venerdì 20 dicembre 2013

Abbascio Miano e i suoi mitici personaggi di un tempo!

Abbascio Miano in una mappa dell''800
Ogni volta che mi reco per motivi di lavoro fuori Regione, mi piace visitare, nel tempo libero, specie se d'estate, i centri storici e i monumenti che sono presenti. Quando però il viaggio capita nel meridione d'Italia, la visita diventa più piacevole, perché la scoperta di tanti paesini, disseminati tra le sterminate campagne, riaccende in me tanti ricordi di un tempo passato..., ricordi legati ai luoghi della mia infanzia, che non erano molto dissimili da questi che incontro. I posti più incantevoli, a mio parere, si trovano nelle Regioni della Puglia, della Basilicata e della Sicilia, che poi sono quelle che più frequento: nella prima adoro il Salento e nella Sicilia apprezzo i dintorni di Palermo e di Catania. Ma anche l'Umbria e la Toscana offrono dei posti incantevoli... La cosa che più mi attrae e mi colpisce dei paesotti e delle piccolissime contrade che visito sono le viuzze strette e inerpicate, lastricate di pietre, spesso accessibili solo a piedi, con tante casette antiche abitate solitamente da anziani, i quali, specie in estate, trascorrono gran parte del loro tempo libero stando seduti fuori agli usci delle loro case: chi a conversare con i vicini e chi a giocare a carte. 
Questi posti li percorro prima del tramonto, tra lo starnazzare rumoroso dei rondoni, che svolazzano tra i vicoli e il profumo di gelsomini e delle rose antiche...;  non vi nascondo che resto affascinato dalla loro bellezza e, poi..., quasi trasportato dai pensieri e dai tanti ricordi che riaffiorano nella mia mente..., rimembro quando da ragazzetto percorrevo le vie di Piscinola vecchia, come in quel Abbascio Miano: luogo quest'ultimo legato a tantissimi ricordi della mia infanzia...
Quanto rimasto della Carrara e della antica masseria, prima della definitiva demolizione, anno 2002

Abbascio Miano, ossia via Vecchia Miano, era quella stradina di campagna, sempre un po' polverosa in estate e spesso fangosa d'inverno, dove viveva un'umanità povera di beni, ma ricca di valori! Le persone che vi abitavano erano di una composizione variegata, ma molti erano gli anziani che in gioventù erano stati contadini, carpentieri o muratori. Nei pomeriggi d'estate si formavano per strada capannelli sparsi, con tanti anziani intenti a conversare, specie fuori ai portoni delle masserie o agli angoli dei cortili. Attraversarla per me era sempre un piacere... Mi piaceva vedere quel posto così animato, con quelle voci schiamazzanti, le battute di scherzo, i richiami degli ambulanti e le donne, che appendendo ad asciugare la biancheria alle finestre o ai balconi, chiamavano spesso per nome i loro pargoli che, spensierati, giocavano e si rincorrevano per strada, tra le poche auto in transito. 
Abbascio Miano era il mio piccolo mondo di giovinetto... era il luogo dei miei giochi, dove abitavano i miei carissimi amici: Ernesto, Vittorio, Enzuccio... Quanti pomeriggi ho trascorso con loro, sfrenandomi su e giù, tra la masseria dei nonni e gli antri dei cortili circostanti!  Tra quei vicoli giocavamo alla Guainella,... Si, ho fatto pure quello...! Con dei carruocioli artigianali, ci lasciavamo scivolare dal pendio della "Carrara"...!!  
La "Carrara" era una breve stradina senza uscita, che culminava alla sommità con una bellissima cappella, contenente una statua a grandezza naturale della Madonna del Carmine. L'immagine era collocata in un artistica vetrata pensile, che si poteva osservare da lontano, percorrendo la strada principale. Era per me una cara immagine, che "salutavo" sempre, ogni volta che passavo da lì. 

