Abbiamo fin qui cercato di narrare la bella storia di Piscinola: storia ricca di fede, di leggende, di folclore e di
personaggi, sia famosi che semplici, che sono stati però grandi per loro umanità e le loro opere;
ma la storia più bella di questo antico Casale è indubbiamente quella legata al
culto della Madonna delle Grazie, il cui "baricentro di fede" è
stato sempre identificato nei secoli nel territorio posto a sud
dell'abitato di Piscinola.
Qui, ben tre siti, tra loro vicini,
hanno visto nei secoli collocata l'antica e venerata immagine piscinolese della
Madonna che allatta amorevolmente il Bambinello...
Già nelle carte topografiche più antiche è evidenziata, in questa parte periferica di Piscinola, una località identificata con il toponimo di “S. Maria delle Grazie” e al suo interno riportata una piccola chiesetta dedicata alla Vergine. Il tempietto era situato proprio in corrispondenza del bivio stradale, che in antichità collegava il Casale di Piscinola e quello di Marianella, con Napoli, attraverso il vecchio ponte di San Rocco.
Già nelle carte topografiche più antiche è evidenziata, in questa parte periferica di Piscinola, una località identificata con il toponimo di “S. Maria delle Grazie” e al suo interno riportata una piccola chiesetta dedicata alla Vergine. Il tempietto era situato proprio in corrispondenza del bivio stradale, che in antichità collegava il Casale di Piscinola e quello di Marianella, con Napoli, attraverso il vecchio ponte di San Rocco.
Durante le varie epidemie, non
ultima quella del colera del 1836, in questo luogo furono sepolti i morti di
Piscinola, questo per attenersi alle disposizioni di "sanità pubblica" che
imponevano di seppellire i morti, non più sotto le chiese cittadine, come
avveniva usualmente, ma al di fuori del perimetro dell’edificato.
Secondo le testimonianze storiche, tratte dai "diari dei morti" della Parrocchia del SS. Salvatore, i morti di peste e i colerosi furono seppelliti proprio nell’antica chiesetta della Madonna delle Grazie, che qui già si trovava, come testimoniano molte mappe storiche redatte a partire dal XVIII secolo.
Infatti, dal libro di B. F. Sica, "Viaggio nella mia terra", sappiamo con certezza che nel 1608 la chiesetta della Madonna delle Grazie già esisteva. Il tempietto era di proprietà di un certo Rododerio, trovandosi ubicata tra i beni di Giovanni Toccho (o Tocco) e la strada pubblica. Anche Ottavio Acquaviva cardinale di Napoli, nella “Relazione di Santa Visita”, fece cenno alla sua esistenza, descrivendo anche il suo interno. Infatti da questa relazione sappiamo che la chiesetta aveva un unico altare e che tale A. De Luna (probabilmente Antonio De Luna), aveva l’incarico di fare celebrare la Messa ad ex-devozione e di tenere accesa una lampada votiva davanti all’immagine della Vergine.
Secondo le testimonianze storiche, tratte dai "diari dei morti" della Parrocchia del SS. Salvatore, i morti di peste e i colerosi furono seppelliti proprio nell’antica chiesetta della Madonna delle Grazie, che qui già si trovava, come testimoniano molte mappe storiche redatte a partire dal XVIII secolo.
Infatti, dal libro di B. F. Sica, "Viaggio nella mia terra", sappiamo con certezza che nel 1608 la chiesetta della Madonna delle Grazie già esisteva. Il tempietto era di proprietà di un certo Rododerio, trovandosi ubicata tra i beni di Giovanni Toccho (o Tocco) e la strada pubblica. Anche Ottavio Acquaviva cardinale di Napoli, nella “Relazione di Santa Visita”, fece cenno alla sua esistenza, descrivendo anche il suo interno. Infatti da questa relazione sappiamo che la chiesetta aveva un unico altare e che tale A. De Luna (probabilmente Antonio De Luna), aveva l’incarico di fare celebrare la Messa ad ex-devozione e di tenere accesa una lampada votiva davanti all’immagine della Vergine.
La menzione di un membro
della nobile famiglia De Luna d’Aragona nell’amministrazione del culto
di questo tempietto è un elemento molto importante sul quale ritorneremo al
termine di questa trattazione, come pure risulta essere importante e certa la
fonte storica che attesta che nei primi anni del secolo XVII in questo luogo
sacro già era venerata un'immagine della Vergine. L’unica incertezza che riscontriamo
è quella di non sapere se si tratta dello stesso dipinto di cui stiamo
esaminando l'origine storica oppure di un’altra opera anteriore alla nostra.
Nessuna testimonianza storica è stata mai rinvenuta riguardo il destino di questa primitiva chiesetta: se essa fu demolita o se crollò in seguito ad eventi naturali. Secondo alcune testimonianze raccolte dagli anziani di Piscinola, al suo posto, poco distante dal primitivo sito, venne edificata un’edicola, proprio sul margine della strada (Via Napoli-Via Madonna delle Grazie), là dove oggi sorge un muretto in tufo, per contenere il quadro della Vergine.
