Come è noto a tutti, dopo la rivolta di
Masaniello e dopo la sua cruenta uccisione a opera degli stessi rivoltosi napoletani, la
situazione politica della città e del regno rimasero in una situazione di profonda
confusione ed anarchia, pur annoverando ancora la presenza delle truppe
spagnole in città.
Tale situazione si radicalizzava sempre di più, fino a quando, il 22 ottobre dello stesso anno, il popolo proclamava la “Serenissima Real Repubblica di Napoli”, invocando alla sua guida, il francese Enrico II di Lorena, duca di Guisa, detto “il Guisa”, che approdò al ponte della Maddalena, il 15 novembre, accolto dal grido:“Viva Dio e il popolo”.
Tale situazione si radicalizzava sempre di più, fino a quando, il 22 ottobre dello stesso anno, il popolo proclamava la “Serenissima Real Repubblica di Napoli”, invocando alla sua guida, il francese Enrico II di Lorena, duca di Guisa, detto “il Guisa”, che approdò al ponte della Maddalena, il 15 novembre, accolto dal grido:“Viva Dio e il popolo”.
Il duca Enrico II di Lorena in giovane età |
Enrico di Lorena, duca di Guisa era nato a Blois, il 4 aprile 1614, da
Carlo, che fu quarto duca di Guisa e da Enrichetta di Joyeuse,
duchessa di Montpensier. Era secondogenito della casata e come tale, secondo la
consuetudine dell’epoca, era destinato alla vita ecclesiastica, perché a
ereditare il casato doveva essere suo fratello maggiore.
Enrico ebbe presto una carriera ecclesiastica cavalcante, infatti, già all'età di dodici anni, era abate e gestiva ben nove abbazie. All’età di quindici anni (1629) fu nominato arcivescovo di Reims, nella sede della bellissima cattedrale gotica. Una serie di imprevisti, però, mutarono ben presto la sua sorte, perché il fratello maggiore e suo padre morirono prematuramente, rispettivamente il 1639 e il 1640. Quindi, Egli, ben conscio di non essere portato per la vita ecclesiastica, abbandonò subito l'abito talare, per diventare il V duca di Guisa, con il nome di Enrico II di Lorena, ereditando tutti i beni della casata. Nel 1639 sposò in prime nozze Anna Maria Gonzaga (1616 – 1684), sua cugina e figlia di Carlo I di Gonzaga-Nevers. Secondo le indiscrezioni dell’epoca, pare che la futura moglie del Duca, per potersi unire a lui, abbandonò la casa paterna travestita da cavaliere. Il matrimonio però fu annullato nel 1641. Nello spesso anno (1641) Enrico sposò Onorina di Grimberghe, ma anche questo matrimonio non durò molto, e gli sposi si separarono due anni dopo. Enrico da queste due unioni non ebbe eredi.
Enrico ebbe presto una carriera ecclesiastica cavalcante, infatti, già all'età di dodici anni, era abate e gestiva ben nove abbazie. All’età di quindici anni (1629) fu nominato arcivescovo di Reims, nella sede della bellissima cattedrale gotica. Una serie di imprevisti, però, mutarono ben presto la sua sorte, perché il fratello maggiore e suo padre morirono prematuramente, rispettivamente il 1639 e il 1640. Quindi, Egli, ben conscio di non essere portato per la vita ecclesiastica, abbandonò subito l'abito talare, per diventare il V duca di Guisa, con il nome di Enrico II di Lorena, ereditando tutti i beni della casata. Nel 1639 sposò in prime nozze Anna Maria Gonzaga (1616 – 1684), sua cugina e figlia di Carlo I di Gonzaga-Nevers. Secondo le indiscrezioni dell’epoca, pare che la futura moglie del Duca, per potersi unire a lui, abbandonò la casa paterna travestita da cavaliere. Il matrimonio però fu annullato nel 1641. Nello spesso anno (1641) Enrico sposò Onorina di Grimberghe, ma anche questo matrimonio non durò molto, e gli sposi si separarono due anni dopo. Enrico da queste due unioni non ebbe eredi.
Masaniello |
Dopo la morte di quest’ultimo (avvenuta per un fatale suo errore, nella battaglia di Marfè), il Guisa fu condannato a morte per la sua condotta
ed ebbe i suoi beni confiscati. Riuscì, tuttavia, a
sfuggire alla pena, riparando nelle Fiandre. Dopo la morte di Luigi XIII, avvenuta nel
1643, fu perdonato dalla corte e tornò in Francia. Riuscì ben presto a
recuperare il ducato di Guisa, con tutti i suoi averi, mentre la madre riceveva
quello di Joinville.
