Fu costruita tra gli anni '20 e '30 dell''800, la lunga e tortuosa strada collinare destinata a collegare la piana campana a nord di Napoli con la zona flegrea, i laghi e il mare. Ma l'obiettivo fondamentale fu collegare l'ampio, e ai più sconosciuto, lago di Agnano, circuitando le strade del centro di Napoli. Questo asse stradale, così importante, fu chiamato "Strada dei Canapi Agnano-Miano".
Lo scopo di questa via di comunicazione, dettato dalla monarchia borbonica, era preciso: permettere ai contadini, provenienti dalle campagne a nord di Napoli, di poter trasportare il lino e la canapa, da essi prodotti, e raggiungere agevolmente il lago di Agnano, da secoli utilizzato per la macerazione di queste fibre tessili, un tempo molto importanti per l'economia locale e del Regno.
Per permettere la costruzione di questo imponente asse
stradale, molto importante per l'epoca (che partendo da Secondigliano,
collegava Piscinola, Marianella, Frullone, Cangiani, La Pigna, con
Fuorigrotta e Agnano), fu acceso un prestito con alcuni facoltosi
imprenditori, che furono poi i realizzatori dell'opera; il prestito fu
riscattato a rate dai cittadini dei Casali utilizzatori, pagando una
apposita imposta governativa, fino alla seconda metà del secolo. Il
pagamento si prolungò oltre, per alcuni decenni ancora, perchè l'opera
andò molto a rilento (ma non è una novità oggi!) e occorse altro tempo
per completarla.
La strada fu progettata da ingegneri e da architetti della Regia Scuola dei Ponti e delle Strade di Napoli. Purtroppo pochi anni dopo l'Unità d'Italia, a causa dei miasmi e degli odori pestiferi che il lago di Agnano emanava verso i villaggi circostanti, proprio per la fermentazione della canapa e del lino, nonché per i numerosi episodi di malaria trasmessi agli abitanti dalle zanzare infette, più volte fu tentato di smistare il flusso degli utilizzatori verso gli altri laghi dei Campi Flegrei, più distanti da Napoli, come il lago Fusaro e l'Averno. Il termine di Fusaro si crede che derivi proprio di questa pratica di macerazione delle fibre tessili (dal termine "Infusarum"). (La mappa riporta l'opera di bonifica completata, e la zona come si presentava nella prima metà del '900) |
Gli abitanti del Circondario di Casoria e dei Casali e Comuni limitrofi (fra cui Piscinola e Marianella), ebbero modo di sollevare una protesta verso lo Stato per il divieto di utilizzare il lago di Agnano, divieto che subentrò subito dopo l'esecuzione della bonifica, considerato che pagavano ancora il canone di costruzione. La controversia si risolse indirizzando le varie comunità agricole a lavorare le loro fibre tessile verso il Lago Patria. Successivamente, dopo le opere di bonifiche, il luogo per la macerazione fu scelto quello corrispondente la foce dei Regi Lagni, che fu attrezzato allo scopo, con vasche e aree scoperte per l'essiccazione delle matasse. Tale pratica è stata perpetuata fino agli anni '50 del secolo scorso.
Agli inizi delgli anni '70 la strada in parola è stata
intitolata a Vincenzo Janfolla, noto giurista potentino e deputato del
Parlamento Italiano, purtroppo senza legami con questo territorio..., ma
sotto la lapide toponomastica si può ancor leggere "già via Miano
Agnano". La strada è stata giustamente menzionata, in piu fonti,
come la "Prima tangenziale di Napoli", perchè, e sono molti a non
saperlo, al contrario del Corso Vittorio Emanuele (completata solo nel 1860), è stata la prima
grande arteria stradale, dell'era moderna, a circumvalicare veramente la città di Napoli.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
(Mappa con sopra evidenziato lo sviluppo dell'arteria stradale)
Tutti i diritti di pubblicazione sono riservati all'Autore.
bellissima ricostruzione, grazie!
RispondiEliminaMichele Arcopinto
Per chi ama l'antropologia del territorio questo piccolo pamphlet sulla via Miano-Agnano, la prima tangenziale di Napoli, opera della dotta conoscenza della nostra terra del ricercatore qui blogge Salvatore Fioretto, si può considerare un vero e proprio gioiello di geografia antropica.
RispondiEliminaLa passione del ricercatore, unita all'indole del narratore, si ritrova tutta in questo studio analitico della prima tangenziale di Napoli, sconosciuta ai più e obliata dagli addetti ai lavori. Come si sa le vie di comunicazioni sono anche vie di scambio commerciale e culturale, generando trasformazioni nell'assetto antropico e urbanistico delle zone attraversate. Tutta questa evoluzione la si può evincere in maniera molto agevole in questo piccolo saggio per internauti appassionati di storia locale!
io sono di arzano e sono molto affascinato dalle notizie riportate in questo blog.Sicuramente i nostri avi hanno vissuto un epoca molto migliore e goduto il territorio nella sua essenza più originale;sono sempre più convinto che il punto di non ritorno sia databile intorno alla metà degli anni 60 con le prime invasioni ''napoletane''?
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