Piazza G. B. Tafuri, con il palmeto, foto di S. Fioretto, anno 2004 |
Trovandoci nel periodo che antecede la Pasqua, con l'imminente
inizio dei riti della Settimana Santa, ci è sembrato opportuno pubblicare questo post che si
basa soprattutto sulle testimonianze narrate dalla scrittrice Giovanna
Altamura, nel suo libro "La rivolta della umanità ed altre novelle"
ed. Gastaldi e in particolare nella novella dal titolo "Dove passò lo
straniero".
Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che Giovanna Altamura,
di cui abbiamo già descritto la sua figura di scrittrice nel post dedicato a Giuseppina Bianco, fu
un'insegnante della scuola elementare Torquato Tasso, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale.
Piazza Municipio (oggi piazza B. Tafuri), processione del Crocefisso al termine della Santa Missione Popolare, anno 1950 |
Si tratta della
descrizione del rito che si svolgeva il Venerdì Santo nella chiesa del SS.
Salvatore di Piscinola. Ecco il testo...
"Le feste più
belle son quelle della settimana santa, ed in modo particolare quella del
venerdì santo, le "tre ore di agonia", per le quali vengono chiamati
da Napoli i più bravi predicatori.
A questa festa anche chi non è nativo del
luogo (Piscinola), almeno una volta "deve" assistere, quasi come una prova di
amicizia ai buoni villici, i quali "ci tengono" a far provare ai
visitatori ed agli ospiti l'attimo di emozione e di brivido che chiude la sacra
funzione.
Quel giorno per la funzione viene esposto sull'altare maggiore il Cristo Crocefisso che di solito è all'ingresso della chiesa, e quel Crocefisso non è come gli altri.
Copertina del libro "La rivolta della umanità" |
Quel giorno per la funzione viene esposto sull'altare maggiore il Cristo Crocefisso che di solito è all'ingresso della chiesa, e quel Crocefisso non è come gli altri.
Ha la testa snodata,
movibile, e vien messo su, in alto, ove quella bella testa dolorosa e sanguinante,
resta così, con lo sguardo in alto, per tutto il tempo della lunga predicazione,
come per affidare al Padre celeste tutto il dolore del mondo.
C'è una gara tra i ragazzi
più grandi del paese per essere meritevoli di tenere, saldamente, la cordicella
che vien legata alla testa del Cristo.
Bisogna stare attenti
a non sbagliare, perché proprio quando il Sacerdote, dopo aver pronunciata
l'ultima parola di Gesù morente, s'inginocchia ed annuncia; "...e Gesù,
chinato il capo sul petto, rese lo spirito a Dio...." proprio allora
bisogna allentare con garbo la funicella, in modo che la testa coronata di
spine cada sul petto, in un gesto naturale di abbandono e di morte.
Chiesa e Municipio. Foto di S. Fioretto, anno 2013 |
Tutti, naturalmente,
sanno che ciò avverrà ad eccezione per i "forestieri", ma tutti vinti
dalla commozione suscitata dalle parole dell'Officiante, provano ogni volta la
stessa intensa emozione, e quel brivido sottile e profondo che poi fa uscire
dalla chiesa con gli occhi lustri, e felici che tutto sia andato proprio
bene." [...]
Tuttavia questo rito non era
l'unico che si svolgeva durante la preparazione alla Pasqua, a cui partecipava il popolo dei fedeli, c'erano sempre i Sepolcri da allestire il Giovedì
Santo... dopo la liturgia "In coena Domini", per i quali molte ragazze e anziane devote, che frequentavano la Parrocchia,
facevano a gara per preparare uno o più vasetti pieni di germogli di grano paglierino, i quali dovevano essere i più belli tra i tanti, per adornare il "Sepolcro" in chiesa.
Ecco cosa
riporta ancora a riguardo l'insegnante Giovanna Altamura...
[...] "Gente Semplice e
buona quella che vive nel piccolo borgo (Piscinola) al quale la grande città non ha saputo o
potuto dare conforto e decoro di vita cittadina.