Avendo ricevute costanti notizie della rivolta di Masaniello e ben sapendo dell’odio che nutrivano i Napoletani contro il governo spagnolo, partì verso Roma e,
dopo la morte di Masaniello, incoraggiato dai rivoltosi e anche dalle pretese francesi sul Viceregno di Napoli, ripartì presto alla volta di Napoli. Fu accolto
con entusiasmo dai rivoltosi, che intanto avevano fondato l’effimera “Serenissima
Real Repubblica di Napoli”; ma le sue vere ambizioni politiche erano ben diverse, ovvero di ascendere come monarca al trono di Napoli.
Il Cardinale Richelieu |
Già
pochi giorni dopo l'insediamento, uno dei capi dei rivoltosi, un certo Antonio Basso, lo affrontò a viso aperto nel convento domenicano di San
Severo, ricordandogli, con toni non del tutto amichevoli,
che il suo compito era solamente quello di fondare la Repubblica e di creare il Senato, e
null'altro...
re Luigi XIII |
Con l'esplodere dell’ennesima rivolta in tutto il viceregno, e l'irruzione delle truppe spagnole, il 5 aprile 1648, fu segnata la fine delle velleità dei Francesi su Napoli.
Il
Guisa fuggì per i Camaldoli, poi a Marano, attraversò Aversa per Santa Maria di
Capua, ma il capitano Luigi Poderico, saputo della fuga, lo inseguì e lo fece
prigioniero nei pressi di Morrone, mentre tentava di raggiungere lo Stato della
Chiesa. Trattato con riguardo, non venne disarmato e fu trasferito prima a Capua
e poi a Gaeta. Dopo
qualche tempo fu quindi trasferito in Spagna, dove rimase detenuto dal 1648 al
1652.
Il cardinale Mazzarino |
Dopo quattro anni di carcere, nel 1652, il Guisa fu liberato, grazie all’interessamento del principe di Condé, che
fece leva sulla corte di Madrid.
Ritornato in Francia, Enrico continuò la sua vita stravagante e i suoi interessi e intrighi politici. Dopo aver aderito alla causa della Fronda, passò presto dalla parte del cardinale Mazzarino.
Credendo che i Napoletani di nuovo lo desiderassero, nell’autunno del 1653, ripartì per Napoli, con una flotta messa a sua disposizione dallo stesso Mazzarino. S'impadronì della città, ma subì uno scacco, anche a causa dell'intervento di una flotta inglese al comando dell'ammiraglio Robert Blake.
Ritornato in Francia, Enrico continuò la sua vita stravagante e i suoi interessi e intrighi politici. Dopo aver aderito alla causa della Fronda, passò presto dalla parte del cardinale Mazzarino.
Credendo che i Napoletani di nuovo lo desiderassero, nell’autunno del 1653, ripartì per Napoli, con una flotta messa a sua disposizione dallo stesso Mazzarino. S'impadronì della città, ma subì uno scacco, anche a causa dell'intervento di una flotta inglese al comando dell'ammiraglio Robert Blake.
Stemma della Real Rep. di Napoli |
Durante la permanenza napoletana, Enrico II di Lorena, fissò il suo quartier generale e il campo del suo esercito, nei pressi della cittadina di Giugliano, forse perché il luogo si mostrava, ai suoi occhi, strategico per il controllo delle principali vie di comunicazione per Roma e per Napoli (vie Appia e Domiziana). L’esercito che lo sosteneva si componeva di 5000 uomini; inoltre, giunto a Giugliano, alle truppe si aggiunse una brigata armata, di oltre 500 combattenti, tutti originari del posto.