Nessuna testimonianza storica è stata mai rinvenuta riguardo il destino di questa primitiva chiesetta: se essa fu demolita o se crollò in seguito ad eventi naturali. Secondo alcune testimonianze raccolte dagli anziani di Piscinola, al suo posto, poco distante dal primitivo sito, venne edificata un’edicola, proprio sul margine della strada (Via Napoli-Via Madonna delle Grazie), là dove oggi sorge un muretto in tufo, per contenere il quadro della Vergine.
Lapide di dedica interna alla chiesetta |
Questo quadro fu purtroppo vilmente
rubato negli anni ‘80 del secolo scorso! Non abbiamo mai saputo l’anno esatto.
Di esso conserviamo solo tre foto
che lo ritraggono durante due processioni svoltesi nel corso dei festeggiamenti del
2 luglio. Di una di esse sappiamo con certezza anche l'anno, 1933. Questa rarissima
foto è conservata presso la sede dell'Associazione
della Madonna delle Grazie, in via del Salvatore.
Processione della Madonna delle Grazie per le strade di Piscinola (L. Sica) |
Processione della Madonna delle Grazie per le strade di Piscinola (L. Sica) |
Procedendo con le ricerche,
la Madonna delle Grazie venerata a Piscinola appariva un unicum...!!
Infatti i dipinti antichi della Madonna delle Grazie mostrano sempre il Bambino che prende il latte dalla Madre in posizione seduta sul grembo e alcune
volte è rappresentato in piedi sulle gambe della Vergine e con le mani tese
verso il seno, mentre la Madonna si trova sempre in posizione seduta, ma eretta,
che mostra il Bambino, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore oppure che
guarda il Bambino Gesù. Nel dipinto piscinolese, invece, la Madonna è protesa verso il Bambino che allatta, abbracciandolo amorevolmente, e guardandolo compiaciuta negli occhi.
Dopo diversi anni di indagini, con
sommo stupore, abbiamo rinvenuto un dipinto che corrisponde in maniera
stupefacente al nostro quadro, non solo nella posa dei personaggi, ma anche in
molti particolari…
Oggi possiamo affermare con
sufficiente certezza che esso rappresenta l'unico quadro antico trovato (finora)
che corrisponde almeno al 90% al dipinto della Madonna delle Grazie di Piscinola!
Processione del 2 luglio 1933, i soci posano sul sagrato della chiesa del SS. Salvatore |
Ma procediamo con ordine e iniziamo
a esaminare la storia del pittore, quindi narrare gli spostamenti del dipinto e, infine,
eseguire il confronto tra i due quadri, per mostrare i particolari e le
corrispondenze che ci hanno sbalordito.
Il pittore Andrea Solario nacque a Milano intorno all'anno 1470. Nella sua
famiglia si ricordano molti artisti e architetti di fama. Il fratello
Cristoforo Solario, ad esempio, conosciuto con l'appellativo di "il Gobbo", fu uno stimato sculture
e autore, tra l'altro, del sepolcro di Ludovico il Moro e Isabella D’Este. Fu
anche architetto della fabbrica del Duomo di Milano. Fu proprio Cristoforo a
condurre Andrea a Venezia, durante i suoi viaggi e i soggiorni di lavoro.
Particolare del dipinto conservato a Piscinola, 1933 |
Molto probabilmente Andrea frequentò
la bottega di Leonardo da Vinci a Milano. Sicuramente le sue prime opere
giovanili, prevalentemente ritratti o soggetti religiosi, si ispirarono alle
composizioni e alla tecnica pittorica di Leonardo. A Venezia poi studiò le
opere di Giovanni Bellini, di Cima da Conegliano, del Perugino, del Borgognone e
soprattutto di Antonello da Messina.
Agli inizi del XVI secolo, quando
Milano era passata sotto il controllo della Francia di Luigi XII, Andrea
Solario divenne uno degli artisti più ammirati e richiesti dai francesi, in
particolare dal governatore Charles II
d'Amboise, del quale eseguì il ritratto, oggi perduto (ma si conserva una
copia non autografa nel museo del Louvre), assieme ad una delicata Annunciazione e a una pregevole Deposizione.
Risalgono a questi anni la
realizzazione di alcune opere di altissima qualità, che pongono Andrea Solario
in una posizione autonoma, grazie al suo tirocinio veneziano, come la Crocifissione
e La testa del Battista (1503), ora conservati al Louvre, una
commovente Deposizione ora nella collezione Samuel Kress alla
National Gallery of Art di Washington ed il Ritratto di Gian Cristoforo
Longoni (Londra, National Gallery). Le sue opere recano la firma
“Andreas de Solari Mediolanensis”.
Madonna del Cuscino Verde di A. Solario, Museo del Louvre |
Fu in quegli anni che l'artista dipinse la piccola, celeberrima "Madonna del cuscino verde". Il castello fu poi saccheggiato nei secoli seguenti durante la Rivoluzione Francese e si salvarono solo pochi quadri del Solario, oggi esposti al Louvre, tra cui il celebre quadro della “Madonna del cuscino verde”. Dopo il ritorno a Milano, Solario si recò a Napoli e a Roma verso il 1513, per poi rientrare in patria, nel 1515.
