(Continua dalla prima parte)
Molte testimonianze, alcune quasi leggendarie, concordano sull’esistenza a Piscinola di un misterioso cunicolo (o forse più di uno), che dalla zona del palazzo “Don Carlos”, in Via Vittorio Emanuele, si sviluppa fino a raggiungere Pozzuoli...! Altre testimonianze, invece, riferiscono che questo cunicolo collegasse il primitivo nucleo abitato di Piscinola con la collina di Posillipo e quindi con il golfo di Napoli...
Pura congettura o fantasia...!?
Di
sicuro sappiamo che negli ultimi sessant’anni diversi tratti di cunicoli sono
stati rinvenuti per caso dagli anziani piscinolesi, specie durante occasionali
lavori di scavo, per realizzare le fondamenta di nuove costruzioni.Molte testimonianze, alcune quasi leggendarie, concordano sull’esistenza a Piscinola di un misterioso cunicolo (o forse più di uno), che dalla zona del palazzo “Don Carlos”, in Via Vittorio Emanuele, si sviluppa fino a raggiungere Pozzuoli...! Altre testimonianze, invece, riferiscono che questo cunicolo collegasse il primitivo nucleo abitato di Piscinola con la collina di Posillipo e quindi con il golfo di Napoli...
Pura congettura o fantasia...!?
Tracce
di cunicoli emersero anni fa nei pressi della masseria “Splendore” e lungo Via
Napoli a Marianella, mentre un altro segmento di cunicolo fu
individuato tra i vicoli I e II Risorgimento, avente direzione sud-ovest.
Alcuni tratti di queste piccole gallerie artificiali furono praticati e utilizzati
dai Piscinolesi come rifugi antiaerei durante l’ultimo conflitto
mondiale.
Le
ultime testimonianze raccolte narrano che nei primi anni ‘60, in occasione
della costruzione di alcuni edifici in Via Madonna delle Grazie, venne
alla luce un tratto di questi misteriosi cunicoli. Allora alcune persone
cercarono di percorrerlo per scoprire dove conducesse; forse più per il
desiderio di trovarvi un tesoro nascosto che per intraprendere un’esplorazione
archeologica.
Alcuni volenterosi per non perdersi si fecero legare a lunghe
corde...(sic!). Tuttavia, dopo alcune centinaia di metri percorsi dentro queste cavità
artificiali, il tentativo avventuroso svanì miseramente, perché i cunicoli si
mostravano più lunghi di quanto si credesse e le corde erano diventate insufficienti.
Alveo (foto tratta da "Mugnano Mia") |
Il
Dott. Franco B. Sica, nella sua pregevole opera: "Viaggio nella
mia terra", fa risalire la costruzione di questi cunicoli a poco dopo
l’anno 1000 d. C., ossia agli albori della nascita del Casale di Piscinola.
Questi
cunicoli, scavati forse in epoche remotissime, direttamente nel tufo o nel
lapillo, si presentano, secondo quanto riferito, alquanto ampi: misurando quasi
due metri in altezza e un metro in larghezza.
In
corrispondenza del palazzo “Don Carlos” esisterebbe, addirittura,
un’ampia camera di accesso, con volta a forma di cupola.
Alveo (foto tratta da "Mugnano Mia") |
Come pure, analizzando le loro dimensioni, che appaiono eccessive per ricondurli a semplici camminamenti sotterranei e la loro leggera pendenza, che consentiva di percorrerli facilmente a piedi, è verosimile pensare che tali cunicoli potrebbero costituire una complessa opera idraulica, forse realizzata per alimentare la rete di acquedotti della città di Napoli oppure costituirebbe una rete di raccolta e di distribuzione tutta locale delle acque, per soddisfare i fabbisogni della piccola comunità.
La
camera individuata nei pressi del palazzo “Don Carlos” potrebbe essere
stata una vasca di servizio o di accumulo dell’acqua.
Un’altra
struttura artificiale, detta “‘O monte”, che era ben visibile fino a
pochi anni fa nelle campagne tra Via Madonna delle Grazie e la masseria
“San Giovanni”, potrebbe anch’essa ricondursi ad un’antica opera
idraulica, forse utilizzata come vasca di raccolta delle acque meteoriche di
scolo, provenienti dalle zone collinari.
