La storia locale..., ma chi sarà mai questa sconosciuta?!
Dovrebbe essere il primo contatto di uno studente per analizzare il passato della propria comunità, per la riscoperta delle proprie origini e radici; la storia locale dovrebbe essere facilmente accessibile in ogni biblioteca di quartiere, in ogni casa, da ogni cittadino o dai visitatori, invece è considerata solo materia riservata a pochi... E' considerata una branca secondaria della "storia", destinata a uno sparuto manipolo di appassionati e di addetti ai lavori....! Spesso nelle scuole di ogni ordine e grado si studiano in maniera esageratamente approfondita la storia di altri popoli, di stati o di nazioni, anche d'oltreoceano, ma poi gli studenti ignorano letteralmente la storia della propria comunità, le origini dei luoghi, il significato dei toponimi, gli episodi e gli avvenimenti vissuti direttamente dai loro progenitori e avi...
Tutto questo non è accettabile!
In questa trilogia di post dedicati alla storia del Comune di Piscinola e alla sua evoluzione nella forma amministrativa attuale, quale quartiere nell'ambito del territorio del Comune di Napoli, cercheremo di fare un po' di ordine e di fornire qualche elemento di discussione per chi vorrà approfondire la ricerca su questo argomento storico interessante. Purtroppo registriamo una notevole carenza di documentazione e di fonti, spesso causate anche da eventi accidentali avversi, come l'incendio che devastò l'archivio comunale nella torre del Maschio Angioino, avvenuto all'inizio del secolo scorso, oppure i danni causati durante il periodo del "Dopoterremoto" del 1980.
L'argomento è da ritenere interessante anche per i lettori che non sono originari del quartiere di Piscinola, perché la costituzione e la nascita dei Decurionati e dei Comuni è stata univoca anche per gli altri quartieri o comuni circonvicini al territorio di Piscinola.
L'Università e il Decurionato di Piscinola
Decurionato, in terra di Abruzzo, stampa '800 |
Piscinola,
fin dalla nascita dei Casali, avvenuta intorno al periodo normanno-svevo, fu sempre amministrata come "Casale Regio",
vale a dire non fu mai infeudata e venduta ai Baroni. Era amministrata
dal Regio Demanio, organo che dipendeva direttamente dal Sovrano. Con lo
status di "Casale Regio Demaniale" Piscinola era esentata dal pagamento delle gabelle, come avveniva per tutti i
quartieri della capitale. Non sappiamo in quale periodo Piscinola passò dallo status di Casale a quello di "Università", ovvero nella forma primordiale di "Comune", amministrato da un proprio Sindaco e da due amministratori, eletti o designati dalla Regia Camera.
Questa forma amministrativa di "Università" sopravvisse fino a inizio '800, ossia fino all'occupazione dei Francesi, che ressero il Regno di Napoli, dal 1806 al 1815, per circa dieci anni: per tale motivo questo periodo storico è definito dagli storici il "Decennio Francese". Alla guida del nuovo regno, l'imperatore Napoleone Bonaparte designò il fratello maggiore, Giuseppe Bonaparte, giovane di belle speranze..., che l'ammministrò fino all'anno 1808. Successivamente, il comando passò a Gioacchino Murat, fino alla capitolazione di quest'ultimo, avvenuta come è noto, a Pizzo Calabro, nel 1815.
Giuseppe Buonaparte |
Gioacchino Murat |
I francesi eseguirono una drastica ristrutturazione amministrativa dello Stato, sul modello dei dettami rivoluzionari d'oltralpe, introducendo l'organismo della "Provincia". La Provincia di Napoli, che comprendeva pressappoco il territorio che oggi conosciamo indicato come "Città Metropolitana di Napoli", fu divisa inizialmente in tre Distretti: Napoli, Castellammare e Pozzuoli. In una seconda fase, dopo qualche anno, fu quindi introdotto il Distretto di Casoria, che raggruppava gran parte dei Comuni a settentrione della Capitale. I "Distretti" erano divisi a loro volta in "Circondari". Il "Distretto di Casoria", si componeva dei Circondari di Casoria, di Mugnano, di Caivano, di S. Antimo, di Giugliano, di Afragola, di Frattamaggiore e di Pomigliano d'Arco.
