Paesaggio agreste da Capodimonte |
Treno della ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife, in una composizione artistica (S. F.) |
Mappa dei casali di Napoli, del secolo XVIII |
Mio zio Giuseppe, che chiamavo Zi Peppe, oltre a essere il
colono di Don Mimì Del Forno, era anche il suo uomo di fiducia, qualcuno più
anziano se lo ricorderà come "Peppe 'o Guardiano". La casa colonica
che occupava con la moglie (Zi' Jolanda, quattro figlie femmine e l'unico
maschio, Carminiello, mio coetaneo e compagno di giochi) si trovava a meno di
cento metri da quella che è oggi il Rudere di epoca Romana che campeggia al
centro di Scampia. La "Casa degli spiriti" la chiamavano i grandi, a
noi bambini dicevano che fosse infestata dai serpenti, forse per indurci a
starne lontano ed evitare rovinose cadute, essendo essa posta a quasi cinque
metri sotto il livello stradale.
Era pure cacciatore, Zi' Peppe, ma non per diletto, per necessità. E per fame. La dieta, rigorosamente vegetariana, veniva interrotta solo in caso contemporaneo di malattia di un membro della famiglia e qualche gallina. La convalescenza dava diritto al brodo di gallina. A patto però che la gallina fosse vecchia e malata: non si poteva sacrificare una fonte di uova, sicura e giornaliera. Una volta Zì Peppe, uccise con un solo colpo e dopo lunghi appostamenti, una volpe e i suoi volpacchiotti che facevano strage delle sue preziose galline e che probabilmente finirono al forno spacciate per coniglio. Le volpi, non le galline. Zi' Peppe, sparava un solo colpo, massimo due. Benché provvedesse personalmente a caricare in economia le cartucce con polvere e pallini, il costo restava sempre elevato. Aspettava che gli uccelli si alzassero a stormo e ne tirava giù a decine alla volta. Ricordo che noi bambini piangevamo per quelle stragi di innocenti (in caso fortunato si trattava di piccioni), ma poi, dimentichi e affamati, partecipavamo comunque al banchetto...
Oggi ne parlo con nostalgia, anche se uno dei problemi di allora era quello di mettere assieme almeno un pasto decente al giorno. E non sempre ci si riusciva...!
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Era pure cacciatore, Zi' Peppe, ma non per diletto, per necessità. E per fame. La dieta, rigorosamente vegetariana, veniva interrotta solo in caso contemporaneo di malattia di un membro della famiglia e qualche gallina. La convalescenza dava diritto al brodo di gallina. A patto però che la gallina fosse vecchia e malata: non si poteva sacrificare una fonte di uova, sicura e giornaliera. Una volta Zì Peppe, uccise con un solo colpo e dopo lunghi appostamenti, una volpe e i suoi volpacchiotti che facevano strage delle sue preziose galline e che probabilmente finirono al forno spacciate per coniglio. Le volpi, non le galline. Zi' Peppe, sparava un solo colpo, massimo due. Benché provvedesse personalmente a caricare in economia le cartucce con polvere e pallini, il costo restava sempre elevato. Aspettava che gli uccelli si alzassero a stormo e ne tirava giù a decine alla volta. Ricordo che noi bambini piangevamo per quelle stragi di innocenti (in caso fortunato si trattava di piccioni), ma poi, dimentichi e affamati, partecipavamo comunque al banchetto...
Oggi ne parlo con nostalgia, anche se uno dei problemi di allora era quello di mettere assieme almeno un pasto decente al giorno. E non sempre ci si riusciva...!
La terra bastava da
sola con i suoi prodotti a soddisfare i bisogni dell'intera famiglia:
verdure, patate, legumi e granaglie non mancavano mai a tavola. Anche i funghi abbondavano sui numerosi pioppi presenti
nella zona, e che fungevano da sostegno per le alti viti d'uva Per''e
palummo. Il nostro dessert era costituito da fragole selvatiche e da
squisite more che crescevano spontanee sui rovi lungo le siepi divisorie
tra i vari poderi.
Praticamente quel poco che avevamo ci bastava.
Ripensandoci, allora apparentemente non avevamo molto, ma in effetti avevamo tutto quello che ci serviva... Oggi, invece, che abbiamo tutto, ci mancano proprio quelle piccole cose di allora, che avevamo naturalmente, tanto da non capire quanto fossero preziose....!
Ripensandoci, allora apparentemente non avevamo molto, ma in effetti avevamo tutto quello che ci serviva... Oggi, invece, che abbiamo tutto, ci mancano proprio quelle piccole cose di allora, che avevamo naturalmente, tanto da non capire quanto fossero preziose....!
Pasquale Di Fenzo
Ringrazio ancora Salvatore Fioretto, bravissimo a tirare fuori i migliori ricordi da ognuno di noi.
RispondiEliminaPasquale Di Fenzo.
Caro Pasquale, grazie principalmente a te e agli amici come te; senza di voi non avremmo mai potuto scrivere e far niente..., siete voi la nostra memoria storica!
RispondiEliminaCaro Pasquale, ho trovato veramente piacevolissimo il tuo racconto che propone ricordi di prima mano, non riscritture di vecchie cronache, e, perciò, commuove e coinvolge. AnnaMaria Montesano.
RispondiEliminaGrandioso questo scritto di vita vissuta, con un tuffo nel passato che fu, e solo nei ricordi di fanciulli di allora, oggi uomini possono essere un volano di spinta per la conoscenza dei luoghi a molti di noi assai cari, Non ti nascondo Pasquale che si e' rabbrividita la pelle complimenti saluti Massimo De Stefano
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