Come abbiamo più volte ricordato nei racconti che in passato abbiamo pubblicato sulle pagine di
questo blog, il quartiere di Piscinola ha tre comuni denominatori che hanno
caratterizzato la sua storia e anche il carattere dei suoi abitanti: la musica,
la campagna e il treno della Piedimonte...
Basti ricordare, per la musica, ad esempio, il complesso musicale sinfonico di
Piscinola, che tutt'oggi viene ricordato qui in modo particolare, nel corso delle
festività natalizie, quando in ogni famiglia si gioca la tombola, infatti
all'estrazione del numero "55", che nella cabala rappresenta "la
musica", non si esclama solo dicendo "55, la musica", ma con più forza di voce:
"55, 'a musica 'e Piscinola!"... Per la "Piedimonte", ricordiamo le
località di questo quartiere, i cui nomi erano legati alla presenza della
ferrovia Napoli-Piedimonte d’Alife che, con le sue strutture, rappresentava un punto di riferimento condiviso.
Ancora oggi diversi posti di Piscinola sono indicati, specie dagli anziani, con i toponimi tutti locali di: “Vicino ‘a Piedimonte’”, “’Ncoppa ‘a linea d’’a Piedimonte” e "Ncoppe 'e bbinarie". Lo stesso toponimo di "‘O Canciello", non è altro che il riferimento di un punto preciso della strada che prende il nome di "Via Ferrovia Napoli Piedimonte D’Alife", laddove transitavano i treni della "Piedimonte". Per la campagna, infine, abbiamo scritto fiumi d'inchiostro..., per raccontare l'amore viscerale che hanno avuto nei secoli i contadini di Piscinola per la loro campagna, ed essi stessi erano considerati tra le manovalanze più esperte del settore agricolo e più apprezzate dell'Italia meridionale e non solo...
Ancora oggi diversi posti di Piscinola sono indicati, specie dagli anziani, con i toponimi tutti locali di: “Vicino ‘a Piedimonte’”, “’Ncoppa ‘a linea d’’a Piedimonte” e "Ncoppe 'e bbinarie". Lo stesso toponimo di "‘O Canciello", non è altro che il riferimento di un punto preciso della strada che prende il nome di "Via Ferrovia Napoli Piedimonte D’Alife", laddove transitavano i treni della "Piedimonte". Per la campagna, infine, abbiamo scritto fiumi d'inchiostro..., per raccontare l'amore viscerale che hanno avuto nei secoli i contadini di Piscinola per la loro campagna, ed essi stessi erano considerati tra le manovalanze più esperte del settore agricolo e più apprezzate dell'Italia meridionale e non solo...
Abbiamo raccolto dei mini racconti, che hanno contenuto
nella loro traccia questo legame storico di Piscinola e dei suoi abitanti con la
"Musica", la "Campagna" e la "Piedimonte", che saranno pubblicati in due momenti diversi. I primi due sono stati
scritti da Gennaro Silvestri e da chi scrive questo commento
introduttivo.
Iniziamo con il primo racconto, di Gennaro Silvesti:
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"Piedimonte d'Alife & La Campagna di Piscinola, Location per un servizio fotografico artistico 1980", di Gennaro Silvestri
Il 20 maggio 1979 "I Paranza", gruppo napoletano fondato
da Nicola Mormone (chitarra-voce) e coordinato da Gennaro Silvestri (basso) con
Mimmo Barrella (piano-tastiere), Franco Ciervo (voce), Silvio Rossi (batteria),
esordisce a Roma in una puntata di Discoring, la trasmissione principe della
RAI dedicata alle classifiche della musica leggera presentata da Gianni
Boncompagni. I Paranza propongono: "Tu non mi vuoi bene più",
un brano melodico in lingua italiana con ritornello in dialetto napoletano che
grazie all'edizione jubox e ad altre presenze in radio e televisioni private il
disco, un 45 giri che comprende sul lato B "Canto pe' tte"
distribuito dalla Ricordi S.p.A., entra subito nelle simpatie di un
vastissimo pubblico a livello nazionale.
Malgrado l'imminente successo, per problemi familiari lasciano il gruppo il
batterista ed il cantante, quindi entrano nuovi compagni di viaggio: il
cantante Ivano Cocci ed il batterista Edoardo Di Maggio.
Altre prove ed altro servizio fotografico per nuovi manifesti e cartoline
artistiche:
Era la Primavera del 1980 dovevo indicare una location per realizzare il
servizio, e quale posto più bello ed attraente potevo scegliere come
alternativa al degrado territoriale che già avanzava rapidamente dopo la
devastazione di tutte le campagne di Scampia (tra cui quella espropriata ai
miei nonni)?
L'unico angolo di natura incontaminata era rimasto proprio nella zona che
costeggiava i binari della Piedimonte d'Alife fra Piscinola e Miano.
Ricordo quel giorno! Una mattinata di sole splendente di primavera, un
cielo azzurro incantevole e l'odore della campagna rigogliosa, per un gruppo di
ragazzi, capelloni, girovaghi ed amanti delle città fu una esperienza
emozionante, l'incontro con un contadino che dopo essersi assicurato che non
eravamo devastatori di piante ed alberi, ci indicò finanche i posti dove poter
fare scatti fotografici più interessanti... immersi nella natura.