A Napoli, secondo la testimonianza
dello storico Calvi, lavorò insieme ad Andrea da Salerno, eseguendo alcuni
affreschi in una cappella della chiesa delle monache benedettine di San Gaudenzio (sicuramente si riferisce
alla chiesa di San Gaudioso), opere purtroppo oggi perdute, a causa della
trasformazione del complesso in ospedale, avvenuta durante la dominazione
francese, alla fine del XVIII secolo.
Ultima opera di Andrea Solario fu
il maestoso dipinto dell'Assunzione della
Vergine, collocato nella sagrestia nuova della Certosa di Pavia, opera
purtroppo rimasta incompiuta per la sopraggiunta morte dell'artista, avvenuta
nel 1524.
Il dipinto della “Madonna del Cuscino Verde” esposto al
Louvre misura 50 x 60 cm circa e risulta essere contenuto in una pregevole
cornice coeva in legno, rivestita con decorazioni floreali, dipinte in argento
e oro. Sullo sfondo è presente un paesaggio, che viene identificato dai critici
d’arte corrispondente a quello della valle della Loira; si intravedono, tra
l’altro, un tornante di un fiume e la sagoma di un castello (Castello di Gaillon). L’immagine della Vergine presenta un bel
panneggio a due colori: rosso e blu, mentre in primo piano si vede il cuscino
verde sul quale è adagiato un nudo Gesù bambino, con i capelli biondo ramato. La testa
della Vergine è coperta da un velo bianco alquanto mosso, che avvolge anche il
collo.
Come già detto, i due quadri
risultano molto corrispondenti tra loro, sia nella posa delle figure e sia nei
particolari pittorici e, riferendoci al quadro di Piscinola, i pochi scostamenti che si notano sono
rappresentati: dalla geometria del velo che copre il capo della Vergine, risultante
essere meno ondulato e con poche pieghe, non è presente il paesaggio sullo
sfondo, la testa della Madonna risulta essere leggermente più vicina a quella
del Bambino e il volto risulta essere di poco orientato verso sinistra, mentre altre differenze sono appena percettibili.
Il dipinto della Madonna del Cuscino Verde in una stampa |
Diverse sono le ipotesi che
possiamo azzardare in questo frangente sull'origine dei due quadri della Madonna tra loro corrispondenti:
a)
Il quadro conservato al
Louvre è un’opera eseguita dal Solario durante il suo soggiorno a Napoli, nel
1513. Non è assurdo ipotizzare che l’artista abbia visitato il nostro Casale e
abbia visto l’immagine del quadro, all'epoca già esistente, a cui si sia ispirato per dipingere la sua “Madonna dal Cuscino Verde”.
b)
Il quadro un tempo conservato a
Piscinola è una copia eseguita dal Solario, sempre nel periodo in cui soggiornò
a Napoli, ispirandosi alla sua opera francese, e poi da lui venduta in città per sostenere le spese di vitto e di alloggio,
oppure per omaggiare qualche amico o famiglia influente che l’abbia ospitato in
città.
c) Il quadro un tempo conservato a
Piscinola è un’opera realizzata da un discepolo del Solario che avendola
copiata, per esercitarsi, dall’originale del maestro, l’abbia poi venduta o
regalata a qualche facoltoso interessato.
d)
Il quadro un tempo conservato a
Piscinola è una copia postuma, eseguita nei secoli seguenti alla morte
dell’artista, da un copista nonostante le difficoltà logistiche di recarsi in Normandia o al Louvre, dove il quadro era custodito. La copia è
stata poi successivamente portata a Napoli o venduta a qualche nobile famiglia o devoto facoltoso.
La ricerca storica sulle origini del quadro della Madonna delle Grazie di Piscinola non terminerà con questo post a Lei dedicato, ma continuerà nel prossimo futuro, con più entusiasmo e passione, con la speranza di trovare presto altre fonti e nuovi riferimenti storici che ci aiuteranno nell’ardua impresa, magari confermando o smentendo alcune delle ipotesi qui formulate. Come pure speriamo che la pubblicizzazione di queste foto antiche aiuteranno a sensibilizzare le persone sulla storia del dipinto e consentiranno in qualche modo di far ritornare l’antico e venerato quadro nella sua storica “casa” di Piscinola...
Salvatore
Fioretto
Questo
ultimo post dell’anno 2016, riguardante l’indagine storica sul quadro della
Madonna delle Grazie di Piscinola, è dedicato alla memoria di mio padre Luigi
Fioretto, musicista del complesso musicale di Piscinola, recentemente scomparso
e profondamente devoto alla Vergine delle Grazie, come lo fu suo padre
Salvatore e suo zio materno, Trematerra Luigi.
Si ringraziano calorosamente i soci dell'"Associazione della Madonna delle Grazie" di Piscinola, in particolare il presidente e il vicepresidente, per averci consentito di copiare la foto storica conservata presso la loro sede.
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