La posizione geografica a mezza collina, posta a monte del centro abitato, ne rafforza la tesi. E’ probabile, quindi, che solo negli ultimi secoli tale struttura potrebbe essere stata trasformata in cava per l’estrazione della pozzolana e delle pietre di tufo. Alcune testimonianze raccontano della presenza di un cunicolo anche in questa zona.
Nei primi anni che seguirono l’Unità d’Italia, la situazione dell’approvvigionamento idrico del Comune di Piscinola dovette essere molto critica. Sappiamo, infatti, che in un’assemblea del Consiglio Provinciale di Napoli, indetta nell’anno 1861, fu discussa è approvata la richiesta di finanziamento avanzata da quattro Comuni, per costruire sul loro territorio una cisterna per il contenimento dell’acqua. Il consigliere Rossi espose in aula il problema e descrisse le richieste pervenute dai Comuni, che erano: Piscinola, Melito, Mugnano e Somma, aggiungendo:“[…] venivano ogni giorno molti carri a prelevare l’acqua dalle fontane della capitale, che poi era messa in vendita sopra i detti luoghi”.
La posizione geografica a mezza collina, posta a monte del centro abitato, ne rafforza la tesi. E’ probabile, quindi, che solo negli ultimi secoli tale struttura potrebbe essere stata trasformata in cava per l’estrazione della pozzolana e delle pietre di tufo. Alcune testimonianze raccontano della presenza di un cunicolo anche in questa zona.
Nei primi anni che seguirono l’Unità d’Italia, la situazione dell’approvvigionamento idrico del Comune di Piscinola dovette essere molto critica. Sappiamo, infatti, che in un’assemblea del Consiglio Provinciale di Napoli, indetta nell’anno 1861, fu discussa è approvata la richiesta di finanziamento avanzata da quattro Comuni, per costruire sul loro territorio una cisterna per il contenimento dell’acqua. Il consigliere Rossi espose in aula il problema e descrisse le richieste pervenute dai Comuni, che erano: Piscinola, Melito, Mugnano e Somma, aggiungendo:“[…] venivano ogni giorno molti carri a prelevare l’acqua dalle fontane della capitale, che poi era messa in vendita sopra i detti luoghi”.
Dopo
il completamento dell’acquedotto del Serino, l’acqua fu portata in ogni strada
del Circondario di Napoli.
A Piscinola, come in tutte le altre zone, fu realizzata e completata verso la fine dell’Ottocento un’interessante rete di distribuzione pubblica, ramificata lungo le arterie principali. La distribuzione dell’acqua avveniva attraverso delle fontanine pubbliche. Ogni fontanina era costituita da una colonnina in ghisa, sistemata su una piccola base in basalto nero e collocata davanti a una piccola vaschetta di raccolta dell’acqua. La vaschetta era realizzata anch’essa in basalto, al centro della quale era presente una griglia di raccolta fognaria delle acque di scarico (saittella). Alla sommità della colonnina era sistemata una sorta di testa di leone stilizzata, pure in ghisa, dalla cui “bocca” fuoriusciva una cannula di ottone. Un pomo di ottone, sistemato lateralmente, permetteva di azionare la valvola di arresto dell’acqua. Le fontanine pubbliche erano collocate nelle seguenti zone:
A Piscinola, come in tutte le altre zone, fu realizzata e completata verso la fine dell’Ottocento un’interessante rete di distribuzione pubblica, ramificata lungo le arterie principali. La distribuzione dell’acqua avveniva attraverso delle fontanine pubbliche. Ogni fontanina era costituita da una colonnina in ghisa, sistemata su una piccola base in basalto nero e collocata davanti a una piccola vaschetta di raccolta dell’acqua. La vaschetta era realizzata anch’essa in basalto, al centro della quale era presente una griglia di raccolta fognaria delle acque di scarico (saittella). Alla sommità della colonnina era sistemata una sorta di testa di leone stilizzata, pure in ghisa, dalla cui “bocca” fuoriusciva una cannula di ottone. Un pomo di ottone, sistemato lateralmente, permetteva di azionare la valvola di arresto dell’acqua. Le fontanine pubbliche erano collocate nelle seguenti zone:
- Via SS. Salvatore
(n.2)
- Via Plebiscito a
Piscinola (n.2)
- Via Vittorio
Emanuele (n.3)
- Vico II Risorgimento
(n.1)
- Piazza del Municipio
(n.1)
- Via Ferrovia Napoli
Piedimonte D’Alife (n.1)
- Via Vecchia Miano
(n.1)
- Largo antistante la
stazione della ferrovia “Napoli Piedimonte D’Alife” (n.1).