Il territorio del Decurionato di Piscinola
era quindi aggregato al "Circondario di Mugnano", a cui facevano parte,
oltre alla stessa Mugnano, anche i Decurionati di Calvizzano e di
Melito.
Non abbiamo testimonianze storiche dirette che descrivono la costituzione del “Decurionato di Piscinola”, tuttavia, ci risulta facile prendere in riferimento, per analogia, quanto si conosce dell’organizzazione di altri comuni dell’hinterland di Napoli, come quello di Barra, che fu simile per estensione alla nostra amministrazione.
Non abbiamo testimonianze storiche dirette che descrivono la costituzione del “Decurionato di Piscinola”, tuttavia, ci risulta facile prendere in riferimento, per analogia, quanto si conosce dell’organizzazione di altri comuni dell’hinterland di Napoli, come quello di Barra, che fu simile per estensione alla nostra amministrazione.
Come si è detto in precedenza, i Comuni
erano amministrati da un Sindaco, assistito da due eletti e dal Decurionato;
quest’ultimo, in sostanza, corrispondeva a quello che noi oggi chiamiamo il “Consiglio
Comunale”.
Al Decurionato spettava il compito di
curare gli interessi del Comune e nominava il Sindaco ed i due Eletti. Di essi,
il primo reggeva la Polizia Municipale, mentre il secondo aiutava il Sindaco
nell’esercizio delle funzioni amministrative.
Inizialmente i membri del Decurionato erano
scelti tra i capi famiglia inseriti negli elenchi dei contribuenti. Nell’ottobre
del 1806, tale norma fu modificata istituendo l’elettorato “attivo” e “passivo”
su base censitaria.
La nuova norma prevedeva che i Decurioni fossero nominati,
ovvero tratti a sorte, tra coloro che erano possessori di una rendita fondiaria
non inferiore a ventiquattro ducati, per le popolazioni fino a tremila anime (come
per il Comune di Piscinola), oppure del doppio per quelli fino a seimila
abitanti e del quadruplo per i Comuni da seimila abitanti in poi.
L'albero delle libertà |
L’età minima per essere eletti Decurione era
di ventuno anni.
Il numero dei Decurioni dipendeva dalla popolazione del Comune. Nei Comuni con meno di tremila abitanti, come Piscinola, potevano essere eletti fino a dieci Decurioni. Si arrivava fino a un massimo di trenta membri, per quei Comuni con più di 10.000 abitanti (infatti la norma prevedeva tre membri eletti ogni 1000 abitanti).
Il numero dei Decurioni dipendeva dalla popolazione del Comune. Nei Comuni con meno di tremila abitanti, come Piscinola, potevano essere eletti fino a dieci Decurioni. Si arrivava fino a un massimo di trenta membri, per quei Comuni con più di 10.000 abitanti (infatti la norma prevedeva tre membri eletti ogni 1000 abitanti).
Un’altra condizione che sanciva la validità
del Decurionato era quella che un terzo del numero dei Decurioni sapesse
leggere e scrivere.
La sessione ordinaria del Decurionato cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale assemblea si eleggevano gli amministratori e i deputati della “Revisione dei Conti Consuntivi” e si formava lo “Stato discusso” delle entrate e delle spese, ossia quello che oggi chiamiamo “Bilancio”. Quest’ultimo andava trasmesso all’Intendente della Provincia che poteva approvarlo o sanzionarlo. Le entrate erano costituite per lo più da rendite patrimoniali derivate dall’affitto di beni patrimoniali o demaniali.