Processione del Crocefisso in via del Plebiscito a Piscinola. Foto di Vincenzo Tomo |
L'usanza di conservare
in casa i germogli di grano secchi, raccolti al termine dei Sepolcri, era molto praticata tra gli anziani piscinolesi di un tempo,
infatti, come scrive Altamura, questi venivano sparsi al vento durante il sopraggiungere di un temporale minaccioso, insieme a qualche fogliolina di ulivo (dette "palme"), recitando la nota
giaculatoria...
"Tuone e lampe fatte a rassa
chesta è ‘a casa e santu Iasse
santu Iasse e santu Salvatore (o santu Simone)
chesta è ‘a casa ‘e nostro Signore;
nostro Signore ieva pe' lli campi
Padre, Figliuolo e Spiritu Santu."
Ritornando al "Rito
del Crocifisso", eseguito nella chiesa del Salvatore, bisogna dire che
in effetti esso rappresentava uno di quegli eventi che erano chiamati dal popolo "Funzioni" e che oggi sono invece designati dagli
studiosi di folclore con il termine di "Tragedie
Sacre": eventi popolari sospesi tra il sacro e il profano, le cui
origini si perdono nella notte dei tempi...
A Piscinola si rappresentavano diverse "funzioni" durante le varie festività dell'anno, tra queste una era dedicata proprio al Crocefisso, e veniva rappresentata nel corso della festività che cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale circostanza l'Associazione cattolica e operaia del Crocifisso e di San Vincenzo Ferrer, che aveva sede in via Plebiscito, organizzava, oltre alla festa con le luminarie, anche la rappresentazione della crocifissione di Gesù; questa tragedia veniva chiamata: "Morte e passione".
A Piscinola si rappresentavano diverse "funzioni" durante le varie festività dell'anno, tra queste una era dedicata proprio al Crocefisso, e veniva rappresentata nel corso della festività che cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale circostanza l'Associazione cattolica e operaia del Crocifisso e di San Vincenzo Ferrer, che aveva sede in via Plebiscito, organizzava, oltre alla festa con le luminarie, anche la rappresentazione della crocifissione di Gesù; questa tragedia veniva chiamata: "Morte e passione".
Della storia delle
tragedie sacre e delle loro rappresentazioni nel nostro quartiere dedicheremo
in futuro un apposito post.
Altare maggiore della Chiesa del SS. Salvatore, cartolina anni '40 |
La funzione della
"Benedizione del grano", che descrive Altamura, era un altro rito religioso che si svolgeva a Piscinola dopo Pasqua, nella solennità dell'Ascensione quando, con grande giubileo di fedeli e di contadini, il
parroco si recava in processione nella piana di Scampia, salmodiando delle litanie e eseguento dei canti liturgici. La processione attraversava via del Plebiscito, fino a
spingersi oltre il ponte della Piedimonte. Giunto in aperta campagna, tra
le sterminate piantagioni di grano, il presule impartiva la solenne benedizione per auspicare un
raccolto sano e abbondante. Questa notizia è stata confermata anche dalle testimonianze di alcuni anziani.
Salvatore Fioretto
Piazza Giovanni B. Tafuri e la chiesa del SS. Salvatore. Foto di S. Fioretto, anno 2014 |
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"Santo Iasse", è il nome antico napoletano di San Biagio.
RispondiEliminaSono oltremodo felice che qualcuno si ricordi ancora di mia zia.
RispondiEliminaGrazie, nel blog troverà altri due post dove si riporta la testimonianza della vita di Giuseppina Bianco, tratta dal libro scritto dalla prof. Altamura. Le chiedo se puo' fornirci altri ricordi e testimonianze sulla biografia di questo importante personaggio, magari una sua foto pubblicabile, in ricordo di quella che è stata un'apprezzata insegnante, per tanti anni, della scuola "T. Tasso" di Piscinola; magari lei stesso può scrivere un post apposito in dedica. Grazie ancora. S. Fioretto
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