Alveo a Mugnano (foto tratta da "Mugnano Mia") |
Tra questi sono da ricordare l'alveo del Vallone di San Rocco, che dalla zona dei Colli Aminei, ancora oggi si sviluppa nel territorio del Boscariello e del Vallone San Rocco, defluendo verso i Ponti Rossi e la zona portuale. A nord, l'Alveo dei Camaldoli che attraversando Chiaiano, Mugnano, Calvizzano e Qualiano, sfocia nella zona di Villaggio Coppola, dopo aver costeggiato via Ripuaria.
Alveo a Mugnano (foto tratta da "Mugnano Mia") |
Altri corsi d'acqua naturali sono stati nel tempo "tombati" e resi in superficie sede stradali, tra questi ricordiamo l'antico canale Vigna, che attraversava tutta Marianella (Attuale via Marianella e Via della Bontà), e continuava il suo percorso nella zona dell'attuale Scampia. In corrispondenza della Strada provinciale Santa Maria a Cubito fu realizzato un ponte che ancora oggi si chiama Ponte di Marianella.
L'alveo che defluiva attraverso la cupa dei Cani passava sotto la ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife e la stessa strada Santa Maria a Cubito, coi rispettivi ponti, che si trovavano poco dopo l'attuale rotonda, detta "Titanic". Quello della ferrovia Piedimonte era realizzato in acciaio.
Abbiamo visto in un altro post come la famiglia svizzera dei Meuricoffre nel 1864 realizzò, tra Piscinola e Scampia, un breve acquedotto e alcune cisterne, da utilizzarsi per la coltivazione del cotone, opere che poi furono donate al Comune di Piscinola.
Cartolina con Alveo (tratta da "Mugnano Mia") |
Alcune di queste cisterne erano antichissime e di ottima fattura. Ogni cortile, caseggiato o masseria un tempo possedevano queste cisterne, dette comunemente pozzi o piscine; opere che erano amministrate e usate in forma comune tra tutti gli abitanti.
Concludendo questo post, possiamo dire, e senza enfasi, che Piscinola e il suo circondario ha avuto un rapporto "viscerale" con i due elementi che costituiscono la base della vita, ossia l'acqua e la terra. Un legame forte che non si è mai dissolto nell'arco della sua storia due volte millenaria, regolato da un equilibrio perfetto, che ha costituito la base stessa della sua esistenza e dei valori antropologici specifici, tanto da essere richiamato nel suo antico toponimo: Piscinula...Terra delle piscine!
Ecco il testo di una mia dedica a Piscinola, contenuta nel libro "Piscinola, la terra del Salvatore" ed. The Boopen, 2010, e si intitola proprio come questo post:
"Piscinola: un equilibrio tra terra e acqua!
Forse
nessun borgo italiano, piccolo come questo, ha avuto una storia così pregna di
avvenimenti, ma anche così tormentata per i reiterati tentativi di
assoggettamento a cui è stato sottoposto nel corso dei secoli.
Questo
piccolo e antico borgo di periferia è stato circondato per secoli da un “mare
verde” di messi e da numerose masserie sparse nel suo interno, dove la gente
che vi abitava amava la terra in maniera speciale e non disdegnava di sentirsi
unita, protesa verso il desiderio comune di autogovernarsi, per essere
indipendente dal tiranno di turno.
Il
territorio di questo borgo doveva apparire un tempo bellissimo agli occhi dei
visitatori, per la densità del verde delle sue selve, per le sue messi che
cangiavano di colore in continuazione nel corso dell’anno, conferendo un tocco
quasi divino al paesaggio, come se fosse stato pensato e creato appositamente
da un Essere superiore, per accogliere in maniera speciale un’umanità da secoli
vessata.