La sessione ordinaria del Decurionato cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale assemblea si eleggevano gli amministratori e i deputati della “Revisione dei Conti Consuntivi” e si formava lo “Stato discusso” delle entrate e delle spese, ossia quello che oggi chiamiamo “Bilancio”. Quest’ultimo andava trasmesso all’Intendente della Provincia che poteva approvarlo o sanzionarlo. Le entrate erano costituite per lo più da rendite patrimoniali derivate dall’affitto di beni patrimoniali o demaniali.
I Comuni che non riuscivano a finanziarsi
attraverso le rendite patrimoniali potevano ricorrere ai “proventi
giurisdizionali”, ai “dazi di consumo”, ai “grani addizionali” e alle “privative”.
Lapida marmorea esistente all'ingresso del Comune di Mugnano, che indica i riferimenti amministrativi francesi |
Le spese erano divise in ordinarie e
straordinarie. Le prime, di quantificazione certa, riguardavano gli stipendi
dei dipendenti, il mantenimento delle scuole comunali, la manutenzione delle
proprietà e delle opere pubbliche, i pubblici servizi e altro.
Il Sindaco era la principale autorità del Comune,
che amministrava l’Ente insieme agli Eletti e al Decurionato.
Egli poteva
disporre della forza interna o militare che possedeva il Comune, ma era
comunque subordinato al “Sotto Intendente”, suo superiore diretto. Nei Comuni
dove non c’erano agenti dell’amministrazione militare, il Sindaco era anche
Commissario di Guerra. Era, inoltre, “Membro
nato” delle Commissioni e dei Consigli di Amministrazione degli
stabilimenti pubblici; presidiava il Decurionato e ne faceva eseguire le
deliberazioni, dopo che avevano ottenuto “La superiore approvazione”.
In caso di assenza o suo impedimento, era
sostituito da uno dei due Eletti.
La Restaurazione Borbonica e la nascita del Comune di Piscinola
Con la Restaurazione Borbonica, avvenuta nel
1815, l’ordinamento comunale, introdotto nel Decennio francese, non fu
sostanzialmente modificato. Rimasero quindi la Provincia di Napoli, i Distretti e i Circondari.
Nel 1816 furono emesse dal sovrano
Borbonico due nuove leggi che disciplinavano in modo più dettagliato i poteri e
i ruoli nelle istituzioni comunali e in quelle provinciali.
Particolare mappa del 1793, di Antonio Rizzi Zannoni |
Il Regno fu riorganizzato ancora in seguito,
introducendo i “Mandamenti” al posto dei “Circondari” Francesi, pur conservando la funzione degli altri organismi
preesistenti.
I Casali furono definitivamente aboliti ed
i relativi territori trasformati in Comuni.
I Comuni circondanti la città di Napoli furono aggregati ai quattro Distretti già presenti; vale a dire: al Distretto di Napoli (sede di Intendenza di prima classe), ai Distretti di Casoria, di Pozzuoli e di Castellammare.
I Comuni circondanti la città di Napoli furono aggregati ai quattro Distretti già presenti; vale a dire: al Distretto di Napoli (sede di Intendenza di prima classe), ai Distretti di Casoria, di Pozzuoli e di Castellammare.
Il Regno di Napoli |
Di questo primo periodo “post-francese” è pervenuto un documento che riassume le attività amministrative intraprese dal Comune di Piscinola: si tratta di un resoconto delle imposte deliberate dal Decurionato e presentate all’approvazione dei funzionari del Distretto, per il periodo del mandato compreso tra gli anni 1818-1822.
Il resoconto, che ricevette l’approvazione
reale (è riportato nel documento originale il sigillo di Ferdinando I, re del
Regno delle Due Sicilie), presenta i seguenti capitoli di spesa
significativi:
- Per la ristrutturazione di strade. 40,00 ducati
- Per costruzione del camposanto: 1.024,56 ducati
- Per la rata della giustizia del circondario e carceri: 34,50 ducati
- Per il credito pel beneficio di vendita dei generi vari: 15,00 ducati
- Per il dirittto sul canapo, sul lino e sui cereali: 1.000,00 ducati
- Per la vendita del vino al minuto nel Comune: 406,00 ducati
- Per il fitto del locale del forno, centimolo e maccheroneria, col mantenimento della panizzazione in privativa: 480,00 ducati
- Per il fitto locale di bottega lorda e saponeria: 180,00 ducati.