La testimonianza storica della presenza del Duca di Guisa sul nostro territorio ci proviene dalla narrazione di Innocenzo Fuidoro (Vincenzo D'Onofrio), che racconta come il popolo dei Casali rendevano omaggio al condottiero della casa di Lorena. Ecco quanto Egli scrive:
Stampa ottocentesca con l'immagine del Guisa |
Con queste voci d’applauso
intonavano l’orecchie di esso duca e l’aria; dalle contadine fu buttato grano
per le finestre al suo ingresso per dove passava e tutta la gente di quel
Casale cresciuto con armi per naturalezza, si ritrovarono pronti al servizio
per il Ghisa che gradì assai la dimostrazione del suo ricevimento e ne
giubilorno assai altri casali e terre convicine a Giugliano, e sino <alle donne> concorsero a darli
obbedienza, mosse dall’esempio di una compagnia del Casale di Marano frapponendosi alla tedesca tra
le squadre armate come furono quelle di Mugnano,
Carvizzano, Piscinola, Marianella,
Panicocolo ed altri che si erano
dichiarati per il popolo. Fece suo auditor generale sopra tutta la militia il
dottor Bernardo Spirito et auditore del Terzo, con titulo di fiscale del detto
auditore, il dottore Antonio Stoppa (figlio di un poverissimo orefice) che
viveva nelli regi tribunali esercitando la procura, (i) quali accettarono con molto
gusto loro la carica conferitali” […].
Durante
il suo governo, il Guisa, come si è narrato, si atteggiò spesso a dittatore e
fece emettere, di sua iniziativa, alcuni editti e proclami rivolti agli abitanti
della Città e dei Casali circostanti; come l’editto rivolto ai “potecari”,
obbligandoli, pena condanna allo stiramento ripetuto delle braccia, a non
aumentare arbitrariamente il prezzo dei generi commestibili. Altro editto
emanato dal Guisa, sanciva la condanna capitale, mediante fucilazione, a quei
soldati che rubavano oppure non pagavano la merce ai “potecari”. Era inoltre
vietata la vendita diretta del pane ai militari, che invece doveva essere
consegnato al delegato dell’esercito.
Stemma del Duca di Guisa |
In
seguito riportiamo il testo di un Editto che abbiamo trovato, nel quale, a margine
della disposizione del Guisa, si elencano i nomi dei Casali nei quali era ordinata
comunemente la pubblicazione e l’affissione dei bandi della Repubblica.
Nota
CXXX. P. 424.
HENRICO DI LORENA DUCA DI
GUISA
Conte d’Eu, Pari
di Francia etc. Difensore della Libertà,
Duce della
Serenissima e Real Repubblica di Napoli,
e Generalissimo
delle sue armi.
Bernardo Spirito Utriusque Iuris Doctor
Bernardo Spirito Utriusque Iuris Doctor
Auditore Generale dello
esercito di questa Serenissima Real Repubblica.
Stampa con il Duca di Guisa |
Casali di questa fedelissima Città di Napoli, dove s'have pubblicare il presente bando.
San
Pietro a Patierno
Casoria
Afragola
Fratta
Maggiore
Casandrino
Grumo
Nevano
Milito
Miano
Panicocolo
Calvizzano
Marano
Chiaiano
Polveca
Polveca
S.
Croce e la Canocchia
Arenella
Antignano
Soccavo
Chianura
Villa
Pietra Bianca
Portici
Portici
Cramano
Resina
Torre del Greco
Torre Annunziata
Bosco
S. Sebastiano
Barra
Mianella
Mianella
Piscinola
Marianella
Mugnano
Vommaro
Posillipo
Fuori Grotta
S. Giovanni a Teduccio
S. Giorgio
Ponticello
Casalnuovo
In Napoli, per Secondino
Roncagliolo stampatore di questa Serenissima Real Repubblica. 1648.
Recentemente
Enrico II duca di Guisa è stato indicato fra le possibili identità della famosa “Maschera
di Ferro”, anche se tale riferimento resta soltanto una pura fantasia …
Quello che abbiamo cercato di raccontare è una sintesi di un particolare momento storico vissuto dalla città di Napoli e dai suoi amenissimi Casali, ovvero da quelli che furono ricchezza e vanto della nobile corte vicereale spagnola dell'epoca. Purtroppo il desiderio del popolo napoletano di liberarsi dall'oppressione straniera naufragò miseramente con la restaurazione spagnola; purtuttavia, nonostante gli esiti, il popolo napoletano ha ricevuto, per quelle gesta, il giusto e unanime riconoscimento dalla storia.
Salvatore Fioretto
Quello che abbiamo cercato di raccontare è una sintesi di un particolare momento storico vissuto dalla città di Napoli e dai suoi amenissimi Casali, ovvero da quelli che furono ricchezza e vanto della nobile corte vicereale spagnola dell'epoca. Purtroppo il desiderio del popolo napoletano di liberarsi dall'oppressione straniera naufragò miseramente con la restaurazione spagnola; purtuttavia, nonostante gli esiti, il popolo napoletano ha ricevuto, per quelle gesta, il giusto e unanime riconoscimento dalla storia.
Salvatore Fioretto
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