Piscinola vista dall'alto. Foto dell'anno 1943 |
Il
territorio degradava dolcemente dalle pendici dei Camaldoli verso la pianura
casertana, ed era solcato da rivoli, che durante le tormentose stagioni
autunnali e primaverili diventavano veri e propri corsi d’acqua, scavando per
millenni “cupe” e valloni. Quest’acqua, pur irruente, non danneggiava, anzi,
veniva “ammaestrata” dai contadini e raccolta nei punti chiave del territorio,
per poterla destinare all’uso agricolo. E lì, dove l’acqua stagnava, si
formavano canneti e piccole paludi abitate da rane e da uccelli. Ma l’acqua è
stata sapientemente raccolta nei secoli, anche in opere idrauliche che l’uomo
ha saputo costruire con duro lavoro, solo con la forza delle braccia: alcune
piccolissime, altre grandi.
Questo
posto, forse unico per la diffusione capillare di vasche, pozzi e piscine,
forse per un segno del destino o forse no, ha preso il nome di Piscinola.
Piscinola
esiste da duemila anni e forse anche di più...!
Nel DNA della sua gente c’è stato sempre un comune denominatore che l’ha resa unita e unica nei secoli:… la terra!
Nel DNA della sua gente c’è stato sempre un comune denominatore che l’ha resa unita e unica nei secoli:… la terra!
E
come la terra è stata sempre generosa verso l’uomo, offrendo ubertose
coltivazioni, frutta prelibata e abbondante, la gente di questo posto,
riconoscente, l’ha portata sempre nel cuore, amandola come madre, come figlia e
come sposa...!
Alberi di pioppi, di uva, di noci, di pesche, di mele, di pere, ma anche rape, fave, fagioli, grano, canapa, orzo... formavano in ogni stagione un ricamo di vari colori, che uniti tutti come su un’unica tavolozza, rendevano bella e incantevole la terra all’occhio del visitatore. Molti forestieri che tra il Seicento e l’Ottocento visitavano il Regno di Napoli, rimanevano stupiti quando giungevano in questo posto, osservando questo paesaggio, così bello, semplice e incantato… E ne abbiamo avute di attestazioni e di testimonianze storiche di questi viaggi, da parte di chi ha potuto visitare ed ammirare tutta questa bellezza della natura!
Alberi di pioppi, di uva, di noci, di pesche, di mele, di pere, ma anche rape, fave, fagioli, grano, canapa, orzo... formavano in ogni stagione un ricamo di vari colori, che uniti tutti come su un’unica tavolozza, rendevano bella e incantevole la terra all’occhio del visitatore. Molti forestieri che tra il Seicento e l’Ottocento visitavano il Regno di Napoli, rimanevano stupiti quando giungevano in questo posto, osservando questo paesaggio, così bello, semplice e incantato… E ne abbiamo avute di attestazioni e di testimonianze storiche di questi viaggi, da parte di chi ha potuto visitare ed ammirare tutta questa bellezza della natura!
Salvatore Fioretto
Gran parte del contenuto del presente post è stato tratto dal libro: "Piscinola, la terra del Salvatore, una terra, la sua gente, le sue tradizioni", di S. Fioretto, ed. The Boopen, 2010. Le foto del lagno a Mugnano-Calvizzano sono state prese dal sito di FB "Mugnano Mia" di Vittorio Calabrese, a cui va il nostro ringraziamento per la collaborazione. Si ringrazia, infine, Carmine Cecere per la sua preziosa collaborazione.
Gran parte del contenuto del presente post è stato tratto dal libro: "Piscinola, la terra del Salvatore, una terra, la sua gente, le sue tradizioni", di S. Fioretto, ed. The Boopen, 2010. Le foto del lagno a Mugnano-Calvizzano sono state prese dal sito di FB "Mugnano Mia" di Vittorio Calabrese, a cui va il nostro ringraziamento per la collaborazione. Si ringrazia, infine, Carmine Cecere per la sua preziosa collaborazione.
La mia terra il mio quartiere ha sempre contenuto un immenso tesoro acqua e terra... distrutta dalle leggi scellerate dell'uomo e dall'abbandono...
RispondiEliminaGrazie caro lettore, per il tuo commento ricco di semplice passione e nostalgia, pienamente condivisi.
RispondiElimina