Il resoconto porta in calce le firme del
“Decurionato di Piscinola”, composto da:
- Gennaro
Cuozzo Decurione- Antonio Guida Decurione
- Carmine Salzano Decurione
- Donato Danese Sindaco di Piscinola
- Carmine
Danese Decurione.
Con l’Unità d’Italia e la conseguente annessione
del Regno Borbonico (21 ottobre 1860), fu estesa a tutto il territorio dello
Stato la legge del 20 marzo 1865 (Legge per l’unificazione amministrativa del
Regno d’Italia), in base alla quale il territorio italiano fu diviso in 59 Province
(con a capo un Prefetto di nomina regia), in Circondari (con a capo un Sotto-Prefetto),
in Mandamenti e in Comuni. Casoria divenne “capoluogo” di Circondario
e sede della Sottoprefettura, lasciando inalterato il numero dei Mandamenti e
dei Comuni ad esso collegato.
Nel 1863 il Comune di Piscinola, che
contava circa 2.300 abitanti, registrava le seguenti voci di spese annue, da
far fronte nel proprio bilancio amministrativo:
-Ai signori Gallotti interessi su capit. 8938,43: 373,43 ducati;
-Al sig. Gallotti in
disconto del capitale: 200,00 ducati;
-Ai signori
Quattromani sul capitale di duc. 700: 25,20 ducati;
-Al parroco per congrua: 72,00 ducati;
-Al sottoparroco:
36,00 ducati;
-Per la Guardia Nazionale: 156,00 ducati;
-Per l’istruzione
affidata a p. Lodovico da Casoria: 20,00 ducati;
-Per il mantenimento
delle strade: 47,00 ducati;
-Fondiaria: 31,20 ducati;
-Sagristano: 12,00 ducati;
-Orologista: 8,00 ducati;
-Ai poveri per
soccorsi e medele: 40,00 ducati;
-Riparazioni alle
proprietà comunali: 10,00 ducati.
Disposizioni della Restaurazione Borb. |
I debiti con la famiglia Gallotti risalgono
al 4 febbraio 1781, quando l’Università del Casale contrasse un debito, a tempo
indefinito, con il sig. Don Vito Majullari, della somma di 9.778,89 ducati. Con
il nuovo debito venivano però estinte delle vecchie passività contratte dal
Casale di Piscinola in epoche anteriori e pendenti in capo al Comune. In
particolare il debito di 2.032,00 ducati, contratto con il Duca Don Giuseppe
Giordano di Falangola, per l’acquisto di due comprensori di case a uso del forno,
"chianca" e "bottega lorda". Questi cespiti dovrebbero corrispondere alla struttura
esistente in Piazza B. Tafuri, che un tempo era adibita a sede della sezione municipale
di Napoli e ad altri locali siti nella zona centrale. Nel 1781 il Majullari cedette quindi il debito, con gli interessi, a
Don G. Gallotti.
Purtroppo il problema del disavanzo delle casse comunali, dovuto soprattutto ai debiti con alcuni comuni e con dei privati cittadini, diventerà un problema serio, che, come si vedrà, pregiudicherà la sopravvivenza dello stesso Comune di Piscinola.
Non abbiamo trovato ancora, purtroppo, lo stemma del Comune di Piscinola, nemmeno sui documenti e sulle carte ufficiali intestate. La sede del Comune e del Sindaco è stata quella che tutt'oggi viene indicata come "Municipio" di Piscinola. La piazzetta antistante al Municipio, che oggi si chiama Piazza Giovanni Bernadino Tafuri, ai tempi del Comune era denominata "Piazza Municipio", come si può vedere anche nella didascalia della cartolina di Piscinola, che pubblichiamo a margine di questo racconto.
Salvatore Fioretto
sempre instancabile nela ricerca, e puntuale. grazie
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