Masseria e campagna di Abbascio Miano, prima della distruzione (anno 2001)
Le persone che incontravo erano tutte genuine e semplici...
Ricordo lo stagnaro, chiamato da tutti Zicchibbacco, anche se il suo vero nome era Sinibaldo. Dato che era alquanto difficile pronunciare quel nome assai curioso, così tutti lo chiamavano come il pastore del presepe..."Zicchibbacco"!
Ricordo che egli vestiva sempre di punto, con giacca, cappello e panciotto scuro, catenina d'oro dell'orologio appesa al taschino del panciotto e l'immancabile sigaro toscano tra le dita. Quando ritornava a casa la sera, portava con sé, tenute per una mano, appese dietro alle spalle, un paio di pentole o diversi ruoti di rame, che dovevano essere da lui stagnati. Rammento anche il banchetto di lavoro posto fuori al suo vascio, situato sulla Carrara, dove aveva una grande fucina con carbonelle, che "attizzava" con una sorta di mantice a manovella. La faceva girare così velocemente, con la forza delle sue esili braccia... mentre io restavo incantato ad osservare quei sapienti movimenti, ma anche incuriosito, chiedendomi spesso dove ricavasse tutta quella energia, non possedendo un fisico robusto...!
La figura più simpatica del posto era Tatunniello, chiamato da tutti con il soprannome di Pinocchio, forse per il suo particolare naso aquilino. Era conosciuto per la bravura e per l'arte che mostrava nel riparare le biciclette. Lì, proprio affacciato sulla strada, aveva un piccolo deposito pieno e zeppo di pezzi di ricambi di vecchie biciclette, talmente zeppo che non aveva nemmeno lo spazio per entrarci e, così, spesso riparava le biciclette stando praticamente in mezzo alla strada. Un secondo deposito l'aveva in via del Salvatore.
Altra figura leggendaria era mastu Giuvanne, che nella vecchiaia si era industriato a vendere gassose e birre nel periodo estivo e vino paesano sfuso, durante l'inverno; era, praticamente, il rifornitore di tutto il circondario. Il vino lo produceva in proprio e lo conservava nelle sue 'rotte o cellari. Da giovane era stato un bravo muratore e poi anche imprenditore di una piccolissima impresa edile a conduzione familiare, un tempo numerose nel quartiere di Piscinola. Lo ricordo sempre allegro e intento a divertirsi con battute spicciole, insieme agli altri vicini e conoscenti del luogo, spesso seduto sulle gradinate della vecchia masseria dei miei nonni. 
Un personaggio particolarmente simpatico era  quello che tutti chiamavano Zi' Monaco... Si vociferava che fosse stato veramente un monaco e che poi si era spogliato, ossia, avesse abbandonato lo stato di frate. Portava ancora i sandali senza calzini, forse per abitudine... Ricordo la sua curiosa figura, perché indossava un ampio pantalone, che sosteneva con una robusta cintura, allacciata abbondantemente al di sopra della sua poderosa vite... Anche lui si mostrava sempre gioviale nell'aspetto.
C'erano poi i vecchi contadini, come Aurlando detto 'e Scazzarella e Vicienzo, detto 'a Rossa, anche loro sempre con le battute scherzose pronte, mostrando sempre allegria e tanta voglia di vivere. 
Processione del SS. Salvatore in via Vecchia Miano, agosto 1978
Una dolce vecchietta, che ricordo ancora con affetto, si chiamava 'Ngiulina, mi diceva sempre delle frasi carine, chiamandomi semplicemente: 'oi To'... !
La cosa che mi rapiva allora, percorrendo questa strada e che, purtroppo, non ho più riprovato negli anni della maturità, era quel inconfondibile odore di terra bagnata, di legna bruciata nei camini, del profumo del pane cotto nei forni, e... quell'ambrosia di pastiere e di tortani dolci appena sfornati, durante la preparazione alla Santa Pasqua...! Profumi questi che ci appartenevano, come il nostro DNA, come l'aria che respiriamo, e che ci ricordavano ogni volta che quel posto natio era inconfondibilmente nostro e ci apparteneva da secoli e secoli...!
Curioso era ascoltare il tipico rumore dei bottari, quando a settembre, come a ritmo di una musica scritta da tempo, riparavano cupielli e mezavotte, preparando i recipienti di legno per l'imminente vendemmia.
Non era infrequente osservare galline ed anatre che spesso, abbandonando i cortili, razzolavano indisturbate in mezzo alla strada...
Quante volte, seduto sui gradoni della rampa, che conduceva al grande portale ad arco della mia masseria, osservavo per ore ed ore il via vai dei carri e delle carrette trainate da somari, muli e cavalli, accompagnati da quel loro fastidioso rumore metallico... Lo stridore era generato dal contatto delle ruote di ferro con le dure pietre di basalto vesuviano, con le quali era lastricata la strada. Di contro udivo anche il dolce suono dei campanelli sistemati sui decorati armamenti di cuoio, posti sulla groppa degli animali. 
L'ovaiola ('Ova fresca!)
Tra le tante, era singolare la carretta di Aurlando (Orlando), detto 'e Scazzarella, perchè era tutta "rattoppata" e deformata e aveva legata sempre dietro al pianale una piccola capretta. Spesso trasportava anche un grasso mastino napoletano, che portava con sé quando si recava nel suo podere coltivato a Scampia. 
Ogni tanto dalle varie stalle si udiva il ripetuto muggito delle mucche che, impazienti, attendevano di essere munte dalle anziane massaie. Al mattino e alla sera si assisteva al continuo via vai di bambini e di donne che si recavano da Anna, detta 'a lattara, per acquistare una porzione di latte fresco, ancora caldo, perché veniva munto proprio in quel momento. 
La mattina, poi, qualche mamma portava nella masseria il proprio pargolo, per "esporlo" all'ambiente umido della stalla: perché alcuni medici del tempo la ritenevano una terapia efficace per curare la cosiddetta tossa cummerziva, ossia la "tosse convulsiva", di cui erano spesso affetti i bambini. Ma ricordo anche il via vai dei pazienti che si recavano presso lo studio della brava dottoressa Giuseppina di Vaio, in un appartamento situato proprio sopra la "Carrara"
Venditore di "Spassatiempo", detto Palummiello, foto anni '90
Poi c'era Elvira, che faceva 'a serengara, ossia praticava iniezioni a domicilio. Portava con se la classica buattella di acciaio inox, con dentro siringhe di vetro e aghi di ottone, da dover preventivamente far bollire sulle fornacelle delle cucine in muratura... Oggi mi chiedo dove fosse allora la famigerata plastica, che tanto usiamo...?! 
Il marito di Elvira, che si chiamava Alfonso, era un bravo e tranquillo barbiere e aveva un negozietto, più su, verso la piazza B. Tafuri. Aveva il viso di un colorito rosso acceso, sul quale contrastavano due bellissimi occhi di un azzurro intenso. 
Ricordo una dolce e aggraziata fanciulla, che si chiamava Pina e abitava con i nonni in un appartamento di fronte alla nostra masseria. E' stata la mia cara amica d'infanzia. Purtroppo dopo il terremoto del 1980 l'ho persa di vista; era originaria di San Giorgio a Cremano. Quante volte l'ho fatta piangere per le mie innocenti marachelle, ma lei era così sensibile e delicata... e piangeva per un non nulla. Oggi, a distanza di tempo, vorrei tanto incontrarla per chiederle scusa!
L'arrotino ('o molaforbice)
Abbascio Miano era anche un continuo struscio di venditori ambulanti, che vi transitavano in ogni momento della giornata, ognuno con le loro caratteristiche e inconfondibili voci di richiamo. Ricordo la venditrice di ricotta 'e fuscella (dal nome dei canestini di vimini), il carrettino di Tatunniello, che negli afosi pomeriggi estivi vendeva prelibati gelati al limone (suonava ogni tanto un vecchio tamburello appeso al suo carro), la carretta di Palummiello che vendeva olive, semi di zucca, nocelline e lupini ('e spassatiempe) e, poi, l'accongiambrella (aggiustatore di ombrelli), 'o molaforbice (l'arrotino) che aveva il suo piccolissimo negozio mobile attrezzato su una bicicletta, la venditrice di ova fresca (uova di giornata) o di rarogne (rane), destinate a nutrire i bimbi anemici e, ma solo per finire, la venditrice di spighe di mais, chiamate 'e pullanghelle.  Le spighe erano vendute sia lesse che abbrustolite, ed erano trasportate dentro enormi pentoloni di rame, trainati a mano, su curiosi carrelli realizzati con cuscinetti d'acciaio inox.
Quando, in occasione delle solennità religiose, transitava la processione del SS. Salvatore o del Corpus Domini, questa stradina si vestiva a festa e si "imbandierava" di coperte coloratissime e merlettate. Dai balconi e dalle finestre si lasciava cadere una fantasmagorica "pioggia" artificiale, composta da petali di fiori di ogni genere e colore.