Così che, respirando aria pura ci incamminammo lungo le rotaie, già
abbandonate da tempo, e ci portammo fino al vecchio ponticello poi abbattuto
(dicono per agevolare il traffico del vicoletto che collega il rione San
Gaetano col Rione Don Guanella), e là continuammo a fare foto, foto che restano
come testimonianza della nostra bella terra in un tempo dove c'era meno caos,
meno fretta, meno inquinamento e fuochi artificiali una volta l'anno!
Di quella bella giornata non sapevamo allora di averla trascorsa in un
Paradiso, in un oasi felice che aveva un valore inestimabile!
Ringraziai quel contadino che ci accolse nel suo Regno ed ancora oggi lo
ringrazio ovunque sia... chiunque egli sia!"
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"La Piedimonte e la tartaruga...", di Salvatore Fioretto
Era l’anno 1972, credo che si era in luglio ed era un caldissimo e assolato
pomeriggio d’estate, senza un alito di vento. Io ero in campagna con i miei
amici di infanzia e i miei genitori... si...! Proprio quella campagna che
costeggiava la linea della ferrovia “Napoli-Piedimonte D’Alife”. Mio padre,
che oltre a essere stato musicista della banda musicale di Piscinola, era anche
contadino, come da antica tradizione familiare, era impegnato a raccogliere le
patate.
Con un movimento brusco nel terreno faceva uscire i tuberi dal solco e noi
poi lo seguivamo a raccoglierli ed a riporli in casse di legno.
La “Piedimonte” ogni tanto percorreva la linea costeggiante il nostro
poderino, facendo sentire il suo inconfondibile rumore metallico...
Ad un tratto, ecco che dal terreno, in una zona vicina alla ferrovia,
fuoriuscì un oggetto strano, a forma di mezza sfera... portava una scacchiera
regolare a due colori: nero e giallo... La cosa non passò inosservata, mio
padre…incuriosito, subito prese tra le mani quest’oggetto, un po’ strano,
pensando a una calotta di palla di gomma... Ricordate? Quelle con cui un tempo
si facevano giocare i bambini nei cortili ed aveva la stessa forma...
Stava quasi per gettarla lontano dal confine, quando ad un tratto dalla
calotta fuoriuscirono quattro zampette e la testa di una povera tartaruga che
si muovevano, come per avvertirci della sua presenza! Apparteneva ad una specie
di quelle esotiche…, credo!
Non vi dico la sorpresa di noi bambini! Ci mettemmo tutti subito a fare
festa attorno alla tartaruga trovata per caso.
Con molta probabilità essa fu lanciata da qualche viaggiatore dai
finestrini durante una corsa della “Piedimonte” o caduta dalle mani di qualche
bambino affacciato ai finestrini medesimi; altrimenti, mai e poi mai sarebbe
sopraggiunta in quel luogo. La mia campagna era allora distaccata dalle strade
e completamente isolata dal resto della città: si trovava in mezzo ad ettari di
verde ed era costeggiata solo dalla ferrovia su di un solo lato.
Non vi nascondo che quella tartaruga divenne per diversi anni una compagna
di giochi.
Si cibava solo di lattuga. In inverno andava sempre in letargo e scompariva
dal cortile, ma in primavera, ai primi raggi di sole tiepido, me la ritrovavo
all’improvviso tra i piedi alla ricerca di cibo.
Poi, intorno al 1975, la tartaruga scomparve del tutto e non la rividi più.
Mi sa che me la rubarono mentre si trovava nel cortile, oppure morì nel suo
letargo. Credo più alla prima ipotesi, perché il mio cortile allora era
frequentato da altri ragazzi.
Ci rimasi molto male, era diventata come una persona di famiglia!
Purtroppo, le cose belle finiscono sempre presto, come la “Piedimonte”,
d’altronde...!
Per molti anni, con il sopraggiungere della primavera, invano speravo di
rivedere spuntare dai cespugli questo animaletto un po’ bizzarro, ma ciò rimase
solo una mia speranza... senza che si realizzasse mai più!
La tartaruga, nelle credenze degli antichi, è simbolo di libertà, saggezza,
amore per la terra natia e fertilità. Se furto fu, allora si può dire che in
quel momento alla nostra terra furono simbolicamente sottratti tutti i suoi
valori, per sempre...!
Oggi, a distanza di decenni, considero quella tartaruga, in un certo senso,
come “donata” dalla “Piedimonte”!
Un dono davvero speciale per un fanciullo di allora!
Grazie per tutto, cara e vecchia “Piedimonte”...!
(Tratto dal libro
"Piscinola, la terra del Salvatore", ed. The Boopen, 2010).
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Ringraziamo intanto il maestro Gennaro Silvestri che
ha voluto farci dono di questa sua bellissima testimonianza appartenente ai
ricordi della sua vita e per averci dato la
possibilità di poter ammirare con nostalgia le foto della campagna di via Vecchia Miano a Piscinola, come appariva quarant'anni fa.
Salvatore Fioretto
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