoca e tantissimi tra essi, purtroppo, non fecero più ritorno da vivi... Alcune opere furono completate solo a distanza di tanti anni, come la scuola T. Tasso (1930) e il nuovo tram "Bretella Miano-Piscinola" (1926), mentre altre opere non furono completate o mai avviate, come il prolungamento di via Veneto verso la piazza B. Tafuri (realizzato parzialmente), il mercato e il macello comunale (opere mai iniziate). Imperversò poi una paurosa epidemia (chiamata Spagnola) che, tra il 1918 e il 1920, mietette tante vite, soprattutto tra i giovani... seguì l'avvento del fascismo, poi una seconda guerra mondiale ancora più disastrosa della prima....
I guai purtroppo non vengono mai da soli!
Salvatore Fioretto
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