Via Vecchia Miano qualche anno fa. La zona è quella posta a sinistra della foto
Oggi abito ancora in questa strada, ma tutto quello che ho raccontato non esiste più...! Sembra che siano trascorsi secoli da allora, eppure tutto è accaduto appena 30 anni fa...! 
Questa strada oggi appare come gelida e triste e non conserva più niente del suo armonioso e semplice passato...! E' stato distrutto quasi del tutto l'antico caseggiato, le diverse masserie, i cortili, la Carrara, la strada vasulata, i viottoli pedonali e la bella campagna circostante... Anche la statua della Madonna è stata portata via e non più ricollocata al suo posto...! Gli abitanti di allora risultano oggi come "dispersi" tra le case popolari di Scampia o si sono trasferiti in piccoli alloggi che hanno realizzato in proprio, dopo anni di sacrifici, tra Mugnano e Melito. Molti anziani sono morti lontano dai loro luoghi di nascita.
Solo in pochissimi hanno fatto ritorno, dopo il completamento della "Ricostruzione".

E' come aver perso per strada un pezzo della propria vita..!!

Salvatore Fioretto
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4 commenti:

  1. Caro Salvatore sensibile e romantico, purtroppo ci dobbiamo arrendere: il mondo cambia...e sempre in peggio; almeno così sembra a noi che conserviamo il ricordo di un passato che, forse, non era immune da piccole e grandi miserie ma è talmente impastato con i nostri anni belli che è diventato mitico! Ciao. AnnaMaria Montesano

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  2. Salvatore, come sai non sono di Piscinola ma i tuoi racconti mi catapultano nel passato e mi fanno rivivere il tempo della mia spensierata giovinezza vissuta nel mio quartiere. Aspetto con ansia il prossimo e ti ringrazio e ti abbraccio per la condivisione dei tuoi ricordi che risvegliano i nostri. Sono fiero di essere tuo amico!

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  3. un bellissimo tuffo nel nostro passato offertoci magistralmente dal Salvatore.
    Pasquale Di Fenzo

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