Riportiamo il testo integrale, tradotto dal
documento originale scritto in latino, riguardante la relazione stilata dal
Cardinale Francesco Carafa, dopo la “Santa Visita”, eseguita dai commissari da lui nominati, presso la
parrocchia del SS. Salvatore di Piscinola, il 17 Giugno 1542. La relazione è tratta dall'opera "Liber visitationis" (1542 - 1543).
Nei secoli che seguirono le relazioni di Sante Visite sono state numerose, furono eseguite dopo l'elezione di un nuovo cardinale sulla "Cattedra di S. Aspreno" (Cattedrale di Napoli), e sono conservate nell'Archivio Diocesano della stessa Cattedrale di Napoli;
tuttavia questa è la relazione più antica che si conservi, che descrive con abbastanza cura la gestione dell'edificio e le rendite all'epoca possedute dalla nostra antichissima chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore in Piscinola che, come è noto, è considerata la più antica chiesa parrocchiale esistente nella parte suburbana della Archidiocesi di Napoli.
Da notare che nel documento viene espressamente menzionato che la chiesa di Piscinola era una "cappellania", con un sacerdote cappellano, e quindi la stessa era retta e governata (rettoria) dall'Università di Piscinola (ovvero dal governo del Casale).
Francesco Carafa apparteneva alla potente famiglia napoletana dei Carafa (famiglia che deteneva la carica di arcivescovo di Napoli dal 1458), fu nominato arcivescovo di Napoli il 24 gennaio 1530 e mantenne la carica fino alla sua morte, che sopraggiunse il 30 luglio del 1544.
tuttavia questa è la relazione più antica che si conservi, che descrive con abbastanza cura la gestione dell'edificio e le rendite all'epoca possedute dalla nostra antichissima chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore in Piscinola che, come è noto, è considerata la più antica chiesa parrocchiale esistente nella parte suburbana della Archidiocesi di Napoli.
Da notare che nel documento viene espressamente menzionato che la chiesa di Piscinola era una "cappellania", con un sacerdote cappellano, e quindi la stessa era retta e governata (rettoria) dall'Università di Piscinola (ovvero dal governo del Casale).
Francesco Carafa apparteneva alla potente famiglia napoletana dei Carafa (famiglia che deteneva la carica di arcivescovo di Napoli dal 1458), fu nominato arcivescovo di Napoli il 24 gennaio 1530 e mantenne la carica fino alla sua morte, che sopraggiunse il 30 luglio del 1544.
Ecco il testo:
"PISCINOLA
(Chiesa del SS. Salvatore)
(Chiesa del SS. Salvatore)
In
quello stesso giorno (17 giugno 1542) i signori Commissari si portarono nel Casale
di Piscinola per visitare la chiesa parrocchiale del SS. Salvatore costruita
nell’interno del Casale. Era rettore il
signor Baldassarre Pepe, il quale si presentò mostrando le sue credenziali,
dalle quali risultava che, essendo rimasta vacante la cappellania per la
rinunzia fatta dal Signor Michele Reti, il reverendissimo Arcivescovo lo nominò
Cappellano, come risulta dalle lettere munite del sigillo della Curia.
Interrogato se la suddetta Cappella avesse introiti rispose di avere: Un
reddito annuale di cinque ducati e quindici grani, pagati dal Magnifico
Gerolamo Carmignano in ragione di cinque Moggi di terra siti a Piscinola, nel
largo detto “Alto Perillo” confinante con le terre del Magnifico Raimondo De
Luna, dello stesso Gerolamo, del Barone Puderico ed altri confini.
Un
reddito annuale di nove carlini e mezzo, pagato da Daniele De Risa in ragione
di un pezzo di terra, circa un moggio, sito a Piscinola nel luogo detto “Alta
Zafarana” accanto ai beni dello stesso Daniele e del Signor Giovanni Pietro de
Ranuso.
Un
annuale reddito di cinque ducati e mezzo, pagati dagli eredi Giovannillo
Gaudino in ragione di cinque moggi e mezzo di terra, siti a Piscinola,
confinanti con i beni dell’Eccellentissimo Conte di Trivento, di donna Eleonora
Bos…; di Antonello Fiorillo e con la Via Pubblica ed altri confini.
Un
reddito annuale di nove tareni, pagati dal signore Luigi de Alando in ragione
di una casa sita a Piscinola accanto ai beni dello stesso Luigi e di Lionetto
de Lionetti.
Un reddito annuale di quattro tareni pagati da Gianetti e Sarnetano in ragione di una casa sita in Piscinola accanto ai beni di Lionetti e di Luigi Alando.
Un reddito annuale di quattro tareni pagati da Gianetti e Sarnetano in ragione di una casa sita in Piscinola accanto ai beni di Lionetti e di Luigi Alando.
Un
reddito annuale di sette tareni, pagati dagli eredi di Mincino De Lisa in
ragione di un casamento sito in Piscinola accanto ai beni degli stessi eredi, la
Via pubblica ed altri confini.
Un
reddito annuale di quattro tareni, pagati maestro Giovanni Meandro, in ragione
di una casa sita a Marianella accanto ai beni della confraternita di San
Giovanni di Minico Caso, la Via Pubblica ed altri confini.
Un
reddito annuale di cinque grana, pagato dai mastri, economi e procuratori della
confraternita di San Giovanni del Casale di Marianella in ragione di una casa
sita a Marianella accanto alla chiesa di S. Giovanni.
Un
reddito annuale di quattro taremi e mezzo, pagato da Luca de Lisa, in ragione
di un giardino sito a Piscinola accanto ai beni dello stesso Luca e la Via
Comunale.
Possiede poi una casa a piano terra con un orticello accanto alla stessa
chiesa.
Un
altro orticello sito a Piscinola accanto alla parete della chiesa del SS.
Salvatore, la Via Pubblica e altri confini il cui censo è di cinque carlini,
pagati al rettore della chiesa da Costantino Festa.
La
chiesa possiede una croce di argento, un calice d’argento, una pianeta di
velluto carmosino ed un’altra in tela di Olanda, un camice con amitto, quattro
tovaglie, le quali cose sono state donate dagli uomini dell’Università.
Fu
poi esaminato il signor Antonio Ristaliano (o Ristaino), Cappellano in questa
chiesa ed approvato per la celebrazione della messa, per l’amministrazione dei
Sacramenti, per ascoltare le confessioni e per fare tutte quelle cose che
spettano ad un sacerdote idoneo”.
Salvatore Fioretto
Salvatore Fioretto
Ecco la prima parte del testo scritto in latino, estratto dal libro "Il liber visitationis di Francesco Carafa nella diocesi di Napoli (1542 - 1543), a cura di mon. don F. Illibato.
Tratto da "Il Liber visitationis di Francesco Carafa nella diocesi di Napoli (1542-1543)", a cura di don F. Illibato |
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